Geopolitica

Mi sembra strano che trump tifi per lo sfascio dell'Europa e poi non appoggi salvini che è probabilmente l'attore di maggior rilievo a riguardo.

Mi limito alle dichiarazioni pro conte degli ultimi giorni ma chi vuol far crollare il muro non supporta i muratori secondo me.

Domanda interessante.

La mia idea è che gli USA non vogliono che quel muro crolli, lo vogliono debole e scalcinato, ma ritto al suo posto.
Se quel muro crolla (muro che loro hanno contribuito a edificare) ci sono conseguenze a breve e lungo termine.

Nel giro di 20 anni l'EU ridiventa quella che era 100 anni fa: la sorgente del caos in grado di sconvolgere l'equilibrio di potenze mondiale, dando modo a Russia e Cina di incunearsi profondamente.

Nel breve termine fra un anno ci sono le elezioni americane e già c'è il potenziale casino Brexit, nonché il rallentamento dovuto alla guerra dei dazi. Nessun presidente vuole ritrovarsi ad affrontare le elezioni nel bel mezzo di una crisi economica mondiale quale quella che una dissoluzione europea provocherebbe.
Ci avete fatto caso che siamo stati nominati anche dal presidente della FED?

Salvini... persona interessante....

sicuramente una abilissima macchina da voti, ma incapace di costruire relazioni profonde....
la Russia l'ha scaricato, i paesi dell'est a parte la questione immigrazione non lo vogliono, la mitteleuropa lo odia e evidentemente è troppo un battitore libero anche per gli americani.... poi ci sono certamente cose che non sappiamo...
 
Mi sembra strano che trump tifi per lo sfascio dell'Europa e poi non appoggi salvini che è probabilmente l'attore di maggior rilievo a riguardo.

Mi limito alle dichiarazioni pro conte degli ultimi giorni ma chi vuol far crollare il muro non supporta i muratori secondo me.

ho letto una notizia ma non mi ricordo la fonte quindi potrebbe essere un fake, comunque affermava che il supporto a Conte è stato dato perchè durante
il G7 lo stesso Conte aveva appoggiato l'iniziativa di Trump per far rientrare la Russia nel G7.

Certo l'atteggiamento di Trump nei confronti della Russia sembra abbastanza variabile ... ma questo è tipico del personaggio.
 
ho letto una notizia ma non mi ricordo la fonte quindi potrebbe essere un fake, comunque affermava che il supporto a Conte è stato dato perchè durante
il G7 lo stesso Conte aveva appoggiato l'iniziativa di Trump per far rientrare la Russia nel G7.

Certo l'atteggiamento di Trump nei confronti della Russia sembra abbastanza variabile ... ma questo è tipico del personaggio.
Ammetto di essere un po confuso sulla faccenda o meglio ti seguo perfettamente sulla questione russia nel g7 ma allo stesso tempo visti gli attriti fra usa-ger e usa-fra mi chiedo come trump possa appoggiare un governo o un capo di governo ben allineato con questi ultimi.
 
Domanda interessante.

La mia idea è che gli USA non vogliono che quel muro crolli, lo vogliono debole e scalcinato, ma ritto al suo posto.
Se quel muro crolla (muro che loro hanno contribuito a edificare) ci sono conseguenze a breve e lungo termine.

Nel giro di 20 anni l'EU ridiventa quella che era 100 anni fa: la sorgente del caos in grado di sconvolgere l'equilibrio di potenze mondiale, dando modo a Russia e Cina di incunearsi profondamente.

Nel breve termine fra un anno ci sono le elezioni americane e già c'è il potenziale casino Brexit, nonché il rallentamento dovuto alla guerra dei dazi. Nessun presidente vuole ritrovarsi ad affrontare le elezioni nel bel mezzo di una crisi economica mondiale quale quella che una dissoluzione europea provocherebbe.
Ci avete fatto caso che siamo stati nominati anche dal presidente della FED?

Salvini... persona interessante....

sicuramente una abilissima macchina da voti, ma incapace di costruire relazioni profonde....
la Russia l'ha scaricato, i paesi dell'est a parte la questione immigrazione non lo vogliono, la mitteleuropa lo odia e evidentemente è troppo un battitore libero anche per gli americani.... poi ci sono certamente cose che non sappiamo...

Interessante questo timing, daltronde una caos in europa di certo non gioverebbe ad un presidente americano che vuole essere rieletto, sarebbe il classico caos che non si sa dove finisce quindi forse il tutto è solo rimandato.
 
Una opzione è che sia semplice strategia.
Se dico che patteggio per uno e che questo è mio amico, chi è mio nemico è recalcitrante a venire sulla medesima posizione.
 
Agostino Giovagnoli , 27 maggio 2020
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un documento riservato sulla strategia americana nel mondo definisce la Cina «principale nemico degli Stati Uniti», più della Russia e di chiunque altro, verso cui adottare un «approccio competitivo».

Ciò non significa necessariamente la guerra – e che si senta il bisogno di precisarlo è un altro segno inquietante –, ma impone nei confronti della Cina quattro priorità: «Proteggere il popolo americano, la patria e il nostro modo di vivere; promuovere la prosperità americana; preservare la pace attraverso la forza; accrescere l’influenza americana ». Insomma, la Repubblica popolare cinese viene sfidata sul terreno dell’economia, dei valori e della sicurezza.

Il documento segna l’abbandono definitivo della linea americana, avviata dalla missione Kissinger in Cina del 1971, che ha aiutato questo Paese a uscire dalla “rivoluzione culturale” e favorito la stagione di “riforme e apertura” di Deng Xiaoping.
Contrariamente a molte aspettative, il capitalismo non ha portato in Cina la democrazia occidentale. Ma l’impegno americano per coinvolgerla nella cooperazione internazionale ha prodotto risultati importanti sul piano dei rapporti tra i popoli e delle relazioni interculturali, fatto che, in prospettiva storica, conta più di tutti gli altri. Tale impegno ha suscitato un inedito mito americano in Cina – anche i figli della nomenklatura comunista cinese vanno a studiare negli Usa – e creato un originale universo sino–americano (quello raccontato nel film “The farewell. ”). Gli Stati Uniti, insomma, hanno saputo avvicinare Oriente e Occidente come mai in precedenza. Con una politica che seguiva un disegno e di cui ha beneficiato il mondo intero.
Ma, improvvisamente, i vertici americani hanno rimosso tutto questo, decidendo che contavano solo la crescita economica cinese, il quasi monopolio di Huawei sul 5G, i successi nel campo dell’intelligenza artificiale ecc. Hanno stabilito che la Cina è andata troppo avanti, che è diventata troppo pericolosa e che va fermata. E così hanno accantonato ciò che di buono avevano fatto in precedenza, per scegliere la via dello scontro.

Questa “nuova guerra fredda” riflette i grandi cambiamenti intervenuti tra la “vecchia guerra fredda” e oggi. Dopo il 1989 – ma è una tendenza cominciata prima – il mondo è diventato sempre più multipolare. Si è passati prima al G7, poi al G20 senza però trovare modalità di coordinamento efficaci per favorire decisioni comuni sui dossier mondiali più rilevanti, dall’ambiente alla salute, dagli armamenti a tanti altri, per non parlare dell’economia.

Oggi il “disordine mondiale” mette sempre più in difficoltà il sistema delle organizzazioni internazionali e la cooperazione tra gli Stati, mentre si rafforza la tendenza al fai–da–te e al “prima noi degli altri” dei vari nazionalismi, sovranismi e populismi. Prevalgono le relazioni bilaterali di corto respiro, basate su interessi immediati e incentrate su convergenze temporanee. E, a volte, fortemente conflittuali.
Anche la “nuova guerra fredda” tra Stati Uniti e Cina rientra nel modello delle relazioni bilaterali: non è un nuovo G2 capace di strutturare l’insieme delle relazioni internazionali come ha fatto per molti anni il rapporto Usa–Urss.

Lo conferma una differenza decisiva tra “vecchia” e “nuova guerra fredda”: stavolta la contrapposizione non è tra due blocchi ma due Stati. Tra il 1947 e il 1989 Stati Uniti ed Urss sono stati gli indiscussi protagonisti della scena mondiale, ma le due superpotenze non hanno agito in modo solitario, bensì come Paesi–guida di grandi alleanze: la Nato e il Patto di Varsavia. Entrambe hanno stabilito forti rapporti con una serie di Paesi alleati, esercitando una indiscussa supremazia, ma coinvolgendoli nelle loro decisioni e nei loro progetti di sviluppo, seguendo un disegno: contenere il blocco nemico e stabilizzare l’ordine mondiale. Oggi, invece, gli Stati Uniti trattano i loro naturali alleati europei come concorrenti da battere, svalutano la Nato e osteggiano l’Unione Europea, salvo poi esigere che gli europei si allineino sulle loro posizioni per quanto riguarda la Cina e altro.

Nel caso cinese pesa invece quella “politica tributaria” di cui ha parlato Benoît Vermander su “La Civiltà Cattolica”, recentemente sbarcata in Cina con un’edizione in mandarino molto apprezzata. Il classico sistema tributario attuato dalla dinastia Qing concedeva favori agli Stati che si riconoscevano dipendenti dalla Cina. Tali favori oggi possono includere investimenti, acquisti preferenziali, aiuti tecnici, supporti diplomatici e così via, in cambio di un allineamento alla politica di Pechino. È un sistema efficace verso Paesi più piccoli, che però mal si adatta a molti protagonisti medio–grandi del mondo multipolare.

Ma neanche le superpotenze possono realizzare grandi disegni di politica estera senza alleati che, anche se non su un piano di parità, siano però coinvolti nell’elaborazione del disegno complessivo e consultati nelle decisioni principali. E infatti oggi non si vedono in giro grandi disegni. Il caso di Hong Kong è eloquente. Entrato in crisi il modello “un Paese due Sistemi” gli Usa hanno agitato il problema per dare fastidio a Pechino, ma senza realizzare iniziative efficaci per aiutare davvero gli abitanti di Hong Kong. Com’era prevedibile, questa interferenza ha rafforzato la determinazione delle autorità cinesi di aumentare il loro potere sull’ex colonia britannica. Ora gli Stati Uniti si preparano a chiudere il cerchio: se verrà meno l’autonomia di Hong Kong, saranno abolite le condizioni vantaggiose che favoriscono la presenza nell’isola di molte imprese americane. Un colpo durissimo non solo all’economia, ma anche alla libertà di Hong Kong.

Il tramonto del modello “un Paese, due Sistemi”, però, sarà una sconfitta per tutti, compresi i due contendenti. Gli Stati Uniti mostreranno di non saper/voler intervenire nella sfera cinese e la Cina perderà credibilità e influenza nel resto del mondo. Il problema si ripresenterà a breve con Taiwan, che spinge per affermare la sua indipendenza.
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https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/leuropa-che-pu-alleggerire-la-guerra-fredda-tra-usa-e-cina
 
Che la contrapposizione futura sarà fra usa+satalliti e cina+satelliti ormai lo dobbiamo accettare.

L'idea cretina è quella di dare addosso alla russia spingedola verso la cina, quella è la stupidità maggiore.
 
i russi non si fidano dei cinesi

li conoscono meglio degli altri occidentali...
 
Quadro complesso :

Nagorno-Karabakh, non e solo un conflitto fra azeri e armeni | L'HuffPost

Mariano Giustino - 29/09/2020 , 16:18 CEST

... riaccesa la guerra dei trent’anni tra armeni e azeri, il più lungo conflitto ereditato dalla fine dell’Unione Sovietica.
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L’Azerbaigian, sebbene sia etnicamente turco, è principalmente sciita. E dunque mentre la Turchia fa valere nell’amicizia con l’Azerbaigian la comune etnia e la lingua, l’Iran usa invece il comune sentimento religioso per promuovere la propria agenda in questo paese e inoltre vi è da dire che l’intellighenzia azera è prevalentemente di lingua russa. Dunque Ankara nella sua stretta relazione con Baku ha potenzialmenti concorrenti non di poco conto.
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L’intento della Russia sembrerebbe essere quello di delimitare il conflitto ai soli confini azeri perché Mosca vuole mantenere buoni rapporti anche con la contraparte azera che sarebbe a sua volta in procinto di acquistare sistemi missilistici S-300. Si tratta di voci non smentite dal Cremlino.
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È importante considerare il fatto che attualmente i rapporti tra Russia e Armenia non sono affatto idilliaci. È noto che Vladimir Putin vorrebbe dare una lezione a Pashinyan, poiché lo vede come un filoamericano che vuole attirare l’attenzione della Casa Bianca in vista delle elezioni presidenziali statunitensi. Infatti la lobby armena negli USA ha un suo peso nelle elezioni del 3 novembre. Inoltre, solo due giorni prima degli scontri del 27 settembre la Russia, alla presenza di Putin, aveva tenuto un’importante esercitazione militare denominata “Kavkaz 2020” a Kasputin Yar, nella regione del Volga, dove si trovano basi missilistiche. Oltre alle truppe armene, iraniane e cinesi, hanno partecipato all’esercitazione la marina russa del Mar Nero e del Caspio.

Queste non sono buone notizie per Ankara perché c’è la possibilità che Putin prenda ciò che vuole da Pashinyan e fermi l’Azerbaigian ...

Anche il rapporto tra la repubblica azera e Israele ha, nello scacchiere del Caucaso meridionale, una sua non trascurabile importanza. L’Azerbaigian negli ultimi anni ha potenziato il suo esercito con le entrate delle esportazioni di petrolio e gas e ha raggiunto un livello di potenza forse superiore a quello dell’Armenia. E ciò non lo deve solo alla Turchia che come sappiamo fornisce a Baku sistemi d’arma avanzati come droni Bayraktar TB2 equipaggiati con missili a guida laser. L’Azerbaigian produce da tempo i propri UAV utilizzando la tecnologia israeliana e Baku è attualmente uno dei più importanti acquirenti di armi israeliane. Gli accordi stipulati con Tel Aviv per miliardi di dollari potrebbero anche portare all’acquisto da parte dell’Azerbaigian del sistema missilistico “Iron Dome” che Israele usa contro i missili di Hamas.
Il miglioramento delle relazioni Azerbaigian-Israele si è verificato parallelamente al calo delle relazioni tra Ankara e Tel Aviv.
Israele ha più di una ragione per migliorare le relazioni con l’Azerbaigian. Ad esempio, per il fatto che la repubblica azera confina con l’Iran.
Inoltre Baku copre circa il 40 per cento del fabbisogno di petrolio di Israele attraverso la Turchia tramite l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC).
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Ue: sanzioni immediate contro Bielorussia e avvertimento a Turchia


MILANO (MF-DJ)--Il consiglio europeo ha raggiunto un accordo questa notte per adottare sanzioni contro la Bielorussia nei prossimi giorni. dopo che Cipro e la Grecia hanno ottenuto il sostegno del blocco in una dichiarazione in cui è stata chiesta la fine delle trivellazioni turche nelle loro acque. hanno detto i leader.

Le sanzioni bielorusse. che riguarderanno circa 40 persone presumibilmente responsabili della repressione delle proteste e di frodi elettorali. erano state originariamente promesse ad agosto. ma sono state frenate dalla richiesta cipriota che l'Ue rafforzasse la sua risposta alle mosse della Turchia al largo delle sue coste.

Per ora. il presidente bielorusso. Alexander Lukashenko. non sarà incluso nelle sanzioni anche se rimane un possibile obiettivo del un divieto di viaggio e del congelamento dei beni. I leader hanno chiesto all'Ue di approvare formalmente le sanzioni "senza indugio". Il presidente del Consiglio europeo. Charles Michel. ha detto ai giornalisti dopo l'incontro che questo potrebbe avvenire già oggi.

Martedì il Regno Unito e il Canada hanno imposto sanzioni contro Lukashenko e sette alti esponenti del suo Governo. a dimostrazione del crescente malcontento in Occidente per la repressione delle proteste pacifiche contro la sua presunta vittoria in un'elezione contestata.

Funzionari occidentali hanno accusato Lukashenko e i suoi alleati di molteplici violazioni dei diritti umani durante la detenzione. in cui sono stati anche torturati i manifestanti. in seguito allo scrutinio del 9 agosto. che gli oppositori di Lukashenko e i Governi occidentali dicono che è stato truccato a suo favore per estendere il suo quarto di secolo al potere.

L'Ue ha chiesto una replica delle elezioni presidenziali con la supervisione internazionale e ha avvertito che potrebbe aggiungere ulteriori sanzioni se Lukashenko si rifiuterà di avviare un dialogo con l'opposizione.

Sebbene le sanzioni bielorusse abbiano avuto un ampio sostegno. il blocco è stato profondamente diviso su come rispondere alla sempre più frequente minaccia della forza militare della Turchia nella regione. comprese le mosse unilaterali di Ankara per esplorare e perforare a caccia di risorse energetiche nel Mediterraneo orientale. La Turchia ha affermato di avere il diritto di cercare risorse nella regione.

I leader europei hanno trascorso otto ore ieri discutendo su una dichiarazione sulla Turchia. incluso se dare il via libera a eventuali sanzioni contro persone o entità turche.

La Germania e i funzionari dell'Ue hanno sostenuto che il blocco ha bisogno di spazio per ricostruire la fiducia con Ankara. Francia. Grecia e Cipro hanno invece sollecitato l'Unione a esercitare maggiori pressioni sul presidente turco. Recep Tayyip Erdogan.

Alla fine ha vinto l'appello a dare la priorità agli sforzi diplomatici. I leader hanno optato per una dichiarazione che invita la Turchia ad astenersi "da azioni unilaterali contrarie agli interessi dell'Ue". ma si sono tenuti alla larga da qualsiasi azione immediata in risposta alle mosse turche.

I leader hanno detto che avrebbero discusso dei legami con la Turchia a dicembre. nell'ultimo Consiglio europeo dell'anno. aggiungendo che se Ankara non mostrerà alcuna volontà di migliorare i legami. saranno imposte delle sanzioni.

"In caso di rinnovate azioni unilaterali o provocazioni in violazione del diritto internazionale. l'Ue utilizzerà tutti gli strumenti e le opzioni a sua disposizione per difendere i suoi interessi e quelli dei suoi Stati membri". hanno affermato i leader europei in un comunicato.

Il mese scorso. alti funzionari dell'Ue hanno lanciato agli Stati membri varie opzioni per intervenire contro la Turchia. comprese restrizioni economiche più ampie. Tuttavia. il blocco sta anche promettendo rinnovati colloqui su questioni come l'ingresso senza visto nell'Ue e migliori legami commerciali se Ankara lavorerà più stretto contatto con il blocco.

I diplomatici occidentali hanno detto che le tensioni tra Ankara e Atene quest'estate sono salite a livelli mai visti dagli anni '70. quando la Turchia e la Grecia si sono avvicinate a un conflitto militare diretto su Cipro. La Grecia e la Turchia sono membri dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.

Tuttavia. la Turchia ha per ora sospeso le sue attività energetiche nelle acque rivendicate dalla Grecia ma non da Cipro. Separatamente. la Turchia e la Grecia hanno raggiunto ieri un accordo. mediato dalla Nato. per adottare misure per evitare uno scontro aereo o navale nel Mediterraneo orientale. che includono l'apertura di una linea diretta di dialogo tra i due Paesi.

I diplomatici europei si sono inoltre allarmati per la decisione di Erdogan di inviare truppe in Libia e Siria. per il suo sostegno incondizionato all'Azerbaigian nel combattimento con l'Armenia e per l'acquisizione di armi avanzate dalla Russia.

Ieri il presidente francese. Emmanuel Macron. ha affermato che la Francia ha prove evidenti che i combattenti jihadisti stanno lasciando la Siria per andare a combattere nel Nagorno-Karabakh attraverso la Turchia. Macron aveva precedentemente criticato Ankara per quelli che ha definito "commenti bellicosi" contro l'Armenia sul conflitto con l'Azerbaigian.

cos

(END) Dow Jones Newswires

October 02. 2020 02:48 ET (06:48 GMT)
 
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