Non bisogna però dimenticare la meraviglia come moto dell'anima.
L'uomo di fronte a nuove scoperte ammira, si stupisce, assorbe con la sua sensibilità e sperimenta per capire, per dominare e a volte per esorcizzare le proprie paure.
La necessità nasce spesso da un disegno interiore e i disegni interiori di oggi sono più complessi di quelli dell'era arcaica o dell'era pre-industriale.
La nuova tecnologia sta di fronte ad un uomo o un uomo sta di fronte ad una nuova tecnologia?
L'uomo è uomo perché crea da se dei bisogni interiori, non solo perché subisce, posto "di fronte a nuove necessità".
Io uomo ammiro la luna e cerco di conquistarla, non è la luna che mi costringe a farlo, non esiste una "nuova" necessità che mi porta verso la luna, è la mia "volontà", la mia natura di uomo che mi spinge verso di lei.
Non dimentichiamo, per favore, il pensiero fondamentale di Schopenhauer: volontà e rappresentazione.
Vorrei precisare meglio, visto che ci lavoro sopra:
la nuova tecnologia oggi a disposizione non ci permette solo di osare nuove sperimentazioni, ma ci permette di vedere le cose con degli "occhi nuovi" che,
non soltanto costringono a dare una "lettura" diversa all'arte già realizzata ma ci consentono di farci fare delle cose nuove
"inconsapevolmente" (attenzione a questo termine) in quanto contestuali a cambiamenti "già in atto" e in fase di
metabolizzazione storica!
P.S.) Perdonatemi ...ma quanto mi è difficile rendere a parole un concetto chiaro nella mia testa
Quanto alla meraviglia, se n'è già parlato ... altro è il moto di meraviglia dell'uomo, atto indispensabile e, se possibile, continuo, che da solo già ci spinge ad una visione artistica; altro è il desiderio di meravigliare lettori o spettatori, che è un po' come il pepe, o il peperoncino: se poco, è un raffinato complemento, se in dosi massicce vuol coprire qualcosa, che può essere la mancanza di gusto o addirittura il marciume del cibo, come in secoli non lontanissimi.
Per il resto, forse basta alludere all'onda del tempo, che non si può ignorare, pena l'annegamento intellettuale, ma va cavalcata - ognuno a suo modo, s'intende.
Chiaro che l'uomo che legge nell'800 pensa e vede diversamente dall'uomo che prega - e subisce - del Medioevo, e che i mezzi di comunicazione dell'ultimo secolo ci segnano indelebilmente. Ma
come ci segnano? Occorre davvero inchinarsi adoranti ad essi o non conviene invece che l'artista ci ricordi, per quanto può, che dietro e oltre ad essi c'è l'uomo che crea valori?
Si può usare il cinema per terrorizzare gli spettatori cui sembra che il treno vada loro addosso - ovvero per stordirli di effetti speciali praticamente privi di
contenuto. O piuttosto attraverso quel mezzo si può esprimere una poetica che difficilmente in altre modalità troverebbe forma.
Ma la nascita del cinema non ha eliminato la scrittura, né il computer ha eliminato la pittura: piuttosto, e più modestamente, ha eliminato i trasferelli (per chi se li ricorda)