Bravissima
Maf, che personaggio incredibile, grazie
.
La nostra Marchesa Casati, soprannominata Coré da
Gabriele d'Annunzio che non poteva non essere uno dei suoi svariati amanti, era poi
una gran festaiola. "
Superato il decrepito portico, gli ospiti della Marchesa si ritrovavano in un ambiente inverosimile e fantastico. Un salone color oro, scintillante di specchi e invaso dal chiacchiericcio di scimmie e pappagalli in gabbia, un giardino sommerso dalla vegetazione in cui, tra le statue dipinte in oro, girovagavano pavoni bianchi, levrieri di razza e un mansueto ghepardo; camerieri in giacca di broccato dai colori vivaci servivano coppe di champagne, mentre una jazz-band nera suonava ragtime e tanghi. Il mondo che Luisa Casati aveva creato nel suo palazzo quella sera rappresentava un incontro tra Oriente e Occidente tanto elaborato e sgargiante quanto la storia stessa di Venezia"
Inizialmente molto ricca, poiché aveva ereditato la fortuna dei genitori, divenne un'eccentrica collezionista e mecenate d'arte. Dava ricevimenti fantastici nei quali indossava costumi disegnati apposta per lei dai più celebri artisti dell'epoca: «
Voglio essere un'opera d'arte vivente», dice. A Venezia utilizza l'intera piazza San Marco per dare feste da ballo e impedisce l'ingresso ai non invitati grazie a omoni africani vestiti di rosso e uniti l'uno all'altro da catene d'oro. Per non parlare dei festini al Caffé Florian, dove si presenta con
una pelliccia nera sopra il corpo completamente nu.do ("Venere in pelliccia" è uscito nel 1870: sarà un caso?).
Dopo aver acquistato
Ca' Venier «
ne comincia una meticolosa ristrutturazione interna.
Ogni stagione fa trasferire un intero pavimento in marmo bianco e nero dalla sua villa di Roma, popola il giardino di animali insoliti: un ghepardo, merli albini ai quali fa colorare le piume a seconda dell'estro del giorno, scimmie, pappagalli, , tigri e un boa constrictor fedele compagno dei suoi viaggi". Ad un ricevimento nel palazzo sul Canal Grande : «
sopra il tetto scintillava un alone di luce dorata, dal giardino si udiva provenire della musica e sulla grande terrazza che dava direttamente sull'acqua era in corso una spettacolare scena di benvenuto. Ai lati dei gradini di approdo c'erano due africani alti quasi due metri vestiti da schiavi nubiani: uno dava un colpo di gong per annunciare le barche in arrivo, l'altro gettava limatura di metallo in un braciere, facendo salire scintille di luce bianca nel cielo notturno. Un po' più indietro c'era la padrona di casa, una donna alta e sottile vestita da principessa persiana, con un diafano costume argenteo e dorato. Stava davanti a un ampio e basso catino colmo di tuberose, e mentre accoglieva gli ospiti non pronunciava parole di benvenuto né sorrideva in segno di riconoscimento, ma si limitava a chinarsi e a porgere a ciascuno un fiore. Mentre lei se ne stava silenziosa e seria tra le tuberose, quella sera di settembre sbarcavano dalle gondole uomini e donne che erano nobili rappresentanti del bel mondo in pantaloni alla turca, pittori di mezza età con turbanti e barbe finte, un colorato e impacciato assortimento di schiave, pascià e corsari dagli alti stivali» (by Judith Mackrell ).
Siamo alla fine di un'epoca. Questo ricevimento avvenne nell'estate che precedeva la Grande Guerra; dopo il bagno di sangue niente e nessuno sarà più come prima.
Lei è una delle tre protagoniste del libro
Il palazzo incompiuto. Vita, arte e amori di tre celebri donne a Venezia, redatto da Judith Mackrell, una giornalista e critica di danza inglese che scrive per il quotidiano The Guardian (la traduzione è di Anna Lovisolo). Le altre due sono
Lady Doris Castlerosse e, ovviamente,
Peggy Guggenheim, le tre inquiline che hanno trasformato Ca' Venier dei Leoni in uno dei luoghi più celebri e importanti di Venezia.