In bianco e nero - capitolo II

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".... Cos'è che mi trascina verso te?
E io non lo so, forse stanotte morirò
tra le tue braccia, come in un vecchio film in bianco e nero
E tu mi sposti i capelli che scendono giù
giù da una spalla così ribelle
, un ricciolo già balla
Uno, due, tre, alza
il volume nella testa
È qui dentro la mia festa, baby.."


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".....Si fa così
rossetto e cioccolato
che non mangiarli sarebbe un peccato

Si fa così
si cuoce a fuoco lento
mescolando con sentimento

Le calze nere
il latte bianco

E già si può vedere
che piano sta montando

È quasi fatta-ah
zucchero a velo
La gola è soddisfatta
e nella stanza il cielo..."






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Strappo l’erba:
il bianco delle radici ha resistito
alle profondità

Kawahigashi Hekigotō (1873-1937)


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"...In natura il nero assoluto non esiste realmente. Ma, come il bianco, e` presente in quasi tutti i colori e va a creare la varieta` infinita dei grigi – diversi per tonalita` e forza. Cosicche´ in natura, in effetti, non si vedono che quella tonalita` e quelle sfumature. Ci sono solo tre colori fondamentali – rosso, giallo e blu; i colori « composti » sono l’arancione, il verde ed il viola.

Ma con l’aggiunta del nero e del bianco si ottiene l’infinita varietà dei grigi – rosso grigio, giallo grigio, blu grigio, verde grigio, arancione grigio, viola grigio. E` impossibile dire, ad esempio, quanti siano i grigio-verde; ce n’e` una varieta` infinita. Ma l’intera chimica dei colori e` piu` complessa di quelle poche semplici regole. E l’averne una visione chiara vale di piu` che avere settanta colori diversi – perche´ con quei tre semplici colori e il bianco e il nero si possono creare piu` di settanta tonalita` e varieta`. [...]

Dimmi – hai notato che quei miei studi con lo sfondo nero hanno la luce piu` chiara in una gamma cromatica bassa??? Quando impiego cosı` una gamma cromatica piu` bassa di quella della natura, riesco a mantenere ugualmente l’armonia delle tonalita` perche´ scurisco non soltanto le ombre ma anche, e in egual misura, le luci."

(V. Van Gogh, "Lettere a Theo”)


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Mick Jagger presenta Nero, il suo gatto

Nero viene immortalato tra le braccia di Mick Jagger, seduto sul divano beige a fiori e accanto a lui la sua immancabile chitarra.
Say hi to Nero, he’s a little camera shy” (“Salutate Nero, è un po’ timido davanti alla macchina fotografica”),
è la didascalia che accompagna la foto.
Il post ha fatto subito il pieno di like e tra i commenti spicca quello del figlio 21enne della rock star, Lucas Jagger, che vive
a New York e che scrive di sentire la mancanza di Nero “I miss Nero”.

Il felino ha seguito Mick Jagger lo scorso anno in Sicilia e farà compagnia ad un altro gatto bianco e nero.


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"Alla gente non piace ammettere di avere un lato cupo, un lato oscuro, mentre invece dovrebbero farlo. Di conseguenza è estremamente affascinante vedere qualcuno che invece combatte con il suo lato oscuro.
Questo Batman ha un'estrema propensione alla violenza, ha un forte desiderio di vendetta ma dall'altra parte è dotato di un forte altruismo, un sentimento che vuole coltivare in onore dei suoi genitori."

(C. Bale)


 
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La marchesa Casati Stampa (1912)
Spirito ribelle, estroverso, incapace di passare inosservato: il ruolo della marchesa Casati Stampa a Capri
è ben noto alle cronache dell’epoca. Prende in affitto Villa San Michele da Axel Munthe e la restaurò
completamente basando tutto sul contrasto tra bianco e ner
o.
Strinse amicizia con il barone Fersen e sfilava in piazzetta con animali esotici al guinzaglio, come il pavone
o il leopardo: eventi imperdibili!


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La marchesa Casati Stampa (1912)
Spirito ribelle, estroverso, incapace di passare inosservato: il ruolo della marchesa Casati Stampa a Capri
è ben noto alle cronache dell’epoca. Prende in affitto Villa San Michele da Axel Munthe e la restaurò
completamente basando tutto sul contrasto tra bianco e ner
o.
Strinse amicizia con il barone Fersen e sfilava in piazzetta con animali esotici al guinzaglio, come il pavone
o il leopardo: eventi imperdibili!


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:mmmm: Ehm... scusi Mafalda... vorrei solo dire che se il leopardo in questione era quello della foto non si sarebbe trattato di leopardo ma di ghepardo...;)
 
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:mmmm: Ehm... scusi Mafalda... vorrei solo dire che se il leopardo in questione era quello della foto non si sarebbe trattato di leopardo ma di ghepardo...;)

Branchia hai ragione... ma la marchesa Casati Stampa era solita portare a guinzaglio diversi animali "stravaganti" oltre il ghepardo, come un coccodrillo, una pantera o un leopardo. Così ho appreso dal web e la foto era giusto per corredare il post..
Una descrizione dello stile e della personalità, della Marchesa la troviamo nell’autobiografia della designer Elsa Schiaparelli, Shocking Life:

"Alta e scheletrica, con un pesante trucco agli occhi, rappresentava lo splendore di un passato
in cui poche donne belle e ricche seguivano uno stile di vita tanto individualistico da risultare
quasi banale, che ostentavano anche in pubblico. La Marchesa si era presentata in compagnia
di una pantera che portava con un guinzaglio di diamanti. Dell’animale ormai non restava che
un vellutato vestito nero coperto di cipria bianchissima".


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Anche per andare in giro a fare shopping, la Marchesa faceva parlare di sé, indossando abiti neri in velluto, cappelli a cilindro di pelle di tigre e una benda sull’occhio come un pirata, sempre accompagnata dai suoi animali esotici tra i quali un piccolo coccodrillo portato al guinzaglio.


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Luisa Casati Stampa - Il suo gusto era un mix tra abiti con ampi pantaloni dal sapore orientale e uno stile gotico. Faceva un uso smodato del colore nero, che all’epoca era poco utilizzato nella moda e dalle signore bene dei salotti.
Animali a frotte popolano ogni suo party: ghepardi, pavoni, pitoni, tartarughe, pappagalli, levrieri.

Appassionata di magia e occulto attribuiva ai colori significati mistici, ad esempio il bianco, che la Marchesa amava, nella cabala medievale si attribuiva ai bambini, ai pazzi e ai religiosi.
L’altro colore, il nero, che spesso abbinava con il viola, simboleggia in molte culture, il trionfo sulla morte.
Il suo stile, che la giornalista Natalia Aspesi definisce da dark lady, non l’ha mai tradita. Anche quando negli anni ’50, viveva da indigente a Londra non ha rinunciato alla veletta, ai guanti di leopardo e ai suoi vestiti neri, spesso in velluto.

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Amante delle scienze occulte, ospita nel suo palazzo maghi, chiromanti, medium con cui organizza sedute spiritiche.
Si dice che passeggi nuda di notte in Piazza San Marco scortata da un ghepardo, con collare di brillanti e pietre preziose seguita da un servo di colore che regge un paio di torce accese affinché gli spettatori incuriositi possano ammirarla.
Anche per andare in giro a fare shopping, la Marchesa faceva parlare di sé, indossando abiti neri in velluto, cappelli a cilindro di pelle di tigre e una benda sull’occhio come un pirata, sempre accompagnata dai suoi animali esotici tra i quali un piccolo coccodrillo portato al guinzaglio.

Per le grandi feste i suoi costumi sono stati memorabili: dal modello fontana alla regina della notte, da Sissì alla dea del Sole, per un evento all’Ambasciata britannica a Roma, dove si presentò in abito dorato con un pavone al guinzaglio e i suoi camerieri verniciati d’oro.
Per un’altra festa Poiret le confezionò un abito nero e verde con fiocchi neri e perle, insieme ad un elmetto di piume nere che lei indossò con una parrucca verde. Questo costume, magico ma anche tenebroso, le fece guadagnare il soprannome di “Venere del Père- Lachaise”(il cimitero monumentale di Parigi).


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Bravissima :clap: Maf, che personaggio incredibile, grazie :).

La nostra Marchesa Casati, soprannominata Coré da Gabriele d'Annunzio che non poteva non essere uno dei suoi svariati amanti, era poi una gran festaiola. "Superato il decrepito portico, gli ospiti della Marchesa si ritrovavano in un ambiente inverosimile e fantastico. Un salone color oro, scintillante di specchi e invaso dal chiacchiericcio di scimmie e pappagalli in gabbia, un giardino sommerso dalla vegetazione in cui, tra le statue dipinte in oro, girovagavano pavoni bianchi, levrieri di razza e un mansueto ghepardo; camerieri in giacca di broccato dai colori vivaci servivano coppe di champagne, mentre una jazz-band nera suonava ragtime e tanghi. Il mondo che Luisa Casati aveva creato nel suo palazzo quella sera rappresentava un incontro tra Oriente e Occidente tanto elaborato e sgargiante quanto la storia stessa di Venezia"

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Inizialmente molto ricca, poiché aveva ereditato la fortuna dei genitori, divenne un'eccentrica collezionista e mecenate d'arte. Dava ricevimenti fantastici nei quali indossava costumi disegnati apposta per lei dai più celebri artisti dell'epoca: «Voglio essere un'opera d'arte vivente», dice. A Venezia utilizza l'intera piazza San Marco per dare feste da ballo e impedisce l'ingresso ai non invitati grazie a omoni africani vestiti di rosso e uniti l'uno all'altro da catene d'oro. Per non parlare dei festini al Caffé Florian, dove si presenta con una pelliccia nera sopra il corpo completamente nu.do ("Venere in pelliccia" è uscito nel 1870: sarà un caso?).

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Dopo aver acquistato Ca' Venier « ne comincia una meticolosa ristrutturazione interna.
Ogni stagione fa trasferire un intero pavimento in marmo bianco e nero dalla sua villa di Roma, popola il giardino di animali insoliti: un ghepardo, merli albini ai quali fa colorare le piume a seconda dell'estro del giorno, scimmie, pappagalli, , tigri e un boa constrictor OK! fedele compagno dei suoi viaggi
". Ad un ricevimento nel palazzo sul Canal Grande : «sopra il tetto scintillava un alone di luce dorata, dal giardino si udiva provenire della musica e sulla grande terrazza che dava direttamente sull'acqua era in corso una spettacolare scena di benvenuto. Ai lati dei gradini di approdo c'erano due africani alti quasi due metri vestiti da schiavi nubiani: uno dava un colpo di gong per annunciare le barche in arrivo, l'altro gettava limatura di metallo in un braciere, facendo salire scintille di luce bianca nel cielo notturno. Un po' più indietro c'era la padrona di casa, una donna alta e sottile vestita da principessa persiana, con un diafano costume argenteo e dorato. Stava davanti a un ampio e basso catino colmo di tuberose, e mentre accoglieva gli ospiti non pronunciava parole di benvenuto né sorrideva in segno di riconoscimento, ma si limitava a chinarsi e a porgere a ciascuno un fiore. Mentre lei se ne stava silenziosa e seria tra le tuberose, quella sera di settembre sbarcavano dalle gondole uomini e donne che erano nobili rappresentanti del bel mondo in pantaloni alla turca, pittori di mezza età con turbanti e barbe finte, un colorato e impacciato assortimento di schiave, pascià e corsari dagli alti stivali» (by Judith Mackrell ).

Siamo alla fine di un'epoca. Questo ricevimento avvenne nell'estate che precedeva la Grande Guerra; dopo il bagno di sangue niente e nessuno sarà più come prima.

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Lei è una delle tre protagoniste del libro Il palazzo incompiuto. Vita, arte e amori di tre celebri donne a Venezia, redatto da Judith Mackrell, una giornalista e critica di danza inglese che scrive per il quotidiano The Guardian (la traduzione è di Anna Lovisolo). Le altre due sono Lady Doris Castlerosse e, ovviamente, Peggy Guggenheim, le tre inquiline che hanno trasformato Ca' Venier dei Leoni in uno dei luoghi più celebri e importanti di Venezia.
 
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