OttoSettembre
BigBen ha detto stop
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Veniamo alla zona franca.
Faccio il caso di un produttore di camicie che opera senza zona franca.
Il produttore importa dalla Cina il cotone (valore 100) ed i bottoni (valore 10).
AL porto la dogana gli chiede di versare cash l'8% di dazio (su 110) e il 22% di Iva su 118,8 (valore merce più dazio).
Un esborso complessivo di diritti per 34.93 euro da dare allo Stato, subito, di cui 8.8 sono un costo.
A quel punto il produttore produce le camicie e le vende quando riesce dopo averle prodotte.
Solo al momento della vendita il produttore recupera il costo del dazio (caricato sulla merce) e dell'Iva (caricata sul cliente).
Con la zona franca, si agisce in sospensione. La merce arriva in Italia ma territorialmente, essendo in zona franca, risulta ancora
fuori dal territorio italiano e lo Stato non chiede niente. In quella zona il produttore produce la camicia e solo quando la vende,
facendola uscire così dalla zona franca (ed immettendola in comunità Europea) lo Stato chiede il versamento dei diritti, concedendo pure
una ulteriore dilazione di 60 giorni (una volta erano 180). Ecco la zona franca. Nessun esentasse, nessun privilegio fiscale.
Altro?
Questa e' la classica zona franca e quindi anche Trieste era gia' cosi' non essendoci necessita' di innesti ancora dell'anno scorso per vendere in Cina due Ferrari o due arance in piu', mentre con lo Status di Porto Franco Internazionale, ci sono anche altre agevolazioni allettanti e nel caso di esportazione Extra Ue invece, visto che dai per per scontata l'IntraUe, tu Stato Italiano/UE non becchi proprio un chez...
chiaramente sbavano per venire in una zona simile a Dubai o Suez,
per finire di cucire gli slip da mare, neh?...
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