IntesaSanpaolo: solo NEWS n° 2

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Intesa Sanpaolo: colloca due bond Yankee su mercato Usa per un totale di 3 mld​

MILANO (MF-NW)--Intesa Sanpaolo ha collocato con successo sul mercato americano un'emissione dual tranche. Nel dettaglio, si tratta di un bond senior preferred a 10 anni bullet per un nominale di 1,5 miliardi di dollari, a un livello pari a Us Treasury + 280 pb e cedola a tasso fisso del 7,20%, e un senior preferred a 30 anni per un nominale di 1,5 miliardi di dollari, a un livello pari a Us Treasury + 325 pb e cedola a tasso fisso del 7,80%. E' quanto si legge in una nota. E' la piu' grande emissione per Intesa Sanpaolo degli ultimi 10 anni, perfezionata a un costo totale che risulta essere in linea a quello teoricamente replicabile in euro. Inoltre, la tranche a 30 anni e' la piu' lunga in senior preferred emessa nel 2023 da emittenti bancari in dollari. Gli ordini hanno superato i 5 miliardi di dollari dopo solo 2 ore dall'annuncio. Il libro ordini totale di quasi 11 miliardi di dollari, al momento del rilascio dello spread finale, e' il piu' grande mai realizzato per un'emissione Yankee dual tranche di Intesa Sanpaolo e ha permesso un restringimento di 30 punti base rispetto all'indicazione iniziale di spread (IPTs pari a US Treasury + 310 pb area) per la tranche a 10 anni e di 20 punti base (IPTs pari a US Treasury + 345 pb area) per la tranche 30 anni. Nel dettaglio, l'allocazione del libro ordini ha visto la partecipazione di 275 investitori per la tranche senior preferred a 10 anni (75,3% asset manager, 11,3% official institution, 9% assicurazioni e fondi pensione e 2,8% banche) provenienti dagli Stati Uniti e Canada per il 71,8%, dal Regno Unito per il 13,6% e dall'Asia per il 10,2%. Per il senior preferred a 30 anni, invece, gli investitori sono stati 226 (77,9% asset managers, 14,2% assicurazioni e fondi pensione, 4,9% istituzioni ufficiali e 0,9% banche), provenienti dagli Stati Uniti e Canada (73,6%), dal Regno Unito (17,6%) e dall'Asia (5,5%). L'emissione, destinata principalmente al mercato statunitense, ha visto anche una forte partecipazione di investitori dal Regno Unito ed asiatici. Le banche che hanno partecipato all'emissione in qualita' di joint book runner sono state, oltre alla divisione Imi Cib di Intesa Sanpaolo, Barclays, Bank of America, Citigroup, Goldman Sachs, Hsbc, J.P. Morgan, Morgan Stanley, Td Securities e Wells Fargo. "Cogliendo l'opportunita' di un mercato ancora molto positivo sebbene ci si avvicini alla fine dell'anno e sostenuti dal miglioramento dell'outlook del rating sovrano da parte di Moody's pubblicato venerdi' 17 novembre, siamo ritornati con successo sul mercato americano perfezionando una transazione di ben 3 miliardi di dollari, a riprova del forte riconoscimento del nome Intesa Sanpaolo presso la platea di investitori americani: la tranche a 10 anni e' la piu' grande in Senior Preferred per questa scadenza mai realizzata da Intesa Sanpaolo", ha commentato Alessandro Lolli, responsabile direzione centrale tesoreria e finanza di gruppo di Intesa Sanpaolo. com/bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

21/11/2023 12:33
 
COMUNICATO STAMPA


INTESA SANPAOLO: MOODY’S RIVEDE L’OUTLOOK DA NEGATIVO A STABILE E CONFERMA I RATING

Torino, Milano, 22 novembre 2023 – Intesa Sanpaolo informa che l’agenzia internazionale Moody’s ha confermato il rating a lungo termine senior preferred (unsecured) a ‘Baa1’ rivedendone l’outlook da negativo a stabile, e quello a breve termine a ‘P-2’.
Questa azione segue l’analoga revisione dell’outlook riguardante l’Italia resa nota dall’agenzia il 17 novembre scorso.
 

Moody’s promuove le banche italiane. Migliorano merito di credito e profilo finanziario. Ecco tutte le azioni che ne beneficeranno

di Luca Gualtieri

Dopo la promozione dell’Italia l’agenzia di rating Usa si concentra sui principali istituti di credito. Due notch in più per Banco Bpm. Per Mps nuovo assist in vista delle nozze volute dal Tesoro. Premiata la ristrutturazione del ceo Luigi Lovaglio. Il titolo rimbalza del 2,2%


Dopo aver alzato l’outlook sul rating dell’Italia, Moody’s promuove i principali istituti di credito del paese. Una scelta che arriva non solo dopo i conti record del terzo trimestre, ma anche all’avvio di una nuova ondata di m&a con la privatizzazione di Mps. Immediata la reazione dei titoli che in piazza Affari sono scattati al rialzo: Unicredit +0,85%, Intesa Sanpaolo +1,37%, Banco Bpm +1,84% e Mps +2,19%.

Le promozioni arrivate

L’agenzia Usa ha confermato il rating a lungo termine senior preferred di Intesa Sanpaolo a Baa1, rivedendone l'outlook da negativo a stabile, e quello a breve termine a P-2. L’agenzia ha migliorato la valutazione del merito di credito e del profilo finanziario complessivo di Unicredit al di sopra del livello del rating sovrano italiano (attualmente fissato a Baa3), mentre il Baseline Credit Assessment stand-alone della banca è agganciato al rating dell'Italia.

I rating dei depositi a lungo termine e del debito senior preferred (non garantito) della banca sono stati confermati a Baa1. L'outlook per i depositi è migliorato a stabile, mentre l'outlook per il debito senior preferred rimane negativo.

Due notch in più per Banco Bpm

Per Banco Bpm Moody’s ha rivisto al rialzo il Baseline Credit Assessment (passato da ba2 a baa3, +2 notch), il rating a lungo termine del debito senior unsecured (da Ba1 a Baa2, +2 notch) e il rating sui depositi a lungo termine (da Baa2 a Baa1, +1 notch). L’agenzia riconosce i significativi miglioramenti della qualità degli attivi e della redditività, insieme alla rafforzata posizione patrimoniale e al solido profilo di liquidità e funding. L’outlook dei rating a lungo termine è stabile.

Nuova promozione per Mps

Dopo Fitch, anche Moody’s ha premiato il turnaround di Mps. L'agenzia ha migliorato i rating della banca senese di un notch, portando il rating standalone Baseline Credit Assessment a Ba3 da B1, il long-term deposit rating a Ba1 da Ba2 e il long-term senior unsecured debt a Ba3 da B1. La decisione di Moody’s - si legge nel comunicato - si inserisce in un’ampia revisione dei rating di alcune banche italiane e fa seguito all’azione di rating sull’Italia del 17 novembre scorso, che ha determinato il miglioramento del Macro Profile dell’Italia.

Il nuovo upgrade del rating di Siena riflette anche, secondo Moody's, i progressi compiuti dalla banca nella ristrutturazione, la maggiore capacità

Gli altri rating

Complessivamente Moody’s ha migliorato il rating per le 16 banche e i due istituti governativi italiani (Cdp e Invitalia), oltre a far riferimento sull'analoga azione sul rating sovrano, fa riferimento al cambiamento del profilo macro dell'Italia a Forte- da Moderato+ e ad alcune considerazioni specifiche su ciascuna banca.

Tornando alle banche, gli altri giudizi delll’agenzia Usa sono: Bper confermata a ba1, Credit Agricole Italia confermata a ba1, Bnl a ba2, Mediobanca a baa1, Credito Emiliano a baa3, CA Auto bank a ba2, Banca Sella a ba2, Banca del mezzogiorno - MCC a b1, Banca Ifis a ba2, BFF Bank a ba2, Cassa Centrale Raffeisen a baa3, Mediocredito Trentino Alto Adige a ba2, CDP e Invitalia a Baa3.

Moody’s ha inoltre confermato l’insurance financial strength rating di UnipolSai a Baa2, ovvero un notch sopra il rating Italia, e quello di Snam sempre a Baa2.

Orario di pubblicazione: 22/11/2023 09:56
Ultimo aggiornamento: 22/11/2023 12:42
 

Intesa Sanpaolo: con Mastercard e Tapster lancia payment ring in Italia​

MILANO (MF-NW)--Intesa Sanpaolo e Mastercard, in collaborazione con Tapster, lanciano in Italia il nuovo payment ring. Si tratta di un oggetto indossabile al quale si potra' collegare la carta Intesa Sanpaolo del circuito Mastercard per effettuare pagamenti contactless. Il payment ring, informa una nota, e' realizzato in legno e in ceramica, materiali molto resistenti che lo rendono impermeabile e a prova d'urto. Per pagare bastera' semplicemente avvicinare l'anello al pos, esattamente come per i pagamenti tramite carte fisiche o smartphone. Il payment ring e' gia' in commercio e dalla meta' di dicembre sara' possibile abbinare all'anello la propria carta Intesa Sanpaolo del circuito Mastercard. com/bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

22/11/2023 12:24
 

Intesa Sanpaolo: Dalla Via (Rbm Salute), puntiamo a integrare innovazione in servizi assicurativi​

MILANO (MF-NW)--"In un mondo che cambia rapidamente, dove le esigenze di cura delle persone sono in continua evoluzione, Intesa Sanpaolo Rbm Salute si posiziona non solo come player assicurativo, ma come innovatore e leader nel campo della salute. La nostra missione e' chiara: evolvere la nostra offerta assicurativa e i nostri processi, integrando prodotti e servizi con soluzioni all'avanguardia che consentano ai nostri clienti una gestione sempre piu' efficiente della propria salute. Questo significa investire in tecnologie digitali che facilitino l'accesso alle cure, migliorare la personalizzazione dei nostri servizi per adattarli alle esigenze individuali e integrare nuove pratiche sostenibili che rispettino l'ambiente e la salute delle comunita' che serviamo". Lo ha dichiarato Massimiliano Dalla Via, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo Rbm Salute, intervenendo alla terza edizione dell'Health & Biotech Summit. "La collaborazione con realta' innovative in grado di far progredire il settore assicurativo e' per noi quindi fondamentale, perche' l'innovazione puo' giocare un ruolo centrale nel soddisfare i bisogni crescenti di cura delle persone". bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

23/11/2023 17:55
 
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La banca è un affare? Ecco quali azioni sono cresciute di più in Piazza Affari e perché potrebbero crescere ancora

di Luca Gualtieri

La corsa dei fondi a comprare Mps conferma il momento d’oro degli istituti di credito. Malgrado i rialzi in borsa quotano ancora a sconto rispetto al patrimonio, ma attenzione agli effetti negativi dei costi della raccolta e della crescita dei crediti deteriorati


Gli ultimi 18 mesi sono stati un periodo d’oro per le banche italiane. Come gran parte dei competitor europei e americani gli istituti tricolore hanno macinato profitti grazie al rialzo dei tassi e hanno remunerato gli azionisti con dividendi e piani miliardari di buyback.

Il boom dei titoli

L’ottimismo si è riflesso nelle valutazioni: dai minimi dell’estate 2022, quando sono partiti i rialzi dei tassi Bce, l’indice Ftse Italia Banche ha quasi raddoppiato il proprio valore, con un rialzo del 95%, sorpassando ampiamente il Ftse Mib che nello stesso periodo è cresciuto solo del 41%. Al punto che, lunedì 20 novembre, il Tesoro ha deciso di non perdere il momento d’oro e di avviare la privatizzazione di Mps vendendo il 25%. Una scelta quanto mai azzeccata, come dimostrano i 920 milioni incassati in appena qualche ora.

Se il rally deve molto ai floridi risultati economici degli istituti, molti analisti osservano che le banche partivano da valutazioni più penalizzate rispetto agli altri settori.

Dopo la crisi del 2008 la mediana del multiplo prezzo/patrimonio netto è scesa da 1,85 volte a 0,5 volte stabilizzandosi per oltre un decennio in quest’area. Non si tratta di un fenomeno limitato all’Italia.

Nell’intera Eurozona le valutazioni delle banche sono state zavorrate dai tassi bassi o negativi che per anni hanno compresso il margine di interesse, principale fonte di reddito per gli intermediari tradizionali. Un ulteriore elemento di debolezza è stato lastretta regolatoria che, con l’entrata in vigore del meccanismo di vigilanza unico, ha imposto alle banche di detenere capitale in eccesso rispetto ai requisiti minimi fissati dal cosiddetto Primo Pilastro, penalizzando così la redditività.

Il rialzo dei tassi

Con i rialzi dei tassi da parte della Bce il contesto è cambiato. Se negli anni scorsi il ritorno del capitale (roe) delle banche italiane è sempre stato ridotto al lumicino, oggi si vedono percentuali a doppia cifra comprese tra il 13% di Bper e il 16% di Unicredit. I titoli pertanto hanno riguadagnato terreno, anche se ancora oggi tutti i grandi e medi istituti commerciali quotano al di sotto del patrimonio.

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La situazione migliore è quella di Intesa Sanpaolo che ha un price to book di 0,82 volte, a pari merito con la spagnola Bbva e di poco inferiore alla svizzera Ubs. Unicredit si attesta invece a 0,77 volte, pur avendo messo a segno il recupero più significativo. Dall’estate del 2022 a oggi le azioni del gruppo di piazza Gae Aulenti hanno quasi triplicato il proprio valore, balzando da 8,45 a 25,12 euro e guadagnandosi la maglia rosa tra i bancari italiani. Sono migliorate in misura consistente anche le valutazioni dellaPopolare di Sondrio, il cui multiplo prezzo/patrimonio si attesta oggi a 0,71 volte mentre le altre banche medie quotano tra 0,4 e 0,6 volte i mezzi propri. C’è spazio per correre ancora? Gli analisti sono convinti di sì.

Le ragioni di una crescita ulteriore

In primo luogo la crescita della redditività potrebbe durare ancora qualche trimestre. Quasi tutte le banche hanno migliorato le stime per i risultati di fine anno: Intesa ha alzato l’asticella dei profitti da 7 a oltre 7,5 miliardi, mentre Unicredit ha promesso di superare 7,25 miliardi rispetto ai 6,5 miliardi stimati a maggio. Banco Bpm invece si aspetta un utile sopra gli 1,2 miliardi in confronto agli 1,1 miliardi della previsione precedente. L’aspettativa dei banchieri è che sui tassi la Bce non invertirà troppo rapidamente la rotta e che i rincari della raccolta non metteranno a rischio i profitti.

La politica di dividendi

Per gli azionisti il contesto è ideale. Oggi i dividend yield vanno dal 3,51% di Bper al 9,15% di Intesa. La banca guidata da Carlo Messina ha recentemente confermato la generosa politica verso i soci, annunciando un acconto dividendi cash da 2,6 miliardi a valere sui risultati del 2023. A questo dovrebbe aggiungersi un’ulteriore distribuzione da quantificare quando verranno approvati i risultati del 2023. Anche Unicredit ha fatto aperture riguarda ad acconti sul dividendo e a buyback straordinari, specie se nei prossimi mesi non ci saranno operazioni straordinarie.

A guardare i conti queste strategie appaiono sostenibili: utili più elevati, uniti a un buon controllo delle spese, costo del credito inferiore e dinamiche favorevoli nella qualità degli asset stanno sostenendo una generazione organica di capitale robusta ed elevati coefficienti patrimoniali (Cet1). Un dato quest’ultimo confermato dai risultati risultati dell’ultimo stress test Eba che ha visto diverse banche italiane tra le più solide a livello continentale.

Anche la qualità dell’attivo per ora non sembra destare preoccupazioni. Al contrario nel terzo trimestre e nei primi nove mesi gli accantonamenti per perdite sui prestiti sono diminuiti anno su anno. Il costo medio annualizzato del rischio nei primi nove mesi inoltre è stato più basso rispetto al periodo 2019-2022 e, sebbene le banche prevedano un leggero aumento per l'intero esercizio, il livello dovrebbe mantenersi al di sotto di quello degli anni precedenti.

Le prospettive di m&a

Un altro elemento che potrebbe sostenere le quotazioni dei titoli bancari sono le sempre più concrete prospettive di m&a. Lunedì 20 novembre il governo ha collocato con successo il 25% di Mps, avviando così la privatizzazione del gruppo senese nazionalizzato nel 2016. Le grandi manovre attorno a Siena potrebbero tradursi in un più ampio rimescolamento delle geografie del settore finanziario, con effetti anche al di fuori dal comparto creditizio. Se un’operazione straordinaria di Intesa Sanpaolo in Italia è improbabile dopo l’acquisizione di Ubi Banca, gli occhi degli investitori sono puntati sulla rivale Unicredit che punta ad aumentare le proprie quote di mercato nel paese, e sui due pesi medi del settore, cioè Banco Bpm e Bper.

Meno probabili sono operazioni straordinarie all’estero, sia per le difficoltà di carattere regolamentare, sia perché le sinergie di costo e di ricavo non sono scontate su mercati lontani da quello italiano. Anche in questo ambito però alcuni dossier non hanno smesso di circolare nelle investment bank, da quello della tedesca Commerzbank a quello dell’olandese Abn sulle quali potrebbe presto tornare ad affacciarsi una banca tricolore.

Gli elementi di incertezza

Tutti questi elementi possono insomma giocare a favore di un’ulteriore aumento delle quotazioni per i titoli bancari. L’ottimismo degli investitori però non è generalizzato. Alcuni analisti finanziari per esempio puntano il dito su alcune problematiche che nei prossimi trimestri potrebbero rovinare la festa al settore. In primo luogo c’è il costo della raccolta, a partire da quello dei depositi. Finora la crescita dei ricavi degli istituti ha beneficiato di una forbice dei tassi molto ampia, ma lo scenario sta cambiando.

Nella Bank Lending Survey di ottobre Bce spiega che l’impatto positivo degli aumenti dei tassi sui margini di interesse «dovrebbe gradualmente diminuire». È in crescita la quota di istituti che stanno pagando il rialzo dei tassi a causa della riduzione dei prestiti e dell’aumento delle perdite su credito. Le stesse tendenze sul credito sono visibili anche in Italia, secondo i dati della Banca d’Italia.

Il secondo elemento sotto osservazione è la qualità del credito. La prolungata stretta monetaria e i suoi effetti sul credito rischiano di tradursi in un aumento dei flussi di default che negli ultimi anni sono sempre stati contenuti. Sebbene gli istituti siano attrezzati per affrontare una nuova ondata di npl, un peggioramento della qualità del credito finirebbe per zavorrare i conti economici e per interrompere la crescita dei profitti.

Un’ulteriore incognita per la redditività è rappresentata dall’aumento delle unrealized losses, le perdite potenziali non contabilizzate in bilancio. La crisi di Svb ha evidenziato come il rapido aumento dei tassi faccia allargare queste perdite, incidendo sulla solvibilità e sulla posizione di liquidità delle banche. Un caso isolato? Sì, almeno sinora.

Milano Finanza - Numero 232 pag. 8 del 25/11/2023
 
... e quest'altro:

Banche italiane, la redditività arriverà al picco quest’anno. Bankitalia si aspetta un calo nei prossimi due

di Francesco Ninfole

Peserà l’aumento del costo della raccolta e delle rettifiche su credito. Ma il roe resterà ampiamente positivo. Intanto i piccoli istituti superano lo stress test


Le banche italiane sono vicine al picco in materia di redditività. Il roe, cioè il rendimento del capitale, supererà nel 2023 quello dell’anno prima. Nei prossimi due anni la redditività resterà «ampiamente positiva» ma ci sarà una discesa legata all’aumento del costo della raccolta e delle rettifiche su credito. Sono queste le stime della Banca d’Italia incluse nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria.

Secondo gli ultimi dati di Via Nazionale, il roe del settore al netto delle componenti straordinarie ha toccato il 13,2% a metà 2023, un livello che si confronta con il 9% dell’anno prima. L’incremento è legato soprattutto all’aumento del margine di interesse (+45%) sulla scia dei rialzi dei tassi della Bce. Un contributo positivo è arrivato dalle minori rettifiche sul credito (-35%).
La redditività è stata ancora più elevata nelle cinque maggiori banche che, secondo i dati elaborati da Value Partners (si veda Milano Finanza dell’11 novembre), hanno aumentato gli utili del 77% nei primi nove mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo di un anno fa (da 8,9 a 15,8 miliardi). L’aumento del margine di interesse è stato del 57%, mentre le rettifiche su crediti si sono dimezzate. Unicredit ha ottenuto profitti per 6,7 miliardi (+68%), Intesa per 6,1 miliardi (+85%), Bper per 1,1 miliardi (-26% dovuto anche all’avviamento negativo per Carige), Banco Bpm per 943 milioni (+94%), Mpsper 929 milioni (dalla perdita di 334 milioni dei nove mesi di un anno fa).

Le nubi all’orizzonte

Questo quadro roseo potrebbe in parte cambiare a causa di alcuni fattori. Innanzitutto il costo marginale della raccolta delle banche è in aumento e crescerà ulteriormente: era pari a zero a fine 2021 ed è ora poco sopra il 2%. L’incremento riflette la diminuizione del funding (-7% in 12 mesi) che ha riguardato fonti di liquidità a basso costo per le banche, come i depositi dei clienti e i rifinanziamenti Bce. Le famiglie italiane hanno ridotto i conti correnti a vista di 50 miliardi, mentre la loro esposizione sui titoli di Stato è aumentata di 100 miliardi grazie ai tassi più alti dei Btp che hanno fatto concorrenza a quelli offerti dalle banche. Nel resto d’Europa c’è stato un minore afflusso verso i bond sovrani e maggiore verso altri tipi di depositi con rendimenti più alti di quelli a vista.

Nei prossimi mesi così il graduale adeguamento degli interessi sui depositi avrà un effetto negativo sulla redditività. Gli istituti devono inoltre restituire 152 miliardi alla Bce, di cui la metà entro marzo 2024. Ma Bankitalia non è preoccupata grazie alla liquidità in eccesso che è pari a 192 miliardi. Gli indici di liquidità del settore sono largamente oltre il minimo del 100%, anche se in calo: quello a breve (Lcr) è al 175%, quello a lungo termine (Nsfr) al 134%. La solidità della raccolta dei gruppi italiani rende molto improbabile una crisi in stile Silicon Valley Bank poiché gli istituti, in caso di tensioni sui mercati, non avrebbero bisogno di cedere asset in perdita.
Un altro fattore in grado di abbassare i roe è il possibile aumento dei crediti deteriorati e di conseguenza delle rettifiche. Lo scenario è per ora positivo sui prestiti problematici: il divario delle banche italiane rispetto a quelle europee si è «sostanzialmente azzerato», ha osservato Bankitalia. Anche il tasso di deterioramento è salito in modo lieve all’1,1%, lontano dal 6% toccato durante la crisi del debito sovrano. Ma secondo le proiezioni della banca centrale il valore potrebbe salire al 3,2% nel 2025.
«L’andamento degli indicatori anticipatori del deterioramento non evidenzia particolari segnali di peggioramento della qualità del credito», ha rilevato Via Nazionale. Tuttavia «gli effetti del rialzo dei tassi di interesse e del quadro macroeconomico meno favorevole, non ancora interamente dispiegati, potrebbero incidere sulla futura capacità di rimborso dei debitori con una quota rilevante di prestiti a tasso variabile». La stretta Bce, che finora ha favorito le banche, peserà sempre più su famiglie e imprese e alla fine avrà anche conseguenze negative per gli istituti. Un altro rischio evidenziato da Bankitalia riguarda possibili gravi incidenti cibernetici: ce ne sono stati 20 nel primo semestre 2023, contro i 13 in tutto il 2022.

Le piccole banche superano lo stress test di Bankitalia

Lo scenario è nel complesso positivo anche per le piccole banche (Lsi o less significant institutions). Il comparto ha superato lo stress test di Via Nazionale su 112 istituti: «Le Lsi italiane mostrano un’adeguata capacità di tenuta nello scenario avverso, con un Cet1 ratio medio finale dell’11,1%». Alla riduzione dal 16% di capitale di partenza contribuirebbero soprattutto la crescita degli oneri di gestione per l’inflazione e l’aumento del rischio di credito.
«Nel confronto con lo stress test condotto a livello europeo, considerando le sole Lsi con operatività tradizionale, la riduzione del patrimonio è maggiore di quella osservata per le banche italiane significative dell’1,5%», ha rilevato Bankitalia. Le piccole banche nell’esame hanno sofferto più delle grandi per rischio di credito e costi operativi ma hanno beneficiato di una maggiore crescita del margine di interesse. La Vigilanza ha evidenziato che «le banche che nello scenario avverso non sarebbero in grado di rispettare almeno uno dei requisiti prudenziali sono già da tempo all’attenzione della Banca d’Italia, anche attraverso l’adozione di interventi correttivi».

Milano Finanza - Numero 232 pag. 12 del 25/11/2023
 
Di ieri...

BANKITALIA ALZA RISERVA SISTEMICA DA 0,75 A 1,25% RWA (RCO)​

*** Intesa Sanpaolo: Bankitalia alza riserva sistemica da 0,75 a 1,25% Rwa (RCO).
(RADIOCOR) 24-11-23 17:50:20
 
grazie Superspazzola!
che il tuo impegno sia ricompensato in astronomici gain su ISP ed UCG!
 
Banche, Unicredit non è più banca sistemica globale. I vincitori e i vinti su dividendi, buyback e bond AT1 dopo la revisione di Bankitalia
Banche, Unicredit non è più banca sistemica globale. I vincitori e i vinti su dividendi, buyback e bond AT1 dopo la revisione di Bankitalia
Andrea Orcel, Unicredit

Banche, Unicredit non è più banca sistemica globale. I vincitori e i vinti su dividendi, buyback e bond AT1 dopo la revisione di Bankitalia

di Elena Dal Maso

Lunedì 27 il Financial Stability Board ha tolto Unicredit dall’elenco delle banche sistemiche globali. Banca d’Italia, poi, ha identificato le istituzioni a rilevanza sistemica nazionale (O-SII) per il 2024 e definito l’apposita riserva di capitale che dovranno rispettare. Le novità sono diverse e inattese, secondo gli analisti. Il punto su Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper Banca e Mps


Dolcetto o scherzetto? In una nota dai toni un po’ pungenti, dal titolo Banks - Black Friday scam, gli analisti di MediobancaResearch scrivono che, dopo «il Thanksgiving Day e il Black Friday, le autorità di regolamentazione italiane hanno appena pubblicato i nuovi requisiti in materia di O-SII (D-SIFI), ovvero i requisiti patrimoniali per le banche sistemiche a livello nazionale».

Banca d’Italia ha infatti identificato le istituzioni bancarie a rilevanza sistemica nazionale (O-SII) per il 2024 e definito l’apposita riserva di capitale che dovranno rispettare. La valutazione è stata effettuata sulla base delle indicazioni dell’EBA, tenendo in considerazione la metodologia Bce per quanto riguarda la valutazione sull’appropriatezza di capitale per le O-SII.

FSB: Unicredit non è più banca sistemica globale

A questo si aggiunga che lunedì 27 novembre il Financial Stability Board (FSB) ha cancellato UniCredit dall'elenco delle banche di importanza sistemica globale. Il gruppo milanese era l'unico in Italia tra quelli ritenuti di rilevanza sistemica globale dal FSB.
Insieme a Unicredit, Credit Suisse è stato rimosso dall'elenco ed è stata aggiunta per la prima volta China's Bank of Communications, portando il numero totale di banche da 30 nel 2022 a 29. UBS ha fatto un balzo in avanti dopo aver rilevato all'inizio di quest'anno Credit Suisse nella prima fusione di due banche di importanza sistemica.

Secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence Unit, «il capitale in eccesso pro forma di Unicredit potrebbe avvicinarsi a 700 punti base e consentire una certa flessibilità strategica, compresi rendimenti sul capitale nel biennio 2023-24 di oltre 13 miliardi di euro. Sono possibili anche ulteriori acquisizioni, a seguito del recente accordo con Alpha Services and Holdings».

I cambiamenti nei requisiti

Ecco, in sostanza, come cambiano i requisiti delle banche italiane dopo la revisione di Bankitalia secondo la ricostruzione fatta da Equita Sim:
- Unicredit: 150 punti base per il 2024-25 dalla precedente indicazione di 100 punti base (Cet1 al 30 settembre del 16,3% pro forma, Srep 2023 al 9,21%);
- Intesa Sanpaolo: 125 punti base per il 2024-25 dalla precedente indicazione di 75 punti base (Crt1 al 30 settembre del 13,6%, Srep 2023 all'8,88%);
- Banco Bpm: 50 punti base per il 2024-25 dalla precedente indicazione di 25 punti base (Cet 1 al 30 settembre al 14,9% pro forma, Srep 2023 all'8,7%);
- Bper Banca: 12,5 punti base per il 2024 e 25 punti base per il 2025 (Cet1 al 30 settembre al 14,9%, Srep 2023 all'8,47%);
- Mediobanca: 12,5 punti base per il 2024 e 25 punti base per il 2025 (Cet del primo trimestre 2024 al 15,5%, Srep al 7,95%);
- ICCREA: 12,5 punti base per il 2024 e 25 punti base per il 2025 (Cet1 30 settembre al 20,8%, Srep 2023 all'8,58%).
Mps, ricorda Equita, invece non viene più considerata come istituzione a rilevanza sistemica nazionale. Alla luce della solida posizione patrimoniale delle banche italiane e dei buffer considerevoli rispetto al requisito SREP, «non riteniamo che l’incremento della riserva O-SII comporterà variazioni alle politiche distributive degli istituti», scrive la Sim milanese.

Due le sorprese dalla revisione di Bankitalia

Due le sorprese che escono dal pacco dono, secondo Mediobanca: i requisiti minimi richiesti «stanno aumentando», inoltre Banca d’Italia ha «effettuato un rimpasto dei nomi interessati, con l'uscita di Mps e l'ingresso di Mediobanca, Iccrea e Bnl. Per Unicredit e Intesa Sanpaolo si prevede un’erosione di 50 punti base (circa 1,5 miliardi di euro ciascuna), 25 punti base nel caso di Banco Bpm e Bper Banca e un minor impatto invece di 25 punti base per Mps», scrivono gli analisti.

E quindi, aggiungono, «nessuna tragedia, ma nemmeno offerte speciali per il Black Friday!». Nonostante in base agli attuali livelli di solidità bancaria in capo al Cet1 l’impatto paia sopportabile, i requisiti richiesti ora a livello nazionale, ragiona MediobancaResearch, «non sono più trascurabili», hanno addirittura superato i «requisiti SIFI (legati alle banche sistemiche, ndr) globali nel caso di Unicredit».

Il ragionamento degli esperti poi prosegue, sottolineando che, «dopo lo spavento, seguito dall'elusione dell'imposta bancaria (sulle plusvalenze derivanti dall’aumento dei tassi, ndr), sembra che l'autorità di regolamentazione si stia accaparrando il capitale in eccesso distribuibile agli azionisti (un'erosione di 50 punti base del Cet 1 derivante dall'imminente piano di buyback di Intesa Sanpaolo che sarà annunciato con i risultati dell'anno fiscale 2023)».
Mediobanca Research conferma lunedì il giudizio outperform su Unicredit, Banco Bpm, Bper Banca, e neutral su Intesa Sanpaolo, Credem, Banca Popolare di Sondrio.

Quali sono le implicazioni sui bond At1 emessi dalle banche?

A prima vista, l’aumento dei requisiti di riserva a partire dallo Srep rappresenta «uno sviluppo positivo per gli investitori nel debito bancario, significa che le banche devono avere un Cet 1 più elevato», scrive Mediobanca. Tuttavia se gli istituti di credito decidessero di mantenere l’attuale politica di remunerazione degli azionisti composta da dividendi più buyback e decidessero di ridurre gli attuali cuscinetti sull’MDA, questo potrebbe inviare un segnale di mercato negativo agli investitori AT1», scrivono gli esperti. MDA sta per Importo Massimo Distribuibile (MDA) per le banche europee, rappresenta l'importo massimo disponibile per i pagamenti di dividendi, distribuzioni di cedole AT1 o remunerazioni variabili.

Intesa Sanpaolo

Mediobanca Research ritiene che i bond AT1 collocati «da Intesa Sanpaolo (attuale Cet1 Fully Loaded al 13,6%, MDA buffer di 480 punti base) probabilmente subiranno un impatto negativo, in particolare il nuovo ISPIM 9,125 Perp 29 (prezzo 105, rendimento 8%)». Inoltre ritengono che la banca milanese «annuncerà un buyback (per un ammontare di 50 punti base di Cet 1) nel quarto trimestre portando il Cet 1 al 13%. Ne approfittiamo anche per chiudere la preferenza al bond ISPIM 5.5 Perp 28 (prezzo 89, rendimento 8,7%)».

Unicredit

Gli analisti pensano poi che gli AT1 emessi da Unicredit «difficilmente subiranno un impatto significativo dato l’elevato rapporto Cet1 Fully Loaded (17,2%) e gli enormi cuscinetti sull’MDA (746 punti base)». Si aspettano poi che la banca potrebbe «non emettere AT1 nel prossimo futuro (e potrebbe semplicemente utilizzare il capitale per richiamare i suoi AT1 nei prossimi due anni)».
Gli esperti ritengono che la banca richiamerà il «bond Unicredit Usd 8 Perp 24 (call 24 giugno, prezzo attorno a 99) e potenzialmente non sostituirà né rifinanzierà questa obbligazione»

Banco Bpm

L'aumento dei requisiti di buffer su Banco Bpm «non è enorme (solo 25 punti base), rispetto al suo Cet1 Fully Loaded al 14,9% e al buffer MDA di 620 punti base» In tal senso, il bond emesso di recente Banco Bpm 9.5 Perp 28 si è «comportato molto bene ed è ora scambiato a 103,25, con un rendimento dell’8,6%».
Considerata la recente performance degli AT1 delle banche italiane, «potrebbe essere il momento di prendere profitto e passare agli AT1 emessi da altre banche dell'Eurozona che sono ancora scambiati con un rendimento superiore al 10%», concludono gli analisti.

Orario di pubblicazione: 27/11/2023 11:53
Ultimo aggiornamento: 27/11/2023 14:00
 

Intesa Sanpaolo perde oltre 15 miliardi, cosa succede al Risparmio gestito​

Continua la crisi del risparmio gestito, che, nel terso trimestre del 2023, registra perdite significative, ed i principali attori sulla scena registrano raccolte in calo di oltre 30 miliardi.



Il mercato del risparmio gestito, ovvero degli intermediari finanziari che gestiscono il risparmio dei propri clienti, sta subendo una forte contrazione e, secondo le stime, nei primi 3 trimestri dell'anno, sono stati registrati deflussi per oltre 30 miliardi, di cui 15 solo da Intesa.

Intesa e il risparmio gestito​

Il gruppo Intesa rappresenta, insieme a Generali e Amundi, una delle tre grandi società operanti in Italia nel settore del risparmio gestito, più precisamente, Intesa è il più grande gruppo bancario italiano ed il principale attore del settore del risparmio gestito in Italia, seguita da Generali e Amundi in terza posizione.
Il ruolo protagonista di Intesa che, negli scorsi mesi ha dato al gruppo bancario la possibilità di slacciarsi parzialmente dall'ABI, revocando all'associazione la delega per il contratto e partecipando in modo indipendente ai vari negoziati con il MEF, è espressione della mastodontica dimensione del gruppo bancario e del numero dei risparmiatori italiani che hanno affidato i propri risparmi ad Intesa, tuttavia, tali dimensioni comportano un contrappeso negativo, ovvero una maggiore esposizione del gruppo ai momenti di crisi, e, in un momento di forte crisi e contrazione del risparmio, ecco che, il primo operatore del settore, registra le perdite più significative.

Deflussi netti nel 2023​

Secondo quanto riportato da Assogestioni, l'associazione italiana delle società di gestione del risparmio, nei primi nove mesi del 2023, vale a dire nei primi tre trimestri dell'anno, sono stati registrati deflussi netti per oltre 30 miliardi di euro, di cui, oltre la metà, solo da parte di Intesa.
Nel dettaglio, le fuoriuscite di Intesa ammontano a circa 15,6 miliardi di euro, seguite da quelle registrate da Generali, per oltre 11 miliardi e infine quelle di Amundi, per circa 4,5 miliardi.

La causa dei deflussi​

La principale causa della crisi del risparmio che sta interessando il settore del risparmio gestito è legata all'Inflazione e alle contromisure per contrastare l'inflazione, ovvero l'incremento dei tassi d'Interesse della BCE.
Con l'inflazione in aumento, anche se in misura minore rispetto all'autunno del 2022 quando è stato superato il record inflazionistico registrato nel 1983, per molte famiglie italiane, riuscire a mettere da parte i propri risparmi è sempre più complesso, soprattutto per coloro che vivono soli e che hanno visto un progressivo innalzamento del costo della vita.
Una minore capacità di risparmio si traduce in minori afflussi di capitale verso il risparmio gestito, e, in alcuni casi anche maggiori deflussi e a conferma di ciò, i dati rilevati da Assogestioni, mostrano proprio un incremento dei deflussi.

Il mercato del risparmio gestito​

Negli ultimi 20 anni il mercato del risparmio gestito ha registrato un significativo aumento di valore, passando da poco più di 800 miliardo di vent'anni fa, ad oltre 2Il mercato del risparmio gestito, in Italia, vale circa 2.200 miliardi a fine 2022.

Prosegue il trend dei deflussi​

Per il mercato del risparmio gestito, il terzo trimestre del 2023 ha confermato il trend già registrato nel secondo e primo trimestre dell'anno, un trend che ha visto un significativo incremento dei deflussi.

Per essere più precisi, negli ultimi mesi, la raccolta di capitale è stata particolarmente negativa e solo lievemente bilanciata dall'aumento del patrimonio complessivo.
A soffrire particolarmente di tale crisi sono stati i principali operatori del settore, Intesa, Generali ed Amundi, in particolare il gruppo Intesa ha registrato deflussi oltre la metà del totale.
Il dato sui deflussi registrato da Assogestioni appare in rialzo rispetto alle stime effettuate lo scorso trimestre. Più precisamente a luglio si stimavano deflussi per circa 1,07 miliardi, in misura nettamente inferiore agli oltre 30 miliardi osservati nel trimestre.
 

PROVVEDIMENTO CAUTELARE ANTITRUST, STOP PASSAGGIO CORRENTISTI A ISYBANK​

Che non forniscano il proprio consenso espresso ( Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

- Milano, 30 nov - L'Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato ha adottato un provvedimento cautelare nei confronti di Intesa Sanpaolo e di Isybank per impedire il passaggio alla banca digitale dei correntisti che non forniscano il proprio consenso espresso. Questa operazione - si legge in una nota dell'Authority - al momento ha riguardato circa 300 mila clienti su un totale di 2,4 milioni che Intesa Sanpaolo intenderebbe trasferire a Isybank. Sono stati oltre 5.000 i consumatori (di cui piu' di 3.000 dopo l'avvio dell'istruttoria) che hanno chiesto l'intervento dell'Autorita'.
Per l'Autorita' il trasferimento e' stato previsto con modalita' non conformi alle disposizioni del Codice del Consumo.
Entro 10 giorni Intesa Sanpaolo e Isybank dovranno comunicare all'Autorita' le misure adottate per ottemperare al provvedimento cautelare.

Per effetto del trasferimento- prosegue la nota dell'Antitrust - i correntisti interessati non avrebbero potuto piu' accedere in filiale ne' all'internet banking tramite personal computer e avrebbero dovuto svolgere le operazioni bancarie solo tramite App. Inoltre, i nuovi conti correnti prevedono condizioni economiche differenti e la perdita di servizi prima disponibili (ad esempio: carte virtuali per effettuare acquisti online in sicurezza, assegni bancari, accesso ai contratti di mutuo). Tali essenziali modifiche dei contratti in precedenza stipulati sono state unilateralmente imposte senza che fosse stato richiesto il previo consenso dei clienti al trasferimento.

Inoltre, le comunicazioni relative al passaggio ad Isybank sono state trasmesse ai clienti nella sezione archivio dell'App di Intesa Sanpaolo senza adottare accorgimenti che ne sollecitassero la lettura (ad esempio, notifiche push e pop-up) e non lasciavano capire che in tal modo i clienti si sarebbero potuti opporre al passaggio. Infine, nelle comunicazioni non erano state adeguatamente indicate le modifiche relative alle condizioni economiche previste dal nuovo conto corrente e ai servizi non piu' inclusi.

Pertanto, l'Autorita' ha previsto che le due banche, previa informativa chiara ed esaustiva sulle caratteristiche del nuovo conto Isybank, assegnino ai correntisti un congruo termine per fornire il proprio consenso espresso al trasferimento. In tal modo, coloro che si dichiareranno contrari avranno la facolta' di mantenere il precedente conto corrente alle stesse condizioni.

com-rmi
(RADIOCOR) 30-11-23 08:33:40
 

Isybank: Messina (ad); autorita' vanno rispettate, soddisferemo clienti su procedure​

MILANO (MF-NW)--"Tutte le autorita' vanno rispettate. E' chiaro che noi riteniamo di aver operato in conformita' a quelle che sono le leggi di questo Paese e di aver ricevuto le autorizzazioni da parte della Banca d'Italia e della Bce. Ma e' anche vero che, se anche un numero limitato di clienti, e parliamo di circa duemila, non ha trovato le nostre procedure come quelle migliori da poter usare faremo in modo che questo possa accadere". Cosi' Carlo Messina, consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, ha commentato la decisione dell'Antitrust che questa mattina ha adottato un provvedimento cautelare nei confronti di Intesa Sanpaolo e di Isybank per impedire il passaggio alla banca digitale dei correntisti che non forniscano il proprio consenso espresso. "Il nostro obiettivo e' sviluppare la tecnologia e fare in modo che questo Paese possa avere un beneficio dall'innovazione. Nel caso specifico, noi abbiamo creato un'innovazione che e' unica in Europa, perche' Isybank, e in particolare Isytech, e' considerata gia' oggi come un benchmark europeo. Se poi dobbiamo migliorare dei meccanismi di comunicazione, per fare in modo che i nostri clienti la possano utilizzare, lo faremo. Peraltro avevamo gia' avviato negli ultimi mesi un'attivita' con Assoutenti e Codancons che oggi ci e' riconosciuta. Siamo abituati a fare le cose e a fare in modo che vadano sempre meglio", conclude Messina. bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

30/11/2023 13:21
 

MESSINA, PROBABILE TAGLIO TASSI IN 2024, COMMISSIONI DIVENTERANNO DECISIVE​

'Ma ragionevole immaginare che siamo arrivati al picco' (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 30 nov - 'Mi sembra ragionevole immaginare che siamo arrivati al picco dei tassi d'interesse e che nel 2024 ci sara' un'inversione, che io mi aspetto piu' nella seconda parte dell'anno, non significativa in termini di inversione dei tassi, ma certamente inizieranno a scendere'. Cosi' il consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a margine di un convegno sull'eredita' del banchiere Raffaele Mattioli, a chi gli chiedeva della possibile discesa dei tassi d'interesse il prossimo anno. 'Che ci sia una taglio nel corso del 2024 - ribadisce - io credo che sia probabile e sara' piu' concentrato nella seconda parte del 2024, quando' le banche centrali 'avranno stabilizzato la visione sull'andamento dell'inflazione e, soprattutto, gli impatti sull'economia reale di quello che sta accadendo'. Quanto all'ipotesi di un taglio di cento punti base, ribatte: 'Credo che siano tanti cento punti base per il 2024'.
La possibile discesa dei tassi per il ceo di Ca de' Sass si tradurra', ragiona lui, in una nuova spinta sulle commissioni, che saranno decisive: 'Sono convinto - spiega - che dall'anno prossimo, nel momento in cui i tassi inizieranno a scendere, tornera' una sorta di 'flight to quality' verso quelle banche che hanno una maggiore capacita' di gestire i risparmi, di avere l'asset management, la bancassicurazione e molte commissioni, come nel nostro caso'.
Enr-

MESSINA, STIMA UTILE 2024 IN CRESCITA CON RECUPERO COMMISSIONI (RCO)​

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 30 nov - 'Abbiamo gia' esplicitato che il target di redditivita' ci aspettiamo che nel 2024 sia superiore a quello del 2023. E' indubbio che noi ci aspettiamo un utile ancora in crescita anche nel 2024 grazie a questo recupero delle commissioni, che avverra' nel corso del prossimo anno'. Cosi' il consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a margine di un convegno sull'eredita' del banchiere Raffaele Mattioli, a chi gli chiedeva dei riflessi sui target annuali della banca alla luce della possibile discesa dei tassi d'interesse nel 2024 da parte delle banche centrali.
Enr-
(RADIOCOR) 30-11-23 13:33:09
 

Intesa Sanpaolo: con Fondazione Raffaele Mattioli ricorda banchiere a 50 anni da scomparsa​

MILANO (MF-NW)--Intesa Sanpaolo e la Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico hanno ricordato oggi, nel 50* anniversario della scomparsa di Raffaele Mattioli, l'eredita' del 'banchiere umanista' e il suo contributo per la modernizzazione industriale dell'Italia e per una concezione di 'banca al servizio del Paese'. E' quanto si legge in una nota. La giornata, organizzata sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha visto la presenza del consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo , Carlo Messina, il presidente di Ca' de Sass, Gian Maria Gros-Pietro, il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, e il presidente della Fondazione Raffaele Mattioli, Ricciarda Mattioli. L'apertura dei lavori e' stata affidata a Gaetano Micciche', chairman della divisione Imi - Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo. Raffaele Mattioli, amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana dal 1933 al 1960 e poi suo presidente dal 1960 al 1972, fu uno dei banchieri piu' rappresentativi del secolo scorso. Il podcast 'L'eredita' di Raffaele Mattioli: 50 anni dopo' e' gia' disponibile su Intesa Sanpaolo On Air all'interno di Anniversari e il documentario 'Humanitas, Economia, Immaginazione. L'universo di Raffaele Mattioli' prodotto da Rai Cultura con materiale dell'Archivio Storico di Intesa Sanpaolo, in onda il 13 dicembre su Rai Storia, raccontano l'opera del banchiere del Novecento che ha ispirato il potere politico e contribuito da un punto di vista economico e culturale allo sviluppo dell'Italia, tanto da essere paragonato ad illustri personaggi del Rinascimento come Lorenzo de Medici. com/bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

30/11/2023 16:24
 
Non più solo npl. La nuova vita dei servicer passerà attraverso i crediti in bonis delle banche. Ecco come
Non più solo npl. La nuova vita dei servicer passerà attraverso i crediti in bonis delle banche. Ecco come


Non più solo npl. La nuova vita dei servicer passerà attraverso i crediti in bonis delle banche. Ecco come​

di Luca Gualtieri

Se i nuovi flussi di npl e utp sono rallentati, i grandi operatori hanno messo nel mirino i finanziamenti in bonis più problematici È un fardello da 190 miliardi per cui le banche avranno bisogno di aiuto


Nel dicembre del 2015 le banche italiane erano zavorrate da 360 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi. I sette anni successivi sono stati dedicati a ripulire i bilanci da questo macigno, un’attività nella quale i servicer hanno giocato un ruolo di primo piano.

Gli operatori specializzati nel recupero di sofferenze e unlikely to pay sono subentrati nella gestione delle posizioni, affiancando o i fondi o direttamente gli istituti di credito. Con questi ultimi sono state siglate importanti alleanze industriali che hanno sgravato le banche da una serie di attività ormai estranee al loro core business. Anche grazie a questi accordi, dal 2015 a oggi le non performing exposure in bilancio ai gruppi finanziari sono calate di 55 miliardi.

Il calo degli npl

Oggi insomma il credito deteriorato non è più un’emergenza in Italia. A fine 2023, il tasso di deterioramento del credito delle banche italiane si dovrebbe attestare all’1,2%, un livello inferiore ai minimi del periodo che ha preceduto la crisi del 2008. Sebbene una nuova ondata di npl non possa essere esclusa, la strategia dei grandi servicer ha già iniziato a riposizionarsi su altre asset class. Sia perché i nuovi volumi di credito deteriorato sono più bassi rispetto a qualche anno fa, sia perché le priorità delle banche sono cambiate.

Il focus sul bonis

L’area di maggiore attenzione oggi sta diventando quella delle posizioni ancora in bonis. Se gli stage 1 sono gli impieghi che non hanno manifestato un aumento significativo del rischio di credito, più complessa è la situazione per gli stage 2.

Quest’ultima categoria comprende i finanziamenti performing che hanno registrato un incremento rilevante del rischio di credito e che quindi si trovano a metà strada tra il bonis e il deteriorato. Secondo un’analisi di PwC a partire dal 2020 lo stage 2 è cresciuto in maniera molto significativa, con un incremento di circa il 13% per l’intero sistema bancario europeo. In particolare dalle Supervisory Banking Statistics della Bce (realizzate su un campione di oltre 100 banche vigilate) è emerso che a fine 2022 lo stock si attestava a 1.400 miliardi pari al 10% del totale dei crediti bancari complessivi dell’Eurozona, con un coverage medio del 3,8%.

I numeri per l’Italia

A livello italiano la montagna ha raggiunto quota 200 miliardi con un coverage (4,7%) e un’incidenza (12%) superiore alla media del Vecchio Continente. I flussi in entrata sono costantemente cresciuti sino alla fine dell’anno scorso quando si è registrata una prima inversione di tendenza. Questa diminuzione – spiega PwC - sembrerebbe guidata in parte dal ritorno in stage 1 di alcuni crediti classificati in stage 2 durante il Covid e in parte dalle riclassificazioni a default effettuate a fine 2022.

Come sono composti i portafogli delle banche? «Lo stock di stage 2 è caratterizzato in larga parte da posizioni di taglio medio- piccolo che quindi necessitano di una gestione quanto più industrializzata a basata su un’attenta analisi dei dati», spiega a MF-Milano Finanza Gabriele Guggiola, partner di PwC. Il portafoglio è rappresentato principalmente da ticket con un importo inferiore al milione di euro, mentre l’incidenza di sconfini/scaduti e di forbearance attorno al 10% dell’importo complessivo.

I rischi per gli istituti

Quali sono i rischi per gli istituti? In assenza di interventi mirati e con tassi di default di mercato in aumento, lo scenario più probabile è una migrazione delle posizioni da stage 2 a default. Già oggi del resto circa il 70% dei nuovi flussi in npe provengono proprio dallo stage 2. Le conseguenze non vanno sottovalutate: il passaggio in default determina maggiori oneri a conto economico (dal 4% a potenzialmente il 30%) e un aumento degli attivi ponderati per il rischio, con una gradazione di diversa entità in funzione dell’asset class.

Questo incremento determina extra-assorbimenti di capitale a cui possono sommarsi impatti sul Cet1 derivanti dall’applicazione del calendar provisioning. «Gli stage 2 sono caratterizzati da probailità di default mediamente elevate e quindi devono essere gestiti al meglio per massimizzare la percentuale di clienti che rimarranno in bonis», riassume Gladiola Lilaj, director di PwC.

Le banche per il momento vogliono condurre internamente questa attività, con un approccio molto diverso rispetto a quanto fatto con npl e utp. Formule di esternalizzazione e di cessione sarebbero molto complesse da affrontare, anche per la difficoltà di intervenire su clienti vivi e ancora in bonis. Una difficoltà non solo operativa, ma anche reputazionale.

Il ruolo dei servicer

I servicer possono comunque giocare un ruolo importante anche in quest’area. «Il credito è stato caratterizzato da grandi trend e la focalizzazione sugli stage 2, da parte di banche e servicer, è uno dei principali fenomeni cu cui il settore si dovrà concentrare nei prossimi mesi», spiega a MF-Milano Finanza Manuela Franchi, amministratore delegato di doValue.

Da un lato gli operatori specializzati possono mettere a disposizione delle banche strumenti di analitycs per il monitoraggio e la reportistica sulle posizioni. Per esempio piattaforme in grado di recepire, integrare ed analizzare informazioni provenienti da diverse fonti dati; modelli predittivi per la stima e il ricalcolo nel continuo delle metriche di rischio (probability of default e loss given default gestionali) e dei cash flow; strumenti di intelligenza artificiale a supporto al processo decisionale per indirizzare la strategia di gestione.

Una seconda area dove la collaborazione tra banche e servicer in ambito stage 2 è quella della struttura operativa di gestione. Qui l’obiettivo qui è supportare l’istituto nel dialogo con il cliente e nella ricerca della soluzione più appropriata. Il servicer può per esempio fornire un modello operativo che minimizzi lo sforzo della rete della banca in tutte le fasi del processo di gestione, dall’analisi fino all’attivazione di eventuali interventi. Oppure può mettere a disposizione risorse con un elevato grado di specializzazione nel credit management e un processo di decision making tempestivo e agevolato dalla piattaforma tecnologica dedicata.

«La gestione degli stage 2 deve essere rapida vista la loro natura dinamica: i servicer possono affiancare le banche contribuendo all’arricchimento e all’analisi dei dati per identificare le posizioni su cui prioritizzare gli interventi e mettendo a disposizione le capacità degli asset manager nel dialogo con i clienti», spiega Luigi Santillo, responsabile business development di doValue.

Milano Finanza - Numero 237 pag. 20 del 02/12/2023
 
Previsioni su Intesa? 3 euros sono alla portata della banca tranquillamente . alla fine deve solo fare il 12% ... FIDUCIA
 
Stato
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