IntesaSanpaolo: solo NEWS n° 2

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INTESA DISPONIBILE A COLLABORARE CON ANTITRUST SU CASO ISYBANK​

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(Teleborsa) - Intesa Sanpaolo commenta la decisione dell'Antitrust di aprire un'istruttoria sul caso Isybank e si dichiara disponibile a collaborare con l'Authority, ritenendo "di avere operato in conformità con la normativa applicabile, inclusa la comunicazione alla propria clientela".

"Abbiamo il massimo rispetto per l'AGCM e, come sempre si è verificato, siamo da subito disponibili a collaborare nell'esame e nella soluzione dei temi posti dall'Autorità, nel miglior interesse della clientela" afferma la Banca, aggiungendo che "anche in questa specifica operazione dai contenuti altamente innovativi, pare opportuno sottolineare che Intesa Sanpaolo, come sempre, pone al centro quanto la clientela richiede e si aspetta. Ne consegue una continua attività di ascolto, con una sistematica interlocuzione con tutti i clienti passati a Isybank, per avere il loro riscontro e dare loro tutte le spiegazioni del caso".

Un portavoce del Gruppo ha intanto segnalato che le segnalazioni hanno coinvolto un numero molto limitato di clienti: su un totale di 300mila clienti per una raccolta totale di 1,7 miliardi, solo 1.500 avrebbero formulato una richiesta di rientro in Intesa Sanpaolo.

"Ad oggi i clienti che ci hanno espresso un reclamo sono molto limitati rispetto ai numeri complessivi e affronteremo singolarmente ogni situazione per offrire una soluzione adeguata e in linea con le necessità della clientela", ha affermato il portavoce, proseguendo "a incoraggiarci in questa innovativa e importante iniziativa del nostro Gruppo è il numero dei nuovi clienti di Isybank provenienti dal mercato, che in poche settimane hanno superato i 50.000, e per questo l'obiettivo di 1 milione di nuovi clienti appare tranquillamente raggiungibile, a conferma delle componenti tecnologiche altamente avanzate e della convenienza delle condizioni economiche della banca".

(TELEBORSA) 02-11-2023 20:28
 
● acconto dividendi cash per 2.633 milioni di euro: il Consiglio di Amministrazione riunitosi oggi ha deliberato la distribuzione di 14,40 centesimi di euro per azione, al lordo delle ritenute di legge, come acconto dividendi a valere sui risultati del 2023, non sussistendo controindicazioni derivanti dai risultati prevedibili per il quarto trimestre 2023 né raccomandazioni dei regolatori in merito ai requisiti patrimoniali applicabili a Intesa Sanpaolo che ostino a tale distribuzione, anche in considerazione dei coefficienti patrimoniali - sia registrati al 30 settembre 2023 sia attesi a fine anno - ampiamente superiori ai requisiti minimi stabiliti dalle normative di vigilanza e in particolare del Common Equity Tier 1 Ratio, superiore anche al livello minimo del 12% a regime che il Gruppo si è prefisso di rispettare; inoltre, la società di revisione EY S.p.A. ha rilasciato in data odierna il parere previsto dall’articolo 2433-bis del Codice Civile. Più precisamente, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato la distribuzione di 2.632.723.054,42 euro, risultante da un importo unitario di 14,40 centesimi di euro per ciascuna delle n. 18.282.798.989 azioni ordinarie; non verrà peraltro effettuata alcuna distribuzione alle azioni proprie di cui la Banca si trovasse eventualmente in possesso alla record date. L’acconto dividendi verrà messo in pagamento il 22 novembre 2023 (con stacco cedole il 20 novembre e record date il 21 novembre). L’acconto dividendi per azione è pressoché raddoppiato nel 2023 rispetto al 2022 salendo da 7,38 a 14,40 centesimi di euro, importo che - rapportato al prezzo di riferimento dell’azione registrato ieri - corrisponde a un rendimento (dividend yield) pari al 5,7%.
 
Le prospettive

Per il 2023 si prevede un significativo aumento del risultato della gestione operativa, derivante da una solida crescita dei ricavi trainati dagli interessi netti (interessi netti attesi pari a ben oltre 14 miliardi di euro nel 2023 e in ulteriore crescita nel 2024 e nel 2025) e da un continuo focus sul cost management, e un forte calo delle rettifiche di valore nette su crediti, con una conseguente crescita dell’utile netto a oltre 7,5 miliardi di euro.
L’attuazione del Piano di Impresa 2022-2025 procede a pieno ritmo e le iniziative industriali chiave sono ben avviate, con una prospettiva di utile netto per il 2024 e il 2025 superiore a quello previsto per il 2023.
Si prevede una forte distribuzione di valore:
  • - payout ratio cash pari al 70% dell’utile netto consolidato per ciascun anno del Piano di Impresa;
  • - l’odierno Consiglio di Amministrazione ha deliberato un acconto dividendi cash da distribuire a
    valere sui risultati del 2023 pari a circa 2,6 miliardi di euro, in distribuzione a novembre;
  • - ulteriore distribuzione per il 2023 da quantificare quando verranno approvati i risultati annuali,
    nei primi giorni di febbraio 2024
    ;
  • - eventuale ulteriore distribuzione per il 2024 e il 2025 da valutare anno per anno.
    Si prevede una solida patrimonializzazione, con un Common Equity Tier 1 ratio a regime - confermando l’obiettivo superiore al 12% nell’orizzonte del Piano di Impresa 2022-2025 secondo le regole di Basilea 3 / Basilea 4 - pari nel 2025 a oltre il 14,5% ante Basilea 4, a oltre il 14% post Basilea 4 e a oltre il 15% post Basilea 4 includendo l’assorbimento delle DTA (che avverrà per la gran parte entro il 2028), tenendo conto del predetto payout ratio previsto per gli anni del Piano di Impresa e non considerando un’eventuale ulteriore distribuzione.
 
Questo il report di MF sui dati di oggi:

Intesa Sanpaolo corre: 6,1 miliardi di utile nei nove mesi, raddoppia l’acconto sul dividendo. L’ad Messina: primi per dividend yield in Europa
Intesa Sanpaolo corre: 6,1 miliardi di utile nei nove mesi, raddoppia l’acconto sul dividendo. L’ad Messina: primi per dividend yield in Europa
Carlo Messina, ceo Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo corre: 6,1 miliardi di utile nei nove mesi, raddoppia l’acconto sul dividendo. L’ad Messina: primi per dividend yield in Europa​

di Elena Dal Maso

Intesa Sanpaolo ha pubblicato i conti relativi al terzo trimestre e ai nove mesi 2023, il titolo inizia a correre dopo i dati che vedono il rapporto costi/ricavi al 41,6% e gli accantonamenti per perdite sui crediti scendere del 28% anno su anno. Alzata la guidance sull’utile 2023 a oltre 7,5 miliardi di euro. Il ceo Messina: abbiamo già maturato 4,3 miliardi di dividendi


Intesa Sanpaolo ha pubblicato i conti relativi al terzo trimestre 2023, che hanno visto i ricavi a 6,367 miliardi di euro (erano 5 miliardi nel 2022) e un utile netto di 1,9 miliardi, battendo le stime del consenso Bloomberg per 1,74 miliardi (erano 957 milioni un anno fa).

Quanto ai nove mesi, i ricavi si sono attestati a 18,765 miliardi (+19% anno su anno), i profitti 6,112 miliardi (+85%).

Gli accantonamenti per perdite sui crediti si sono attestati a 357 milioni, -28% anno su anno, meglio delle stime per 451,3 milioni. L'indice sugli Npl (lordo) si è attestato invece al 2,4% (stime per 2,38%), il rapporto costi /ricavi al 41,6%, su attese degli analisti per il 43,2%. E l’indice di solidità patrimoniale, il Cet 1 ratio fully-loaded, al 13,6%, leggermente sotto le stime per il 13,7%

Intesa alza la guidance su utile e margini

Il gruppo, guidato dall’ad Carlo Messina, ha alzato le attese sull’utile netto 2023 sopra 7,5 miliardi (in precedenza sopra 7 miliardi), oltre le stime di consenso Bloomberg per 7,28 miliardi di euro.
Quanto al margine di interesse (Net Interest Income), ora è atteso dalla banca a oltre 14 miliardi (erano oltre 13,5 miliardi) su stime degli analisti per 13,9 miliardi.

Remunerazione degli azionisti

Intesa si aspetta, nell’ambito del Piano di Impresa 2022-2025, utile netto per il 2024 e il 2025 superiore a quello previsto per il 2023.
La banca milanese prevede una «forte distribuzione di valore», ovvero un payout ratio cash pari al 70% dell’utile netto consolidato per ciascun anno del Piano di Impresa. Inoltre il consiglio di amministrazione ha deliberato un acconto sui dividendi cash sui risultati del 2023 pari a circa 2,6 miliardi di euro, in distribuzione a novembre. A questo si aggiunga un’ulteriore distribuzione per il 2023 da quantificare quando verranno approvati i risultati annuali, nei primi giorni di febbraio 2024 e un’eventuale ulteriore distribuzione per il 2024 e il 2025 da valutare anno per anno.
L’acconto dividendi per azione è pressoché raddoppiato nel 2023 rispetto al 2022, sottolinea la banca nella nota dei conti, salendo da 7,38 a 14,40 centesimi di euro, importo che - rapportato al prezzo di riferimento dell’azione registrato ieri, 2 novembre - corrisponde a un rendimento (dividend yield) pari al 5,7%.

Il ceo Messina: maturato già 4,3 miliardi di dividendi

Nei primi nove mesi dell'anno la «crescita dei ricavi da interessi ha reso possibile un deciso aumento della redditività, di conseguenza i dividendi maturati sono pari a 4,3 miliardi di euro, dei quali 2,6 miliardi saranno pagati il 22 novembre come interim dividend». Così il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, sui risultati dei primi nove mesi.
«La nostra banca - aggiunge - risulta la prima in Europa quanto a dividend yield. La stima di utile netto 2023 si colloca oltre i 7,5 miliardi; le previsioni per il 2024 e 2025 sono di un utile netto superiore a quello del 2023».

Intesa taglia l’esposizione verso la Russia dell’80%

Intesa Sanpaolo ha ulteriormente ridotto l'esposizione alla Russia, scesa «di circa l’80% (2,9 miliardi di euro) rispetto a fine giugno 2022 e scesa sotto lo 0,2% dei
crediti a clientela complessivi del gruppo». Lo spiega la banca nella nota relativa ai conti «I crediti cross-border verso la Russia sono in larga parte in bonis e classificati a Stage 2». Nello specifico, l'esposizione creditizia on-balance cross border post rettifiche di valore è di 620 milioni, di cui 610 verso la clientela, mentre quella on-balance delle controllate è pari a 850 milioni, di cui 120 verso clientela.
L’esposizione creditizia verso controparti russe oggetto di sanzioni è di
200 milioni.

Orario di pubblicazione: 03/11/2023 12:17
Ultimo aggiornamento: 03/11/2023 14:00
 
Gli analisti:

Intesa Sanpaolo è buy per gli analisti. Perché il titolo può correre del 60%. I commenti sui conti
Intesa Sanpaolo è buy per gli analisti. Perché il titolo può correre del 60%. I commenti sui conti
Carlo Messina, ceo Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo è buy per gli analisti. Perché il titolo può correre del 60%. I commenti sui conti​

di Elena Dal Maso

Margine di interesse, controllo dei costi, costo del rischio e remunerazione agli azionisti: i punti caldi dibattuti dagli analisti poco dopo la pubblicazione dei conti relativi al terzo trimestre e ai nove mesi del 2023


Intesa Sanpaolo corre il giorno dei conti relativi al terzo trimestre e ai nove mesi del 2023, il titolo sale del 2,3% a 2,58 euro per 47,3 miliardi di capitalizzazione mentre il Ftse Mib guadagna nel frattempo lo 0,8%. Intanto gli analisti hanno già pubblicato i primi commenti a caldo sulla trimestrale. Margine di interesse, controllo dei costi, costo del rischio e remunerazione agli azionisti al centro de dibattito.

Goldman Sachs: buy, target price 4 euro, upside del 60% circa​

Gli analisti di Goldman Sachs hanno confermato il buy a Intesa con un target price di 4 euro che corrisponde ad un potenziale rialzo del 58,5%. L’utile netto di 1,9 miliardi di euro nel trimestre rappresenta circa 60 milioni di euro (3%) in più rispetto a consenso Visible Alpha, scrivono i broker, trainato da un margine di interesse (NII) più forte, da costi inferiori alle attese e da un migliore costo del rischio, in parte controbilanciati da maggiori costi straordinari e dall’aliquota fiscale. I ricavi totali superano il consenso dell'1% (90 milioni), grazie alla continua crescita del NII (+60% anno su anno e +6% trimestre su trimestre, sopra il consenso del +6%), mentre le commissioni sono in calo a livello trimestrale e annuale (2% al di sotto del consenso), sottolinea Goldman Sachs.

Il costo del debito risulta inferiore di 81 milioni di euro rispetto alle aspettative, attestandosi a 357 milioni di euro. I costi complessivi per 2,650 miliardi sono in calo dell'1% sul trimestre e sostanzialmente stabili sull’anno, 50 milioni in meglio rispetto al consensus.

Intesa ha alzato la guidance sul NII per il 2023 al di sopra di 14 miliardi di euro (dai 13,5 miliardi di euro precedenti, Visible Alpha Consensus a 13,9 miliardi), con un costo del debito in forte diminuzione sul 2022 e un utile netto superiore a 7,5 miliardi di euro (da ben al di sopra 7 miliardi di euro in precedenza, consenso 7,3 miliardi di euro). A più lungo termine, Intesa prevede che il NII cresca ulteriormente nel 2024 e nel 2025 (il consenso prevede invece un lieve calo annuale), con la prospettiva che l’utile netto 2024-25 netto sia superiore al 2023 (consensus +7%/+2% rispettivamente, anno su anno).
In termini di distribuzione, conclude Goldman Sachs, Intesa ha annunciato un acconto sul dividendo cash di 2,6 miliardi da pagare a novembre (oltre 2,45 miliardi di euro precedentemente programmati), con la distribuzione per l'intero anno da calibrare a febbraio 2024.

Antonio Tognoli, Cfo Sim: il video commento​

Leggi qui il commento dell’analista sui conti di Intesa

KBW: conti soliti, margine di interesse sopra il consenso, costo del rischio sotto le attese​

KBW conferma il rating Outperform e il target price di 3,78 euro e parla di «utili solidi e guidance nuovamente migliorata». Gli utili hanno superato il consenso del 3% grazie a margine di interesse (NII), opex e costo del rischio migliori. Cet 1 «sostanzialmente in linea, ma solido al 13,6%».
La guidance, sottolineano gli analisti, è «stata nuovamente migliorata, con obiettivi di NII e utile netto superiori al consenso. Intesa Sanpaolo ha inoltre spiegato che una distribuzione aggiuntiva per il 2023 sarà quantificata all'approvazione dei risultati dell'intero anno all'inizio di febbraio 2024».

Il margine di interesse (NII) ha battuto il consenso di Visible Alpha del 6% ed è cresciuto del 6% su base trimestrale. Le commissioni hanno perso il 2% e sono scese del 6% su base annua. I ricavi complessivi sono cresciuti dell'1% a causa della debolezza degli scambi (trading).
Solidità del capitale «sostanzialmente in linea», scrive KBW. Il Cet 1 ratio si è attestato al 13,6% su base Fully Loaded rispetto al 13,5% previsto dal consenso, dovuto ad asset ponderati per il rischio (RWA) inferiori alle attese.

Confermato l’acconto sul dividendo di 2,6 miliardi di euro, equivalente a un rendimento del 5,6%, con pagamento a partire dal 22 novembre 2023. La qualità degli attivi continua a migliorare, sottolineano gli analisti. Il costo del rischio di 33 punti base risulta migliore delle attese di KBW per 44 punti. La copertura dei crediti deteriorati è aumentata su base trimestrale al 50% e l’Npl ratio lordo è rimasto stabile su base trimestrale al 2,4%.

Caldato, Olympia Wealth Management​

« Intesa ci ha abituati a numeri che rispettino il consensus. Oggi ne abbiamo conferma. Un upgrade degli utili prospettici esce, tuttavia, con un mercato che già scontava risultati positivi», il commento di Fabio Caldato, partner di Olympia Wealth Management.

Jefferies: titolo solido anche se i tassi scendono​

Jefferies (rating buy, target price 3,7 euro) sottolinea che un'elevata diversificazione dei ricavi può sostenere il il rapporto utili/perdite (P&L) anche se la Bce inizia a tagliare i tassi. In tal senso, «la generazione organica di capitale sostiene la distribuzione agli azionisti. L'elevato rendimento da dividendo del titolo Intesa Sanpaolo deve essere considerato poi anche nel contesto di un'attività relativamente difensiva rispetto ad altre banche, sostenuto dai risultati degli ultimi stress test della Bce in cui la banca ha avuto uno dei livelli di riduzione del Cet 1 più bassi nello scenario avverso». Il titolo Intesa viaggia ad un rapporto P/TNAV atteso al 2023 di 0,9 volte con una redditività del 16% (RoTE 2025).

Orario di pubblicazione: 03/11/2023 14:13
Ultimo aggiornamento: 03/11/2023 16:17
 

Messina (Intesa Sanpaolo) a Cnbc Europe: non faremo altre acquisizioni in Italia

Messina (Intesa Sanpaolo) a Cnbc Europe: non faremo altre acquisizioni in Italia


Messina (Intesa Sanpaolo) a Cnbc Europe: non faremo altre acquisizioni in Italia | IL VIDEO

di Valeria Santoro, MfNewswires

Lo sguardo di Intesa Sanpaolo è rivolto all'Europa, ma per un consolidamento transfrontaliero è necessario completare l'unione bancaria, secondo il ceo, Carlo Messina, per il quale il debito pubblico italiano è sostenibile


Per Intesa Sanpaolo è impossibile fare altre acquisizioni in Italia perché ci sono limiti antitrust. Lo sguardo della banca è rivolto all'Europa, ma per un consolidamento transfrontaliero è necessario completare l'unione bancaria. È quanto spiegato durante un'intervista a Cnbc Europe dal ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.

No a nuove acquisizioni in Italia

Intesa Sanpaolo non può fare altre acquisizioni in Italia perché «c'è un problema di antitrust», ha precisato Messina spiegando che «altre banche possono tentare di combinarsi con altri nomi diversi nel paese. Per Intesa Sanpaolo è molto difficile. Siamo stati una delle pochissime banche che ha compiuto un consolidamento nel nostro Paese con l'acquisizione di Ubi Banca». Per muoversi in un consolidamento oltre i confini nazionali, ha aggiunto, «è necessario creare valore per i propri azionisti. Non è facile quindi nel breve termine perché realizzare una sinergia transfrontaliera sul lato dei costi non è facile, quindi penso che dovremo aspettare probabilmente un'unione bancaria per passare a un vero e proprio consolidamento cross border significativo».

Possibili buyback

Messina ha poi ribadito che Intesa Sanpaolo ha «capitale in eccesso e siamo pronti a proporre a fine anno un buyback azionario». Inoltre, ha aggiunto, «non avremo impatti regolamentari sul nostro capitale nel 2024 e quindi potremo aggiungere un buyback al nostro payout del 75% non solo per il 2023, ma anche per il 2024 e il 2025 se il cda lo approverà».

Soltanto una recessione profonda in Italia «ci potrà far muovere in una posizione diversa, di difesa dei nostri stakeholder a lungo termine, altrimenti restiamo in posizione che ci vede con un profilo di rischio molto limitato e quindi con il bisogno di mantenere un capitale in eccesso limitato», ha precisato sottolineando che Intesa Sanpaolo è un «caso unico in Europa sul fronte della distribuzione di dividendi in contanti. Paghiamo il 70% in termini di dividendo in contanti».

Il Governo ha recuperato il rapporto con il mercato

«È chiaro che nel breve termine se annunci qualcosa di inatteso e probabilmente non così ben preparato puoi avere un'immagine negativa, ma se alla fine riesci a fare qualcosa di sensato, e penso che ora lo sia, la tua immagine recupera», ha sottolineato Messina spiegando che oggi l'esecutivo «ha una buona relazione col mercato, lo spread si sta riducendo, non vedo punti strutturali negativi".

Tassa extra profitti a riserva e programma contro diseguaglianze

Intesa Sanpaolo ha deciso di mettere a riserva la tassa sugli extraprofitti, «ma allo stesso tempo abbiamo collegato un programma per contrastare la disuguaglianza sociale», ha continuato Messina mettendo in evidenza che «non si può avere un rapporto negativo tra il settore bancario e il governo. Ma si può avere un approccio dialettico ed affrontare i problemi discutendo. L'obiettivo finale deve essere comune ed è quello di lavorare per aumentare la crescita del Paese".

Il debito pubblico è sostenibile

«L'Italia è un Paese forte, non siamo un Paese marginale. Abbiamo una posizione unica in termini di risparmio delle famiglie italiane alle quale si aggiunge anche il ruolo delle nostre imprese», ha messo in evidenza il numero uno di Cá de Sass precisando che «di contro abbiamo un debito pubblico che è sicuramente qualcosa a cui dobbiamo prestare attenzione probabilmente dovremo muoverci nella direzione della riduzione, ma al momento è sostenibile».

Orario di pubblicazione: 06/11/2023 14:35
Ultimo aggiornamento: 06/11/2023 14:50
 

INTESA È LA "TOP PICK IN ITALY" PER BOFA: I 5 MOTIVI PER IL BUY​

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(Teleborsa) - Gli analisti di Bank of America(BofA) hanno alzato a 4 euro per azione(dai precedenti 3,90 euro) il target price su Intesa Sanpaolo, confermando la raccomandazione "Buy" e chiamando la banca "top pick in Italy". Il broker ha evidenziato cinque ragioni per comprare il titolo.

In primis, le ipotesi relative al beta dei depositi rimangono prudenti: il mercato continua a sottovalutare la leva finanziaria del franchising di depositi di Intesa, con la banca che trattiene una grossa quota, circa il 60%, di depositi al dettaglio retail e a bassa remunerazione.

In secondo luogo, i replicating portfolios saranno un differenziale chiave del NII dal 2024: non viene visto alcun picco per Intesa, nemmeno con l'Euribor destinato a scendere, e quindi il NII continuerà a crescere nel 2024-25.

Un altro aspetto è la crescita del reddito non da interesse: con la fine dei rialzi dei tassi, i redditi non da interessi (gestione patrimoniale, assicurazioni e private banking) acquisiranno più valore, anche considerando che Intesa non ha ceduto product factories come altri istituti.

Inoltre, gli analisti sottolineano la distribuzione speciale prevista per la fine dell'anno e più avanti: per quest'anno prevedono buyback speciale per 1,5 miliardi di euro e altrettanto nel 2024, on top del payout ordinario al 70%. Lo yield totale di Intesa si attesterà a un livello superiore al 15% annuo nel 2023-25, uno dei più alti a livello di settore.

Infine, Intesa ha sottoperformato i peer italiani di circa il 20% da inizio anno, anche se la banca guidata da Carlo Messina offre "la migliore combinazione di NII carr dal suo replicating portfolio, resilienza del beta dei depositi e crescita del reddito non da interessi". Questo mentre è destinata a restituire agli azionisti più del 45% della sua capitalizzazione di mercato nel 2023-25.

(TELEBORSA) 06-11-2023 14:47
 
Oggi sul quotidiano

Farsa extraprofitti: alla fine il governo ha rafforzato quegli istituti colpevoli di fare margini «ingiusti»​

di Sergio Rizzo
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Se i precedenti governi - ed è verissimo - non avevano fatto pagare un euro di tasse in più alle banche, questo esecutivo ha consentito loro di pagare addirittura qualche euro in meno. Prova ne è il fatto che tutte le banche hanno finora optato per l'alternativa di tenersi i famosi extraprofitti a riserva​


E sarebbe questo il ringraziamento? Il pensiero cattivo potrebbe attraversare la mente di qualcuno dopo aver scoperto che il Mediocredito Centrale e le sue controllate Banca Popolare di Bari e CariOrvieto non pagheranno gli extraprofitti allo Stato. Perché questo gruppo bancario non solo è di proprietà dello Stato attraverso Invitalia, ma è pure presieduto da un signore, Ferruccio Ferranti, nominato qualche mese fa dal governo di Giorgia Meloni in quota Fratelli d'Italia. Ossia il partito della presidente del Consiglio, con cui Ferranti è da sempre - si può dire senza timore di smentita - in sintonia pressoché perfetta.


Eppure nemmeno lui darà un solo euro al suo governo per la battaglia contro i banchieri sfruttatori che fanno montagne di soldi grazie agli aumenti dei tassi decisi dalla Banca Centrale Europea speculando sui costi dei mutui pagati dai poveri Cristi. Perché questa è la tesi che ha ispirato la mossa meloniana di far pagare agli istituti di credito una tassa supplementare sui cosiddetti extraprofitti.

Non si torna indietro

«Stiamo registrando utili record e abbiamo deciso di intervenire introducendo una tassazione del 40% sulla differenza ingiusta del margine di interesse. Una tassa non su un margine legittimo ma, appunto, ingiusto», dice Meloni il 9 agosto scatenando l'offensiva. Promettendo che quei soldi serviranno a «finanziare misure a sostegno di famiglie e imprese in difficoltà per l'alto costo del denaro». E perché sia chiaro che non scherza e andrà fino in fondo, dopo aver garantito che «indietro non si torna!», fa scendere in campo l'artiglieria pesante. È Giovanbattista Fazzolari, il suo sottosegretario alla presidenza, secondo un giudizio attribuito a Meloni «l'uomo più intelligente che abbia mai conosciuto», a sparare la prima bordata: «Con Conte e il Pd non è mai stato messo nemmeno un euro in più di tasse alle banche. Questo è l'unico governo che ha la forza di tassare le banche perché è l'unico che non ha rapporti privilegiati con il sistema bancario».

Le ultime parole famose. Mentre la premier insiste che finalmente è finita la storia dello «Stato forte coi deboli e debole coi forti» giurando che difenderà sempre la tassa sulle banche, con il leader della Lega Matteo Salvini che sul pratone di Pontida proclama che «la tassa sugli extraprofitti delle banche per noi è una priorità, non torneremo indietro», la retromarcia è già in atto. Forza Italia non ci sta e cerca in tutti i modi di annacquare il decreto. Poi arriva anche il giudizio negativo della Bce perché la nuova imposta aggiuntiva, fanno sapere da Francoforte, non si può utilizzare per risanare il bilancio pubblico. Così la dichiarazione di guerra allo «Stato forte coi deboli e debole coi forti» pian piano si affloscia. Fino a sgonfiarsi del tutto. E il governo, che sarebbe stato l'unico a poter tassare le banche perché l'unico a non avere rapporti privilegiati con le banche (Fazzolari dixit), in realtà fa un grosso favore alle banche e ai suoi azionisti.

Le banche ringraziano

Quello che esce fuori consente agli istituti di scegliere fra pagare la tassa o accantonare a riserva non distribuibile una cifra pari a due volte e mezzo i cosiddetti extraprofitti. Che cosa accade in questo secondo caso? Gli azionisti guadagnano lo stesso somme importanti e forse mai viste, considerato il boom degli utili che si è verificato nell'ultimo anno. La banca si rafforza patrimonialmente, con il risultato di allontanare in molti casi la prospettiva di aumenti di capitale. Per giunta si pagano anche meno tasse di quante se ne sarebbero dovute pagare nel caso in cui le imposte avessero gravato sull'intero profitto.

Il risultato è che, se i precedenti governi - ed è verissimo - non avevano fatto pagare un euro di tasse in più alle banche, questo esecutivo ha consentito loro di pagare addirittura qualche euro in meno. Prova ne è il fatto che tutte le banche hanno finora optato per l'alternativa di tenersi i famosi extraprofitti a riserva.

Anche il Monte accantona

Compresi tutti, ma proprio tutti, gli istituti controllati dallo Stato. Perché la stessa decisione l'ha presa, dopo il Mediocredito Centrale, anche il Montepaschi. Ritornata finalmente al sospirato utile, la banca controllata dal Tesoro ha fatto «marameo» all'Erario sui super profitti. Esattamente al pari di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Banco Bpm.... Se si fa un rapido conto, gli almeno 4 miliardi che qualcuno contava di avere già in tasca per la finanziaria che precede la campagna elettorale delle prossime europee, sono già sfumati così.

La resa di Giorgetti

E alla fine il ministro dell'Economia si è dovuto arrampicare sugli specchi per giustificare il fatto che famiglie e imprese, come aveva invece promesso la premier, non vedranno neppure un centesimo di quei «margini ingiusti» tolti a chi avrebbe speculato sui mutui prima casa. «Pensiamo che la via più giusta sia patrimonializzare le imprese e garantire loro la possibilità di affrontare il rischio di credit crunch. Quella tassa su cui commentatori ironizzano che renderà poco o niente, fin dall'inizio non è stata mai scontata nei conti pubblici, e vi sfido a dimostrare il contrario. Abbiamo fatto una misura giusta nei confronti delle banche, ma anche nell'interesse dell'intero sistema economico perché così le banche non hanno più la scusa per non fare più credito alle imprese». Da Robin Hood allo sceriffo di Nottingham… (riproduzione riservata)

Milano Finanza - Numero 222 pag. 12 del 11/11/2023
 

INTESA SANPAOLO: NASCE LABORATORIO ESG IN TOSCANA PER PMI​

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(Teleborsa) - Intesa Sanpaolo, Confesercenti Toscana e CNA Toscana avviano il "Laboratorio ESG Toscana - Environmental Social Governance". L'iniziativa, presentata oggi proprio nella sede di Intesa Sanpaolo in cui risiederà il nuovo Laboratorio ESG, è ispirata ad una logica di sistema e di servizio. Nel Laboratorio si promuoveranno progetti e temi di impatto sociale, legati all'innovazione e all'inclusione con azioni di accompagnamento delle PMI.

(TELEBORSA) 14-11-2023 19:28
 
Banche del sud Europa pronte per un anno record, Kbw: meglio le italiane delle spagnole. I nuovi target price con un upside medio del 45% - MilanoFinanza News

Banche del sud Europa pronte per un anno record, Kbw: meglio le italiane delle spagnole. I nuovi target price con un upside medio del 45%​

di Francesca Gerosa

Keefe, Bruyette & Woods alza i target price sulle banche italiane in modo consistente post conti e revisione delle stime di utile per azione 2023-2025. Banco Bpm bocciata, promossa CaixaBank. Il rating su Mps resta market perform: nessuna banca sarà interessata ad acquisire il Monte nei prossimi 12 mesi


Glio stralci:

I nuovi target price di Kbw sulle banche italiane

Nel caso di Bper Banca da 4,67 a 5,38 euro (rating outperform), di Unicredit da 36,03 a 37,20 euro (outperform) e di Intesa Sanpaolo da 3,78 a 3,97 euro (outperform). Invece, ha declassato Banco Bpm da outperform a market perform (target price rivisto da 7,19 a 7,21 euro). Il rating su Mps resta market perform (target price ritoccato da 3,71 a 3,89 euro). Invece, sul Credemil rating è confermato a outperform (target price da 11,83 a 11,93 euro) e su Mediobanca a underperform (target price da 14,30 a 14,03 euro).

...................

Meglio le banche italiane delle spagnole



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La figura 4 mostra gli ultimi beta su prestiti e depositi banca per banca (dove disponibili). « Unicredit e CaixaBank sono le migliori, mantenendo i beta sui prestiti più alti ma anche alcuni dei beta sui depositi più bassi», sottolinea Kbw, aggiungendo la cronologia a lungo termine del margine di interesse banca per banca. In questo caso, Intesa Sanpaolo e la maggior parte delle banche spagnole domestiche hanno già un margine di interesse netto superiore ai livelli storici. Più in generale, Kbw continua a preferire le banche italiane a quelle spagnole domestiche e Unicredit continua a essere la sua scelta migliore tra le grandi capitalizzazioni grazie al capitale in eccesso dell’istituto non riconosciuto nella valutazione e al management più proattivo. Tra le piccole capitalizzazioni preferisce Bper e Bank of Cyprus, troppo economica per un Rote target superiore al 13% nel 2025.
 

Azioni, i migliori dividendi di Piazza Affari. Rendono fino al 12% e stracciano i Btp

Azioni, i migliori dividendi di Piazza Affari. Rendono fino al 12% e stracciano i Btp
Piazza Affari

Azioni, i migliori dividendi di Piazza Affari. Rendono fino al 12% e stracciano i Btp​

di Elena Dal Maso

Nell’anno dei Btp, che fanno diretta concorrenza alle azioni, i dividendi di Piazza Affari corrono fino a sfiorare il 12%. Ecco chi stacca l’acconto lunedì 20 novembre e chi remunera meglio gli azionisti


E’ l’anno dei Btp, che rendono dal 3,6% a due anni fino al 4,4% circa nell’emissione sul mercato con scadenza a 10 anni. Una forma di investimento molto allettante che fa storica concorrenza alle azioni. Ma Piazza Affari è famosa per il suo dividend yield, ovvero la redditività da cedola dei titoli, soprattutto quelli finanziari, che sfiora, ai prezzi attuali, il 12%.


Un tema che torna alla cronaca visto che il mercato si aspetta lo stacco dell’acconto di diversi dividendi lunedì 20 novembre, come si può leggere nella tabella sotto. La prima colonna indica il nome della società quotata a Piazza Affari, la seconda il prezzo per azione, la terza l’ultimo dividendo deliberato (o anticipo di dividendo), a seguire la data dello stacco atteso. La colonna successiva, invece, riguarda il dividendo per il 2024 su utili 2023 atteso dal consenso degli analisti raccolto da Bloomberg e, ultima colonna, il rendimento della cedola ai prezzi attuali.

Da inizio anno il Ftse Mib, nonostante l’andamento stop and go, è salito del 24,5% a 29.500 punti. Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e membro Assiom Forex, fa il punto sui listini: «Abbiamo probabilmente davanti sei mesi di calma, i mercati si aspettano che le banche centrali non alzino più i tassi, oggi le attese sono di un primo, piccolo taglio fra giugno e settembre del 2024 attorno allo 0,25%». Il prossimo anno, importante per le elezioni presidenziali americane, «tornerà alla ribalta il tema del debito Usa, con le emissioni alte mentre Fed e Cina nel frattempo stanno comprando sempre meno T bond», conclude Batacchi.

Chi paga di più​

In cima alla classifica troviamo Banca Ifis, che stacca la cedola lunedì 20, con un dividend yield dell’11,7%, a seguire Intesa Sanpaolo con l’acconto di 0,144 euro su 0,292 euro (11,10% di dividend yield atteso al 2024), Bff Bank ha un dividend yield atteso del 9,64%, Equita del 9,37%, Mediobanca dell’8,53%, Stellantis dell’8,46%, MFE B dell’8,41%, Bper Banca dell’8,21%, Piaggio dell’8,17%, Banco Bpm del 7,9%, Banca Popolare di Sondrio del 7,6%, UnipolSai del 7,57%.

Chi stacca l’acconto il 20 novembre​

Ma chi stacca l’acconto sul 2024 lunedì 20 novembre? Intesa Sanpaolo, Poste Italiane, Banca Mediolanum, Eni, D’Amico (27 novembre), Terna, Tenaris, Recordati, Danieli, StM (11 dicembre).

Orario di pubblicazione: 16/11/2023 12:01
Ultimo aggiornamento: 16/11/2023 13:16
 
Banche, allarme Bce sulle crepe nella cybersecurity: lacune gravi e diffuse dalle ispezioni in 22 istituti di 11 Paesi europei
Banche, allarme Bce sulle crepe  nella cybersecurity: lacune gravi e diffuse dalle ispezioni in 22 istituti di 11 Paesi europei


Banche, allarme Bce sulle crepe nella cybersecurity: lacune gravi e diffuse dalle ispezioni in 22 istituti di 11 Paesi europei​

di Francesco Ninfole

Per la Vigilanza le carenze delle banche sono state più gravi e diffuse del previsto. La Bce è molto preoccupata, anche per i rischi aumentati la situazione di tensione internazionale, e striglia i banchieri: adottate contromisure tempestive e concrete per alzare le difese contro gli attacchi hacker


La Vigilanza Bce lancia l’allarme sui rischi cibernetici dopo aver condotto ispezioni in 22 banche di 11 Paesi. «Le lacune sono state più gravi e diffuse del previsto. Sono state rilevate carenze in tutte le aree della cybersecurity», ha osservato la Vigilanza Bce. Francoforte condurrà l’anno prossimo uno stress test specifico sulla resistenza delle banche ad attacchi cibernetici. La materia è diventata una delle priorità dell’attività di Vigilanza.

I risultati delle ispezioni

Nelle ispezioni appena concluse i supervisori hanno riscontrato una capacità non sufficiente da parte degli istituti di credito nell’individuare e rispondere ad attacchi cyber. La Bce si aspetta che le banche adottino «misure immediate e concrete» per assicurare che la gestione del rischio informatico sia allineata con le aspettative della Vigilanza. Gli istituti inoltre devono fare passi avanti per «attuare le migliori pratiche». Le banche che sono state sottoposte all’ispezione in loco sulla cybersecurity hanno già ricevuto raccomandazioni specifiche da parte della Bce e dovranno adottare «misure di follow-up adeguate». Anche gli organi direttivi di tutte le altre banche «dovrebbero riflettere sulle aree in cui possono intervenire per migliorare la gestione del rischio informatico e di cybersecurity».

Nel complesso, ha aggiunto la Vigilanza, i risultati delle ispezioni «sollevano serie preoccupazioni che confermano la necessità di continuare le ispezioni in loco insieme a discussioni caso per caso tra banche e autorità». La prossima verifica a livello di sistema sarà lo stress test sulla resilienza informatica nel 2024.

La gestione del post Brexit

La Bce è intervenuta anche per invitare le banche non dell’area euro con sede a Londra a rafforzare le sedi in Europa in seguito alla Brexit, in modo che siano gestite con risorse adeguate e non siano scatole vuote («empty shells»). Il richiamo riguarda in particolare gli istituti che sono stati sottoposti alla supervisione di Francoforte dopo la Brexit: Ubs Europe Se, Citigroup Ag, J.P. Morgan Ag, Morgan Stanley Europe Holding Se, Goldman Sachs Bank Europe Se, Barclays Bank Ireland Plc and Bank of America Merrill Lynch International. La Vigilanza ha messo sotto la lente 264 trading desk, che pesano per 91 miliardi di asset ponderati per il rischio e 4 miliardi di ricavi netti da trading. Tra questi sono stati identificati 56 desk di importanza significativa, che pesano per il 40% degli asset. Tra questi, 14 dovranno essere gestiti completamente all’interno dell’Ue, mentre gli altri 42 dovranno potenziare «notevolmente» le capacità locali. «Quando le banche originano rischi rilevanti, sia la prima che la seconda linea di difesa devono essere presenti localmente», ha rilevato la Bce. «Questo include l’allocazione di risk-taker di livello sufficientemente elevato: si prevede che aumentino di 132 unità, per un totale di 306». Nel complesso la Brexit ha comportato il trasferimento di circa 7 mila posti di lavoro da Londra all’Ue.

Lagarde: attenzione agli npl

Ieri intanto Christine Lagarde, presidente della Bce e dell’Esrb (l’autorità europea per i rischi sistemici), ha ricordato il primo e unico «general warning» dell’Esrb a settembre 2022, lanciato dopo l’invasione russa dell’Ucraina. L’Europa doveva affrontare allora i rischi finanziari legati a forniture energetiche insufficienti. Quei pericoli, ha detto Lagarde, si sono materializzati solo «in parte» per le banche che finora hanno migliorato la redditività e non hanno visto aumentare i crediti deteriorati. La presidente Bce ha però chiesto di mantenere alta l’attenzione. «La redditività delle banche sarà influenzata negativamente dall’aumento dei costi di finanziamento, che riflette l’innalzamento dei tassi di interesse, e da volumi di prestito molto più bassi», ha detto Lagarde. Inoltre, «la perdurante combinazione di bassa crescita e aumento dei costi di servizio del debito continuerà a mettere a dura prova le famiglie e le imprese vulnerabili, con il rischio di un aumento dei non-performing loan».

La presidente della Bce e dell’Esrb ha inoltre ricordato che i rischi non provengono in questa fase soltanto dal settore bancario: «L’elenco dei nodi vulnerabili del sistema finanziario rimane lungo: si estende ad esempio, a fondi del mercato monetario e fondi di investimento, in particolare quelli che investono in attività illiquide. E i canali di contagio potrebbero ancora riemergere».
In particolare, ha aggiunto Lagarde, «le politiche sui margini delle controparti centrali potrebbero amplificare lo stress nel sistema. I titoli a reddito fisso detenuti dalle banche dell’Ue potrebbero subire una significativa svalutazione, nel caso in cui dovessero essere venduti. Perciò non sarebbe saggio essere rilassati e l’Esrb continuerà a monitorare attentamente gli sviluppi».

MF - Numero 226 pag. 2 del 17/11/2023
 

Bce, warning alle banche sull’immobiliare commerciale crollato del 47%. Rischio shock nel sistema finanziario​

di Rossella Savojardo

Le transazioni immobiliari commerciali si sono quasi dimezzate nel primo semestre 2023. La dimensione dei portafogli immobiliari commerciali delle banche tuttavia è limitata e per questo «è improbabile che da soli possano causare una crisi sistemica a livello dell’area dell’euro


Le deboli prospettive di redditività stanno creando maggiori rischi al ribasso nei portafogli delle banche esposte al mercatoimmobiliare commerciale. A dirlo è la Banca Centrale Europea nel suo ultimo report sul settore, nel quale ha specificato che il mercato immobiliare commerciale della zona euro potrebbe restare in difficoltà per anni, lasciando esposti i libretti dei prestiti bancari, i fondi di investimento e gli assicuratori.

«La dimensione dei portafogli immobiliari commerciali delle banche è limitata e l’esposizione è notevolmente inferiore a quelle del mercato residenziale», per questo «è improbabile che questi da soli possano causare una crisi sistemica a livello dell’area dell’euro. Essi però potrebbe aumentare gli shock nel sistema finanziario e avere un forte impatto sulle società finanziarie, dai fondi di investimento alle compagnie di assicurazione», puntualizzano da Francoforte.

Il settore pesa sui portafogli per circa il 10%

Nel rapporto gli analisti sottolineano che la debolezza economica e gli alti tassi di interesse hanno depresso i prezzi degli immobili nel corso dell’ultimo anno, riducendo la redditività delle società immobiliari mettendo persino a dura prova il modello di business del mercato immobiliare commerciale. I mutui residenziali rappresentano circa il 30% dei portafogli di prestiti bancari, mentre gli immobili commerciali pesano circa per il 10%.

Da Francoforte evidenziano inoltre che «le transazioni immobiliari commerciali sono diminuite del 47% nella prima metà del 2023, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «Ciò rende difficile dire fino a che punto i prezzi siano scesi» spiega la Bce, «ma i più grandi proprietari immobiliari quotati del blocco vengono scambiati con uno sconto di oltre il 30% rispetto al valore patrimoniale netto, il più grande sconto dal 2008».

Le società immobiliari sono vulnerabili alle perdite

Secondo un campione di prestiti bancari alle società immobiliari, il recente aumento dei costi di finanziamento potrebbe fare in modo che la quota di prestiti concessi alle società in perdita raddoppi fino al 26%. Se le condizioni di finanziamento più restrittive persistessero per due anni, come previsto dai mercati, e le imprese fossero obbligate a rinnovare tutti i prestiti in scadenza, questa percentuale aumenterebbe al 30%. Il 53% dei prestiti del campione sarebbe destinato a imprese in perdita se le società, invece, registrassero contemporaneamente un calo del fatturato del 20%. In alcuni casi, le perdite sono considerevoli: per il 17% dei prestiti, le perdite annuali superano il 10% del capitale totale dell’impresa.

«Ci sono sostanziali vulnerabilità in questo portafoglio di prestiti, soprattutto se si considera che si prevede che sia i maggiori costi di finanziamento che la ridotta redditività persisteranno per un certo numero di anni», aggiungono dall’Eurotower. In sintesi, «I modelli di business stabiliti sulla base della redditività pre-pandemica e dei tassi di interesse bassi a lungo termine potrebbero diventare impraticabili nel medio termine», concludono.

Orario di pubblicazione: 21/11/2023 11:00
Ultimo aggiornamento: 21/11/2023 12:27
 
In punto ai valori dell'immobiliare commerciale, le Banche in Italia sono ampiamente rodate dai pregressi con Ricucci, Coppola e Zunino con cui ci hanno rimesso miliardi in sede di accordi transattivi per salvare il salvabile ... :D
 
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