IntesaSanpaolo: solo NEWS n° 2

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INTESA SANPAOLO ANNUNCIA RIACQUISTO OBBLIGAZIONI PERPETUE PER 503 MILIONI​

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(Teleborsa) - Intesa Sanpaolo annuncia i risultati finali dell'offerta per il riacquisto del prestito obbligazionario perpetuo "€750.000.000 Additional Tier 1 Notes". Alla Scadenza dell'Offerta, l'ammontare nominale complessivo di Titoli Esistenti validamente offerti per il riacquisto ammontava a 503.077.000, che rappresenta approssimativamente il 67,08% dell'importo nominale complessivo dei Titoli Esistenti in circolazione (pari a 750.000.000 euro).

Il riacquisto dei Titoli Esistenti è stato effettuato contemporaneamente all'emissione di un nuovo titolo obbligazionario perpetuo Additional Tier 1 a tasso fisso reset denominato in euro per un importo nominale complessivo di 1.250.000.000 euro.

I termini dei Nuovi Titoli, il cui regolamento è avvenuto il 7 settembre 2023, sono i seguenti: importo 1.250.000.000 euro, scadenza perpetua, prima Data di Reset: 7 marzo 2030, cedola 9,125% pagabile semi-annualmente in via posticipata sino alla Prima Data
di Reset e, successivamente, reset ogni 5 anni al tasso corrispondente alla somma tra il Margine e il Tasso Mid-Swap a 5 anni,

(TELEBORSA) 08-09-2023 17:20
 

Banche: Enria, con tassa su extra-profitti meno attrattive per investitori​

ROMA (MF-NW)--"Come abbiamo gia' detto nel nostro parere sulla legge spagnola, c'e' il timore che un'imposta una tantum, che puo' durare anche per un periodo di tempo relativamente lungo, colpisca una banca in un momento specifico di transizione quando i margini si allargano durante il ciclo di rialzi". Lo ha detto a Bloomberg News il capo della vigilanza della Bce, Andrea Enria, in merito alla possibilita' che il governo italiano tassi gli extra-profitti delle banche. Enria ha precisato di non volere commentare paesi specifici ma ha messo in evidenza che "se si applicano tasse che colpiscono i margini di interesse senza considerare gli accantonamenti e i costi, si potrebbero influenzare negativamente gli incentivi alle banche ad accantonare" riserve di liquidita', ha proseguito. Inoltre, ha spiegato, "dare l'impressione che ogni volta che le banche europee realizzano profitti, c'e' qualcuno che interviene e li riduce potrebbe ridurre l'attrattivita'" agli occhi degli investditori. Sulla scelta dei governi di prevedere una tassa sugli extra-profitti, aggiunge Enria, "potrebbero esserci delle responsabilita' da parte delle banche", dovute al trasferimento "ritardato" dei rialzi dei tassi alla clientela. "In alcuni mercati, questo non ha funzionato molto bene: le banche sono rimaste indietro, probabilmente per troppo tempo, prima di trasferire i tassi di interesse piu' elevati ai propri clienti". vs fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

11/09/2023 13:38
 
Oggi sul quotidiano

Banche: la tassa sugli extra profitti? Non è costituzionale. Ecco perché

di Vittorio Giordano*

Il meccanismo della tassa alle banche è ambiguo e mal si sposa con i principi della Costituzione. A parità di incrementi due banche potrebbero essere soggette a tassazione diversa, e inoltre si potrebbe finire per tassare un extraprofitto che non si è tradotto in reddito


È sempre più inveterata, purtroppo, l’abitudine del legislatore di introdurre imposte straordinarie che perseguono lo scopo di colpire gli extra profitti che, per straordinarie congiunture di mercato o (addirittura) storiche, si vanno a creare in determinati settori economici, spesso caratterizzati da rendite di posizione, assenza di competizione o anelasticità della domanda. Ora, sebbene caratteristiche possano in astratto giustificare, non solo dal punto di vista politico ma anche da quello della rispondenza ai principi costituzionali, un trattamento fiscale differenziato esteso a tutti gli operatori dei settori interessati, nondimeno le modalità con cui è operata tale differenziazione non possono trasmodare in un’arbitraria discriminazione e devono essere logicamente riconducibili rispetto alla finalità perseguita dal legislatore. Se possibile, dunque, la verifica del rispetto del principio di capacità contributiva, sub specie del raccordo tra presupposto dell’imposizione straordinaria (e, dunque, l’extraprofitto che giustificherebbe l’intervento del legislatore) e gli elementi strutturali della stessa, deve essere condotta con rigore ancora maggiore rispetto al solito.

I paradossi del meccanismo dell’imposta

Senonché, a proposito dell’imposta straordinaria introdotta a carico delle banche con il decreto-legge di agosto, gli esiti di tale verifica sono negativi. Lo stesso legislatore, infatti, appare incerto nel tratteggiare l’oggetto che intende colpire: sebbene l’imposta sia straordinaria perché è dovuta una tantum per il solo 2023, tuttavia ciò non si riflette nella sua base imponibile che è invece ancipite. Essa può, infatti, essere indifferentemente costituita tanto da un incremento del margine di interesse manifestato nell’esercizio 2022, quanto da un incremento manifestato nell’esercizio 2023, a seconda di quale sia il maggiore. Ma non si comprende come si possa far risalire a un fenomeno economico unitario e, quindi, rapportare a un ben individuato presupposto di imposta, due distinti incrementi manifestatisi in esercizi diversi, presumibilmente in base a logiche economiche e circostanze storiche diversificate dallo stesso fluire del tempo. Da questa ambiguità di fondo, peraltro, discendono ulteriori conseguenze a dir poco paradossali: non solo a parità di incrementi in uno di tali esercizi due banche potrebbero essere soggette ad imposte straordinarie di ammontare differenti (a seconda di cosa sia successo loro in un esercizio diverso da quello in cui si manifesta il presupposto) ma, soprattutto, ad avvantaggiarsene sarebbero quelle che hanno segnato di fila due incrementi rilevanti del margine di interesse, essendo tassate solo su uno di essi, con un assai inedito meccanismo regressivo interno a un’imposta norma che, in apicibus, era intesa affinché espandesse invece la progressività dell’imposizione diretta.

Non è compatibile con la Costituzione

A destare i maggiori dubbi di compatibilità con la Costituzione è, però, proprio l’equazione di base secondo cui un incremento di margine di interesse positivo individuerebbe sempre un extraprofitto: se quest’ultimo è, nei fatti, un reddito straordinario così come comunemente inteso nell’ambito tributario, non si vede allora come possa essere poi identificato nell’incremento, in buona sostanza, dei ricavi lordi delle banche. Tali ricavi, in ipotesi, potrebbero essere stati finanche completamente assorbiti da costi e oneri che, pur interessando la loro attività caratteristica, risultano tuttavia irrilevanti ai fini della determinazione dell’imposta straordinaria, non essendo assunti nella base imponibile. Si potrebbe finire, quindi, per tassare un extraprofitto che non si è tradotto in reddito, ovvero un reddito inesistente, e, perciò, finire per gravare sul patrimonio della banca: non si spiegherebbe altrimenti, del resto, la norma che prevede la limitazione del prelievo allo 0,1% del totale dell’attivo di stato patrimoniale. Insomma, l’imposta sugli extraprofitti delle banche assume un presupposto proteiforme e fuggevole, e non soddisfa dunque il test di compatibilità ai principi costituzionali individuato dalla giurisprudenza della Corte costituzionale

*Founding partner di Giordano-Merolle Studio legale Tributario

MF - Numero 178 pag. 16 del 12/09/2023
 
Oggi sul quotidiano

Tassa sugli extra profitti delle banche: sarebbe bene ricominciare tutto da capo​

di Angelo De Mattia

Una normativa, quella della tassa sugli extraprofitti, fatta in fretta e furia, senza consultare nessuno, neppure la Banca d'Italia, e della quale si registrano ora le conseguenze insieme con la necessità di riparare i danni. La via maestra sarebbe quella di azzerare tutto e ricominciare da capo, facendo ciò che non è stato fatto in termini di collaborazione e condivisione


Una settimana importante. In un contesto politico che presenta a dir poco frizioni del governo con la Commissione Ue su temi delicati è previsto che inizino oggi le audizioni al Senato sul decreto «Asset» con speciale riferimento alla discussa norma sulla tassazione degli asseriti extra profitti delle banche. Saranno auditi rappresentanti di Abi, Federcasse e Assopopolari.
Sarà un momento importante per la completa conoscenza, la parresia sulla posizione delle tre associazioni e, soprattutto, dell'Abi che, a differenza di altre passate circostanze, ha mantenuto un netto riserbo dopo l'adozione del decreto, mentre pur piovevano critiche argomentate da diverse parti, anche da componenti della maggioranza (Forza Italia). Una riservatezza osservata, rinviando per lo scioglimento proprio alle audizioni parlamentari, che è valsa molto, se non altro tatticamente e sarà pure molto costata essendovi una naturale spinta a contestare una sconsiderata misura, della cui pessima fattura a poco a poco si è esteso significativamente il convincimento. In ogni caso, è stata data una prova di decisa correttezza istituzionale.

Un decreto in fretta e furia

Subito dopo l'emanazione del decreto, come si ricorderà, il governo è corso ai ripari, dopo le forti tensioni nel mercato, ponendo un tetto alla tassazione. Ma il riferimento dell'imposta rimane il margine d'interesse, cioè il differenziale tra tassi attivi e tassi passivi. Si è, però, tardato ad ammettere che in questo modo, considerata la voce di bilancio delle banche che veniva colpita, si tassava anche il rendimento dei titoli pubblici in cui l'istituto aveva investito.
Siamo stati i primi a segnalarlo su queste colonne tra un incomprensibile scetticismo. Poi, anche in questo caso, la comprensione si è allargata e ora questa autolesionistica decisione, forse dovuta a incompetenza perché diversamente la voglia di farsi male avrebbe raggiunto l'acme, è riscontrata unanimemente. Abbiamo pure segnalato i rischi di non coerenza costituzionale che ora vediamo esposti autorevolmente anche dagli Uffici del Senato. Perciò si ipotizzerebbe lo spostamento dell'oggetto della tassazione all'attivo medio ponderato con un abbassamento della percentuale dell'imposizione stessa. Si penserebbe, poi, di escludere dalla tassazione le banche “less significant" o comunque le banche costituite in forma cooperativa (Popolari e Bcc). Sarebbero comunque previste altre modifiche al testo originario. Si vedrà. Intanto, si attende il parere della Bce che sarà espresso sulla versione del decreto varata dal governo.
Si ritiene che con i finora preannunciati emendamenti il gettito originariamente previsto in 2,5-3 miliardi, si ridurrebbe a 1 miliardo. È possibile, ma si dovrebbe dire al governo imputet sibi: la responsabilità è di avere pensato di redigere in fretta e furia, senza consultare nessuno, neppure la Banca d'Italia, una normativa squinternata, della quale si registrano ora le conseguenze insieme con la necessità di riparare i danni. Ma anche di avere immaginato di basare scelte di fondo su di una misura presentata come una tantum e che più di tale non avrebbe potuto essere.

La soluzione migliore sarebbe ripartire da zero

La via maestra sarebbe oggi quella di azzerare tutto e ricominciare da capo facendo ciò che non è stato fatto in termini di collaborazione e condivisione. Può essere una strada difficile da percorrere. Ma allora gli emendamenti dovranno essere studiati approfonditamente per conseguire correttezza ed efficacia nella stesura. Per esempio, l'aggancio all'attivo potrebbe andare in collisione con i principi che la Consulta elencò allorché bocciò la Robin tax per il settore energetico. Le audizioni in questione non vengano, dunque, assunte burocraticamente, ma con esse ci si confronti documentatamente, anche per evitare un bis in idem che sarebbe clamoroso.

MF - Numero 178 pag. 4 del 12/09/2023
 

Intesa Sanpaolo: Tronchetti apprezza il bond (MF)​

ROMA (MF-NW)--Marco Tronchetti Provera mette un cip da 3 milioni di euro su un bond emesso da Intesa Sanpaolo e riscatta parzialmente in modo anticipato alcune polizze vita. Lo si scopre, scrive MF-Milano Finanza, leggendo il bilancio 2022 della sua Marco Tronchetti Provera & C. (Mtp) che attraverso il possesso del 29,8% del capitale e del 70% circa dei diritti di voto di Camfin detiene il 14,1% circa di Pirelli di cui l'imprenditore milanese e' stato da poco riconfermato vicepresidente esecutivo. Mtp ha visto infatti passare il controvalore degli "altri titoli" in portafoglio da 24,4 a 15,7 milioni perche' le polizze vita sono diminuite da 23,7 a 12,2 milioni, e' rimasta invariata la quota in un fondo Muzinich (500mial euro) mentre sono state comprate 15 obbligazioni Intesa Sanpaolo subordinato Tier 2 a tasso variabile e con scadenza nel 2032. Per quanto riguarda il bilancio ordinario della holding di Tronchetti Provera esso si e' chiuso con una perdita di 5,1 milioni rispetto all'utile di 27,7 milioni a causa della mancata cedola proveniente da Camfin: il disavanzo e' stato comunque interamente ripianato e la holding puo' contare su un patrimonio netto di 213 milioni. Diverso il quadro del bilancio consolidato di Mtp chiuso con un utile migliorato anno su anno da 23,1 a 44,3 milioni. Nel 2022 "il risultato delle partecipazioni valutate con il metodo del patrimonio netto - si legge nella relazione sulla gestione - e' positivo per 58,8 milioni (33,7 milioni nel 2021) e si riferisce al risultato positivo della collegata Pirelli per 58,8 milioni e al risultato negativo di 21mila euro della collegata Caam1". alu fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

12/09/2023 09:55
 

INTESA SP: CON BPER E HOMEPAL PER AGENZIA IMMOBILIARE DI NUOVA GENERAZIONE​

Investimento iniziale delle banche per complessivi 15 mln (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 12 set - Intesa Sanpaolo, Homepal e Bper Banca danno vita a una partnership strategica e commerciale per creare un operatore immobiliare che avra' l'obiettivo di valorizzare e sviluppare le attivita' nel real estate, settore in cui le societa' hanno concluso circa 10.000 transazioni di compravendita immobiliare dal lancio. Si trattera' di un'agenzia immobiliare di nuova generazione, con una proposizione di 'Open Proptech Platform'. L'operazione si realizzera' attraverso il conferimento da parte di Intesa Sanpaolo della partecipazione del 100% di Intesa Sanpaolo Casa e la successiva incorporazione in Homepal. La nuova realta' beneficera' dell'esperienza nata dalla collaborazione tra Bper e Homepal nell'offerta alla clientela retail di servizi immobiliari gestiti in prevalenza online. A seguito dell'operazione, Intesa Sanpaolo partecipera' al capitale di Homepal con una quota del 49%. Il restante capitale sara' detenuto per il 34% dagli attuali soci di Homepal e per il 17% da Bper Banca. La guida della societa' sara' affidata ad Andrea Lacalamita, gia' Presidente di Homepal. L'investimento iniziale di Intesa Sanpaolo e Bper Banca sara' pari complessivamente a 15 milioni di euro, per potenziare servizi e comunicazione. Il passaggio societario valorizzera' tutti i dipendenti e gli agenti di Intesa Sanpaolo Casa e di Homepal, che entreranno cosi' a far parte della nuova realta'. La nuova struttura potra' quindi contare su una rete commerciale iniziale di oltre 60 persone, con l'obiettivo di creare un operatore protagonista del settore. 'Nel dar vita a questa realta' vogliamo creare un nuovo operatore di successo in un mercato su cui abbiamo investito e nel quale continuiamo a credere", ha detto Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo, sottolineando che "la forza di questo progetto e' nello sviluppo del servizio al cliente end-to-end, rigoroso, digitale e gentile e nell'apertura del modello a tutte le realta' che vorranno aggiungersi, generando crescita e soddisfazione per tutti".
Sara' la prima open platform proptech del mercato italiano e "costituisce per Intesa Sanpaolo un passo ulteriore verso la trasformazione digitale prevista nel Piano di Impresa 2022-2025", ha detto Barrese. La partnership "rappresenta per Bper la conferma e la valorizzazione della scelta strategica di competere nel mercato dei servizi immobiliari attraverso un posizionamento innovativo e omnicanale ed e' pienamente coerente con la mission di Bper", ha aggiunto Gian Luca Santi, Vice Direttore Generale e Chief Financial Officer di Bper Banca.
Ars
(RADIOCOR) 12-09-23 16:50:33
 

La Bce boccia la tassa italiana sugli extraprofitti delle banche. Ecco l’opinione ufficiale​

di Francesco Ninfole

Francoforte critica le modalità dell’imposta, sottolinea le conseguenze negative per istituti (soprattutto piccoli) ed economia e chiede al governo un’analisi approfondita degli effetti


La Bce boccia la tassa italiana sugli extraprofitti delle banche, secondo l’opinione ufficiale firmata dalla presidente Christine Lagarde, in risposta alla richiesta del ministero dell’Economia dell’11 agosto. Francoforte critica le modalità dell’imposta e ricorda i possibili effetti negativi per banche ed economia. Inoltre la Bce chiede al governo italiano «un’analisi approfondita sulle potenziali conseguenze per il settore bancario».

L’opinione Bce

«Imporre un’imposta straordinaria al settore bancario potrebbe rendere più complicato per gli enti creditizi accumulare riserve supplementari di capitale, in quanto i loro utili non distribuiti si ridurrebbero, e ciò diminuirebbe la loro capacità di tenuta di fronte a shock economici», sottolinea il parere Bce. «Tali imposte straordinarie potrebbero avere effetti economici negativi limitando la capacità degli enti creditizi di erogare credito, contribuendo a condizioni meno favorevoli per i clienti». Secondo la Bce «l’aumento dei costi e la riduzione dell’offerta di credito, o i costi più elevati di altri servizi bancari, possono incidere negativamente sulla crescita economica reale».

Nel complesso per la banca centrale «occorre prestare cautela» per evitare che le banche non riescano a costituire «solide basi patrimoniali» e «adeguati accantonamenti per maggiori svalutazioni e un deterioramento della qualità creditizia». Questo scenario «potrebbe mettere a repentaglio una regolare trasmissione della politica monetaria».

Francoforte osserva che gli aumenti dei tassi in prima battuta incrementano gli utili delle banche ma «con il procedere del ciclo restrittivo, tale effetto positivo sul reddito può essere compensato da minori volumi di prestiti, da maggiori costi di finanziamento, da perdite registrate nel portafoglio titoli e da un aumento degli accantonamenti derivante dal potenziale deterioramento della qualità del portafoglio creditizio». Nell’intero ciclo l’effetto netto «pertanto può essere meno positivo, se non negativo».

Perciò la Bce ha criticato la base su cui è stabilita l’imposta, cioè il margine di interesse delle banche (e non l’utile), che «non comprende le spese operative e il costo del rischio di credito», «non è commisurato alla redditività» e che può perciò colpire soprattutto le banche con «minore solvibilità» o quelle «più concentrate sul credito» o che hanno «proiezioni patrimoniali impegnative».

L’imposta straordinaria, secondo la Bce, può rendere «più costoso per le banche attrarre nuovo capitale azionario e finanziamento all’ingrosso», in quanto «gli investitori nazionali ed esteri potrebbero avere meno interesse a investire in enti creditizi italiani che hanno prospettive più incerte».

Inoltre la tassa «inciderà in particolar modo sugli enti meno significativi, che tendono a concentrarsi maggiormente sull’erogazione del credito, mentre gli enti significativi tendono ad avere una proporzione più elevata di reddito basato sulle commissioni». L’imposta può portare anche a «un ampio contenzioso con problemi di incertezza giuridica» e a una «frammentazione» del settore finanziario europeo.

Un richiamo di Francoforte è arrivato anche sulla natura una tantum dell’imposta: «È necessaria una chiara separazione tra la natura straordinaria dei proventi e le risorse di bilancio generali di un governo per evitarne l’uso a fini generali di risanamento di bilancio».

Quanto all’analisi approfondita richiesta al governo, «dovrebbe illustrare in dettaglio in particolare, l’impatto specifico dell’imposta straordinaria sulla redditività a più lungo termine e sulla base patrimoniale, sull’accesso ai finanziamenti e sulla concessione di nuovi prestiti e sulle condizioni di concorrenza sul mercato, e il suo potenziale impatto sulla liquidità».

Riguardo ad altri aspetti tecnici, la Bce ha ricordato la necessità di precisare il trattamento per gli istituti nati da fusioni e se il limite dello 0,1% si riferisca alle attività totali a livello consolidato.

Orario di pubblicazione: 13/09/2023 10:52
Ultimo aggiornamento: 13/09/2023 12:22
 
Oggi sul quotidiano:

Da Intesa Sanpaolo due nuovi fondi di venture capital da 500 milioni​

di Luca Gualtieri

Il gruppo vuole investire in start-up tecnologiche italiane ed estere attive in diversi settori. I due veicoli operativi dal secondo semestre 2024. Il presidente Gian Maria Gros Pietro: strumento efficace per sviluppare l’innovazione


Intesa Sanpaolo raddoppia la potenza di fuoco nel venture capital. La banca guidata da Carlo Messina è pronta a lanciare due fondi di venture capital per un importo complessivo di 500 milioni. L’iniziativa è stata annunciata ieri nell’ambito di un evento che si è tenuto alle Officine Grandi Riparazioni di Torino.

I due nuovi fondi

Neva, la sgr del gruppo attiva nel mondo dell’innovazione, ha già all’attivo un primo fondo (Neva First) che negli anni scorsi ha raccolto 250 milioni per investire in start-up hi-tech italiane ed estere. Ora si andrà al raddoppio con due nuovi veicoli. Neva II Global intende raccogliere circa 400 milioni e investirli «nelle migliori aziende emergenti altamente innovative a livello mondiale, con particolare attenzione a quelle statunitensi, israeliane, europee e italiane», spiega una nota.

Neva II Europe invece prevede una raccolta di circa 100 milioni e sarà interamente dedicato alle realtà europee, specialmente italiane. Entrambi i fondi saranno operativi dal secondo semestre 2024 e, spiega Intesa, «punteranno sulle realtà che adottano le migliori politiche Esg e Circular e che si impegnano a fornire business solution a problemi globali».

La storia di Neva sgr

L’evento di ieri è stato anche l’occasione per ripercorrere la storia di Neva sgr. Dall’agosto 2020 a oggi la società ha investito in 35 società, per un totale allocato di circa 142 milioni tramite i fondi Neva First e Neva First Italia, dedicato agli investimenti in società italiane. Neva ha inoltre avviato il fondo Sei - Sviluppo Ecosistemi di Innovazione, interamente sottoscritto da Intesa Sanpaolo Innovation Center e riservato al supporto della crescita degli ecosistemi innovativi in Italia.

Le parole di Remmert

«Con Neva II Global e Neva II Europe utilizzeremo gli stessi criteri altamente selettivi adottati finora per individuare le aziende in fase di crescita con vantaggi competitivi a lungo termine, grandi opportunità di mercato e adesione ai criteri Esg e dell’economia circolare», ha spiegato Luca Remmert, presidente di Neva sgr, che ha aggiunto: «I risultati già ottenuti con il Fondo Neva First hanno dimostrato l’elevata professionalità del nostro team, composto da analisti con comprovata e riconosciuta esperienza e una profonda conoscenza dei mercati».

E di Gros Pietro

All’evento ha partecipato anche il presidente di Intesa, Gian Maria Gros Pietro. «Intesa Sanpaolo, primo gruppo bancario del Paese, ha voluto entrare direttamente nel mondo del venture capital. Lo consideriamo uno strumento efficace per sviluppare l’innovazione, e in particolare la creatività dei giovani, e quindi essenziale per risolvere i problemi di sostenibilità, non soltanto ambientale, del mondo contemporaneo», ha spiegato Gros Pietro. «Contiamo sulla potenza finanziaria del gruppo, e sulla sua capacità relazionale, che in campo scientifico e tecnologico si avvale dell’Innovation Center: sono strumenti potenti per sviluppare iniziative efficaci e profittevoli», ha concluso il presidente di Intesa.

Nel frattempo Intesa è stata la prima banca in Europa e l’unica in Italia a essere stata inserita nel Refinitiv Global Diversity and Inclusion Index 2023, l'indice internazionale che seleziona i 100 luoghi di lavoro più inclusivi e attenti alle diversità fra oltre 15 mila aziende quotate a livello globale.

MF - Numero 180 pag. 6 del 14/09/2023
 

La Bce alza i tassi di 25 punti base, ai massimi storici. L’inflazione fa ancora paura​

di Rossella Savojardo

Il tasso di riferimento sale al 4,5%. Francoforte ribadisce che le pressioni sui prezzi rimangono sostenute. Riviste al ribasso le stime sul pil di Eurolandia (+0,7% nel 2023) e al rialzo quelle sul carovita (5,6%)


L’inflazione continua a diminuire, ma si prevede che rimarrà elevata per troppo tempo. Continua a seguire lo stesso copione la Banca Centrale Europea che «al fine di rafforzare i progressi verso il conseguimento del suo obiettivo», ha deciso di aumentare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento.

Di conseguenza, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno aumentati rispettivamente al 4,50%, 4,75% e 4,%, con effetto dal 20 settembre 2023.

Riviste al ribasso le stime sul pil 2023-2025

«I passati aumenti dei tassi di interesse del Consiglio direttivo continuano a essere trasmessi con forza», spiegano da Francoforte, «le condizioni di finanziamento si sono ulteriormente inasprite e stanno frenando sempre più la domanda, il che è un fattore importante per riportare l’inflazione al target». Per questo, con il crescente impatto di questa stretta sulla domanda interna e l’indebolimento del contesto commerciale internazionale, gli esperti della Bce hanno deciso di abbassare significativamente le proiezioni di crescita economica dell’Eurozona. Ora si aspettano che l’economiadell’area dell’euro si espanda dello 0,7% nel 2023, dell’1% nel 2024 e dell’1,5% nel 2025.

Stime sull’inflazione corrette al rialzo: 5,6% nel 2023

Riviste invece al rialzo le previsioni sull’inflazione. Le nuove proiezioni vedono l’indice dei prezzi al consumo al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, l’unica quest’ultima ad esser stata rivista leggermente al ribasso. «La revisione al rialzo per il 2023 e il 2024 riflette principalmente un percorso più elevato per i prezzi dell’energia», spiegano da Francoforte. Gli esperti della Bce hanno leggermente rivisto al ribasso invece il percorso previsto per l’inflazione core, a una media del 5,1% nel 2023, del 2,9% nel 2024 e del 2,2% nel 2025.

I programmi d’acquisto

«Il portafoglio del Paa è in calo a un ritmo misurato e prevedibile, poiché l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato dai titoli in scadenza», evidenziano dal Consiglio. Per quanto riguarda il Pepp, il board intende reinvestire il capitale rimborsato dai titoli in scadenza acquistati nell’ambito del programma almeno fino alla fine del 2024. In ogni caso, il futuro roll-off del portafoglio Pepp «sarà gestito in modo da evitare interferenze con l’orientamento appropriato della politica monetaria», aggiungono dal board. «Il Consiglio direttivo continuerà ad applicare flessibilità nel reinvestire i rimborsi in scadenza nel portafoglio Pepp, al fine di contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria connessi alla pandemia».

Quanto alle operazioni di finanziamento, dalla Bce hanno sottolineato che poiché le banche stanno rimborsando gli importi presi in prestito, nell’ambito delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo valuterà periodicamente in che modo le operazioni mirate di finanziamento e il loro rimborso corrente contribuiscono al suo orientamento di politica monetaria.

Orario di pubblicazione: 14/09/2023 13:55
Ultimo aggiornamento: 14/09/2023 14:59
 

Bce, Lagarde: i tassi sono a livelli restrittivi per garantire un ritorno dell’inflazione al 2% ma non è detto che sia il picco​

di Rossella Savojardo

La presidente del board Bce ha sottolineato che la decisione è stata presa dalla maggioranza del board: «Alcuni membri avrebbero voluto una pausa». Il focus si sposta ora sulla durata della stretta sui tassi


Tassi abbastanza restrittivi ma non ancora al picco. Dopo che la Bce ha alzato i tassi di interesse per la decima riunione consecutiva, la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha sottolineato che i tassi della zona euro sono a un livello sufficientemente alto per poter influire sul calo dell’inflazione. Ma per il futuro nessuna decisione, «tutto continuerà a orientarsi in base ai dati», ha ribadito la presidente durante la conferenza stampa successiva al meeting di settembre, precisando: «i tassi non sono al picco e non abbiamo una definizione di quale possa essere questo picco».

Tassi, il focus si sposta sulla durata della stretta

«Abbiamo analizzato i dati, ovviamente i governatori avevano delle opinioni diverse rispetto all’aumento dei tassi o una pausa, ma posso dire che una solita maggioranza ha optato per l’aumento». «I tassi», ha poi ribadito all’inizio della conferenza stampa Lagarde, «rimarranno a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario, non abbiamo discusso per quanto tempo». Il focus del board si sposta così più sulla durata della stretta, «ma ogni volta condurremo la nostra valutazione sulla base dei dati, delle analisi e delle proiezioni del nostro staff», ha evidenziato la presidente.

Pil inferiore alle attese nel 2023 e 2024

Il Consiglio direttivo prevede un pil della zona euro più debole del previsto per il 2023 e il 2024. Quanto all’inflazione, questa rimane elevata a causa dei prezzi dell’energia e delle pressioni di fondo. «Il rischio», ha poi detto Lagarde, «che l’economia del blocco rimanga sottotono nei prossimi mesi. l settore dei servizi, che era stato resiliente, sta ora rallentando.

Gli indicatori recenti suggeriscono un terzo trimestre debole. Il mercato del lavoro rimane resiliente». «La ripresa è debole e il momento è molto difficile, ma siamo fiduciosi in un miglioramento della ripresa nel 2024», detto Lagarde. Dopo aver ribadito le previsione del board per quest’anno e il prossimo, la numero uno di Francoforte ha poi sottolineato: «Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi e vogliamo soddisfarlo tempestivamente».

Orario di pubblicazione: 14/09/2023 14:43
Ultimo aggiornamento: 14/09/2023 19:29
 

Intesa Sanpaolo: conclude buyback, acquistato lo 0,18% del capitale​

MILANO (MF-NW)--Intesa Sanpaolo, lo scorso 13 settembre, ha concluso il programma acquisto di azioni proprie ordinarie - avviato lo scorso 11 settembre - a servizio di piani di assegnazione gratuita di azioni ordinarie della banca ai dipendenti e consulenti finanziari del gruppo. Nei tre giorni di esecuzione del programma, si legge in una nota, il gruppo Intesa Sanpaolo ha complessivamente acquistato, tramite la propria divisione Imi Corporate & Investment Banking, incaricata dell'esecuzione del programma, un totale di 32.000.000 azioni ordinarie, pari allo 0,18% del capitale sociale della capogruppo, a un prezzo medio di 2,4697 euro, per un controvalore totale di 79.031.462,67 euro. La sola capogruppo ha acquistato 20.200.547 azioni a un prezzo medio di acquisto per azione pari a 2,4683 euro, per un controvalore di 49.861.766,11 euro. com/ann (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

15/09/2023 18:05
 

Intesa Sanpaolo: Boccassino, le banche facciano rete sulla cybersecurity (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-NW)--Il tema della sicurezza informatica e' sempre piu' cogente per le banche e per le istituzioni finanziarie. A un anno dalla nascita e' a pieno regime l'Afc Digital Hub, consorzio formato da Intesa Sanpaolo, Isp Innovation Center, Politecnico e Universita' di Torino e CentAI, per contrastare i crimini finanziari ricorrendo all'intelligenza artificiale. Dei risultati ottenuti sinora parla con Milano Finanza il presidente Piero Boccassino, che e' anche chief compliance officer di Intesa Sanpaolo. Domanda. Boccassino, nel 2022 nasceva l'Afc Digital Hub: quali i risultati raggiunti e gli obiettivi per il 2024? Risposta. Abbiamo messo in produzione un modello che aumenta l'efficacia del sistema per individuare transazioni eseguite in brevissimo tempo tra diversi soggetti per occultarne l'origine. Ne stiamo sviluppando un altro volto a migliorare l'efficienza. Stiamo lavorando su logiche atte a condividere dati di una pluralita' di operatori bancari. Nel prossimo anno proseguiremo su questa strada favorendo l'ampliamento della compagine societaria, certi che una logica di sistema fa la differenza. D. Da subito auspicavate il coinvolgimento di altre banche. Come si puo' collaborare? R. Il consorzio puo' essere un contesto in cui piu' banche mettono a fattor comune risorse per l'IA, ma questo deve essere solo un primo passo. Va condivisa almeno una parte del ciclo di intercettamento delle operazioni sospette, cosa a oggi irrealizzabile per vincoli normativi. La proposta sul nuovo regolamento europeo in materia, che compone il cosiddetto Aml Package, potrebbe superare tali ostacoli; speriamo caldamente venga accolta. D. Quali sono le soluzioni utilizzate da Afc Digital Hub per contrastare le attivita' illecite? R. Ricorriamo a modelli applicati a una pluralita' di contesti e adattati per individuare comportamenti sospetti; penso al machine learning supervisionato e non supervisionato, alla network analysis e alle tecniche di anonimizzazione. I primi due sono algoritmi di apprendimento automatico. La network analysis e' un approccio analitico che si concentra su esplorazione, interpretazione e analisi di reti complesse. Le tecniche di anonimizzazione, infine, proteggono la privacy dei dati personali e rimuovono o mascherano informazioni identificative. D. Quali processi attuate per poi utilizzare un nuovo strumento all'interno della banca? R. Individuati gli ambiti di analisi, questi vengono affidati a gruppi di ricercatori che sviluppano il modello di IA. Definito l'algoritmo, si perviene alla sua ingegnerizzazione con la scrittura del software e la banca provvede all'implementazione nei propri ambienti di produzione. D. Il 18 settembre ospiterete un evento dedicato alla lotta ai crimini finanziari. Come si inserisce nella settimana dedicata all'AI e al machine learning che si terra' a Torino? R. La European Conference on Machine Learning and Principles and Practice of Knowledge Discovery in Databases e' tra i piu' significativi eventi a livello mondiale in cui discutere di IA. La conferenza si tiene quest'anno a Torino, sotto l'egida del Politecnico e di CentAI, e vede la partecipazione di ricercatori provenienti da tutto il mondo. In questo contesto come Afc Digital Hub abbiamo organizzato nell'auditorium del grattacielo di Intesa Sanpaolo un incontro dedicato all'utilizzo dell'IA applicata al contrasto del crimine finanziario. L'evento vedra' la partecipazione di esponenti del mondo bancario, accademico e delle istituzioni per discutere delle tecniche di IA utilizzate dall'Afc Digital Hub, presentando alcuni dei risultati ottenuti. red MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

18/09/2023 08:28
 

Intesa Sanpaolo: Gros-Pietro, IA diventera' componente essenziale nostro modo lavorare​

ROMA (MF-NW)--"Intesa Sanpaolo sta investendo risorse significative" nell'intelligenza artificiale "poiche' il nostro gruppo considera l'IA uno strumento estremamente potente, che diventera' una componente essenziale del nostro modo di lavorare e di fare business". Lo ha detto il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, nel corso del suo intervento di apertura all'evento "First International Special Day on AI for Financial Crime Fight" nell'ambito della European conference on machine learning and principles and practice of knowledge discovery in databases. "Abbiamo avviato diverse iniziative per valutare adeguatamente l'utilizzo dell'IA in diversi contesti, dal credito alla gestione delle risorse umane, all'assistenza ai nostri clienti", ha spiegato Gros-Pietro, precisando che "adotteremo l'IA con la massima attenzione ai principi di correttezza e sorveglianza, perche' siamo consapevoli dell'elevata sensibilita' di questa materia". Inoltre, "stiamo investendo molte risorse per utilizzare l'IA nella lotta al crimine finanziario, dove puo' essere un fattore di svolta. Questo approccio e' coerente con la vocazione del nostro gruppo alla responsabilita' sociale, che e' un elemento di orgoglio per Intesa Sanpaolo". rov (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
 
Oggi sul quotidiano:

Pagamenti digitali, Nexi e Intesa trasformano il pos in una app. Ecco come funziona​

di Luca Gualtieri

Il gruppo di pagamenti vara SoftPos, software per ricevere pagamenti su smartphone. La banca di via Monte di Pietà offrirà da fine mese agli esercenti di accettare sul telefono oltre che sul Pos fisico i pagamenti contactless


Intesa Sanpaolo e Nexi rafforzano la propria alleanza nel mondo dei pagamenti digitali. I due gruppi finanziari hanno lanciato SoftPos, una soluzione che consente agli esercenti di utilizzare il proprio smartphone o il tablet per accettare i pagamenti effettuati dalla clientela.

I circuiti compatibili

Il servizio, disponibile già da oggi, sarà compatibile con le carte contactless dai principali circuiti (PagoBancomat, Bancomat Pay, Visa, V-Pay, Maestro e Mastercard) e con i digital wallet (Google Pay, Apple Pay, Samsung Pay e Huawei Pay).

Come funzionerà la nuova soluzione? SoftPos è una app che l’esercente può associare al proprio device in pochi passaggi e che consente di emettere la ricevuta, inviandola digitalmente al cliente. Oltre al vantaggio della dematerializzazione degli incassi, il servizio (che Nexi ha già lanciato in Ungheria, Grecia e Germania e che è stato appositamente adattato alle peculiarità del mercato italiano) permette di accettare pagamenti digitali in sicurezza, tramite un dispositivo di uso ormai quotidiano.

L’impiego dello smartphone o del tablet, inoltre, consente all’esercente di avere un punto di incasso in aggiunta a quello principale, riducendo attese e code nel momento del pagamento, lasciando così maggiore spazio all’ascolto e alla gestione del cliente nel processo di acquisto.

SoftPos è una tappa coerente con il processo di crescita di Intesa e di Nexi nel mondo dell’innovazione connessa ai servizi finanziari. Negli ultimi anni il gruppo guidato dal ceo Carlo Messina ha intrapreso un percorso di forte accelerazione nei digital payment, volto a favorirne la diffusione e l’utilizzo.

I piani di Intesa e di Nexi

Peraltro la banca è già leader in Italia con oltre 16 milioni di carte e volumi di transazioni tramite circa 800 mila pos diretti e indiretti. Il piano d’impresa 2022-2025 prevede un’ulteriore crescita, aumentando i pagamenti digitali del 50% a circa 75 milioni nel 2025 da 51 milioni nel 2021. Partner strategico ed esclusivo di Intesanell’ambito dell’acquiring è Nexi, il gruppo milanese guidato da Paolo Bertoluzzo, che ha messo a disposizione dell’istituto tutto il proprio know-how nel mondo dei pagamenti.

L’opinione dei manager

Per Claudia Vassena, responsabile sales & marketing digital retail di Intesa, la banca crede molto «nel valore che la nuova soluzione SoftPos potrà offrire ai nostri clienti, non richiedendo terminali aggiuntivi e offrendo un processo di pagamento rapido e digitale unicamente attraverso il proprio smartphone o tablet. Uno strumento di accettazione flessibile e dinamico, ideale in termini di facilità di accesso e sicurezza», spiega Vassena. Sulla stessa lunghezza d’onda è Filippo Signoretti, responsabile merchant solutions Italia di Nexi: «SoftPos Nexi, è una soluzione innovativa che consente agli esercenti di cogliere al meglio le opportunità offerte dai pagamenti digitali in termini di velocità, comodità, sicurezza, in completa mobilità dentro e fuori il punto vendita».

MF - Numero 183 pag. 11 del 19/09/2023
 

Risparmio gestito, Intesa Sanpaolo prima in Europa ad entrare nel mercato albanese​

di Paola Valentini

Intesa Sanpaolo Bank Albania ed Eurizon hanno ricevuto la licenza dall'Autorità di vigilanza finanziaria dell’Albania per offrire ai risparmiatori del Paese fondi e sicav gestiti dal gruppo


Intesa Sanpaolo Bank Albania ed Eurizon sono le prime entità europee ad entrare del mercato albanese del risparmio gestito. Le due società hanno ricevuto la licenza dall'Autorità di vigilanza finanziaria dell’Albania per offrire ai risparmiatori del Paese i fondi gestiti da Eurizon.

La strategia di crescita

Per Eurizon, l’ingresso nel mercato albanese rappresenta un ulteriore passo nella sua strategia di crescita del business internazionale. Per la Divisione Banche Estere di Intesa Sanpaolo, che ha una presenza internazionale, con circa 890 filiali e 7,1 milioni di clienti, attraverso le sue controllate operanti nel commercial banking in 12 paesi del Centro Est Europa e Nord Africa, questa mossa, spiega la banca guidata dal ceo Carlo Messina, «rafforza ulteriormente le relazioni economiche con l’Albania e aiuta a stimolare il mercato degli investimenti locale, favorendo la crescita economica e la creazione di ricchezza».

L'evento di lancio di questo risultato è stato ospitato nella residenza dell’Ambasciatoreitaliano a Tirana con la partecipazione di Fabrizio Bucci, Ambasciatore d'Italia in Albania, Ervin Mete, ministro delle finanze e dell'economia, Delina Ibrahimaj, ministro per la tutela dell'imprenditorialità, Mimoza Kaçi, direttore generale ad interim dell’Autorità di vigilanza finanziaria albanese, Massimo Mazzini, responsabile marketing e business development di Eurizon, Alexander Resch, responsabile retail and wealth della divisione Banche Estere di Intesa Sanpaolo, Alessandro D’Oria, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Bank Albania.

«La possibilità di offrire una soluzioni, come i fondi comuni Eurizon, non è solo un grande passo per la banca ma anche fondamentale per l’investitore albanese. Insieme ad un parallelo sviluppo delle attività legate alla bancassurance, rimaniamo fedeli alla nostra ambizione di incrementare ulteriormente il nostro catalogo prodotti, aumentare la redditività, rimanendo sostenibili nel futuro», ha commentato D’Oria.

Presenza internazionale

Eurizon Capital Sgr, la società di asset management del gruppo Intesa Sanpaolo, è presente in Europa attraverso le controllate Eurizon Capital Sa, asset manager lussemburghese con cui punta sulla crescita sui mercati esteri (è questa società che ha ricevuto la licenza in Albania) che già commercializza fondi lussemburghesi in 24 Paesi, Epsilon Sgr, boutique specializzata nei prodotti strutturati, l’hub dell’Est Europa(Eurizon Asset Management Slovacchia, Eurizon Asset Management Ungheria ed Eurizon Asset Management Croazia), Eurizon Capital Real Asset Sgr, dedicata alle asset class alternative, ed Eurizon SLJ Capital, (65%), gestore britannico focalizzato su strategie macro e valutarie. Eurizon è presente in Asia con Eurizon Capital Asia Limited a Hong Kong e Penghua Fund Management (49%) in Cina.

Orario di pubblicazione: 21/09/2023 12:16
Ultimo aggiornamento: 21/09/2023 13:34
 

Occhio alle banche​

Sono stati modificati i termini della tassa sugli extraprofitti delle banche. Come anticipato da diverse fonti di stampa nel weekend, i cambiamenti principali sono due: il primo riguarda l’entità del prelievo, l’altro la possibilità di evitarlo a precise condizioni. L’imposta sarà calcolata applicando l’aliquota del 40% sull’ammontare del margine di interessi dell’esercizio 2023 che eccede per almeno il 10% il medesimo margine dell’esercizio 2021. ll tetto massimo dell’imposta straordinaria sarà elevato però dal 0,1% al 0,26%, ma su una base imponibile più esigua: l’importo globale «dell’esposizione al rischio su base individuale», come si legge nella bozza dell’emendamento, il che esclude il margine di interesse sui titoli di Stato. La versione precedente veniva calcolata in modo differente sul bilancio 2022 (eccedenza del 5%) e su quello 2023 (eccedenza del 10%).

«In luogo del versamento» (la seconda importante novità), le banche potranno destinare «a una riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l’imposta». Ma la somma, secondo quanto si legge, verrà computata «tra gli elementi del capitale primario di classe 1», ovvero va a rafforzare il patrimonio delle banche. Inoltre la tassa portata a patrimonio dovrà essere versata all’Erario in un secondo tempo «solo nel momento in cui quel patrimonio dovesse essere distribuito agli azionisti». Senza contare «il divieto alle banche di traslare gli oneri derivanti» dalla tassa «sui costi dei servizi erogati nei confronti di imprese e clienti finali».
 

Banche, chi vince e chi perde con la nuova versione della tassa sugli extraprofitti. Gli analisti​

di Elena Dal Maso

Le modifiche alla tassa sugli extraprofitti bancari piace al mercato. Ma non andrà a beneficio di tutti, spiegano gli analisti, che hanno fatto due conti in tasca agli istituti di credito. Ecco chi beneficia di più delle novità


Il settore bancario corre a Piazza Affari, Banco Bpm, Mps e Bper salgono fra il 2% e il 2,85% lunedì 25 settembre dopo l’ultima versione della tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito voluta dal governo Meloni-Salvini.

I partiti di maggioranza hanno trovato un accordo in relazione alle modifiche da applicare alla tassa sugli extraprofitti bancari inserita all’interno del Decreto Asset, espresso attraverso un emendamento approvato dalla Ragioneria Generale dello Stato.

Le due modifiche importanti​

In particolare, due sono le modifiche sostanziali rispetto alla versione inizialmente proposta, come sottolineano gli analisti di Equita Sim:

1. Il tetto massimo della tassa che dovrà essere versata da ogni istituto è definito come lo 0,26% degli RWA (asset ponderati per il rischio) invece dello 0,1% degli attivi.

2. Agli istituti viene data la possibilità di destinare a una riserva non distribuibile un importo non inferiore a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta, andando quindi a rafforzare la posizione del coefficiente di solidità patrimoniale, il Cet1 ratio. Qualora la riserva venga successivamente utilizzata per la distribuzione di utili, la banca dovrà pagare l’imposta maggiorata per la quota di interessi maturata al tasso di interesse sui depositi Bce.
Viene inoltre espressamente fatto divieto alle banche di trasferire gli oneri derivanti dall’imposta sui costi dei servizi erogati nei confronti dei clienti.

L’emendamento della tassa sugli extraprofitti viene incontro alle richieste Bce, «che aveva evidenziato il rischio di indebolimento della posizione di capitale delle banche, e per fronte alla pressione di alcuni esponenti della maggioranza che avevano richiesto l’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’imposta e un impatto meno gravoso per le banche di minori dimensioni», ricordano gli analisti della Sim milanese. Le BCC, infatti, non distribuendo dividendi, «non saranno infatti ragionevolmente impattate dalla tassa». Non è invece prevista la deducibilità dell’imposta.

I calcoli degli analisti​

Sulla base dei calcoli di Equita, a parità di condizioni, l’impatto della tassa sul settore bancario passerebbe (sui titoli quotati) da circa 2,1 miliardi a 1,8 miliardi, quindi l’1% della capitalizzazione di mercato dei titoli coinvolti, con un impatto medio sugli utili 2023 atteso scendere dal 9% all’8%.

Secondo gli esperti, a questo punto «la maggior parte degli istituti sotto nostra copertura opterà per il pagamento della tassa, alla luce di un impatto gestibile e per mantenere maggiore flessibilità sulla politica di remunerazione», senza quindi cambiare i progetti sui dividendi.

Chi beneficia di più della nuova versione​

Da questo punto di vista, i maggiori beneficiari dalla nuova definizione dell’imposta sono Mps e ICCREA che, non prevedendo in ogni caso di distribuire dividendi quest’anno, «ragionevolmente porteranno
l’utile generato a riserva e non saranno soggetti alla tassazione straordinaria», mentre l’impatto atteso pre emendamento era di, rispettivamente, 120 e 166 milioni di euro».

L’impatto dalla nuova definizione della tassa è minore anche per gli istituti caratterizzati da un «modello di business più capital light e
conseguentemente con una minore RWA density, quindi FinecoBank e Banca Generali tra i gestori patrimoniali e Credem tra le banche tradizionali»,

...E chi ci perde​

Dall`altro lato, la nuova definizione del tetto dell’imposta basato sullo 0,26% degli asset ponderati per il rischio (RWA) è «leggermente più penalizzante rispetto alla versione iniziale per soggetti con maggiore RWA density come Mediobanca, Banca Ifis e illimity», conclude Equita.

Orario di pubblicazione: 25/09/2023 09:38
Ultimo aggiornamento: 25/09/2023 10:10
 

INTESA SP: PUTIN FIRMA DECRETO CHE CONSENTE VENDITA ASSET RUSSI​

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 29 set - Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che consente a Intesa Sanpaolo di vendere il 100% delle sue attivita' russe. 'Transazioni che coinvolgono' tra le altre cose 'la fine, la modifica o il trasferimento dei diritti di proprieta' sul 100% delle azioni di Banca Intesa Joint-Stock Company', la controlla russa del gruppo, 'dovrebbero essere consentite', si legge nel documento citato dalla Tass.
Red-Ppa-
29-09-23 11:19:56
 
Secondo gli esperti, a questo punto «la maggior parte degli istituti sotto nostra copertura opterà per il pagamento della tassa, alla luce di un impatto gestibile e per mantenere maggiore flessibilità sulla politica di remunerazione», senza quindi cambiare i progetti sui dividendi.

io sono invece convinto, che le banche opteranno per l'altra opzione, ovvero: riserva non distribuibile.... :rolleyes:
 
Stato
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