17/04/2018 11:50
Intesa Sanpaolo firma l'accordo con Intrum sugli Npl, ora focus sul dividendo 2018
Le operazioni previste nell'accordo prevedono una valutazione della piattaforma di servicing di Intesa Sanpaolo di 0,5 mld di euro e dei crediti in sofferenza oggetto di cartolarizzazione di 3,1 mld di euro. Il peso degli Npl sui crediti complessivi si riduce al 9,6%. La plusvalenza di 400 mln è di supporto al dividendo. Intesa accelera il de-risking e incassa una raffica di buy dai broker
di Francesca Gerosa
Intesa Sanpaolo e Intrum hanno firmato oggi un accordo vincolante per costituire una partnership strategica riguardante i crediti deteriorati (Npl), dopo l'ok del cda dell'istituto all'offerta presentata dal gruppo svedese. L'accordo prevede la costituzione di un operatore di primo piano nel servicing di Npl nel mercato italiano con l'integrazione delle piattaforme italiane di Intesa Sanpaolo e Intrum.
Queste le caratteristiche: circa 40 miliardi di euro in servicing; 51% della nuova piattaforma detenuto da Intrum e 49% da Intesa Sanpaolo ; un contratto di durata decennale per il servicing di crediti in sofferenza di Intesa Sanpaolo a condizioni di mercato; importanti piani di sviluppo commerciale della nuova piattaforma nel mercato italiano; circa 1.000 dipendenti interessati, incluse 600 persone provenienti dal gruppo Intesa Sanpaolo , per le quali è previsto il confronto con le organizzazioni sindacali "affinché la partnership valorizzi ulteriormente le risorse umane coinvolte", recita la nota del gruppo.
Inoltre l'intesa prevede la cessione e cartolarizzazione di un rilevante portafoglio di crediti in sofferenza del gruppo bancario, una delle più importanti operazioni realizzate nel mercato italiano, pari a 10,8 miliardi di euro al lordo delle rettifiche di valore, a un prezzo in linea con il valore di carico già determinato per la parte di sofferenze del gruppo aventi caratteristiche di cedibilità, considerando lo scenario di vendita.
La struttura finanziaria del veicolo della cartolarizzazione al fine di conseguire il pieno deconsolidamento contabile e regolamentare del portafoglio alla data del closing, ovvero a novembre, prevede una tranche senior corrispondente al 60% del prezzo del portafoglio che verrà sottoscritta da un gruppo di primarie banche; una tranche junior e mezzanine pari al restante 40% del prezzo del portafoglio, che verranno sottoscritte per il 51% da un veicolo, partecipato da Intrum e da uno o più co-investitori, ma che agirà comunque come singolo investitore ai fini di governance, e per il restante 49% da Intesa Sanpaolo .
Le due operazioni prevedono una valutazione della piattaforma di servicing di Intesa Sanpaolo pari a circa 0,5 miliardi di euro e dei crediti in sofferenza oggetto di cartolarizzazione pari a circa 3,1 miliardi di euro. L'accordo dà un significativo apporto alla strategia di riduzione del profilo di rischio prevista nel Piano di Impresa 2018-2021 della banca e permette di ridurre l'incidenza di Npl sui crediti complessivi al lordo delle rettifiche di valore sotto il 10% al 9,6% dall'11,9%, considerando i dati a fine 2017. Il dato risulta migliore di quello di Unicredit : 10,2% a fine 2017.
Al contempo l'operazione dimostra la capacità di Intesa Sanpaolo di cedere un rilevante ammontare di Npl senza oneri straordinari per gli azionisti; realizzare una plusvalenza di circa 400 milioni di euro dopo le imposte nel conto economico consolidato; rispondere alle aspettative dei regolatori in merito alla riduzione di Npl del sistema bancario italiano; rendere possibile l'ulteriore miglioramento nell'attività di recupero riguardante il portafoglio di crediti in sofferenza non ceduto dalla banca, avvalendosi della partnership con un operatore internazionale di primo piano, che potrà beneficiare della complementarietà di competenze, capacità e risorse; conseguire una potenziale futura creazione di valore con lo sviluppo di una primaria piattaforma in Italia che costituisce uno dei principali mercati europei per il servicing di Npl.
Grazie a quest'operazione
Intesa Sanpaolo ha incassato questa mattina una raffica di buy dai broker tanto che in borsa l'azione sale dell'1,41% a quota 3,1195 euro. I termini del deal, in parte già scontati, sono leggermente migliori delle attese degli analisti. Più nel dettaglio, Intesa Sanpaolo ha ceduto il 51% della piattaforma di servicing a Intrum a una valutazione per l'intera società di 500 milioni di euro,
realizzando una plusvalenza netta di 400 milioni. La società gestirà i 34 miliardi di sofferenze di Intesa Sanpaolo che trasferirà anche 600 dipendenti. Il prezzo corrisponde a un multiplo sulle masse di circa 150bps.
"La valutazione ci sembra leggermente più favorevole rispetto a quella registrata in operazioni recenti come ad esempio la vendita delle attività di servicing di Carige per 120bps o a quella implicita nei prezzi di mercato dei competitor: DoBank tratta a 140bps", hanno commentato stamani gli analisti di Equita.
Al contempo Intesa Sanpaolo ha venduto 10,8 miliardi di Npl a un prezzo di 3,1 miliardi corrispondenti a una valutazione di 29 centesimi, un prezzo leggermente migliore a quello che risulterebbe dalle condizioni di mercato (26 centesimi), anche tenendo conto della dimensione dell'operazione che rappresenta il terzo maggior ticket sul mercato dopo Mps e Unicredit .
La vendita di questi Npl consente a Intesa Sanpaolo di abbassare del 30% lo stock e di raggiungere la metà dell'obiettivo di taglio di 26 miliardi degli Npe previsto dal piano industriale. "In più l'operazione permetterà a Intesa Sanpaolo di raggiungere una percentuale di crediti deteriorati sui crediti totali al 9,6% con un impatto limitato sulla copertura delle Npe dal 57% al 53%", hanno affermato gli analisti di Credit Suisse. Non Solo.
L'indice di solidità patrimoniale, dopo la prima adozione dei nuovi principi contabili e la cessione dei 10,8 miliardi di crediti deteriorati, rimarrà superiore al 13% fully loaded,
dando maggior visibilità alla capacità della banca di pagare dividendi elevati anche nei prossimi anni. "La plusvalenza è di supporto al dividendo, confermano la storia di ritorni del capitale di Intesa Sanpaolo ", hanno aggiunto a Credit Suisse.
Nel complesso, dunque, "quest'offerta è in linea con le priorità di Intesa Sanpaolo , vale a dire ridurre il rischio della banca e utilizzare la plusvalenza sulla piattaforma Npl per sostenere il dividendo 2018", hanno commentato anche gli analisti di Mediobanca Securities. "In effetti vediamo l'utile netto 2018 a 3,7 miliardi euro, sale a 4 miliardi comprendendo la plusvalenza derivante da questo accordo. Ciò dovrebbe consentire all'istituto di mantenere il dividendo per azione 2018 in linea con quello del 2017", ovvero
almeno a 0,20 euro per azione. In realtà
Banca Akros già si aspetta un dividendo sul bilancio 2018 più alto rispetto a quello dell'esercizio precedente a 0,22 euro per azione (0,23 euro sul bilancio 2019).
Equita ha comunque confermato il rating hold e il target price a 3,4 euro sul titolo Intesa Sanpaolo come
Fidentiis e Mediobanca (neutral e target price a 3,30 euro). Un po' fuori dal coro visto che, dopo questa operazione,
Citigroup ha ribadito buy con un prezzo obiettivo a 3,5 euro, Credit Suisse outperform con un target price a 3,60 euro, Ubs buy con un prezzo obiettivo a 3,35 euro, Banca Akros accumulate con un target price a 3,50 euro e Bank of America Merrill Lynch buy con un target price a 3,5 euro.
Quest'ultima banca d'affari, citata dall'agenzia Mf-DowJones, ha anche notato che Intesa Sanpaolo ha un Npe ratio inferiore rispetto ai concorrenti e che ha sempre realizzato ritorni più elevati del settore bancario grazie, tra le altre cose, al focus sull'efficienza e sul taglio dei costi e al forte management. Così il titolo Intesa Sanpaolo resta il preferito di BofA tra le banche Ue. "Il deal tra Intesa Sanpaolo e Intrum ha anche una lettura positiva per tutte le banche", hanno precisato a BofA.