Investimenti in Fotografia

Questi sono gli eventi del 2014 di Gohar Dashti. Praticamente solo in istituzioni museali o quasi.

- "Disasters of War", Louvre-Lens Museum, Lens (FR) / 28 May 2014 - 6 Oct 2014
- "Post Portrait", San Jose Museum of Art, San Jose (USA) / 9 Oct 2014 - 18 Jan 2015
- "The war which is coming is not the first one", MART Modern and Contemporary Art Museum of Trento and Rovereto, Rovereto Trento (IT) / 3 Oct 2014 - 20 Sep 2015
- "Holding Cohesion", Tampere Art Museum, Tampere (FI) / 5 Sep 2014 - 5 Jan 2015
- "The Body as the Archive", Centre Photographique d'lle de France (CPIF), Pontault Combault (FR) / 4 Oct 2014 - 14 Dec 2014
- "Voice of Tacitness", Hong Kong Arts Centre, Hong Kong (HK) / 18 Oct 2014 - 2 Nov 2014

comunque insiste

2015

- "A History of Photography : Series and Sequences", Victoria and Albert Museum, London (UK) / 6 Feb 2015 - 1 Nov 2015
- "She Who Tells a Story", Cantor Arts Center at Stanford University, Stanford, California (USA) / 28 Jan 2015 - 4 May 2015
- "Cherchez l'erreur" , The institut des cultures d'islam, Paris (FR) / 15 Jan 2015
 
L'ho segnalata io? Se si chiedo scusa per l'alzhaimer..:)
 
Parliamo un po di Andreas Gursky va...ovviamente e purtroppo non ce l'ho in collezione..:)

Primo punti, G. fa parte della scuola di dusseldorf, accademia fondata dai coniugi Bernd e Hilla Becker, che attraverso il loro insegnamento hanno voluto improntare un tipo di fotografia che eludesse dalle competenze della formazione professionale , tipo fotogiornalismo, e che proponesse un tipo di approccio indipendente e artistico. Sono i fondatori di quel tipo di scuola che viene definita "germanica" o " dell'impassibilità". Gli alunni di questa scuola sono...A, Gursky, T. Ruff, T. Struth, Candida Hofer, Axel Hutte, Simone Nieweg... (una discreta classe.....).
Il primo della classe se così lo vogliamo definire era proprio il Gursky. Egli per primo portò la sperimentazione del suo lavoro in una direzione che usava principalmente le grandi misure, anzi grandissime (le sue fotografie sono spesso larghe 4 metri e alte 2). Egli concepisce fotografie che non necessariamente (anzi mai) devono essere viste come parte di una serie ma ogni fotografia ha il suo valore di per sé. Oltre allo scegliere i suoi soggetti in maniera maniacale, fa un uso impressionante del ritocco in post produzione per avere un'immagine perfetta anche se di enormi dimensioni (questo approccio durante il passaggio dall'analogico al digitale non è così scontato) ma soprattutto ci vuole dare una prospettiva di ciò che vediamo che sia la più neutrale possibile e soprattutto la migliore che si possa avere su quel soggetto. Di fronte alle sue foto non dobbiamo immedesimarci in esse e farci trasportare dalle emozioni, ma essere osservatori distaccati e critici, non bisogna interpretare l'esperienza individuale di un luogo o di un evento , ma allontanarci sempre di più dal centro della scena in modo da poter governare visivamente questo tutt'uno costituito da piccole parti. è un'esperienza che ovviamente rende il meglio se vista dal vivo e non su un pc o un libro.
 

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A Londra una nuova fiera dedicata alla fotografia

Photo London dal 21 al 24 maggio
Nasce una nuova fiera dedicata alla fotografia a Londra. Si chiama Photo London e si svolgerà dal 21 al 24 maggio 2015 alla Somerset House. Parteciperanno un massimo di 60 gallerie internazionali sia emergenti che affermate. L'evento sarà accompagnato da un*programma pubblico sostenuto dalla Fondazione LUMA e includerà*mostre, proiezioni, seminari, simposi e una serie di spettacoli di "musica e fotografia". Lo scopo è di avvicinare un nuovo pubblico alla fotografia, mostrare i talenti emergenti e promuovere il concetto di fotografia come asset classe.
Il mezzo fotografico sarà indagato in tutto il suo spessore, dalle rarità dei pionieri della fotografia, ai capolaori contemporanei, fino ai blog di fotografia di strada. Al fotografo emergente più interessante in fiera verrà assegnato il premio The John Kobal Foundation Discovery, che prevede un periodo di residenza a New York di tre mesi.

La fiera è la risposta alla continua crescita del mercato della fotografia e all'interesse dimostrato dai londinesi nei confronti delle mostre di fotografia che si sono tenute proprio alla Somerset House negli ultimi 18 mesi come, per esempio, "Landmark: The Fields of Photography" (46.699 visitatori), "Cartier-Bresson: A Question of Colour" (88.522 visitatori) e "Tim Walker: Story Teller" (102.000 visitatori). Nello stesso periodo anche il Victoria and Albert museum ha registrato il record di visitatori per una mostra di fotografia.
Photo London è organizzata da Candlestar,*una società di produzione culturale guidata da Michael Benson e Fariba Farshad e specializzata in iniziative legate alla fotografia. È stata fondata nel 2003 e ha sede alla Somerset House.

Silvia Anna Barrilà

Il Sole 24 ORE
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Photo London will be a major international photography event held at London's Somerset House. | Photo London
 
allora visto che è qui, qui ne parliamo

Gursky non mi piace perchè appartiene a quel filone della fotografia definito come deadpan aestetics che fiorisce (o meglio rifiorisce, visto che come tecnica era ben nota prima) negli anni '90 come sempre in risposta a quello che veniva celebrato nel decennio precedente in particolare il neoespressionismo tedesco

per quei pochi che non lo sanno, in parole povere, deadpan (letteralmente umorismo nero o inglese) è quella fotografia vuota di sentimenti
in parole ricche meglio leggere qua
The Deadpan Aesthetic. | John Daly : A Visual Journey
e compratevi il libro della Cotton che costa nulla ;)
proprio secondo lei il merito di Gursky è quello non di produrre delle foto che fanno parte di un corpus (l'idea che sosteneva gli artisti precedenti che pure facevano quelle foto impersonali, ma significative, perchè portatrici di un'idea) ma quello che il suo punto di vista è il migliore per rendere quell'immagine, che poi però manipola abbondantemente come testimoniato qua sotto
Toni Thorimbert: The blog behind the images.: Editor-at-Large Matteo Oriani talks about the world’s most expensive photograph. Spoiler warning: It’s retouched!

insomma oltre a quella marea brulicante di colori, persone, oggetti
o quelle pennellate di colore
che c'è???

PS
non ditemi la perfezione o il gigantismo
che sono, forse, le due sole cose che non sopporto del baubauhaus ;)
 
allora visto che è qui, qui ne parliamo

Gursky non mi piace perchè appartiene a quel filone della fotografia definito come deadpan aestetics che fiorisce (o meglio rifiorisce, visto che come tecnica era ben nota prima) negli anni '90 come sempre in risposta a quello che veniva celebrato nel decennio precedente in particolare il neoespressionismo tedesco

per quei pochi che non lo sanno, in parole povere, deadpan (letteralmente umorismo nero o inglese) è quella fotografia vuota di sentimenti
in parole ricche meglio leggere qua
The Deadpan Aesthetic. | John Daly : A Visual Journey
e compratevi il libro della Cotton che costa nulla ;)
proprio secondo lei il merito di Gursky è quello non di produrre delle foto che fanno parte di un corpus (l'idea che sosteneva gli artisti precedenti che pure facevano quelle foto impersonali, ma significative, perchè portatrici di un'idea) ma quello che il suo punto di vista è il migliore per rendere quell'immagine, che poi però manipola abbondantemente come testimoniato qua sotto
Toni Thorimbert: The blog behind the images.: Editor-at-Large Matteo Oriani talks about the world’s most expensive photograph. Spoiler warning: It’s retouched!

insomma oltre a quella marea brulicante di colori, persone, oggetti
o quelle pennellate di colore
che c'è???

PS
non ditemi la perfezione o il gigantismo
che sono, forse, le due sole cose che non sopporto del baubauhaus ;)


Scritto qualche post fa.
Primo punto: Gursky fa parte della scuola di dusseldorf, accademia fondata dai coniugi Bernd e Hilla Becker, che attraverso il loro insegnamento hanno voluto improntare un tipo di fotografia che eludesse dalle competenze della formazione professionale , tipo fotogiornalismo, e che proponesse un tipo di approccio indipendente e artistico. Sono i fondatori di quel tipo di scuola che viene definita "germanica" o " dell'impassibilità". Gli alunni di questa scuola sono...A, Gursky, T. Ruff, T. Struth, Candida Hofer, Axel Hutte, Simone Nieweg... (una discreta classe.....).
Il primo della classe se così lo vogliamo definire era proprio il Gursky. Egli per primo portò la sperimentazione del suo lavoro in una direzione che usava principalmente le grandi misure, anzi grandissime (le sue fotografie sono spesso larghe 4 metri e alte 2). Egli concepisce fotografie che non necessariamente (anzi mai) devono essere viste come parte di una serie ma ogni fotografia ha il suo valore di per sé. Oltre allo scegliere i suoi soggetti in maniera maniacale, fa un uso impressionante del ritocco in post produzione per avere un'immagine perfetta anche se di enormi dimensioni (questo approccio durante il passaggio dall'analogico al digitale non è così scontato) ma soprattutto ci vuole dare una prospettiva di ciò che vediamo che sia la più neutrale possibile e soprattutto la migliore che si possa avere su quel soggetto. Di fronte alle sue foto non dobbiamo immedesimarci in esse e farci trasportare dalle emozioni, ma essere osservatori distaccati e critici, non bisogna interpretare l'esperienza individuale di un luogo o di un evento , ma allontanarci sempre di più dal centro della scena in modo da poter governare visivamente questo tutt'uno costituito da piccole parti. è un'esperienza che ovviamente rende il meglio se vista dal vivo e non su un pc o un libro.

il libro della cotton l'ho letto (e parte di ciò che ho scritto l'ho ripreso da li) e sono alla seconda lettura, in più ho letto anche la scuola di dusseldorf La Scuola di Düsseldorf - Libri - Johan and Levi editore
che consiglio a chi vuole approfondire l'argomento
 
concordo sul fatto che vanno viste dal vivo e viste le dimensioni ci tocca o il ricco o uno spazio pubblico (prima furbata, ma questo l'avevano già capito gli americani negli anni '50)

che sia un modo di procedere "neutrale" non sono proprio d'accordo
è furbamente, pretenziosamente neutrale, ma non lo è
in realtà può non avere nulla a che fare con la realtà, che può non esistere
come nella foto del Reno, solo che così ci appare "naturalmente"
come il cavallo che corre nell'aria di cui ti dicevo altrove
se il pregio è questo, mi pare poca cosa
ma sono un eretico
(ho altro di prossimo alla deadpan aestetics a casa, ma cerco ancora per cui :censored: )
 
Adesso su sky arte inizia "the woodmans" film documentario su Francesca Woodman.. Buona visione! :)
 
Qualcuno mi sa dire qualcosa su una fotografa di nome Garduna Flor? essendo un ignorante in materia di foto mi è stata chiesta qualche info e non ho saputo dire granchè, se qualcuno mi illumina gli sono grato. :D
 
grazie all'invito di un Forumista che chiede l'anonimato :cool:

sto tornando da una bellissima inaugurazione di una mostra fotografica inaugurata oggi qui a Torino presso la Galleria Giampiero Biasutti
dell'Artista Carlo Orsi e destinata a raccogliere fondi per una Onlus
meritevole di ogni bene e che vi invito ad approfondire
Home - CUTE PROJECT ONLUS -
:bow:

chi è Carlo Orsi
fonte http://www.carloorsi.com/
Nasce a Milano l'8 Marzo 1941.
Esordisce nel mondo della fotografia come assistente di Ugo Mulas.
All'inizio degli anni '60 realizza reportages dall'Italia e dall'Estero per riviste come Panorama, Settimo Giorno, Il Mondo e Oggi.
Sul finire di quegli anni inizia il suo rapporto con la moda collaborando con le più qualificate testate italiane ed estere. Non si sottrae alle lusinghe della pubblicità: sue sono alcune campagne per La Perla, Omsa, Swatch, American System, Marlboro e Ducati e nel campo dell'arredamento: Alias, Baleri, Nemo e Cassina, Catellani & Smith.
Pubblica diversi libri tra cui "Milano" nel 1965 con Dino Buzzati, "Exstasi" nel 1999 sulla caduta del muro di Berlino, "Atto Unico, Jannis Kounellis" nel 2006,"Carlo Orsi fotografo" nel 2012 e alcuni libri su Arnaldo Pomodoro di cui cura l'immagine dal 1984.
La prima mostra personale è del 1984 e viene curata nell'allestimento da Mario Botta.
Dagli inizi degli anni '90 abbandona lentamente moda e pubblicità e ritorna alla fotografia-reportage, del resto mai abbandonata.
Nel 1997 fonda con gli amici di sempre Guido Vergani, Emilio Tadini, Gianfranco Pardi e Giorgio Terruzzi la rivista "Città" per raccontare Milano soprattutto attraverso le immagini, l'obiettivo dei grandi fotografi.
Nel 2004 inizia una collaborazione con Interplast, associazione di volontari in chirurgia plastica ricostruttiva.
Due libri documentano 5 missioni: Tibet, Cina, Uganda, Bangladesh e Bolivia.

Un dovuto e sincero ringraziamento alla Galleria di Giampiero Biasutti e Signora per aver ospitato e dato un concreto aiuto alla Onlus :bow:
 

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Premetto che non ho alcuna competenza in fotografia e vi chiedo se valutate un possibile investimento le foto di Silvio Wolf. Le sue opere mi avevano incuriosito leggendo alcuni articoli che spiegavano il suo modus operandi. Alla fiera di Bologna ho avuto il piacere di vedere dal vivo i suoi lavori Horizon che ricordano le opere di Rothko e sono rimasto favorevolmente impressionato.
 
grazie all'invito di un Forumista che chiede l'anonimato :cool:

sto tornando da una bellissima inaugurazione di una mostra fotografica inaugurata oggi qui a Torino presso la Galleria Giampiero Biasutti
dell'Artista Carlo Orsi e destinata a raccogliere fondi per una Onlus
meritevole di ogni bene e che vi invito ad approfondire
Home - CUTE PROJECT ONLUS -
:bow:

chi è Carlo Orsi
fonte http://www.carloorsi.com/
Nasce a Milano l'8 Marzo 1941.
Esordisce nel mondo della fotografia come assistente di Ugo Mulas.
All'inizio degli anni '60 realizza reportages dall'Italia e dall'Estero per riviste come Panorama, Settimo Giorno, Il Mondo e Oggi.
Sul finire di quegli anni inizia il suo rapporto con la moda collaborando con le più qualificate testate italiane ed estere. Non si sottrae alle lusinghe della pubblicità: sue sono alcune campagne per La Perla, Omsa, Swatch, American System, Marlboro e Ducati e nel campo dell'arredamento: Alias, Baleri, Nemo e Cassina, Catellani & Smith.
Pubblica diversi libri tra cui "Milano" nel 1965 con Dino Buzzati, "Exstasi" nel 1999 sulla caduta del muro di Berlino, "Atto Unico, Jannis Kounellis" nel 2006,"Carlo Orsi fotografo" nel 2012 e alcuni libri su Arnaldo Pomodoro di cui cura l'immagine dal 1984.
La prima mostra personale è del 1984 e viene curata nell'allestimento da Mario Botta.
Dagli inizi degli anni '90 abbandona lentamente moda e pubblicità e ritorna alla fotografia-reportage, del resto mai abbandonata.
Nel 1997 fonda con gli amici di sempre Guido Vergani, Emilio Tadini, Gianfranco Pardi e Giorgio Terruzzi la rivista "Città" per raccontare Milano soprattutto attraverso le immagini, l'obiettivo dei grandi fotografi.
Nel 2004 inizia una collaborazione con Interplast, associazione di volontari in chirurgia plastica ricostruttiva.
Due libri documentano 5 missioni: Tibet, Cina, Uganda, Bangladesh e Bolivia.

Un dovuto e sincero ringraziamento alla Galleria di Giampiero Biasutti e Signora per aver ospitato e dato un concreto aiuto alla Onlus :bow:

li ho conosciuti a Bologna ... persone splendide ... nn mi sorprende leggere di una iniziativa così meritevole

:clap:
 
Personalmente,se avessi soldi da investire in arte(:'(),in questo momento comprerei qualcosa di Araki.Logico dire che deve anche piacere
 
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