Investire in Opzioni

Voglio solo ripetere il concetto centrale aggiungendolo a quello che hanno espresso Cren e Blacksmith che mi trovano d'accordo con quanto hanno scritto: BS non serve a fare previsioni e nemmeno a dire se una opzione è a buon mercato o cara, ma solo a capire come si muoverebbe il suo prezzo a parità di condizioni col passare del tempo ed al variare del sottostante che sono i due dati misurabili. Tutto il resto (se si sente male l'AD, se crolla il mondo, se a un certo punto fanno merge e lo dicono all'ultimo, se arrivano gli alieni) confluisce nella volatilità implicita che è quello che non può essere misurato a priori e rappresenta le reazioni emotive degli operatori a tali sollecitazioni attraverso la dinamica della domanda e dell'offerta sul derivato.
Il modello di BS grazie alle ipotesi iniziali permette di valutare quanto sopra facendo il minimo indispensabile delle supposizioni sul futuro poichè la componente "deterministica" viene posta uguale al tasso risk free (spoiler:D).
Prima di Black Scholes gli opzionisti non avevano una formula per fare tutto ciò e pesavano le cose sulla base di esperienza e "occhio clinico" che è quello che ad esempio applico io nel campo dell'epidemiologia e che in questo caso spesso porta risultati migliori rispetto ai modelli stessi.
 
Ricapitolando quello che è stato esposto nel post precedente, abbiamo cominciato ad analizzare il modello dei prezzi sul quale si basa l'equazione di BS, che è in realtà anche il modello generalmente accettato. Il prezzo è una variabile stocastica i cui incrementi/decrementi sono governati da una componente appunto casuale ed una componente deterministica.
La componente casuale ha due caratteristiche: la prima proprietà è strettamente riferita al processo di markov ed è l'irrilevanza del percorso passato. Oltre a mettere fuori gioco l'analisi tecnica delle figure (testa spalle, bandiere, triangoli, diamanti ecc. ecc.) esclude anche gli indicatori.
La seconda proprietà, che abbiamo analizzato attraverso l'immagine con le 8 transizioni da un prezzo all'altro, stabilisce che il valore atteso (cioè quello più probabile) coincide con la media della distribuzione normale (il centro della campana) che appunto corrisponde al valore attuale. Come visto l'ampiezza della componente aleatoria corrisponde alla base della campana gaussiana e tale base è direttamente proporzionale all'intervallo di tempo considerato, come spiegato nel post precedente e alla incertezza attesa.
Questa proprietà (appena richiamata con concettualizzazione semplificata) è definita martingala, ed è un processo stocastico da non confondere con la strategia da gioco d'azzardo e con la sua cugina l'antimartingala. Interessante notare che la martingala matematica porta a dimostrare l'inesistenza di sistemi di scommesse vincenti (è possibile trovare la dimostrazione online).
Abbiamo quindi due proprietà della componente aleatoria:
1) la proprietà di Markov
2) la Martingala.
E' anche qui possibile definirle in modo rigoroso “matematicamente” cercando online.
In sintesi:
Sia markov che la martingala non guardano oltre i valori attuali quando si cerca di prevedere/stimare i valori futuri.
Uno mi dà una stima esatta (martingala) e questa stima è esattamente uguale al valore attuale (probabilità media al centro della gaussiana nel nostro caso).
L'altro (Markov) mi dice su quali informazioni dovrei contare quando faccio una stima e per fare tale stima posso utilizzare le probabilità di transizione da uno stato ad un altro (come detto nel caso di una martingala pura tali probabilità sono 0,5). [n.b. Le due proprietà possono ritrovarsi singolarmente in diversi processi stocastici, non vanno necessariamente a braccetto].


Passiamo ad analizzare il drift.
Come noto drift significa “deriva” e rende bene l'idea di un mercato che sale lentamente con bassa volatilità (lentamente e bassa volatilità vedremo possono essere definiti come manifestazione dello stesso concetto). Ed è quello che succederebbe se il mercato vivesse isolato dagli shock esterni (es. TWEET di Musk) e dalla complessità della dinamica della domanda e dell'offerta.
Il fatto che esista una costante spinta rialzista è giustificato dai seguenti fattori.
1) MACROCICLI TECNOLOGICI: Il mercato viene ciclicamente rivoluzionato dalla forza innovativa di gruppi definiti di industrie. Nello specifico il primo ciclo inizia con la prima rivoluzione industriale (macchina filatrice, manifattura in genere e sfruttamento energia idrica ecc.), secondo ciclo a partire dalla seconda metà dell'800 col treno e industria dell'acciaio in genere, il terzo con elettricità, chimica e automobile, il quarto con l'elettronica e il petrolchimico, il quinto con internet (e derivati) e il sesto che sta iniziando ora sovrapposto al quinto con digitalizzazione e rivoluzione energetica. L'inizio di ogni ciclo porta aumento di produttività e di qualità che spinge alla dematerializzazione in particolare con gli ultimi 2 cicli che in questo modo moltiplicano le potenzialità e quindi la crescita economica in corrispondenza di ogni ciclo con contemporanea spinta monopolistica delle industrie che la trainano. Se nei primi del 900 il peso delle società di trasporto nell'indice di borsa era preponderante in accordo col macrociclo in corso, ai giorni nostri la fanno da padrone i tecnologici. Il trend migliorativo si riflette sull'azionario.
2) MICROCICLO DELLA SOCIETA' QUOTATA: Quotazione in borsa → Profitti → Investimenti → Crescita → Sconto degli utili → Rialzo azionario (questa è una schematizzazione nel discreto, si tratta di un processo continuo non necessariamente in quest'ordine). Il ciclo continua fino a che o la società viene inglobata in una più grande già quotata oppure smette di fare profitti ed esce dalla quotazione facendo posto ad un'altra che segue correttamente il ciclo. Come si può vedere gli indici di borsa sono costruiti per avere inevitabilmente un bias rialzista facendo entrare i vincenti e uscire i perdenti.
3) PREMIO AL RISCHIO: Esistono asset a rendimento teoricamente risk free (es. obbligazionario americano). Questi asset forniscono il rendimento minimo ottenibile sul mercato. Contemporaneamente abbiamo asset cosiddetti rischiosi il cui rendimento è correlato proprio alla rischiosità. Essendo il mercato azionario composto da asset rischiosi (cioè la cui resa è incerta) per detenerli viene richiesto un premio al rischio superiore al tasso risk free. Maggiore è il rischio e l'incertezza del rendimento maggiore è il rendimento richiesto. Il rendimento storico fornisce la base del rendimento atteso e fa sì che esista una domanda per tali asset. E la domanda sostenuta per un bene in quantità limitata come le azioni fa aumentare i prezzi, al netto degli shock cioè della componente stocastica. In formule mutuando dal modello base del CAPM abbiamo che:

Rendimento della singola azione= Tasso risk free + Beta*(Rendimento di mercato-Tasso risk free).
Il beta rappresenta il contributo della singola azione alla volatilità di mercato. In altri termini il rendimento atteso della singola azione è uguale al tasso risk free più un multiplo od una frazione del rendimento atteso dell'intero mercato al netto del tasso risk free. Maggiore è il range atteso della singola azione maggiore è il beta. Risulta chiaro che una azione con un beta grande può avere grandi incrementi come buchi fallimentari. Non a caso i titoli più longevi all'interno degli indici sono quelli legati a settori che in un modo o nell'altro possono sopravvivere almeno fino ad un certo punto al passaggio da un macrociclo ad un altro e presentano un beta piccolo che li mette a riparo da una fine fallimentare. General electrics è stato il titolo più longevo del Dow e da poco fatto fuori. I titoli con beta maggiore sono quelli legati all'onda economica elevata dal macrociclo ma sono pure quelli che al passaggio da un ciclo ad un altro rischiano di più, oltre a soffrire maggiormente dei cosiddetti rischi idiosincratici cioè quelli di fallimento indipendente dall'andamento del mercato in generale. Il punto chiave è che ciò che è destinato a salire in modo indefinito è il mercato nel suo complesso e non il singolo titolo e l'intero baraccone della finanza è stato messo su con questo intento come un gioco con regole precise venute meno le quali sparisce anche il baraccone. Ma a quel punto vorrebbe dire trovarsi in una situazione nella quale sarebbe indifferente aver investito in azioni o avere il liquido in banca o i bitcoin, perderebbe valore tutto.
A questi 3 fattori se ne aggiungono altri

4) DINAMICA DI DOMANDA ED OFFERTA TRA ATTORI DEL MERCATO: verrà approfondita successivamente nell'analisi del COT
5) GREENSPAN/BERNANKE PUT – KEYNESIAN PUT: in sintesi rappresentano l'intervento indiretto e direzionale nel mercato finanziario da parte:
A) della Banca centrale (ci riferiamo in particolare alla FED) con la politica monetaria espansiva, in grado di rappresentare l'equivalente di una opzione put protettiva ogni volta che il mercato scende di una determinata percentuale (di solito si considera un ribasso del 20% corrispondente ad un bear market). Esattamente quello successo a marzo 2020, ma anche nella crisi dei mutui subprime.
B) del governo centrale che implementa politiche fiscali espansive (Keynesian put dalle teorie dell'economista inglese).
Quest'ultimo fattore è condizionato dalle fasi del ciclo economico e dovrebbe essere inapplicabile in una fase di surriscaldamento del mercato (inflazione al rialzo). L'intervento monetario e fiscale è ciò che ha sostanzialmente sostenuto il rialzo degli ultimi anni ed è il motivo per il quale con gli ultimi tassi inediti di inflazione le incertezze aumentano.
Da notare che il macrociclo tecnologico che va ad iniziare potrebbe neutralizzare le spinte inflattive degli energetici, razionalizzare l'utilizzo e la produzione di terre rare e far crollare il bisogno di lavoro umano. Il che vuol dire limitare enormemente il pericolo inflazione in una economia con una valuta sana. Ciò porterebbe all'utilizzo indefinito delle suddette put e ad una sorta di eliminazione dei cicli economici e conseguente ridefinizione di quello che potrebbe essere un bear market. I cicli hanno avuto una durata media sempre minore. Gli ultimi tra 30 e 50 anni.

Nonostante ciò gli shock e gli imprevisti continueranno ad esserci senza però cambiare lo scopo del gioco, ma rendendo comunque necessarie le protezioni. Ad esempio un fondo deve cercare di minimizzare le conseguenze degli shock. Uno dei motivi può essere il dover vendere un prodotto: anche se riesco a fare il 10% in un anno se tale 10% è il risultato di una alta volatilità avrò clienti che saranno entrati nel momento sbagliato perdendo dei soldi.

Dobbiamo quindi inserire il drift nell'equazione. Prima di formalizzare è possibile mettere insieme graficamente componente stocastica e deterministica così definita.
submartingala.png
Il puntino, che rappresenta il prezzo attuale si trova non più in corrispondenza del centro della campana successiva ma leggermente sotto ed in corrispondenza del centro della precedente. C'è sempre il ventaglio di possibilità rappresentato dalla gaussiana ma il valore atteso ovvero la media della distribuzione normale è leggermente più in alto rispetto al prezzo attuale. Nell'immagine ho considerato una serie senza deviazioni dal valore medio, con il prezzo che sale seguendo il rendimento atteso. Questa viene detta submartingala poiché viene considerato un valore attuale inferiore a quello atteso.

La prossima volta verrà formalizzata in modo semplice la formula con le due componenti ed introdotta la lognormalità cosa non semplicissima da semplificare almeno per me. Ci provo.
 
Ultima modifica:
La stai facendo troppo complicata.

La componente "deterministica" sono semplicememte i dividendi, gli utili, i profitti attesi che dir si voglia.

Il modello è semplicemente quella curva che si spancia nel tempo attorno ad un valore atteso; a volte lo spanciamento è tale da far perdere di vista il valore atteso, ma altre volte no.

Quello che conta nella realtà è l'osservazione fatta da Gianni78bari che 1- il prezzo delle opzioni è lo stesso indipendentemente dalle attese degli operatori; 2- dipende solo dal range massimo di prezzo del sottostante che gli operatori mediamente auspicano/temono.

1 e 2 mi sembrano in contraddizione.

E' complicato così: hai un sistema di cui vuoi prevedere l'uscita che puoi già misurare, x, e soggetto a forze f a caso che puoi già misurare, allora dopo la misura di f e x metti tutto su un grafico e vedi che f e x sono legati da una costante K con f=Kx.
Da allora in poi qualsiasi f vedrai arrivare sul sistema già sai quale sarà x, perché hai scoperto K.
Questo è un sistema di cui conosci tutto, che domini, perfettamente deterministico, su cui nessuno scommetterà mai.

Del sistema che sforna valori di un'opzione puoi misurare solo questi ultimi (x), cioè l'uscita, gli ingressi in buona parte nemmeno sai quali sono (cosa agirà sul sottostante) figurati se puoi misurarli (primo buco e manco tanto piccolo) e la relazione che lega ingresso e uscita apriti cielo.
E allora che fanno B&S furbacchioni? L'unica cosa che possono, un modello induttivo sulla base di sole altre uscite (tassi, sottostante, ecc.), per prevedere altre uscite (il prezzo delle opzioni con quel sottostante :eek: - in pratica l'uscita è da tutte le parti -). Dalle mie parti si chiama un cane che si morde la coda ;) ma c'è solo quello quindi bisogna farsene una ragione e usarlo.

Il prezzo di una azione di una azienda che paga dividendi è = alla sommatoria dei dividendi scontati ecc., e resta diverso da zero anche il giorno che le banche smettono di finanziare l'azienda perché il buco è diventato troppo grosso.

La base di tutto è la fiducia e quella è per definizione non misurabile (meno male sennò su che scommetti?).
 
Ultima modifica:
Ricapitolando quello che è stato esposto nel post precedente, abbiamo cominciato ad analizzare il modello dei prezzi sul quale si basa l'equazione di BS, che è in realtà anche il modello generalmente accettato. Il prezzo è una variabile stocastica i cui incrementi/decrementi sono governati da una componente appunto casuale ed una componente deterministica.
La componente casuale ha due caratteristiche: la prima proprietà è strettamente riferita al processo di markov ed è l'irrilevanza del percorso passato. Oltre a mettere fuori gioco l'analisi tecnica delle figure (testa spalle, bandiere, triangoli, diamanti ecc. ecc.) esclude anche gli indicatori.
La seconda proprietà, che abbiamo analizzato attraverso l'immagine con le 8 transizioni da un prezzo all'altro, stabilisce che il valore atteso (cioè quello più probabile) coincide con la media della distribuzione normale (il centro della campana) che appunto corrisponde al valore attuale. Come visto l'ampiezza della componente aleatoria corrisponde alla base della campana gaussiana e tale base è direttamente proporzionale all'intervallo di tempo considerato, come spiegato nel post precedente e alla incertezza attesa.
Questa proprietà (appena richiamata con concettualizzazione semplificata) è definita martingala, ed è un processo stocastico da non confondere con la strategia da gioco d'azzardo e con la sua cugina l'antimartingala. Interessante notare che la martingala matematica porta a dimostrare l'inesistenza di sistemi di scommesse vincenti (è possibile trovare la dimostrazione online).
Abbiamo quindi due proprietà della componente aleatoria:
1) la proprietà di Markov
2) la Martingala.
E' anche qui possibile definirle in modo rigoroso “matematicamente” cercando online.
In sintesi:
Sia markov che la martingala non guardano oltre i valori attuali quando si cerca di prevedere/stimare i valori futuri.
Uno mi dà una stima esatta (martingala) e questa stima è esattamente uguale al valore attuale (probabilità media al centro della gaussiana nel nostro caso).
L'altro (Markov) mi dice su quali informazioni dovrei contare quando faccio una stima e per fare tale stima posso utilizzare le probabilità di transizione da uno stato ad un altro (come detto nel caso di una martingala pura tali probabilità sono 0,5). [n.b. Le due proprietà possono ritrovarsi singolarmente in diversi processi stocastici, non vanno necessariamente a braccetto].


Passiamo ad analizzare il drift.
Come noto drift significa “deriva” e rende bene l'idea di un mercato che sale lentamente con bassa volatilità (lentamente e bassa volatilità vedremo possono essere definiti come manifestazione dello stesso concetto). Ed è quello che succederebbe se il mercato vivesse isolato dagli shock esterni (es. TWEET di Musk) e dalla complessità della dinamica della domanda e dell'offerta.
Il fatto che esista una costante spinta rialzista è giustificato dai seguenti fattori.
1) MACROCICLI TECNOLOGICI: Il mercato viene ciclicamente rivoluzionato dalla forza innovativa di gruppi definiti di industrie. Nello specifico il primo ciclo inizia con la prima rivoluzione industriale (macchina filatrice, manifattura in genere e sfruttamento energia idrica ecc.), secondo ciclo a partire dalla seconda metà dell'800 col treno e industria dell'acciaio in genere, il terzo con elettricità, chimica e automobile, il quarto con l'elettronica e il petrolchimico, il quinto con internet (e derivati) e il sesto che sta iniziando ora sovrapposto al quinto con digitalizzazione e rivoluzione energetica. L'inizio di ogni ciclo porta aumento di produttività e di qualità che spinge alla dematerializzazione in particolare con gli ultimi 2 cicli che in questo modo moltiplicano le potenzialità e quindi la crescita economica in corrispondenza di ogni ciclo con contemporanea spinta monopolistica delle industrie che la trainano. Se nei primi del 900 il peso delle società di trasporto nell'indice di borsa era preponderante in accordo col macrociclo in corso, ai giorni nostri la fanno da padrone i tecnologici. Il trend migliorativo si riflette sull'azionario.
2) MICROCICLO DELLA SOCIETA' QUOTATA: Quotazione in borsa → Profitti → Investimenti → Crescita → Sconto degli utili → Rialzo azionario (questa è una schematizzazione nel discreto, si tratta di un processo continuo non necessariamente in quest'ordine). Il ciclo continua fino a che o la società viene inglobata in una più grande già quotata oppure smette di fare profitti ed esce dalla quotazione facendo posto ad un'altra che segue correttamente il ciclo. Come si può vedere gli indici di borsa sono costruiti per avere inevitabilmente un bias rialzista facendo entrare i vincenti e uscire i perdenti.
3) PREMIO AL RISCHIO: Esistono asset a rendimento teoricamente risk free (es. obbligazionario americano). Questi asset forniscono il rendimento minimo ottenibile sul mercato. Contemporaneamente abbiamo asset cosiddetti rischiosi il cui rendimento è correlato proprio alla rischiosità. Essendo il mercato azionario composto da asset rischiosi (cioè la cui resa è incerta) per detenerli viene richiesto un premio al rischio superiore al tasso risk free. Maggiore è il rischio e l'incertezza del rendimento maggiore è il rendimento richiesto. Il rendimento storico fornisce la base del rendimento atteso e fa sì che esista una domanda per tali asset. E la domanda sostenuta per un bene in quantità limitata come le azioni fa aumentare i prezzi, al netto degli shock cioè della componente stocastica. In formule mutuando dal modello base del CAPM abbiamo che:

Rendimento della singola azione= Tasso risk free + Beta*(Rendimento di mercato-Tasso risk free).
Il beta rappresenta il contributo della singola azione alla volatilità di mercato. In altri termini il rendimento atteso della singola azione è uguale al tasso risk free più un multiplo od una frazione del rendimento atteso dell'intero mercato al netto del tasso risk free. Maggiore è il range atteso della singola azione maggiore è il beta. Risulta chiaro che una azione con un beta grande può avere grandi incrementi come buchi fallimentari. Non a caso i titoli più longevi all'interno degli indici sono quelli legati a settori che in un modo o nell'altro possono sopravvivere almeno fino ad un certo punto al passaggio da un macrociclo ad un altro e presentano un beta piccolo che li mette a riparo da una fine fallimentare. General electrics è stato il titolo più longevo del Dow e da poco fatto fuori. I titoli con beta maggiore sono quelli legati all'onda economica elevata dal macrociclo ma sono pure quelli che al passaggio da un ciclo ad un altro rischiano di più, oltre a soffrire maggiormente dei cosiddetti rischi idiosincratici cioè quelli di fallimento indipendente dall'andamento del mercato in generale. Il punto chiave è che ciò che è destinato a salire in modo indefinito è il mercato nel suo complesso e non il singolo titolo e l'intero baraccone della finanza è stato messo su con questo intento come un gioco con regole precise venute meno le quali sparisce anche il baraccone. Ma a quel punto vorrebbe dire trovarsi in una situazione nella quale sarebbe indifferente aver investito in azioni o avere il liquido in banca o i bitcoin, perderebbe valore tutto.
A questi 3 fattori se ne aggiungono altri

4) DINAMICA DI DOMANDA ED OFFERTA TRA ATTORI DEL MERCATO: verrà approfondita successivamente nell'analisi del COT
5) GREENSPAN/BERNANKE PUT – KEYNESIAN PUT: in sintesi rappresentano l'intervento indiretto e direzionale nel mercato finanziario da parte:
A) della Banca centrale (ci riferiamo in particolare alla FED) con la politica monetaria espansiva, in grado di rappresentare l'equivalente di una opzione put protettiva ogni volta che il mercato scende di una determinata percentuale (di solito si considera un ribasso del 20% corrispondente ad un bear market). Esattamente quello successo a marzo 2020, ma anche nella crisi dei mutui subprime.
B) del governo centrale che implementa politiche fiscali espansive (Keynesian put dalle teorie dell'economista inglese).
Quest'ultimo fattore è condizionato dalle fasi del ciclo economico e dovrebbe essere inapplicabile in una fase di surriscaldamento del mercato (inflazione al rialzo). L'intervento monetario e fiscale è ciò che ha sostanzialmente sostenuto il rialzo degli ultimi anni ed è il motivo per il quale con gli ultimi tassi inediti di inflazione le incertezze aumentano.
Da notare che il macrociclo tecnologico che va ad iniziare potrebbe neutralizzare le spinte inflattive degli energetici, razionalizzare l'utilizzo e la produzione di terre rare e far crollare il bisogno di lavoro umano. Il che vuol dire limitare enormemente il pericolo inflazione in una economia con una valuta sana. Ciò porterebbe all'utilizzo indefinito delle suddette put e ad una sorta di eliminazione dei cicli economici e conseguente ridefinizione di quello che potrebbe essere un bear market. I cicli hanno avuto una durata media sempre minore. Gli ultimi tra 30 e 50 anni.

Nonostante ciò gli shock e gli imprevisti continueranno ad esserci senza però cambiare lo scopo del gioco, ma rendendo comunque necessarie le protezioni. Ad esempio un fondo deve cercare di minimizzare le conseguenze degli shock. Uno dei motivi può essere il dover vendere un prodotto: anche se riesco a fare il 10% in un anno se tale 10% è il risultato di una alta volatilità avrò clienti che saranno entrati nel momento sbagliato perdendo dei soldi.

Dobbiamo quindi inserire il drift nell'equazione. Prima di formalizzare è possibile mettere insieme graficamente componente stocastica e deterministica così definita.
Vedi l'allegato 2807218
Il puntino, che rappresenta il prezzo attuale si trova non più in corrispondenza del centro della campana successiva ma leggermente sotto ed in corrispondenza del centro della precedente. C'è sempre il ventaglio di possibilità rappresentato dalla gaussiana ma il valore atteso ovvero la media della distribuzione normale è leggermente più in alto rispetto al prezzo attuale. Nell'immagine ho considerato una serie senza deviazioni dal valore medio, con il prezzo che sale seguendo il rendimento atteso. Questa viene detta submartingala poiché viene considerato un valore attuale inferiore a quello atteso.

La prossima volta verrà formalizzata in modo semplice la formula con le due componenti ed introdotta la lognormalità cosa non semplicissima da semplificare almeno per me. Ci provo.

Fai un blog qui sopra cazz0!
Che mi piace leggere di gaussiane e palline!
 
E' complicato così: hai un sistema di cui vuoi prevedere l'uscita che puoi già misurare, x, e soggetto a forze f a caso che puoi già misurare, allora dopo la misura di f e x metti tutto su un grafico e vedi che f e x sono legati da una costante K con f=Kx.
Da allora in poi qualsiasi f vedrai arrivare sul sistema già sai quale sarà x, perché hai scoperto K.
Questo è un sistema di cui conosci tutto, che domini, perfettamente deterministico, su cui nessuno scommetterà mai.

Del sistema che sforna valori di un'opzione puoi misurare solo questi ultimi (x), cioè l'uscita, gli ingressi in buona parte nemmeno sai quali sono (cosa agirà sul sottostante) figurati se puoi misurarli (primo buco e manco tanto piccolo) e la relazione che lega ingresso e uscita apriti cielo.
Sembra che tu faccia apposta non voler capire.

B&S è già quella "K" di cui scrivi qui sopra perchè "f" è misurabile: conosci in ogni istante il prezzo del sottostante, il livello dei tassi di interesse, i giorni che mancano a scadenza e il prezzo di esercizio; l'unica cosa che fai fatica a misurare è la volatilità e infatti su quella c'è mercato, fine.

Non ti interessa niente di quali altre "forze" muovono il sottostante perchè in ogni istante - e qualsiasi sia il prezzo del sottostante - l'opzione varrà sempre quello che vale in funzione della volatilità, che è l'unica reale componente di incertezza.

La relazione che lega ingresso e uscita è cristallina al punto tale che qualsiasi scostamento significativo da essa è annullato immediatamente tramite arbitraggio; qualsiasi cosa possa impattare il sottostante è totalmente ininfluente perchè l'opzione è replicabile col Delta.
 
E' complicato così: hai un sistema di cui vuoi prevedere l'uscita che puoi già misurare, x, e soggetto a forze f a caso che puoi già misurare, allora dopo la misura di f e x metti tutto su un grafico e vedi che f e x sono legati da una costante K con f=Kx.
Da allora in poi qualsiasi f vedrai arrivare sul sistema già sai quale sarà x, perché hai scoperto K.
Questo è un sistema di cui conosci tutto, che domini, perfettamente deterministico, su cui nessuno scommetterà mai.

Eh, questo magari succede nel macroscopico... Nel microscopico devi fare delle assunzioni e devi far girare i macinini.

Anch'io sono sempre stato scettico sulla possibilità che le montecarlo predicano il futuro, ma in realtà a ben vedere non fanno questo.

I modelli micro->macro delineano prima gli spazi degli eventi possibili per poi selezionare gli spazi degli stati osservabili.

E così succede pure con le opzioni, delineando spazi di volatilità possibili all'interno dei quali gli operatori scommetteranno su quali fra quelli saranno osservabili.

1 e 2 mi sembrano in contraddizione.

I prezzi sono compromessi fra domande e offerte. Se uno scommette che il sottostante aumenti del 10%, un altro scommette che cali del 10% e un altro che resti in un range -5%;+5% per tutti loro il prezzo fair dell'opzione non cambia. Il compromesso lo fanno con quelli che scommettono su range -20%;+20% e -1%;+1%.
 
Sembra che tu faccia apposta non voler capire.

B&S è già quella "K" di cui scrivi qui sopra perchè "f" è misurabile: conosci in ogni istante il prezzo del sottostante, il livello dei tassi di interesse, i giorni che mancano a scadenza e il prezzo di esercizio; l'unica cosa che fai fatica a misurare è la volatilità e infatti su quella c'è mercato, fine.

Non ti interessa niente di quali altre "forze" muovono il sottostante perchè in ogni istante - e qualsiasi sia il prezzo del sottostante - l'opzione varrà sempre quello che vale in funzione della volatilità, che è l'unica reale componente di incertezza.

La relazione che lega ingresso e uscita è cristallina al punto tale che qualsiasi scostamento significativo da essa è annullato immediatamente tramite arbitraggio; qualsiasi cosa possa impattare il sottostante è totalmente ininfluente perchè l'opzione è replicabile col Delta.

Amen!!!
 
Sembra che tu faccia apposta non voler capire.

B&S è già quella "K" di cui scrivi qui sopra perchè "f" è misurabile: conosci in ogni istante il prezzo del sottostante, il livello dei tassi di interesse, i giorni che mancano a scadenza e il prezzo di esercizio; l'unica cosa che fai fatica a misurare è la volatilità e infatti su quella c'è mercato, fine.

Non ti interessa niente di quali altre "forze" muovono il sottostante perchè in ogni istante - e qualsiasi sia il prezzo del sottostante - l'opzione varrà sempre quello che vale in funzione della volatilità, che è l'unica reale componente di incertezza.

La relazione che lega ingresso e uscita è cristallina al punto tale che qualsiasi scostamento significativo da essa è annullato immediatamente tramite arbitraggio; qualsiasi cosa possa impattare il sottostante è totalmente ininfluente perchè l'opzione è replicabile col Delta.

Io farò finta di non capire, ma tu fai una gran confusione fra ingresso e uscita di un sistema.

Gli INGRESSI del mercato finanziario, quelli che muovono il prezzo di qualsiasi asset&derivati, non sono quelli grassettati, ma l'andamento dell'economia, l'inflazione, le decisioni di politica economica, cosa fanno i fondi e gli istituzionali, gli stati con le proprie valute, gli accordi fra imprese, le masse quando comprano un oggetto o un altro, il clima, l'andamento di mercati attigui, di beni, le invenzioni e chi più ne ha più ne metta, incluso il covid, i livelli di indebitamento, le guerre, la fame. Queste sono solo alcune delle forzanti, "f".

Il prezzo di qualsiasi asset finanziario invece, i tassi di interesse, i cambi, e la volatilità (che è un derivato), sono le USCITE del sistema.

Per questo la relazione B&S è una relazione fra USCITE (S, opzione(S), volatilità(S), tassi, ecc., e con molte limitazioni), non una relazione INGRESSO e USCITA. Se fosse una relazione chiusa fra IN e OUT non esisterebbe alcun mercato.

Poi complimenti a B&S che hanno trovato una relazione fra uscite che si usa ogni giorno (ripeto seppur con grosse limitazioni...una fra tutte la statistica che c'è dentro), ma da un punto di vista squisitamente pratico NON descrive il mercato .
 
Caro Shy, io ti rispetto perché ci metti la faccia.
Però devo dirtelo: a scienze politiche (alla biblioteca) qui alla Sapienza ci s'andava solo a rimorchia'.

Happy days.

Questo è un problema tuo, non mio.
A proposito, qua a Siena, alla facoltà di Giurisprudenza, si rimorchiava e c'era chi passava ai fatti e chi rimaneva solo a parlare.

P.s.: visto che io ci metto molto più della la faccia, tu, dall'alto del tuo percorso formativo, mettici anche la testa quando qualcuno prova a spiegarti correttamente le cose.
 
Ultima modifica:
Io farò finta di non capire, ma tu fai una gran confusione fra ingresso e uscita di un sistema.

Gli INGRESSI del mercato finanziario, quelli che muovono il prezzo di qualsiasi asset&derivati, non sono quelli grassettati, ma l'andamento dell'economia, l'inflazione, le decisioni di politica economica, cosa fanno i fondi e gli istituzionali, gli stati con le proprie valute, gli accordi fra imprese, le masse quando comprano un oggetto o un altro, il clima, l'andamento di mercati attigui, di beni, le invenzioni e chi più ne ha più ne metta, incluso il covid, i livelli di indebitamento, le guerre, la fame. Queste sono solo alcune delle forzanti, "f".

Il prezzo di qualsiasi asset finanziario invece, i tassi di interesse, i cambi, e la volatilità (che è un derivato), sono le USCITE del sistema.
Ok, adesso finalmente ho capito dove è il problema.

Quelli che hai elencato sono gli "ingressi" del sistema per come lo concepisci tu, ovvero frutto delle tue distorsioni cognitive per cui ex post ritieni che certe cose siano accadute in quanto si sono verificati certi eventi che leggi su Internet e sui giornali; questo tipo di impostazione è condivisibile ma del tutto soggettiva, per cui se uno ti presenta qualcosa che non contempla variabili macroeconomiche per te quel "sistema" non ha "ingressi": quest'ultima assunzione è semplicemente sbagliata.

Per fare un esempio, le relazioni di non arbitraggio: (1) non sono tra variabili macroeconomiche, (2) nei loro effetti sui prezzi degli asset spesso non sono modellabili con un sistema lineare ingresso-uscita e (3) da sole spiegano spesso molto più del prezzo degli asset di quanto non facciano i calderoni di eventi macroeconomici.

Come già scritto, il pricing delle opzioni è fatto in non arbitraggio e di tutti gli eventi macroeconomici tiene già conto: non tanto nella volatilità, che di volta in volta può essere un coefficiente (B&S), un processo (Heston etc.) o una griglia (volatilità locale etc.), quanto nel fatto che il sottostante segue sempre un processo stocastico (= con componente randomica) in cui in ogni infinitesimo istante di tempo si prende piccoli e grandi shock totalmente imprevedibili.

Questi shock continui sono quelli che tu chiami "ingressi" («andamento dell'economia, l'inflazione, le decisioni di politica economica, cosa fanno i fondi e gli istituzionali, gli stati con le proprie valute, gli accordi fra imprese, le masse quando comprano un oggetto o un altro, il clima, l'andamento di mercati attigui, di beni, le invenzioni e chi più ne ha più ne metta, incluso il covid, i livelli di indebitamento, le guerre, la fame») e sono già considerati: sono totalmente ininfluenti per il prezzo delle opzioni perché sono tutti annullabili facendo Delta hedging con il sottostante che è soggetto esattamente ai medesimi eventi.

Semplifichiamo al massimo: se in portafoglio ho una Call con Delta = 1 su Microsoft e al tempo stesso ho venduto allo scoperto azioni Microsoft per Delta = 1, mi dici cosa mi interessa se esce all'improvviso la notizia che Satya Nadella dà le dimissioni o che Apple ha riportato utili oltre le attese? Nulla! L'unica cosa che mi interessa è quanto è pagato il calderone di eventi esogeni e imprevedibili tra i quali ci sono le dimissioni del CEO così come le sorprese sugli utili, e quel prezzo è la volatilità.

Più chiaro?
 
Ultima modifica:
Sembra che tu faccia apposta non voler capire.

B&S è già quella "K" di cui scrivi qui sopra perchè "f" è misurabile: conosci in ogni istante il prezzo del sottostante, il livello dei tassi di interesse, i giorni che mancano a scadenza e il prezzo di esercizio; l'unica cosa che fai fatica a misurare è la volatilità e infatti su quella c'è mercato, fine.

Non ti interessa niente di quali altre "forze" muovono il sottostante perchè in ogni istante - e qualsiasi sia il prezzo del sottostante - l'opzione varrà sempre quello che vale in funzione della volatilità, che è l'unica reale componente di incertezza.

La relazione che lega ingresso e uscita è cristallina al punto tale che qualsiasi scostamento significativo da essa è annullato immediatamente tramite arbitraggio; qualsiasi cosa possa impattare il sottostante è totalmente ininfluente perchè l'opzione è replicabile col Delta.


Più chiaro di così non si poteva rispondere. :)
 
sporadicamente leggo i messaggi di questa discussione, vedo che ci sono persone molto preparate ma, l'impressione che ho è che alcuni di questi non hanno un rapporto con il mercato reale. La teoria è molto bella ma la pratica è diversa
 
Ok, adesso finalmente ho capito dove è il problema.

Quelli che hai elencato Francs sono gli "ingressi" del sistema per come lo concepisci tu, ovvero frutto delle tue distorsioni cognitive per cui ex post ritieni che certe cose siano accadute in quanto si sono verificati certi eventi che leggi su Internet e sui giornali; questo tipo di impostazione è condivisibile ma del tutto soggettiva, per cui se uno ti presenta qualcosa che non contempla variabili macroeconomiche per te quel "sistema" non ha "ingressi": quest'ultima assunzione è semplicemente sbagliata.

Non sono distorsioni cognitive, ed è una impostazione oggettiva imprescindibile. Consiglio la lettura di una decina di libri ben assortiti, tra sociologia, filosofia, macroeconomia (x chi è laureto come noi i libri sono come la gazzetta dello sport). La matematica senza la sufficiente apertura mentale non serve a niente. Spesso le cose sono a portata di mano, altre volte non basta modificare uno script. Galileo non ebbe paura di capovolgere il mondo. Strizzare la IV, skew, ecc non serve a nulla.
 
Non sono distorsioni cognitive, ed è una impostazione oggettiva imprescindibile. Consiglio la lettura di una decina di libri ben assortiti, tra sociologia, filosofia, macroeconomia (x chi è laureto come noi i libri sono come la gazzetta dello sport). La matematica senza la sufficiente apertura mentale non serve a niente. Spesso le cose sono a portata di mano, altre volte non basta modificare uno script. Galileo non ebbe paura di capovolgere il mondo. Strizzare la IV, skew, ecc non serve a nulla.
Per prevedere dove vanno i mercati sei libero di usare quello che vuoi: tassi di interesse, masse monetarie, bilanci delle banche centrali, dati geosatellitari, tutti i prezzi di tutti i prodotti scaricati da Amazon, le oscillazioni emotive di tutti gli utenti di Twitter, le minute della Fed passate a NLP e persino le medie mobili... ognuno trova l'illuminazione come meglio crede; personalmente sono sui mercati da sette anni a livello personale e da oltre undici a livello professionale, quindi puoi immaginare quante narrative ho visto inventare per giocare d'azzardo tutti i giorni e avere idee fresche ogni mattina quando aprono i mercati.

Leggendo qua e là ho visto che sei per lo stare dentro lo S&P 500 a oltranza magari azzeccando l'ingresso o l'incremento quando scorre il sangue... ok, ci sta.

Quello che sto cercando di spiegare è che siamo io e te sul mercato e ci scambiamo le opzioni: tu le prezzi con sociologia, filosofia e macroeconomia e io tramite non arbitraggio, secondo te chi tra me e te fa soldi senza rischio ai danni dell'altro? Se sociologia, filosofia e macroeconomia ti dicono che quella Call vale 10 volte tanto il prezzo che le do io (B&S "ragionato" come prezza il mercato), io sono ben felice di vendertela, e andrò avanti a farlo anche al giro dopo e via così fintanto che tu fai un prezzo arbitraggiabile perché insisti nel voler prezzare col "tuo" modello che ad esempio dice che una Call deve valere di più perchè l'azione ha dei bilanci puliti o perchè il PIL in questo trimestre è cresciuto bene.
 
Io ti ringrazio di aver evidenziato che il valore delle opzioni atm è una frazione del range massimo atteso di prezzo del sottostante. E che il valore dell'opzione atm è lo stesso sia per range -1DS;+1DS sia per -2DS;0 sia per 0;2DS.

L'anno scorso avevo causato un'accesa discussione perché non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che per le opzioni dei futures oil il modello B&S non prevedesse modifiche dovute al naturale movimento atteso del sottostante causato dal contango.

Mi fu risposto che il prezzo delle opzioni inglobava già quel movimento, ma continuava a sfuggirmi esattamente il perché.

Ora capisco che nei prezzi delle opzioni il rendimento atteso del sottostante è irrilevante, perché tutte le informazioni si esauriscono nel range massimo atteso del sottostante (volatilità), indipendentemente da quale potrebbe esserne la direzione.
 
Per prevedere dove vanno i mercati sei libero di usare quello che vuoi: tassi di interesse, masse monetarie, bilanci delle banche centrali, dati geosatellitari, tutti i prezzi di tutti i prodotti scaricati da Amazon, le oscillazioni emotive di tutti gli utenti di Twitter, le minute della Fed passate a NLP e persino le medie mobili... ognuno trova l'illuminazione come meglio crede; personalmente sono sui mercati da sette anni a livello personale e da oltre undici a livello professionale, quindi puoi immaginare quante narrative ho visto inventare per giocare d'azzardo tutti i giorni e avere idee fresche ogni mattina quando aprono i mercati.

Leggendo qua e là ho visto che sei per lo stare dentro lo S&P 500 a oltranza magari azzeccando l'ingresso o l'incremento quando scorre il sangue... ok, ci sta.

Quello che sto cercando di spiegare è che siamo io e te sul mercato e ci scambiamo le opzioni: tu le prezzi con sociologia, filosofia e macroeconomia e io tramite non arbitraggio, secondo te chi tra me e te fa soldi senza rischio ai danni dell'altro? Se sociologia, filosofia e macroeconomia ti dicono che quella Call vale 10 volte tanto il prezzo che le do io (B&S "ragionato" come prezza il mercato), io sono ben felice di vendertela, e andrò avanti a farlo anche al giro dopo e via così fintanto che tu fai un prezzo arbitraggiabile perché insisti nel voler prezzare col "tuo" modello che ad esempio dice che una Call deve valere di più perchè l'azione ha dei bilanci puliti o perchè il PIL in questo trimestre è cresciuto bene.

Intanto ti ringrazio della risposta ragionata.
nel merito, circa il primo capoverso, non concordo. Sul secondo nemmeno. Si sul non arbitraggio, chiaro BS serve proprio a quello. Cmq son contento se le cose ti vanno bene. ;) OK
 
L'anno scorso avevo causato un'accesa discussione perché non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che per le opzioni dei futures oil il modello B&S non prevedesse modifiche dovute al naturale movimento atteso del sottostante causato dal contango.

Mi fu risposto che il prezzo delle opzioni inglobava già quel movimento, ma continuava a sfuggirmi esattamente il perché.

Ora capisco che nei prezzi delle opzioni il rendimento atteso del sottostante è irrilevante, perché tutte le informazioni si esauriscono nel range massimo atteso del sottostante (volatilità), indipendentemente da quale potrebbe esserne la direzione.

Da parte mia ti ringrazio per questo esempio pratico a cui non avevo pensato
 
Non sono distorsioni cognitive, ed è una impostazione oggettiva imprescindibile. Consiglio la lettura di una decina di libri ben assortiti, tra sociologia, filosofia, macroeconomia (x chi è laureto come noi i libri sono come la gazzetta dello sport). La matematica senza la sufficiente apertura mentale non serve a niente. Spesso le cose sono a portata di mano, altre volte non basta modificare uno script. Galileo non ebbe paura di capovolgere il mondo. Strizzare la IV, skew, ecc non serve a nulla.

Sono d'accordo anche con questo. Per esempio ho dato una sintetica spiegazione personale del drift di mercato che spinge al rialzo il paradigmatico Sp500 in tempi utili per rimanerci investito costantemente come mi sembra sia una tua strategia.
In ogni caso non ho visto in nessuno un atteggiamento talebano pro rigore matematico. Si discute sempre ad alto livello (nell'accezione informatica del termine) ciò cercando il significato pratico nei modelli come fatto da @Blacksmith.
Se volessimo davvero fare formalismi il discorso si ridurrebbe davvero tra quattro gatti ed io non sono tra questi.
Esempio di trattazione matematica dei concetti di martingala e proprietà markoviana che ho accennato nei miei post precedenti:
 

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