L'artista del movimento “the free thought to make art” non c'entra assolutamente nulla con quanto da me evidenziato.
Mi riferisco ai tanti, che per affermare un'opera d'arte possono essere responsabili di aggiotaggio.
Il valore delle prodotto non lo fa nè il critico nè il banditore, ma l'artista visto che egli è l'autore materiale dell'opera.
Ritengo che l'acquisto debba essere fatto direttamente dall'artista, da cui è sempre possibile ottenere la certificazione e lo sconto.
Poi se ritenete che debba essere il mercato a fissare il prezzo, perché non adottare l'asta al ribasso?
Per me è una scelta democratica e non si presta a lavaggio di capitali. Non vi pare?
Ora attendo l'intervento dell'avv.
Sera a tutti.
Caro d.v.,
le questioni che poni sarebbero provocatoriamente interessanti
se lo strumento delle 'aste'
(con tutte le logiche/lobby mercantili che, spesso, vi stanno dietro)
fosse fenomeno emerso solo da poco tempo.
Suppongo sia pacifico che chi conosce e apprezza l'arte contemporanea
reputi Warhol uno dei 'capisaldi' del Novecento.
Ebbene, la maggior parte di chi obiettivamente non nasconde la sua importanza nel secolo scorso
è pure al corrente del fatto che il Suo mercato (anche nelle aste) sia gestito
dal suo + grande collezionista.
Deprecabile moralmente?
Ma almeno la circostanza che sia notoria questa storiella
è meno biasimevole di chi specula nell'ombra (e penso che succeda con quasi tutti i grandi artiti).
Quindi, a conti fatti, di cosa ci si lamenta?
di una cosa che oramai è un tutt'uno con il mercato dell'arte stessa?
Con tutto il rispetto
e altresì felice di questa conversazione
non posso non dirTi che
quello che Tu hai rilevato rischia sinceramente di essere scambiato
x LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA.