Siav, la gioia dell’esordio e il rammarico «Quotazione frenata dalla crisi di governo» Voltan, presidente della matricola veneta a Piazza Affari: «Ora investiremo per la crescita»Gian*ni Fa*ve*ro
Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
07 ago 2022
PADOVA «Se non ci fosse stata la crisi di governo avremmo portato a casa molti più soldi, questo mi fa arrabbiare. Ma non importa, a fine anno arriveremo comunque ad un business di una quarantina di milioni, con le consociate, e vuol dire crescere tra l’8% e il 10%». Alfieri Voltan, presidente di Siav, società di sviluppo software di Rubano (Padova), è l’ultima matricola veneta di Borsa Italiana: la campanella di benvenuto del listino Euronext Growth è suonata tre giorni fa. Il collocamento ha consentito una raccolta in nuovo capitale di 4,5 milioni (5 con l’applicazione integrale dell’over-allotment) e pone sul mercato un flottante del 16,66%, con una capitalizzazione di 27 milioni, risorse utilizzabili in tempi brevi innanzitutto per una crescita attraverso acquisizioni. «Prima di tutto – anticipa Voltan, che di Siav è stato il fondatore nel 1989 - cercheremo un’acquisizione all’estero, con tutta probabilità negli Stati Uniti. Non una realtà grande ma sufficiente a portare i nostri software negli Usa dove è in vigore una legge che proibisce di acquistarne all’estero. È chiaro che le software house americane sono tantissime ma la programmazione non è solo un fatto tecnico perché riflette competenze rispetto alle quali siamo certi di essere tra i primi al mondo».
Presidente, tra gli aspetti atipici è che ad accedere alle negoziazioni di Borsa Italiana in questo caso non è una realtà della manifattura ma di prodotti normalmente definiti “immateriali”. Perché nel Veneto delle fabbriche questo ci suona strano?
«Forse perché in questa parte del Paese abbiamo sempre visto il “paron” più interessato ad investire in macchinari
Alfieri Voltan, (a destra) presidente di Siav, suona la campanella dell’ingresso azionario
nuovi che in sistemi destinati alla componente amministrativa della vita aziendale. Il lavoro dei colletti bianchi è percepito come una specie di male necessario e dunque un ambito in cui si tende ad innovare poco. Ma dopo il Covid la centralità dell’informatica nei processi aziendali è diventata indiscutibile e ci siamo resi conto che sull’argomento siamo fra gli ultimi in Europa. E il modo di pensare è cambiato».
E voi comunque di clienti
importanti ne avete da molti anni.
«Quelli grossi sono circa un migliaio sui 4 mila totali, aziende che di solito stanno tra i 500 milioni e il miliardo di fatturato. Parliamo di realtà come Amadori, Electrolux, Hera, Menarini, Segafredo, senza contare l’Istat, la Banca d’Italia, la Cassa depositi e prestiti, la Consob e altri. In ambito nazionale la nostra quota di mercato è del 20%, la gestione archivistica in Italia è un’ eccel Siav, società di sviluppo software e gestione digitale dei documenti aziendali con sede a Rubano, in provincia di Padova, è stata fondata nel 1989 da Alfieri Voltan, che ne è il presidente
Tre giorni fa la società è stata quotata in borsa con nuovo capitale di 5 milioni di euro e una capitalizzazion e di 27 milioni lenza nel mondo. Non basta certo accatastare documenti in un cloud, è il modo di collegarli tra loro a fare davvero la differenza».
«Individuare uno sviluppatore è come trovare una pepita d’oro nel setaccio. Da noi c’è una scuola interna rivolta a neodiplomati, abbiamo scelto di formarceli da soli ma le teste buone sono in ogni caso poche. Abbiamo provato ad aprire società al Sud ma con scarso successo, le competenze le prendiamo nel mondo, dove siano disponibili, ora lavoriamo con sviluppatori ucraini. Con le università ho avuto più di qualche discussione. Non parlano con le aziende, sfornano gente con grande preparazione di base ma quasi mai con specializzazioni precise».
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