Appena finita la parita con il Benfica, Pavel Nedved aveva lasciato la tribuna furente e imprecante. Bisogna cambiare — sostiene — per raggiunto limite di pazienza e di motivi: poco gioco, ancor meno risultati, troppi infortuni. E, più di tutto, una squadra che pare non rispondere alle sollecitazioni del tecnico. Come da ultima sconfitta a Monza, che ha freddato la dirigenza sugli spagli dell’U-Power stadium. Juve sconfitta dalla neopromossa e ultima in classifica, che mai aveva vinto. Pavel con la testa china e i capelli tra le mani. Lui, che con quella maglia scese anche in serie B, appunto, ma correndo e lottando. Che sarebbe bene l’esonero, il vicepresidente l’ha sostenuto pure venerdì alla Continassa, nel vertice tra dirigenti: c’era Agnelli, non Allegri. Dovendo guardare ai conti, oltre che al campo, Agnelli e Arrivabene hanno detto no. Il rosso a bilancio incombe e non pare consigliabile appesantire il monte stipendi con un esonero extralusso, sui 21 milioni di euro netti