spero solo che il nord sappia gestire il bluff....per il loro bene.
Sotto gli occhi (segreti) degli Usa
SATELLITI E ALTRE DIAVOLERIE: WASHINGTON PUÒ CONTROLLARE OGNI MOSSA DEL NEMICO
di Giampiero Gramaglia
In questa crisi nell’Estremo Oriente, la Corea del Nord è come una casa senza finestre e senza tetto: non sa praticamente nulla di quello che succede fuori dai suoi confini, tranne quello che le dicono i suoi ‘nemici’; e, invece, i suoi antagonisti possono sapere tutto o quasi quello che succede sul suo territorio: movimenti di truppe, spostamenti di mezzi, installazione di missili sulle rampe. Oltre al disequilibrio d’efficacia degli arsenali in campo, c’è pure questo dato a rendere impari e improbabile la sfida di Pyongyang al resto del Mondo. Il segretario alla difesa Usa Chuck Hagel, un repubblicano ‘convertito’ a Obama, ha detto che è pericoloso sbagliarsi sulla serietà delle minacce: “Basta un solo sbaglio. E io non voglio essere il segretario alla Difesa che si sbagliò una volta”. Per non commettere errori, Hagel ha molti strumenti a sua disposizione: satelliti spia, ricognitori con o senza equipaggio (droni), la buona vecchia intelligence e i sismografi per ‘vedere’ che cosa accade sotto terra (a esempio, i test nucleari).
Queste sono alcune delle valutazioni che avrebbero indotto l’Amministrazione Usa a non applicare alla lettera il copione delle risposte alle provocazioni: c’è il rischio che, mancando d’informazioni precise, il regime di Pyongyang sopravvaluti le mosse difensive di Washington e di Seul e finisca per agire in preda al panico.
L’ERRORE CUI HAGEL fa riferimento può avere segni opposti: o una sottovalutazione della minaccia, per evitare la quale gli Usa stanno avanzando e rafforzando i sistemi antimissile; o una sopravvalutazione, mettendo nell’angolo il ‘nemico’ e inducendolo a mosse disperate. Certo, alcune delle minacce nordcoreane inducono all’ironia, più che alla preoccupazione, gli stessi cittadini americani: impazzano, su twitter, i messaggi ‘perché Austin?’, dopo che Pyongyang ha incluso fra gli obiettivi primari di un suo attacco la capitale del Texas. A parte l’assoluta improbabilità di raggiungere un obiettivo così lontano: la Corea del Nord dispone d’un tipo di missile della portata presunta di 10mila chilometri e di altri sistemi della portata presunta di 3/4mila (potrebbero forse raggiungere Guam), ma o non sono stati testati o, se lo sono stati, non hanno dato risultati positivi. E non è certo che la loro tecnologia consenta di miniaturizzare le ogive nucleari per montarle sui vettori.
Sulla carta, nei numeri, gli arsenali militari del Nord e del Sud sono confrontabili. Anzi, il Nord possiede quasi il doppio degli uomini in armi del Sud e ha 5.000 tonnellate di armi chimiche. Ma gli esperti ritengono che gli armamenti nord-coreani siano in larga parte obsoleti e inefficienti per mancanza di pezzi di ricambio. La maggior parte degli analisti americani e sud-coreani o giapponesi escludono, dunque, l’ipotesi di un olocausto nucleare. Ma resta la possibilità di un incidente di frontiera, come avvenne nel 2010, quando il Nord bombardò l’isola di Yeonpyeong, facendo 4 morti. Allora la reazione del Sud fu morbida. Oggi, Seul assicura una “risposta severa”.