lo squallore del trading

  • Ecco la 66° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    I principali indici azionari hanno vissuto una settimana turbolenta, caratterizzata dalla riunione della Fed, dai dati macro importanti e dagli utili societari di alcune big tech Usa. Mercoledì scorso la Fed ha confermato i tassi di interesse e ha sostanzialmente escluso un aumento. Tuttavia, Powell e colleghi potrebbero lasciare il costo del denaro su livelli restrittivi in mancanza di progressi sul fronte dei prezzi. Inoltre, i dati di oggi sul mercato del lavoro Usa hanno mostrato dei segnali di raffreddamento. Per continuare a leggere visita il link

jump st. man

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sento spesso parlare di razionalità dei mercati, di gestione del rischio, di strategie. parole roboanti, che incutono un certo rispetto. la sensazione che il trading sia operazione dotata di costanti affidabili.
una sala da trading te la immagini asettica e ben sterilizzata, operatori in giacca e cravatta a gestire flussi di dati freddamente interpretabili. invece l'immagine di scimmie ubriache sedute alla consolle è forse quella che meglio si avvicina alla realtà.
il trading è come scommettere su una partita incrociando una mole di dati che, alla fine, non significano nulla. la sola cosa che conta è la partita, il nudo e crudo svolgersi dei fatti. e, anche in questo caso, la variabile aleatoria se ne sta lì a fissarti come un koala, imbalsamata nella sua totale indifferenza.
il solo vantaggio del trading è il controllo del rischio, che tende però a produrre letture confuse dell'evento. l'oscillazione del book, infatti, è talmente contradditoria da risultare spesso illeggibile. talora appare chiara, ma la volta successiva la chiarezza se ne va. subentra a questo punto l'atteggiamento compulsivo, che tende alla lettura immediata del segnale.
lettura fatalmente errata [sbilanciata statisticamente verso l'errore], dominata com'è da frame interpretativi troppo brevi per sostenere letture probanti.

a questo proposito, la cosa che più mi sorprendeva nella sala da trading era la presenza del sesso [come icona e come ossessiva proiezione della libido]. ho capito abbastanza presto che il sesso era una metafora potente, nel senso che l'atteggiamento compulsivo tendeva ad associarsi a quello masturbatorio, esattamente come nell'onanismo la ricerca del piacere passa per la via della ripetizione. il problema era il piacere, a cui il trading spesso si negava. subentravano allora sostegni artificiali, che tendevano ad offrire al trader maggiori poteri di controllo. ecco perchè parlavo di ubriachezza.
naturalmente, l'illusione durava pochissimo, dal momento che la realtà della perdita [e il senso di colpa che ne derivava] prendeva presto il sopravvento.

le persone più squallide, tossiche e insicure che ho conosciuto in vita mia sono state proprio i trader, a cui guardo ancora come a tristi, patetiche figure che hanno attraversato il mio orizzonte. me la rido davvero quando sento quei discorsi, che il trading è felicità e controllo del rischio e sentimento di onnipotenza.
può esserlo talora, indubbiamente, come una buona scommessa andata in porto per fortunate, meravigliose coincidenze. pensare che questo piacere possa rinnovarsi ad ogni istante, sa di compulsione, di desiderio infantile francamente represso [o mai represso]. nessuna persona matura farà mai trading con l'idea di farsene un mestiere.
ci vuole ben altro, credetemi, per abbagliare la disillusa vita dei mortali.
 
Qual'è la scintilla che oggi ha provocato questa tua riflessione?
 
nessuna persona matura farà mai trading con l'idea di farsene un mestiere.
ci vuole ben altro, credetemi, per abbagliare la disillusa vita dei mortali.
grande jump, condivido in toto anche se qui dentro raccoglierai molte opinioni contrarie. Riprendo la conclusione che mi sembra fondamentale.
 
sento spesso parlare di razionalità dei mercati, di gestione del rischio, di strategie. parole roboanti, che incutono un certo rispetto. la sensazione che il trading sia operazione dotata di costanti affidabili.
una sala da trading te la immagini asettica e ben sterilizzata, operatori in giacca e cravatta a gestire flussi di dati freddamente interpretabili. invece l'immagine di scimmie ubriache sedute alla consolle è forse quella che meglio si avvicina alla realtà.
il trading è come scommettere su una partita incrociando una mole di dati che, alla fine, non significano nulla. la sola cosa che conta è la partita, il nudo e crudo svolgersi dei fatti. e, anche in questo caso, la variabile aleatoria se ne sta lì a fissarti come un koala, imbalsamata nella sua totale indifferenza.
il solo vantaggio del trading è il controllo del rischio, che tende però a produrre letture confuse dell'evento. l'oscillazione del book, infatti, è talmente contradditoria da risultare spesso illeggibile. talora appare chiara, ma la volta successiva la chiarezza se ne va. subentra a questo punto l'atteggiamento compulsivo, che tende alla lettura immediata del segnale.
lettura fatalmente errata [sbilanciata statisticamente verso l'errore], dominata com'è da frame interpretativi troppo brevi per sostenere letture probanti.

a questo proposito, la cosa che più mi sorprendeva nella sala da trading era la presenza del sesso [come icona e come ossessiva proiezione della libido]. ho capito abbastanza presto che il sesso era una metafora potente, nel senso che l'atteggiamento compulsivo tendeva ad associarsi a quello masturbatorio, esattamente come nell'onanismo la ricerca del piacere passa per la via della ripetizione. il problema era il piacere, a cui il trading spesso si negava. subentravano allora sostegni artificiali, che tendevano ad offrire al trader maggiori poteri di controllo. ecco perchè parlavo di ubriachezza.
naturalmente, l'illusione durava pochissimo, dal momento che la realtà della perdita [e il senso di colpa che ne derivava] prendeva presto il sopravvento.

le persone più squallide, tossiche e insicure che ho conosciuto in vita mia sono state proprio i trader, a cui guardo ancora come a tristi, patetiche figure che hanno attraversato il mio orizzonte. me la rido davvero quando sento quei discorsi, che il trading è felicità e controllo del rischio e sentimento di onnipotenza.
può esserlo talora, indubbiamente, come una buona scommessa andata in porto per fortunate, meravigliose coincidenze. pensare che questo piacere possa rinnovarsi ad ogni istante, sa di compulsione, di desiderio infantile francamente represso [o mai represso]. nessuna persona matura farà mai trading con l'idea di farsene un mestiere.
ci vuole ben altro, credetemi, per abbagliare la disillusa vita dei mortali.

Preso nota, grazie.
 
le persone più squallide, tossiche e insicure che ho conosciuto in vita mia sono state proprio i trader, a cui guardo ancora come a tristi, patetiche figure che hanno attraversato il mio orizzonte

è da un pò che lo penso :yes::yes:
Mi chiedo perchè vorrei farne parte, però :mmmm:
 
che i traders sono brutta gente e' la verita'

non x colpa loro..ma x tutti i tutti i fastidi che hanno
 
e' l'acuto egoismo che appare marcato;)


l'ego esaltato ;)


superman ;)


ma ora arrivera' la favoletta dell'uva e della volpe :D
 
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