tamerlano
Mi illumino d'immenso!
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Marelli e Bonfrisco assieme han fatto poco piu' di 30 partite in serie A .... pensa che grandi arbitri.
Cesari e' su milanset, cosa vuoi che dica?
Leggi, che capisci come mai ha arbitrato poco in Seria A
17 maggio 2006
L'INTERVISTA
«Così i designatori ci costringevano ad aiutare le grandi»
L'ex arbitro Bonfrisco: «Se sbagliavi con una piccola, pazienza. Ma per un errore con le big ti fermavano»
MONZA — Angelo Bonfrisco, ex arbitro di A e B, allontanato nel 2001 per scelta tecnica. E dire che era stato definito il «Collina della B».
«Già, me lo disse Pairetto in un colloquio che avevo cercato con i designatori perché secondo me all'interno della categoria qualcosa non andava».
A quanto pare, non aveva tutti i torti.
«Anche Pairetto, quella sera del colloquio a Coverciano, mi diede ragione su tutta la linea. Poi però a fine stagione venni cacciato».
Pairetto e Bergamo parlarono genericamente di «motivi tecnici»...
«...che però non mi sono stati mai comunicati. Quella stagione, secondo gli osservatori, fu la mia migliore. Eppure venni tagliato».
Ha mai capito il perché?
«Forse perché ero critico nei confronti del sistema. E poi perché ho cercato di far passare la linea dell'arbitro professionista».
Come funzionava la gestione dei fischietti?
«C'erano tre tipi di arbitri: gli esperti, che avevano una corsia preferenziale, ma probabilmente anche all'interno di questa categoria c'era divisione; poi gli arbitri abbandonati a se stessi e infine il gruppetto dei giovani, che cercavano di capire in che mondo fossero capitati».
Lei ha mai espresso pubblicamente le sue critiche?
«Sì, lo facevo con i colleghi a Coverciano».
Che cosa succedeva nei raduni del venerdì?
«Venerdì? Per alcuni il raduno cominciava prima. Io ho sempre visto non di buon occhio il fatto che quando arrivavo a Coverciano trovavo sempre un gruppo di arbitri che arrivavano a Firenze un giorno prima perché andavano a cena con la segretaria».
L'ormai famosa Maria Grazia Fazi?
«Lei. Non avrei mai immaginato che le cene di quel gruppo di arbitri con questa segretaria potessero avere importanza».
Che cosa ricorda di lei?
«Che il suo telefono squillava in continuazione. Lei preparava le griglie, i verbali, credo che abbia collaborato in maniera stretta con i designatori. Poi leggo le intercettazioni e vedo che stavano attenti a spostarla e a non ferirla: evidentemente avevano paura che potesse parlare».
Ha mai avuto l'impressione che qualche suo collega sapesse quale partita avrebbe diretto prima del sorteggio?
«Io non ho mai creduto al sorteggio. E dopo aver sentito qualche mormorio e qualche frase un po' ambigua...».
Tipo?
«Tipo le battute tra noi alla sera: ‘‘Ma il sorteggio di oggi era vero?''. Così ho deciso di sedermi in prima fila».
E che cosa ha visto?
«Che nell'urna trasparente le palline ogni tanto si aprivano.
E se sono chiuse bene, non possono aprirsi. Il giochino era semplice: venivano tenute leggermente aperte, in modo che ci fosse una piccola divaricazione che al tatto permetteva di capire quale fosse la pallina giusta. E poi Bergamo si aggiustava sempre le lenti e guardava la pallina prima di estrarla».
Esiste una cupola?
«Io alla cupola non c'ero mai arrivato. Però vedevo delle storture evidenti. Vedevo che arbitri prescelti per determinate partite avevano lunghi colloqui con i designatori durante l'allenamento a Coverciano, mentre ad altri veniva assegnata la partita e basta».
Altro?
«La cosa che mi lasciava sempre più perplesso era l'uso delle immagini: doveva essereunmomentodidattico, invece venivano strumentalizzate a difesa dei grandi club. E lo stesso errore fatto da arbitri differenti aveva commento e peso diverso».
Lei ha mai ricevuto pressioni dirette?
«Mai. Ma credo che questa sia una fase successiva: la prima parte cominciava dal raduno di Coverciano».
In che senso?
«Le valutazioni. Se commetti un errore contro una squadra che non conta nulla vieni solo rimproverato; se lo stesso errore lo fai contro una grande, ti prendi uno stop di quattro domeniche. In questo modo il messaggio è chiaro: se sbagli con le grandi non arbitri, se sbagli con le piccole succede poco o nulla. È un messaggio più chiaro della pressione. Anche perché fare pressioni direttamente è pericoloso, ma questo sistema privilegia chi l'accetta».
Quali sono i vantaggi?
«Economici. È stato abbassato il fisso mensile, ma aumentato considerevolmente il gettone presenza: più arbitri, più guadagni».
Roberto De Ponti