Sempre sul mercato AIM è quotata anche Italian Wine Brands (IWB) che è una comparabile al netto di una strategia operativa un pochino diversa (in particolare in termini di integrazione verticale - IWB esternalizza tutta la fase agricola - e di placement del prodotto finito). Sono azionista di IWB già da un paio di anni e seguo con molta attenzione l'azienda, il settore e ho studiato approfonditamente l'indagine dell'ufficio studi Mediobanca (maggio 2020) che vi invito a leggere (
http://www.mbres.it/sites/default/files/resources/download_it/Sintesi_vini_2020.pdf).
Masi Agricola quota a multipli leggermente più elevati (prendendo a riferimento i risultati del consolidato 2019 e le quotazioni di borsa attuali): EV/Ebitda intorno a 7 per entrambe; EV/Fatturato 1,31 (Masi) e 0,8 (IWB); P/E intorno a 15 (Masi) e intorno a 13 (IWB). A mio modo di vedere, alle quotazioni attuali, Italian Wine Brands risulta estremamente più conveniente ed interessante, per diversi motivi:
- IWB è un'azienda perfettamente contendibile (il flottante è oltre il 70%) al contrario di Masi che è controllata per il 75% circa dalla famiglia Boscaini;
- La performance economico-finanziaria di Masi è stata decisamente inferiore rispetto a quella di IWB. Al netto dell'acquisizione di Canevel oggi Masi si troverebbe con pfn sostanzialmente a 0, nonostante grazie all'IPO partisse da una situazione di PFN abbondantemente positiva. Al contrario, IWB, partendo da una situazione di pfn negativa si trova oggi sostanzialmente a 0 nonostante due diverse acquisizioni per un controvalore complessivo di circa 14 mln. I principali indicatori di performance di redditività (ROI, ROE, ROS) di Masi hanno avuto un trend in discesa e si collocano sotto alle medie del settore, al contrario di quelli di IWB che sin dall'IPO sono cresciuti in modo stabile e sostanziale e si collocano abbondantemente sopra la media di settore. Tra le due aziende c'è un abisso in termini di redditività: la redditività operativa di IWB è circa il doppio rispetto a quella di Masi (9% vs 4,8%) e la redditività del capitale proprio è quasi tripla (9% vs 3,3%).
- Le due aziende presentano anche un grado di rischio molto diverso: IWB non possiede alcun vigneto e dunque presenta una leva operativa molto più bassa rispetto a Masi che invece è molto integrata verticalmente. Un calo della domanda ha un impatto molto inferiore su IWB che può ridurre agevolmente i quantitativi di uve e mosti acquistati, contrariamente a Masi (naturalmente vale anche l'opposto: un'eventuale esplosione al rialzo della domanda di vini o dei prezzi delle uve favorirebbe Masi). L'esternalizzazione della produzione di uve e mosti si è rivelata una scelta vincente, data l'elevata frammentazione del settore vinicolo italiano IWB riesce ad acquistare uve e mosti a prezzi competitivi senza accollarsi il pesante e lungo processo agricolo. Un altro fattore di rischio rilevante: Masi ha il 35% del fatturato che viene dalle Americhe ed a breve anche i vini italiani (graziati l'autunno scorso, contrariamente ai vini francesi) potrebbero essere colpiti dai dazi. Questo sarebbe un colpo pesante da incassare per Masi e un rischio sostanzialmente nullo per IWB (che esporta in Usa circa l'1% del fatturato totale).
- Le prospettive di breve-medio termine sono a favore di IWB in modo schiacciante: IWB ha già dichiarato che per l'anno in corso prevede un forte aumento dei ricavi, contrariamente a Masi che già nel primo trimestre (che include solo un mese di lockdown) ha registrato ricavi in calo quasi dell'8%. Questo perchè la produzione IWB è di gamma inferiore e destinata principalmente alla GDO, contrariamente a quella di Masi che è di gamma premium. Naturalmente, in periodi di crisi, i prodotti di gamma superiore sono penalizzati a favore di quelli di gamma inferiore. IWB è anche molto più avanzata nel canale delle vendite online (rivelatosi cruciale durante il lockdown), al punto che le vendite online di IWB sono raddoppiate durante il lockdown.
- IWB ha molte più probabilità di passare al MTA (più probabilmente allo S.T.A.R) avendo già tutti i requisiti e considerate diverse dichiarazioni del management. Anche questo è un aspetto a mio avviso fondamentale considerando che le quotate sull'AIM vengono penalizzate in termini di capitalizzazione in quanto vi è più opacità informativa e std di controllo meno stringenti, a danno degli azionisti.
Chiarisco che l'intento del mio post non è denigrare un'azienda di cui non sono azionista ma soltanto condividere la mia visione basata su studio approfondito del settore e dati oggettivi e pubblicamente disponibili.
Un saluto!