Masi (Amarone)

oggettivamente fosse "il" o "uno dei pochi" player per quanto riguarda le uve per amarone e vini pregiati entrerei nuovamente su MASI.
Ma negli ultimi anni ho conosciuto numerose aziende agricole "minori" che fanno prodotti oggettivamente superiori con prezzi di vendita pari o talvolta minori (cito ad esempio Fornaser)

ed il mercato, compresa la ristorazione, alla lunga se ne accorge o forse se n'è già accorto a livello nazionale
l'interesse sul prodotto è alto, ma è altrettanto alta l'offerta

Concordo, diversi produttori (anche della zona) hanno raggiunto buonissimi livelli con l'Amarone...
 
dai ragazzi su,certi paragoni non reggono ... il valore uscirà .. calma
 
Si ok la solidità Dell azienda, il volume d affari ecc...
Ma parliamo di un prodotto non esclusivo Masi e di fascia medio alta, non alta.
Qui non si tratta di investire in vino o al limite in amarone... Qua si investe in Masi e stop. Molto limitante a mio avviso.
 
Si ok la solidità Dell azienda, il volume d affari ecc...
Ma parliamo di un prodotto non esclusivo Masi e di fascia medio alta, non alta.
Qui non si tratta di investire in vino o al limite in amarone... Qua si investe in Masi e stop. Molto limitante a mio avviso.

sono daccordo MA

alla fine si tratta solo e sempre di comprare basso e vendere alto

foss'anche l'azienda che commercializza il sottoprodotto del Tavernello

.... azzeccare un vincente in una corsa di minima a reclamare o in un gran premio porta lo stesso guadagno
 
si puo' discutere dei risultati del 2019 e del primo semestre del 2020 deludenti
(anche se quest anno sappiamo lo sconquasso generale che c'e' stato )
ma non dobbiamo neppure trascurare il valore del brand
i consumatori locali potranno conoscere anche altri amaroni di buona qualita'
ma il consumatore non veneto o ancora meglio straniero , quando parla di amarone di qualita' pensa a masi
e preferisce stappare un amarone masi piuttosto che un amarone presumibilmente buono ma meno noto soprattutto se deve festeggiare qualcosa o lo fa con amici o contatti di lavoro
per il valore che riesce dare al gesto e a trasmettere agli altri
un po' come per noi toscani quando si stappa un tignanello ...
questo valore mi pare che ci sia ancora e nel mercato globale attuale se ben gestito , dovrebbe tornare a contare
 
Quello che secondo me li sta fregando è l’investimento che hanno fatto in Argentina: solo per la svalutazione del peso ci devono aver rimesso una cifra.
E non vedo neanche le sinergie
: non vedo come la rete che vende un prodotto di fascia alta come l’Amarone riesca a collocare anche vino argentino.


la risposta è nel loro prodotto Masi - Passo Doble, un blend tra uva argentina? malbec e Corvina... incuriosito l'ho provato... un disastro
del resto è la fascia bassa della loro produzione, però ad un consumatore medio come me fa pensare... povera Corvina, già da sola e senza affinamenti tipici dell' amarone è da sola un'uva stupenda
 
la risposta è nel loro prodotto Masi - Passo Doble, un blend tra uva argentina? malbec e Corvina... incuriosito l'ho provato... un disastro

condivido, come anche la fascia primo prezzo(tipologia e simili), niente a che vedere con ben altri vini dell azienda sia per prezzo che per qualita
 
Ultima modifica:
È iniziata sotto i migliori auspici la vendemmia nei vigneti Masi, con la prospettiva di una buona annata in tutte le aree in cui si sviluppa la sua attività vitivinicola - in Valpolicella Classica e nelle altre zone classiche del veronese, del Trentino, fino a Valdobbiadene, il Friuli e la Toscana. Tutti i vigneti sono fortunatamente rimasti indenni rispetto al violento nubifragio che ha colpito il Veneto alla fine di agosto.

Nel complesso, come riportato dal Gruppo Tecnico Masi, le uve si presentano perfettamente sane e con una maturazione ideale in tutti gli areali.

Entrando nel merito della mappatura della vendemmia nei vigneti Masi, in Valpolicella Classica la resa in uva rientra nella media degli ultimi 10 anni con qualità particolarmente elevata in alta collina. Iniziata il 10 settembre nella zona pedemontana la cernita per l’appassimento delle uve sia per il Campofiorin che per l’Amarone Costasera, la raccolta proseguirà a settembre inoltrato nella parte collinare, sia nei vigneti Serego Alighieri che nei prestigiosi cru Campolongo di Torbe e Mazzano.

Nel Bardolino Classico la vendemmia è iniziata lo scorso 13 settembre con buone aspettative quantitative e qualitative. Lo stesso nel vigneto Colbaraca a Soave.

In Trentino, nelle tenute Conti Bossi Fedrigotti, la raccolta è iniziata a fine agosto con Pinot Nero e Chardonnay per la base spumante del Conte Federico; a seguire Pinot Grigio del Pian del Griso. Si prevede per l’ultima decade di settembre la raccolta di Merlot e Cabernet per il Fojaneghe. Elevata la qualità, vendemmia rigorosamente manuale per vini di alto lignaggio.

Spostandosi a est, a Canevel a Valdobbiadene, la vendemmia è iniziata il 27 agosto con le uve Chardonnay per il DOCG Brut Valdobbiadene: un’uva sana, con ottima acidità. Dal 4 settembre si è proseguito con la raccolta dell’uva Glera e si è ora in piena vendemmia. Anche tra queste colline le previsioni sono ottime.

In Friuli terminata la raccolta del Pinot Grigio, si prosegue con il Merlot e il Refosco. Buona vendemmia in quantità e qualità.

E infine in Toscana, ai Poderi Bell’Ovile Serego Alighieri, si inizia con il Merlot. Prima della fine di settembre saranno raccolti Sangiovese, Canaiolo e Ciliegiolo, mentre si attenderà fine mese per il Vermentino.
 
«Il vino italiano regge bene la crisi economica correlata al Covid-19. Tuttavia, visto che i consumi interni non aumenteranno in modo significativo, occorre spingere sulla domanda e aprire nuovi mercati». Lo ha sottolineato Tiziana Sarnari, analista di mercato dell’Ismea nella quinta videoconferenza su Facebook del dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Verona, nell'ambito di un ciclo sull'economia legata al Covid-19 che, come spiega Sergio Noto, docente di Storia economica e coordinatore dell’iniziativa, «durerà fino al 17 dicembre per offrire informazioni corrette a tutti». I NUMERI IN ITALIA. Se l’anno scorso in Italia, Paese leader mondiale per la produzione vitivinicola, il fatturato generato da 46.000 aziende su 666mila ettari vitati era di 13 miliardi di euro, pari al 10% di quello agroalimentare, la produzione di 47,5 milioni di ettolitri (per il 49% legata a Indicazioni geografiche) era in decremento del 13% rispetto al 2018 e calerà quest’anno a 46,5 milioni di ettolitri. I consumi di 37,5 litri pro capite hanno generato +2,2% sulle vendite a valore di vini e +6,1% di spumanti nella grande distribuzione organizzata, l'export valeva 6,4 miliardi di euro (+3,2%). «Il tendenziale calo dei consumi interni, insieme all’incremento della domanda statunitense, ci ha portati al terzo posto tra i Paesi consumatori», ha spiegato Tiziana Sarnari. I DATI DEL VENETO. In questo contesto il Veneto è la locomotiva nazionale, con una quota del 17,8% di superficie a Indicazione geografica, 10,95 milioni di ettolitri di cui 6,6 Doc e Docg ed è la prima regione italiana per esportazioni di vino a volume (7,4 milioni di ettolitri) e a valore (2,2 miliardi di euro). I SEGNI DELLA PANDEMIA. Ma la pandemia ha lasciato il segno nel 2020: nel primo semestre l'export ha registrato un calo a valore del 3,2%. «Durante il lockdown gli spumanti sono crollati del 12% ma tra maggio e luglio hanno segnato +22% con punte del 38%», ha continuato l’esperta. «Parte dei vini di fascia media Doc e Igt da enoteca si è ricollocata nella Gdo, ne hanno sofferto quelli di fascia alta e le aziende che basavano la distribuzione sull’Horeca, negli Stati Uniti o in Germania». La crisi, che ha spinto gli italiani ad acquistare nella grande distribuzione organizzata, ha comportato fino all’80% di perdite nell'Horeca, aumento del delivery e delle vendite online e flessione dell’export per la prima volta in dieci anni. Il comparto ha resistito puntando su e-commerce e su degustazioni virtuali. «Nuove opportunità potranno nascere dalla nuova Pac e dalla rimodulazione dell’Ocm vino, ma anche dalla capacità di attuare strategie differenziate per supportare l’eterogeneo tessuto imprenditoriale vitivinicolo italiano», ha sottolineato. «In base a rilevazioni Tradelab per Federvini di fine settembre, il consumo fuori casa è in calo del 27%, tendenza che durerà fino a fine anno e che se si verificheranno nuove restrizioni sulla ristorazione sarà più che diminuita», ha testimoniato Sandro Boscaini, presidente di Federvini. «A soffrire sarà non solo la quantità ma anche l'elevata qualità, mancando occasioni conviviali. Il quadro sarà molto pesante per le aziende medio-piccole con prodotti di nicchia. Oggi più che mai occorre dimostrare non solo di saper fare ma anche di saper vendere». CASE HISTORY DI MASI AGRICOLA. In questo contesto, come presidente di Masi Agricola ha messo in luce assieme all’amministratore delegato Federico Girotto la case history del gruppo, espressione di vini moderni dal cuore antico, del territorio e dei valori delle Venezie. Una visione globale sul mercato e strategie di marketing avanzato hanno permesso il salto da impresa di famiglia nata nel 1772 a realtà leader quotata in Borsa. Con un fatturato 2019 di 64,8 milioni di euro e redditività Ebitda di 11,1, ha una quota export del 77%, i suoi vini sono distribuiti in 138 Paesi nel mondo e «punta a una crescita sia organica sia attraverso aggregazioni, Masi Wine Experience ed e-commerce», ha concluso Girotto. • © RIPRODUZIONE RISERVATA
 
oggi 13 novembre 2020
Riunione del Consiglio di Amministrazione per l’approvazione di dati contabili selezionati al 30 settembre 2020.:cool:
 
volumetti ,speriamo sia decisa:cool:
 
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