Grazie @ziig.
La mia interpretazione, magari errata, è che la Seletti non realizzi propriamente delle opere d'arte, ma piuttosto degli oggetti d'arredo o di "design", anche in collaborazione con gli artisti o eredi/fondazioni.
Il fatto che i "diti medi"
NON siano delle edizioni numerate mi porta su questa strada.
A me pare che nella sostanza Seletti dica: nel 2015 ne abbiamo realizzate x, nel 2018 y, nel 2020 z ecc, ma non mi pare che questo corrisponda esattamente a dire che siano delle "edizioni limitate" di un artista ma semplicemente una comunicazione di quanti esemplari l'azienda abbia prodotto in un dato anno rispetto ad una edizione aperta. Cioè, fino a che si vendono, ne realizzeranno altre (prima edizione, seconda, terza, decima ecc.)
Simile cosa per le "scatolette di Manzoni", che sono in pratica una riedizione "limitata" che corrisponde ad una replica della celebre edizione originale, ma non c'entrano nulla con le edizioni originali di Manzoni... sono semplicemente degli oggetti-replica. Non saranno mai delle edizioni di Manzoni.
Non intendo dire che non possano avere un loro collezionismo, che evidentemente hanno, ma a me pare che su questi oggetti ci sia un po' di fraintendimento.
Ripeto, magari ho una visione un po' ristretta io, ma a volte mi sorge il divertente timore di svegliarmi in un mondo invaso da "diti medi di Cattelan"e "scatolette di m.e.r.d.a"