mediobanca

Oggi sul quotidiano:

Mediobanca, arriva la lista del board. Nella rosa dei candidati Delfin spuntano Sabrina Pucci e Sandro Panizza​

di Luca Gualtieri e Fabrizio Massaro

La holding guidata da Francesco Milleri valuta se presentare due o più candidati al board. Tra i papabili c’è anche il ceo di Acea, Fabrizio Palermo. Delfin sonda la Vigilanza Bce per valutare i limiti dell’autorizzazione a salire al 20%. Gli scenari in caso di sconfitta della lista del board guidata da Alberto Nagel e Renato Pagliaro all’assemblea del 28 ottobre e i riflessi sulla governance di Generali


Mentre mercoledì 20 settembre il board di Mediobanca approva ufficialmente la lista con i dodici candidati al nuovo consiglio di amministrazione il primo azionista della banca, Delfin, si prepara a dare battaglia all’assemblea del 28 ottobre.

Le mosse di Delfin

Di sicuro presenterà entro la scadenza del 3 ottobre una propria lista di candidati: con i legali, il presidente della holding della famiglia Del Vecchio, Francesco Milleri, sta valutando se presentare una lista «corta» di candidati, per puntare ai due posti riservati ai soci di minoranza (il quindicesimo posto è riservato al candidato dei fondi con Assogestioni), oppure una lista «lunga», fino a sette consiglieri, per sfidare apertamente la lista del consiglio uscente che ricandida Alberto Nagel – in carica già da 15 anni – come ceo e Renato Pagliaro – già presidente dal 2010 – come numero uno.

Lista lunga o corta?

Non è una differenza da poco. Nel caso della lista corta, con il suo 20% Delfin si assicurerebbe l’ingresso in consiglio, prendendo anche la presidenza del collegio sindacale. Nel caso della lista «lunga» invece, sommando il 10% in mano a Francesco Gaetano Caltagirone e qualche altro azionista schierato con i due imprenditori, e considerati da un lato l’affluenza media del 65% di capitale in assemblea e dall’altro che i fondi coagulerebbero attorno al loro candidato il 3-4%, è possibile che la lista Delfin prenda più voti di quella del cda uscente.

In questo caso si aprirebbe uno scenario del tutto inedito: la holding eleggerebbe tutti e sette i suoi candidati, Assogestioni prenderebbe l’ottavo consigliere, e gli altri sette mancanti verrebbero ripescati dalla lista del cda, uscita sconfitta. Il rischio è quello di ritrovarsi con un board senza una maggioranza chiara, paralizzando o quasi la gestione dell’istituto.

I paletti della Bce

C’è però un ostacolo formale non indifferente: Delfin è stata autorizzata anni fa dalla Bce a salire al 20% del capitale di Mediobanca solo come «investitore finanziario», quindi senza poter prendere il controllo della banca né incidere sulla governance. Toccherà quindi alla Bce dirimere la questione. Secondo quanto circolato ieri, sembra che ci siano già stati contatti tra la holding lussemburghese della famiglia Del Vecchio e la Vigilanza di Francoforte per capire i limiti dell’operatività di Delfin in assemblea.

La rosa di Delfin

Milleri si prepara ad andare alla conta in assemblea con nomi forti. Durante la trattativa con Mediobanca per un’eventuale partecipazione dei due soci forti alla formazione della lista del cda, Delfin avrebbe indicato soggetti già attualmente presenti nel board di EssilorLuxottica, sebbene indipendenti. Adesso sembra che della rosa di candidabili facciano parte Sabrina Pucci, già consigliera di amministrazione di Generali dimessasi a inizio 2022 quando iniziò la battaglia (persa da Caltagirone e Delfin) contro la lista dal cda che ricandidava il ceo Philippe Donnet, a sua volta sostenuta da Mediobanca, primo azionista di Generali. Un altro nome forte che circola è quello di Sandro Panizza, già a capo dei rischi del Leone, e attualmente commissario straordinario di Eurovita. E si fa anche il nome dell’attuale ceo di Acea, Fabrizio Palermo.

Gli ultimi tentativi di mediazione in extremis sono stati compiuti nelle ultime ore di lunedì alla ricerca di un presidente condiviso, con le proposte da parte di Delfin di Vittorio Grilli, Victor Massiah e poi anche di Fabrizio Palenzona come figura terza. Ma le posizioni tra Milleri e il board di piazzetta Cuccia erano, e sono sempre state, molto distanti.

Il fronte Generali

Lo scontro sulle regole di governance circa le liste del board adesso potrebbe spostarsi in Generali. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Delfin e Caltagironeavrebbero chiesto a inizio mandato al presidente del Leone, Andrea Sironi, un intervento sullo statuto della compagnia triestina per porre limiti ai mandati, un piano di successione più definito e una maggiore tutela dei soci di minoranza con più rappresentanza nel board. Tutte rivendicazioni che ora potrebbero essere nuovamente avanzate, proprio alla luce di quanto successo in Mediobanca.

MF - Numero 184 pag. 9 del 20/09/2023
 
Sempre dallo stesso Editore Class, solo qualche tempo addietro si elogiava il Ddl Capitali

Ddl capitali, è ora di accelerare - ItaliaOggi.it

ora sempre dallo stesso editore, Panerai se ne esce con editoriali contraddittori, RISCHIO MORTALE

Dietro la lotta per il cda di Mediobanca, un rischio mortale per il traballante mercato finanziario italiano - MilanoFinanza News

Non me ne vogliate però la coerenza questa sconosciuta,
io sarò anche controcorrente ma delle due una, o c’è scriteriata malaccortezza oppure all’occorrenza e/o per tornaconto si cambia opinione e di conseguenza giudizio. Sarò solo una mia impressione ma sono mesi che Class difende a spada tratta Nagel, Pagliaro & Co. :boh: ed ora il Ddl Capitali a leggere sempre taluni editoriali, sembra un obbrobrio.

Parole in libertà.
 
Oggi sul quotidiano:

Mediobanca, arriva la lista del board. Nella rosa dei candidati Delfin spuntano Sabrina Pucci e Sandro Panizza​

di Luca Gualtieri e Fabrizio Massaro

La holding guidata da Francesco Milleri valuta se presentare due o più candidati al board. Tra i papabili c’è anche il ceo di Acea, Fabrizio Palermo. Delfin sonda la Vigilanza Bce per valutare i limiti dell’autorizzazione a salire al 20%. Gli scenari in caso di sconfitta della lista del board guidata da Alberto Nagel e Renato Pagliaro all’assemblea del 28 ottobre e i riflessi sulla governance di Generali


Mentre mercoledì 20 settembre il board di Mediobanca approva ufficialmente la lista con i dodici candidati al nuovo consiglio di amministrazione il primo azionista della banca, Delfin, si prepara a dare battaglia all’assemblea del 28 ottobre.

Le mosse di Delfin

Di sicuro presenterà entro la scadenza del 3 ottobre una propria lista di candidati: con i legali, il presidente della holding della famiglia Del Vecchio, Francesco Milleri, sta valutando se presentare una lista «corta» di candidati, per puntare ai due posti riservati ai soci di minoranza (il quindicesimo posto è riservato al candidato dei fondi con Assogestioni), oppure una lista «lunga», fino a sette consiglieri, per sfidare apertamente la lista del consiglio uscente che ricandida Alberto Nagel – in carica già da 15 anni – come ceo e Renato Pagliaro – già presidente dal 2010 – come numero uno.

Lista lunga o corta?

Non è una differenza da poco. Nel caso della lista corta, con il suo 20% Delfin si assicurerebbe l’ingresso in consiglio, prendendo anche la presidenza del collegio sindacale. Nel caso della lista «lunga» invece, sommando il 10% in mano a Francesco Gaetano Caltagirone e qualche altro azionista schierato con i due imprenditori, e considerati da un lato l’affluenza media del 65% di capitale in assemblea e dall’altro che i fondi coagulerebbero attorno al loro candidato il 3-4%, è possibile che la lista Delfin prenda più voti di quella del cda uscente.

In questo caso si aprirebbe uno scenario del tutto inedito: la holding eleggerebbe tutti e sette i suoi candidati, Assogestioni prenderebbe l’ottavo consigliere, e gli altri sette mancanti verrebbero ripescati dalla lista del cda, uscita sconfitta. Il rischio è quello di ritrovarsi con un board senza una maggioranza chiara, paralizzando o quasi la gestione dell’istituto.

I paletti della Bce

C’è però un ostacolo formale non indifferente: Delfin è stata autorizzata anni fa dalla Bce a salire al 20% del capitale di Mediobanca solo come «investitore finanziario», quindi senza poter prendere il controllo della banca né incidere sulla governance. Toccherà quindi alla Bce dirimere la questione. Secondo quanto circolato ieri, sembra che ci siano già stati contatti tra la holding lussemburghese della famiglia Del Vecchio e la Vigilanza di Francoforte per capire i limiti dell’operatività di Delfin in assemblea.

La rosa di Delfin

Milleri si prepara ad andare alla conta in assemblea con nomi forti. Durante la trattativa con Mediobanca per un’eventuale partecipazione dei due soci forti alla formazione della lista del cda, Delfin avrebbe indicato soggetti già attualmente presenti nel board di EssilorLuxottica, sebbene indipendenti. Adesso sembra che della rosa di candidabili facciano parte Sabrina Pucci, già consigliera di amministrazione di Generali dimessasi a inizio 2022 quando iniziò la battaglia (persa da Caltagirone e Delfin) contro la lista dal cda che ricandidava il ceo Philippe Donnet, a sua volta sostenuta da Mediobanca, primo azionista di Generali. Un altro nome forte che circola è quello di Sandro Panizza, già a capo dei rischi del Leone, e attualmente commissario straordinario di Eurovita. E si fa anche il nome dell’attuale ceo di Acea, Fabrizio Palermo.

Gli ultimi tentativi di mediazione in extremis sono stati compiuti nelle ultime ore di lunedì alla ricerca di un presidente condiviso, con le proposte da parte di Delfin di Vittorio Grilli, Victor Massiah e poi anche di Fabrizio Palenzona come figura terza. Ma le posizioni tra Milleri e il board di piazzetta Cuccia erano, e sono sempre state, molto distanti.

Il fronte Generali

Lo scontro sulle regole di governance circa le liste del board adesso potrebbe spostarsi in Generali. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Delfin e Caltagironeavrebbero chiesto a inizio mandato al presidente del Leone, Andrea Sironi, un intervento sullo statuto della compagnia triestina per porre limiti ai mandati, un piano di successione più definito e una maggiore tutela dei soci di minoranza con più rappresentanza nel board. Tutte rivendicazioni che ora potrebbero essere nuovamente avanzate, proprio alla luce di quanto successo in Mediobanca.

MF - Numero 184 pag. 9 del 20/09/2023
Da quanto leggo evidenzio molte incongruenze sulle improbabili e fantasiose ipotesi fatte dall'articolista riguardo la lista che presenterà Delfin.
Infatti, non avrebbe senso presentare una lista lunga di soli 7 elementi che non gli consentirebbe la maggioranza in consiglio. O la presenta di 12, cercando il sostegno anche promuovendo una raccolta deleghe e potrebbe tranquillamente farcela, oppure la presenta corta con soli 2 consiglieri.
 
Ma Delfin potrebbe anche non farcela...

Bce accende un faro su Mediobanca

Secondo previsioni attendibili, lo schieramento Delfin è in grado di mettere insieme un quota che oscilla fra il 33 e il 35% mentre la lista dei manager di Mediobanca viene accreditata di un 40%. E non sono pochi coloro che pensano che assisteremo a una replica dell'assemblea che un anno e mezzo fa vide prevalere la lista del cda al vertice Generali.
 

Mediobanca: varata lista cda per assemblea, 'fiducia' su voto soci​

20 settembre 2023
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 20 set - Si e' conclusa la riunione del cda di Mediobanca che ha approvato la lista di candidati per il rinnovo dei vertici di Piazzetta Cuccia. La rosa, secondo quanto si apprende, comprende 15 nomi (al massimo 12 saranno eletti) e quattro new entry al posto dei consiglieri che hanno raggiunto i limiti di eta'.
'Il clima e' tranquillo e disteso', ha riferito un consigliere uscendo dalla sede dell'istituto, aggiungendo che c'e' 'fiducia' sull'esito dell'assemblea del 28 ottobre e che ora l'attesa e' di vedere 'che tipo di liste presenteranno gli azionisti'.
Ppa-
(RADIOCOR) 20-09-23 17:57:38 (0582) 3 NNNN

 
buon di',mb che sfonda area 12,25 e si porta subito sui 12,4 sulla forza dell indice,io non ho acq,oggi vediamo se ci sarà come sempre ritraccio,credo però che non acquisterò comunque nulla
 
:eek: :eek: :eek:

Mediobanca: la plusvalenza di Delfin supera i 600 mln (Sole)​

ROMA (MF-NW)--Se oggi Delfin decidesse di uscire da Mediobanca e vendere l'intero pacchetto potrebbe brindare a un guadagno netto di almeno 600 milioni. Si presenta con questi numeri il primo azionista di piazzetta Cuccia con quasi il 20% all'appuntamento con il rinnovo del consiglio di amministrazione della banca, in agenda a fine ottobre. La scadenza per la presentazione della lista di minoranza "lunga" a cui sta lavorando la finanziaria guidata da Francesco Milleri e' fissata per il prossimo 3 ottobre. E per quella data la societa' lussemburghese che fa capo agli eredi di Leonardo Del Vecchio sembra pronta a stilare un elenco fino a 7 possibili candidati. Lo fara' in veste di azionista "finanziario", come da accordi presi con la Banca Centrale europea in sede di autorizzazione. Un identikit che vede l'azionista mosso principalmente da ragioni prettamente economiche volte a massimizzare il proprio investimento, piuttosto che da logiche di potere e controllo. Il Sole 24 Ore e' andato cosi' a ricostruire gli aspetti piu' "finanziari" dell'investimento di Delfin in Mediobanca. E il bilancio degli ultimi tre anni evidenzia una crescita di valore importante e lontana dai prezzi di carico dell'investimento. I primi acquisti della societa' allora guidata da Leonardo Del Vecchio sono stati fatti tra il 2020 e 2021. A piccoli passi, e con incrementi costanti, Delfin e' arrivata a detenere a meta' del 2021 una quota di Mediobanca del 13,2%, pacchetto raccolto a un prezzo di carico di 7,5 euro per azione. Il passaggio successivo e' datato maggio 2021, quando l'imprenditore di Agordo e' salito al 15,4% di Mediobanca ponendosi come compratore della quota del 2% di piazzetta Cuccia ceduta da Fininvest il 17 maggio dello stesso anno. Un investimento da 174 milioni a un prezzo di 9,814 euro per azione Mediobanca che ha alzato il prezzo di carico sopra i 7,5 inizialmente fissati nei conti di Delfin. Il salto, quello che ha portato la societa' lussemburghese a un soffio dall'obiettivo del 20% fissato con la Bce e' avvenuto poche settimane dopo, agli inizi di luglio del 2021. In questo caso la societa' si e' portata a ridosso del 19% di Mediobanca, aggiungendo altri 31 milioni di titoli, un pacchetto pari al 3,5% del capitale, a quelli che aveva gia' in portafoglio. L'acquisto e' avvenuto tramite un contratto derivato, con scadenza 8 luglio 2024, denominato "Initial share forward transaction and collar share forward transaction", avente come sottostante appunto 31 milioni di azioni ordinarie Mediobanca. Si tratta di uno schema di operazione, utilizzato per costruire posizioni azionarie, con l'utilizzo di opzioni put (a vendere) e opzioni call (a comprare), entro una determinata forchetta di prezzo. In questo caso il prezzo medio per azione e' di 9,9214 euro. Mettendo insieme il primo investimento avvenuto al prezzo di carico di 7,5 euro e i successivi si arriva a un investimento complessivo di Delfin in Mediobanca di 1,4 miliardi. Il tutto a un prezzo di carico medio che secondo alcune ricostruzioni dovrebbe attestarsi intorno a 8,2 euro per azione. Si tratta di un valore che si confronta oggi con un prezzo per azione di piazzetta Cuccia di 12,40 euro per una capitalizzazione complessiva di 10,5 miliardi. Ricapitolando, adesso quel pacchetto del 19% nelle mani della capogruppo di Essilor Luxottica vale circa piu' di 2 miliardi, almeno 600 milioni in piu' rispetto a quanto investito. red fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

21/09/2023 08:52
 

Mediobanca: vara la lista del cda (MF)​

ROMA (MF-NW)--Il cda di Mediobanca ha approvato approva la lista per il rinnovo del vertice del prossimo 28 ottobre. Ieri il board ha anche ufficializzato - come rivelato da Milanofinanza.it giovedi' 14 settembre - di aver respinto le controproposte avanzate da Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone (soci rispettivamente al 20 e al 10%) su un'eventuale rosa unica, certificando in questo modo la fine della trattativa con i due azionisti, gia' arenatasi nel weekend. La rosa approvata dal cda e' di 12 nomi, due terzi dei quali sono amministratori in scadenza. La scelta della continuita' viene giustificata dal consiglio con la volonta' di portare avanti senza strappi il piano industriale approvato nella primavera scorsa. Tra le conferme, come previsto, ci sono il presidente Renato Pagliaro e il ceo Alberto Nagel e il direttore generale Francesco Saverio Vinci. Le new entry, scrive MF-Milano Finanza, sono quattro, tutti indipendenti. ngel Vila' Boix (coo di Telefonica), Laura Penna (manager con esperienze apicali in Rolo Banca, Unicredit e Fineco), Marco Giorgino (docente del Politecnico di Milano e consigliere di Mps) e Mana Abedi che, grazie al lavoro svolto in Ubs, si concentrera' soprattutto sul wealth management. La lista completa e' composta anche da Laura Cioli, Valerie Hortefeux, Vittorio Pignatti Morano, Virginie Banet, e Maximo Ibarra. In coda (e quindi potenzialmente fuori dal cda) Simonetta Iarlori, Mimi Kung, Stefano Parisse. ll cda ha inoltre deciso di promuovere una sollecitazione di deleghe di voto, affidandosi a Morrow Sodali. Nella riunione di mercoledi' 20 il cda di Mediobanca ha inoltre preso atto che la proposta di una lista unica avanzata nelle scorse settimane alla holding della famiglia Del Vecchio presieduta da Francesco Milleri e dall'ingegnere romano Francesco Gaetano Caltagirone non ha trovato il consenso dei due azionisti. Non solo. La rottura della trattativa, secondo fonti vicine alla banca, nascerebbe anche dal fatto che le richieste avanzate da Delfin avrebbero dato alla holding un'influenza notevole sulla banca. Oltre alla facolta' di indicare il nuovo presidente, la cassaforte guidata da Francesco Milleri aveva chiesto la sostituzione di otto consiglieri su 15, offrendo solo impegni generici sulla governance e sulla strategia. Oltre a Delfin, lunedi' 18 settembre anche Caltagirone aveva formalizzato una controproposta al vertice di piazzetta Cuccia, anche una fonte definisce le richieste dell'imprenditore romano meno puntuali di quelle di Delfin. Sia a Milleri che a Caltagirone piazzetta Cuccia ha formalizzato con una lettera l'interruzione della trattativa. In vista della scadenza del 3 ottobre Delfin sta valutando se presentare una lista "corta" oppure "lunga". Nel primo caso, la holding si assicurerebbe l'ingresso in cda con due consiglieri riservati alla minoranza. Nel caso della lista "lunga" invece, sommando il 10% in mano a Caltagirone e qualche altro azionista schierato con i due imprenditori, e' possibile che la lista Delfin si imponga in assemblea; in questo caso piazzerebbe tutti e sette i consiglieri. In quest'ultimo caso il rischio e' quello di ritrovarsi con un board senza una maggioranza chiara, paralizzando o quasi la gestione di Mediobanca. red fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

21/09/2023 08:03
 
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Eccerto, dovete andare a chiederlo al presidente non esecutivo di Mediobanca con un salario così plebeo….

Basti ricordare che nel 2022 il presidente non esecutivo di Mediobanca ha incassato un compenso totale di poco inferiore a 3 milioni di euro (2 milioni 887mila euro per la precisione). Quasi 10 volte la remunerazione media dei presidenti non esecutivi in Italia, il cui stipendio, secondo un report di Assonime, arriva mediamente a 290mila euro. Evidentemente Pagliaro ha portato all'istituto un contributo meritevole di tanto trattamento, sebbene un proxi come ISS abbia stigmatizzato la circostanza scrivendo che la cifra è «eccessiva se comparata agli standard di mercato».”
Cortesia IL GIORNALE : Bce accende un faro su Mediobanca

Ve la io la “Moral Suasion” altro che Morrow & Sodali in cerca di voti. :cool:

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Siamo tra i penalizzati...


Banche, chi vince e chi perde con la nuova versione della tassa sugli extraprofitti. Gli analisti​

di Elena Dal Maso

Le modifiche alla tassa sugli extraprofitti bancari piace al mercato. Ma non andrà a beneficio di tutti, spiegano gli analisti, che hanno fatto due conti in tasca agli istituti di credito. Ecco chi beneficia di più delle novità


Il settore bancario corre a Piazza Affari, Banco Bpm, Mps e Bper salgono fra il 2% e il 2,85% lunedì 25 settembre dopo l’ultima versione della tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito voluta dal governo Meloni-Salvini.

I partiti di maggioranza hanno trovato un accordo in relazione alle modifiche da applicare alla tassa sugli extraprofitti bancari inserita all’interno del Decreto Asset, espresso attraverso un emendamento approvato dalla Ragioneria Generale dello Stato.

Le due modifiche importanti​

In particolare, due sono le modifiche sostanziali rispetto alla versione inizialmente proposta, come sottolineano gli analisti di Equita Sim:

1. Il tetto massimo della tassa che dovrà essere versata da ogni istituto è definito come lo 0,26% degli RWA (asset ponderati per il rischio) invece dello 0,1% degli attivi.

2. Agli istituti viene data la possibilità di destinare a una riserva non distribuibile un importo non inferiore a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta, andando quindi a rafforzare la posizione del coefficiente di solidità patrimoniale, il Cet1 ratio. Qualora la riserva venga successivamente utilizzata per la distribuzione di utili, la banca dovrà pagare l’imposta maggiorata per la quota di interessi maturata al tasso di interesse sui depositi Bce.
Viene inoltre espressamente fatto divieto alle banche di trasferire gli oneri derivanti dall’imposta sui costi dei servizi erogati nei confronti dei clienti.

L’emendamento della tassa sugli extraprofitti viene incontro alle richieste Bce, «che aveva evidenziato il rischio di indebolimento della posizione di capitale delle banche, e per fronte alla pressione di alcuni esponenti della maggioranza che avevano richiesto l’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’imposta e un impatto meno gravoso per le banche di minori dimensioni», ricordano gli analisti della Sim milanese. Le BCC, infatti, non distribuendo dividendi, «non saranno infatti ragionevolmente impattate dalla tassa». Non è invece prevista la deducibilità dell’imposta.

I calcoli degli analisti​

Sulla base dei calcoli di Equita, a parità di condizioni, l’impatto della tassa sul settore bancario passerebbe (sui titoli quotati) da circa 2,1 miliardi a 1,8 miliardi, quindi l’1% della capitalizzazione di mercato dei titoli coinvolti, con un impatto medio sugli utili 2023 atteso scendere dal 9% all’8%.

Secondo gli esperti, a questo punto «la maggior parte degli istituti sotto nostra copertura opterà per il pagamento della tassa, alla luce di un impatto gestibile e per mantenere maggiore flessibilità sulla politica di remunerazione», senza quindi cambiare i progetti sui dividendi.

Chi beneficia di più della nuova versione​

Da questo punto di vista, i maggiori beneficiari dalla nuova definizione dell’imposta sono Mps e ICCREA che, non prevedendo in ogni caso di distribuire dividendi quest’anno, «ragionevolmente porteranno
l’utile generato a riserva e non saranno soggetti alla tassazione straordinaria», mentre l’impatto atteso pre emendamento era di, rispettivamente, 120 e 166 milioni di euro».

L’impatto dalla nuova definizione della tassa è minore anche per gli istituti caratterizzati da un «modello di business più capital light e
conseguentemente con una minore RWA density, quindi FinecoBank e Banca Generali tra i gestori patrimoniali e Credem tra le banche tradizionali»,

...E chi ci perde​

Dall`altro lato, la nuova definizione del tetto dell’imposta basato sullo 0,26% degli asset ponderati per il rischio (RWA) è «leggermente più penalizzante rispetto alla versione iniziale per soggetti con maggiore RWA density come Mediobanca, Banca Ifis e illimity», conclude Equita.

Orario di pubblicazione: 25/09/2023 09:38
Ultimo aggiornamento: 25/09/2023 10:10
 

Mediobanca accelera sul wealth management. Le novità in rampa di lancio da inizio 2024 per la nuova CheBanca​

di Paola Valentini

In vista dell’avvio di Mediobanca Premiere, il nuovo brand di CheBanca, Piazzetta Cuccia rafforza la squadra della divisione di gestione del risparmio con Carlo Giausa, ex gruppo Sella, e uno dei manager che ha fatto nascere Fineco Asset Management


In vista del lancio di Mediobanca Premier a partire da gennaio 2024, il gruppo Mediobanca rafforza la squadra manageriale della divisione wealth management con l’ingresso di Carlo Giausa come vice direttore generale di CheBanca! e direttore centrale Wealth Management, Advisory & Solutions a riporto del direttore generale Lorenzo Bassani. Giausa rafforzerà l’assetto organizzativo di business lavorando a fianco di Duccio Marconi, vice direttore generale e direttore centrale della rete di consulenti finanziari, e Gianluca Talato, vice direttore generale e direttore centrale commerciale della rete di filiali, operando nella definizione dell’offerta dei prodotti di investimento a servizio delle due reti distributive.

La nascita di Mediobanca Premier, ovvero il nuovo brand di CheBanca! come conseguenza del suo nuovo posizionamento, è uno dei driver di maggior sviluppo della divisione wealth management al centro del piano strategico 2023-2026 One Brand One Culture della banca di Piazzetta Cuccia guidata dal ceo Alberto Nagel.
Giausa viene inoltre nominato Mediobanca group head of wealth management global offering a riporto del direttore generale di Mediobanca, Francesco Saverio Vinci. In questo ruolo Giausa garantirà uno sviluppo sinergico dell’offerta anche per le reti private del gruppo, Mediobanca Private Banking e Cmb.

« Mediobanca Premier rappresenta un punto cardine del piano strategico One Brand One Culture e l’attrazione dei migliori talenti e professionisti sul mercato è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi fissati per il triennio 2023-2026», sottolinea Vinci. Giausa ha oltre 30 anni di esperienza nel wealth management, con ruoli di responsabilità crescente in primari istituti di credito. Proviene dal gruppo Sella dove ha assunto dal 2020 l’incarico di head of wealth and asset management. In precedenza, ha maturato un’esperienza decennale in FinecoBank (2008-2018) come direttore servizi di investimento & private banking in sinergia con la rete dei consulenti private. In particolare in Fineco, Giausa ha contribuito allo sviluppo dei servizi di consulenza evoluta così come alla nascita di Fineco Asset Management, la fabbrica del risparmio gestito del gruppo Fineco di cui è stato anche consigliere. Nel suo curriculum si annovera, inoltre, la direzione generale di Unicredit Private Asset Management Sgr e la responsabilità della direzione wealth advisory di UnicreditPrivate Banking.

Orario di pubblicazione: 26/09/2023 11:16
Ultimo aggiornamento: 26/09/2023 11:41
 

in assemblea atteso il 75% del capitale​

E'attesa un'affluenza record alla prossima assemblea di Mediobanca grazie all'attenzione che si è creata con la sfida fra più liste per il rinnovo del cda per il prossimo triennio, inedita nella storia dell'istituto. All'appuntamento di sabato 28 ottobre ambienti vicini all'istituto prevedono che intervenga almeno il 75% del capitale. Il dato si confronta con una partecipazione che negli anni passati si è fermata al 64/65%. A spingere i soci a prendere parte all'assemblea, in presenza o per delega, in una compagine azionaria dove i fondi anche internazionali hanno una presenza importante, è la battaglia tra liste diverse.
Redazione ANSA
 

Mediobanca, Delfin: lista per portare un cambiamento costruttivo nel board​

di Andrea Deugeni
tempo di lettura 2 min

La finanziaria della famiglia Del Vecchio presenta la lista del cda e del collegio sindacale con voto del board unanime. E tende un ramoscello d’ulivo alla banca di Nagel. Obiettivo: portare un cambiamento costruttivo. Visione nello spirito imprenditoriale di Leonardo Del Vecchio​


Delfin deposita la lista del cda e del collegio sindacale con voto del board unanime per il nuovo consiglio di Mediobanca che verrà rinnovato dall’assemblea di Piazzetta Cuccia il 28 novembre, nomi anticipati ieri, lunedì 2 ottobre, da milanofinanza.it.

La lista di minoranza lunga di Delfin


Si tratta di una lista di minoranza lunga (non contiene i nomi di candidati presidente e amministratore delegato) che nell’ordine comprende: Sandro Panizza (ex chief risk officer del Leone e attualmente commissario di Eurovita), Sabrina Pucci (ex amministratore delle Generali) che entreranno sicuramente nel nuovo cda; Cristina Scocchia (ceo di Illycaffè e consigliere Fincantieri ed Essilux), Massimo Lapucci (ex segretario generale della Fondazione Crt) e Jean-Luc Biamonti (presidente di Covivio e presente anche nel board di Essilux).

Delfin: valore di un cambiamento costruttivo

Nel comunicato con cui ha alzato il velo sui propri candidati consiglieri, la finanziaria della famiglia Del Vecchio guidata da Francesco Milleri, ha teso un ramoscello d’ulivo alla banca di Alberto Nagel, dopo la dura trattativa per la lista del consiglio in che il banchiere dell’istituto voleva estendere a Delfin e a Francesco Gaetano Caltagirone, i due soci forti con quasi il 30% del capitale.

La stessa finanziaria lussemburghese è stata poi al centro di polemiche da parte dei propri soci, in particolare Luca, Clemente e Paola, i tre figli del fondatore di Luxottica che hanno lamentato scarso coinvolgimento nell’operazione Mediobanca, chiedendo chiarimenti con lettere inviate allo stesso Milleri.

«La lista viene proposta con l’obiettivo di collaborare con tutti i membri del consiglio e offrire un contributo alla realizzazione del piano Industriale e non ha intenti competitivi nei confronti della lista di maggioranza del management, ma avrà l’obiettivo di portare il valore di un cambiamento costruttivo all’interno del board», hanno spiegato dalla cassaforte che ha sottolineato anche come i candidati siano «dotati di requisiti di indipendenza e di competenze di alto profilo, in grado di supportare Mediobanca nel percorso di crescita tracciato nel suo piano». Anche se nessuno dei nomi ha skill specifiche del mondo bancario.

«La visione che guida la lista di Delfin – hanno proseguito dalla società – trova il suo fondamento nello spirito imprenditoriale che ha sempre animato il sistema economico italiano, e che il fondatore di Delfin Leonardo Del Vecchio ha impersonificato nella sua forma più alta e nobile. Delfin intende rappresentare questa visione, nell’interesse di tutti gli investitori, favorendo un processo di rinnovamento strategico e tecnologico in forza dalla complementarietà delle competenze e dei valori espressi dalla lista proposta». Uno «spirito di rinnovamento», hanno concluso, che «costituisce l'essenza stessa dell'imprenditorialità e non è mai una critica del passato, ma una visione sempre orientata al futuro».

I candidati per il collegio sindacale

Per il collegio sindacale che pure verrà rinnovato, i nomi di Delfin sono: Mario Matteo Busso (sindaco effettivo), Barbara Tadolini (sindaco effettivo) e Angelo Rocco Bonissoni (sindaco supplente).

Orario di pubblicazione: 03/10/2023 08:32
Ultimo aggiornamento: 03/10/2023 09:23
 

Dividendi 2023 e 2024, le banche italiane più generose con gli azionisti. Chi supera il 14% – LA TABELLA INTERATTIVA​

di Francesca Gerosa

Le top picks di Jefferies nel settore bancario italiano restano Unicredit e Banco Bpm. Per entrambe vede un ulteriore margine di apprezzamento in Borsa, alimentato dall'eccesso di capitale e dai buyback. Ma consiglia anche Intesa Sanpaolo e Bper, ecco perché


Le top picks di Jefferies nel settore bancario italiano restano Unicredit, coperta con un rating buy e un target price a 33,80 euro, e Banco Bpm (buy, target price a 6,90 euro). Per entrambe il broker vede un ulteriore potenziale margine di apprezzamento in Borsa, alimentato dall'eccesso di capitale e dai buyback (acquisto di azioni proprie). Ma Jefferies consiglia anche l’acquisto di Intesa Sanpaolo (target price a 3,70 euro) e Bper Banca(target price a 4,90 euro). Invece su Mediobanca il rating è hold con un prezzo obiettivo a 13,60 euro. Ecco

Unicredit dispone del più alto buffer a livello di capitale tra le banche italiane, il che le offre protezione in uno scenario di rallentamento macroeconomico e fiducia nella continuità di un elevato livello di distribuzione di dividendi e buyback che supportano un ritorno agli azionisti del 56% della capitalizzazione di mercato tra il 2023 e il 2026. «Riteniamo che questo possa sostenere un continuo re-rating del titolo e la valutazione sembra ancora bassa: Unicredit scambia a 0,7 volte il multiplo prezzo/net asset value tangibile per un rendimento del capitale proprio (Rote) dell'11% nel 2025 con un dividendo atteso a valere sul bilancio 2023 di 1,30 euro per azione (yield del 5,7%) e 2024 di 1,60 euro per azione (yield del 7,1%).

Banco Bpm ha molteplici catalizzatori che dovrebbero determinare una rivalutazione del titolo in Borsa, complice anche l'aggiornamento del piano industriale previsto nell'ultimo trimestre del 2023. «Riteniamo che il management di Banco Bpm stia prendendo le decisioni giuste e, grazie all'acquisto delle joint venture assicurative, alla recente partnership nel settore dei pagamenti e alle aspettative relative all'avvio di un piano di buyback, l’azione azioni dovrebbe rivalutarsi. Banco Bpm è scambiato a 0,6 volte il prezzo/net asset value tangibile per un rendimento del capitale proprio (Rote) del 10% nel 2025 con un dividendo atteso a valere sul bilancio 2023 di 0,35 euro per azione (yield dell’8%) e 2024 di 0,47 euro per azione (yield del 10,7%).

Bper Banca. La sensibilità della banca ai tassi di interesse elevati continuerà a generare un aumento del margine di interesse nel breve termine e nel caso di Bper le stime di Jefferies si posizionano del 9% sopra quelle del consenso a livello di risultato operativo prima delle imposte nel periodo 2023 e 2025. Un portafoglio di prestiti difensivo, grazie a una copertura elevata e bassi prestiti in sofferenza, e una focalizzazione sui prestiti alle famiglie e al settore dei servizi sono rassicuranti e possono dimostrarsi più difensivi in mezzo all'incertezza economica. Bper Banca è scambiata a 0,5 volte il prezzo/net asset value tangibile per un rendimento del capitale proprio (Rote) del 10,5% nel 2025 con un dividendo atteso a valere sul bilancio 2023 di 0,30 euro per azione (yield del 10,9%) e 2024 di 0,40 euro per azione (yield del 14,2%).

Intesa Sanpaolo vanta un’ampia diversificazione dei ricavi che può sostenere il bilancio anche se i tassi iniziano a calare e la generazione di capitale organico sostiene la distribuzione agli azionisti per un importo pari al 48% della capitalizzazione di mercato bel periodo 2023 e 2025. Inoltre, Jefferies ritiene che la banca disponga di adeguati buffer nel caso in cui le condizioni macroeconomiche si dovessero deteriorare, compresi overlays pari a circa il 30% degli accantonamenti per perdite sui prestiti del 2022 (che includono anche quelli relativi alla Russia). Jefferies is sofferma anche sull’alto rendimento dei dividendi dell’istituto di credito nel contesto di un'attività relativamente difensiva rispetto ad altre banche, supportata dai recenti risultati degli stress test della Bce. Intesa Sanpaolo è scambiata a 0,9 volte il prezzo/net asset value tangibile per un rendimento del capitale proprio (Rote) del 16% nel 2025 con un dividendo atteso a valere sul bilancio 2023 di 0,26 euro per azione (yield del 10,6%) e 2024 di 0,32 euro per azione (yield del 12,8%).

Credem è una banca diversificata. La banca genera il 25% dei propri ricavi (2022) da attività al di là del banking tradizionale grazie a società interamente controllate nel settore assicurativo, della gestione patrimoniale e del private banking (seconda solo a Intesa Sanpaolo in questo settore). Jefferies ha stime per il 2023 del 7% al di sopra di quelle del consenso, del 7% al di sotto per il 2025 a causa della previsione di tassi più bassi. Credem è scambiata a 0,8 volte il prezzo/net asset value tangibile per un rendimento del capitale proprio (Rote) dell’11% nel 2025 con un dividendo atteso a valere sul bilancio 2023 di 0,49 euro per azione (yield del 6,3%) e 2024 di 0,47 euro per azione (yield del 6%).

Mediobanca. Sebbene la base di ricavi della banca sia ben diversificata e il recente piano industriale si concentri sulle leve giuste, data la valutazione attuale di 0,9 volte il prezzo/net asset value tangibile 2023 contro un Rote 2026 dell'11,4%, «vediamo opportunità di rischio-rendimento più elevate altrove», precisa Jefferies che a valere sul bilancio 2023 si aspetta un dividendo di 0,96 euro per azione (yield del 7,9%) e 2024 di 1,07 euro per azione (yield del 8,8%).

Orario di pubblicazione: 03/10/2023 12:55
Ultimo aggiornamento: 03/10/2023 13:54


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MARKET DRIVER: Mediobanca, conferma management importante per stabilita'​

MILANO (MF-NW)--Equita Sim conferma rating buy su Mediobanca, con tp di 14,7 euro per azione, dopo che Delfin ha proposto cinque nomi per il rinnovo del Cda. L`assemblea, prevista per il 28 ottobre, assegnera' 12 posti alla lista piu' votata e 3 alle minoranze, di cui 1 ad Assogestioni se appoggiata da almeno il 2% del capitale. Il Cda di Mediobanca, ricordano gli esperti, puo' contare sul sostegno del 10% circa dei soci facenti parte del patto di consultazione, a cui si aggiunge un 7-8% di soci che tradizionalmente hanno sostenuto il consiglio, e su un 30% circa di investitori istituzionali (2/3 del totale stimando che 1/3 sia detenuto da investitori passivi). Delfin, d`altra parte, possiede una quota del 19,8% e potrebbe ricevere ulteriori voti provenienti dal gruppo Caltagirone, pari a circa il 9%. "Ribadiamo la nostra view che la conferma dell'attuale management sia un elemento importante per assicurare stabilita' nella governance, focus sul business e attuazione del piano industriale, senza azioni di disturbo a livello di Cda", concludono gli esperti. fus marco.fusi@mfnewswires.it (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/10/2023 13:15
 

MARKET DRIVER: Mediobanca, evitato scenario peggiore (Kepler Cheuvreux)​

MILANO (MF-NW)--Kepler Cheuvreux conferma rating buy su Mediobanca. Gli esperti si focalizzano sul fatto che Delfin ha proposto cinque nomi per il rinnovo del cda e segnala che questa lista potrebbe avere voti pari a circa il 30-35% del capitale, sfidando la lista del cda uscente che potrebbe contare sul 35-40%. Poste Vita, ricordano gli esperti, controlla circa l'1% del capitale, ma non votera' in occasione dell'assemblea del 28 ottobre. Il cda inoltre ha scelto Morrow Sodali per la sollecitazione delle deleghe in quanto la nomina del consiglio andra' meno 'liscia' rispetto al passato. Secondo gli esperti la notizia dei soli 5 candidati esclude lo scenario peggiore, ossia quello di un board diviso con sette rappresentati di Delfin, sette dalla lista del cda e uno di Assogestioni. In ogni caso, se la lista Delfin ottenesse la maggioranza dei voti, mettendo in consiglio tutti i cinque rappresentanti, le discussioni nel consiglio e nei comitati probabilmente saranno piu' accese e il management potrebbe essere sottoposto a un maggiore pressione nella definizione ed esecuzione della strategia. fus (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/10/2023 16:44
 

Mediobanca conquista la boutique Arma Partners

di Paola Valentini

Closing per l’acquisizione del gruppo inglese che rafforzerà il business di Piazzetta Cuccia nel corporate & investment banking e wealth management. Operazione annunciata a maggio scorso


Mediobanca completa l’acquisizione della boutique inglese Arma Partners, un investimento strategico che rafforza l’attività di consulenza digitale all’interno della propria divisione Corporate & Investment Banking.

In particolare, in coerenza con gli obiettivi del piano strategico del gruppo Mediobanca al 2026, la collaborazione con Arma Partners contribuirà alla creazione di una piattaforma europea di advisory con maggiori ricavi non domestici (dal 40 al 55%) e a basso assorbimento di capitale. Genererà, inoltre, nuove opportunità di business frutto delle sinergie tra le divisioni del gruppo, in particolare tra corporate & investment banking e wealth management, verso l’affermazione del modello unico di private & investment Bank.

Cos’è Arma Partners

Fondata nel 2003, Arma Partners ha sede nel grattecielo The Shard a Londra con uffici anche a Monaco di Baviera, a cui si aggiungono collaborazioni con società di consulenza affiliate che operano in Giappone, Australia, Israele, Turchia e Brasile. La società è un partner di riferimento in materia di corporate finance per società quotate e fondi di private equity che operano in settori innovativi, che Arma Partners affianca in tutte le fasi comprese tra la raccolta di capitali privati a supporto di realtà imprenditoriali in rapida crescita fino a complesse operazioni di cross-border M&A.

Alla guida c’è Paul-Noël Guély, che vanta un’esperienza ultratrentennale nell’advisory ad aziende tecnologiche affermate e leader emergenti. Ha guidato l'espansione di Arma Partners, partita con quattro professionisti, fino a un fatturato di oltre 100 milioni di dollari che ne testimonia la leadership nel mercato di riferimento. Ha inoltre guidato un terzo delle circa 250 operazioni seguite da Arma Partners, specie negli ambiti software e tecnologia.
Formatosi come banker specializzato in m& all’interno di Morgan Grenfell & Co. (ora Deutsche Bank), Guély ha ricoperto posizioni di rilievo in Lehman Brothers (dove è stato Head of European Technology Investment Banking) e in Goldman Sachs (nel ruolo di Head of Software & Services Investment Banking).

Negli ultimi cinque anni, il team di Arma Partners, che conta oggi 12 partner e 83 dipendenti, tra cui 67 banker provenienti da oltre 26 Paesi, ha seguito come advisor oltre 110 operazioni, il 75% delle quali cross-border, per un valore di mercato complessivo superiore a 90 miliardi di dollari. Nonostante uno scenario macroeconomico avverso, Arma Partners ha annunciato nel 2023 risultati record per il terzo anno consecutivo, con ricavi oltre i 100 milioni di dollari.

Il costo del deal

Piazzetta Cuccia pagherà l’acquisizione di Arma Partners per il 40% in cash e il resto potrà essere pagato in azioni Mediobanca nell’arco di quattro anni sulla base delle performance di Arma. Per Mediobanca l’operazione pesa a bilancio per 150 milioni di euro, pari a 30 punti base di Cet1 ma il valore del deal potrà essere più alto considerando la componente azionaria da assegnare negli anni ai bankers.

La strategia

L’investimento in Arma Partners, spiega il gruppo guidato dal ceo Alberto Nagel, si adatta alla strategia di Mediobanca di costruire una solida crescita di lungo periodo facendo leva sui trend industriali, come la digital economy. Un approccio che vedrà la crescente affermazione dell’advisory quale primo contributore alla crescita dei ricavi del corporate & investment banking, con un incremento delle commissioni intorno al 30% per la divisione e del 10% per il gruppo.

Arma Partners continuerà a essere guidata dal suo fondatore e managing partner Guély, in coordinamento con Francisco Bachiller e Giuseppe Baldelli, co-heads di global corporate & investment banking, con l’obiettivo di ampliare l’origination internazionale della piattaforma corporate & investment banking di Mediobanca.

Le altre operazioni all’estero per il Cib

La mossa di Mediobanca conferma la vocazione internazionale del gruppo guidato dal ceo Nagel. Già nel 2019 Piazzetta Cuccia aveva fatto un’acquisizione di primo piano all’estero aggiudicandosi per 160 milioni la boutique francese Messier Maris & Associés, protagonista come advisor di importanti transazioni Oltralpe e nell'ultimo bilancio annuale arrivata al record di ricavi (63 milioni), anche se poi il banker Erik Maris aveva lasciato. Negli ultimi anni il Cib di Mediobanca, la cui redditività si è attestata al 14% nei nove mesi chiusi al 31 marzo, è stato rafforzato lo scorso anno con l’ingresso dell’ex ceo di Lloyds Banking Group António Horta-Osório come senior advisor.

Orario di pubblicazione: 04/10/2023 11:28
Ultimo aggiornamento: 04/10/2023 17:06
 

Mediobanca, perché Banca Akros non consiglia più l’azione in vista dell’assemblea del 28 ottobre e della trimestrale​

di Francesca Gerosa

Nella settimana in cui sono state depositate le liste per la nomina del cda di Mediobanca, all'ordine del giorno dell'assemblea del 28 ottobre, Banca Akros taglia il rating sull’azione da accumulate a neutral. Attesi conti a due velocità

Nella settimana in cui sono state depositate le liste per la nomina del cda e del collegio sindacale di Mediobanca, all'ordine del giorno dell'assemblea del prossimo 28 ottobre, Banca Akros taglia il rating sull’azione da accumulate a neutral, lasciando invariato il target price a 13 euro. A Piazza Affari l’azione passa di mano a 12,175 euro e segna un progresso dello 0,29%.

Banca Akros scarica l’azione in vista dell’assemblea del 28 ottobre

Banca Akros osserva che il titolo Mediobanca ha registrato un rialzo di circa il 50% nell'ultimo anno, sovraperformando il settore bancario europeo. «Riteniamo che l'incertezza sulla governance della banca dopo l'assemblea degli azionisti possa mettere un freno a questa performance e, quindi, abbassiamo la nostra raccomandazione da accumulate a neutrale con un prezzo obiettivo invariato a 13 euro», spiega la banca d’affari.

E dei risultati del primo trimestre 2023/2024 il 26 ottobre

Mediobanca pubblicherà i risultati del primo trimestre dell'anno finanziario 2023/2024 il prossimo 26 ottobre. Banca Akros si aspetta che l’istituto di credito guidato da Alberto Nagel inizi l'anno finanziario 2023/2024 su una base solida, riportando un utile netto nel primo trimestre di 320 milioni di euro, il 20% in più rispetto all'anno precedente grazie al trend positivo del margine di interesse e a una qualità del credito resiliente.

Attesi conti a due velocità

I ricavi totali sono stimati in aumento del 13% rispetto all'anno precedente, a 853 milioni, trainati dall'incremento del 23% del margine di interesse a 487 milioni grazie a una solida performance delle divisioni Corporate & Investment Banking (CIB) e Wealth Management, mentre Banca Akros si aspetta cifre più contenute nel Credito al consumo. Il contributo delle controllate, principalmente di Generali, dovrebbe anch'esso contribuire in modo significativo con 136 milioni contro gli 86 milioni dell'anno precedente.

Al contrario, la banca d’affari si aspetta un calo del 9,5% anno su anno delle commissioni nette, a 190 milioni, poiché si osserva una debolezza persistente per la divisione CIB (soprattutto nel settore della consulenza) non compensata dalle buone commissioni del Wealth Management. Banca Akros si attende ricavi da trading deboli a 40 milioni rispetto ai 65 milioni dell'anno precedente a causa del trend del mercato.

Quanto ai costi operativi dovrebbero crescere del 10% anno su anno, a 352 milioni, a causa delle assunzioni in corso e degli investimenti, portando a un utile operativo lordo di 501 milioni, il 15% in più rispetto all'anno precedente, con un rapporto cost/income del 41,3%. Inoltre, la qualità del credito dovrebbe rimanere resiliente nel caso della divisione CIB e subire un leggero deterioramento nel Credito al consumo, con una stima disvalutazioni su crediti per 67 milioni, in aumento del 6% anno su anno.

Infine, la posizione patrimoniale di Mediobanca sarà influenzata da due elementi straordinari: la deduzione completa anticipata della proposta di buyback sulle azioni (-50bps) e la migrazione all’approccio AIRB del Credito al consumo (-25/30bps). Questi impatti, spiega Banca Akros, dovrebbero essere in parte compensati dalla forte generazione di utile e dalla crescita prudente dei prestiti, portando a una stima di Cet1 del 15,3% rispetto al 15,9% dello scorso giugno.

Orario di pubblicazione: 06/10/2023 13:30
Ultimo aggiornamento: 06/10/2023 14:13
 
buon di' ritraccio in atto x mb,finche non tornerà sopra area 12,35 a mio parere cè possibilità che si vada in area 11,4-11,5 dove tornerò in acq
 
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