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Oggi sul quotidiano:
Mentre mercoledì 20 settembre il board di Mediobanca approva ufficialmente la lista con i dodici candidati al nuovo consiglio di amministrazione il primo azionista della banca, Delfin, si prepara a dare battaglia all’assemblea del 28 ottobre.
In questo caso si aprirebbe uno scenario del tutto inedito: la holding eleggerebbe tutti e sette i suoi candidati, Assogestioni prenderebbe l’ottavo consigliere, e gli altri sette mancanti verrebbero ripescati dalla lista del cda, uscita sconfitta. Il rischio è quello di ritrovarsi con un board senza una maggioranza chiara, paralizzando o quasi la gestione dell’istituto.
Gli ultimi tentativi di mediazione in extremis sono stati compiuti nelle ultime ore di lunedì alla ricerca di un presidente condiviso, con le proposte da parte di Delfin di Vittorio Grilli, Victor Massiah e poi anche di Fabrizio Palenzona come figura terza. Ma le posizioni tra Milleri e il board di piazzetta Cuccia erano, e sono sempre state, molto distanti.
MF - Numero 184 pag. 9 del 20/09/2023
Mediobanca, arriva la lista del board. Nella rosa dei candidati Delfin spuntano Sabrina Pucci e Sandro Panizza
di Luca Gualtieri e Fabrizio MassaroLa holding guidata da Francesco Milleri valuta se presentare due o più candidati al board. Tra i papabili c’è anche il ceo di Acea, Fabrizio Palermo. Delfin sonda la Vigilanza Bce per valutare i limiti dell’autorizzazione a salire al 20%. Gli scenari in caso di sconfitta della lista del board guidata da Alberto Nagel e Renato Pagliaro all’assemblea del 28 ottobre e i riflessi sulla governance di Generali
Mentre mercoledì 20 settembre il board di Mediobanca approva ufficialmente la lista con i dodici candidati al nuovo consiglio di amministrazione il primo azionista della banca, Delfin, si prepara a dare battaglia all’assemblea del 28 ottobre.
Le mosse di Delfin
Di sicuro presenterà entro la scadenza del 3 ottobre una propria lista di candidati: con i legali, il presidente della holding della famiglia Del Vecchio, Francesco Milleri, sta valutando se presentare una lista «corta» di candidati, per puntare ai due posti riservati ai soci di minoranza (il quindicesimo posto è riservato al candidato dei fondi con Assogestioni), oppure una lista «lunga», fino a sette consiglieri, per sfidare apertamente la lista del consiglio uscente che ricandida Alberto Nagel – in carica già da 15 anni – come ceo e Renato Pagliaro – già presidente dal 2010 – come numero uno.Lista lunga o corta?
Non è una differenza da poco. Nel caso della lista corta, con il suo 20% Delfin si assicurerebbe l’ingresso in consiglio, prendendo anche la presidenza del collegio sindacale. Nel caso della lista «lunga» invece, sommando il 10% in mano a Francesco Gaetano Caltagirone e qualche altro azionista schierato con i due imprenditori, e considerati da un lato l’affluenza media del 65% di capitale in assemblea e dall’altro che i fondi coagulerebbero attorno al loro candidato il 3-4%, è possibile che la lista Delfin prenda più voti di quella del cda uscente.In questo caso si aprirebbe uno scenario del tutto inedito: la holding eleggerebbe tutti e sette i suoi candidati, Assogestioni prenderebbe l’ottavo consigliere, e gli altri sette mancanti verrebbero ripescati dalla lista del cda, uscita sconfitta. Il rischio è quello di ritrovarsi con un board senza una maggioranza chiara, paralizzando o quasi la gestione dell’istituto.
I paletti della Bce
C’è però un ostacolo formale non indifferente: Delfin è stata autorizzata anni fa dalla Bce a salire al 20% del capitale di Mediobanca solo come «investitore finanziario», quindi senza poter prendere il controllo della banca né incidere sulla governance. Toccherà quindi alla Bce dirimere la questione. Secondo quanto circolato ieri, sembra che ci siano già stati contatti tra la holding lussemburghese della famiglia Del Vecchio e la Vigilanza di Francoforte per capire i limiti dell’operatività di Delfin in assemblea.La rosa di Delfin
Milleri si prepara ad andare alla conta in assemblea con nomi forti. Durante la trattativa con Mediobanca per un’eventuale partecipazione dei due soci forti alla formazione della lista del cda, Delfin avrebbe indicato soggetti già attualmente presenti nel board di EssilorLuxottica, sebbene indipendenti. Adesso sembra che della rosa di candidabili facciano parte Sabrina Pucci, già consigliera di amministrazione di Generali dimessasi a inizio 2022 quando iniziò la battaglia (persa da Caltagirone e Delfin) contro la lista dal cda che ricandidava il ceo Philippe Donnet, a sua volta sostenuta da Mediobanca, primo azionista di Generali. Un altro nome forte che circola è quello di Sandro Panizza, già a capo dei rischi del Leone, e attualmente commissario straordinario di Eurovita. E si fa anche il nome dell’attuale ceo di Acea, Fabrizio Palermo.Gli ultimi tentativi di mediazione in extremis sono stati compiuti nelle ultime ore di lunedì alla ricerca di un presidente condiviso, con le proposte da parte di Delfin di Vittorio Grilli, Victor Massiah e poi anche di Fabrizio Palenzona come figura terza. Ma le posizioni tra Milleri e il board di piazzetta Cuccia erano, e sono sempre state, molto distanti.
Il fronte Generali
Lo scontro sulle regole di governance circa le liste del board adesso potrebbe spostarsi in Generali. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Delfin e Caltagironeavrebbero chiesto a inizio mandato al presidente del Leone, Andrea Sironi, un intervento sullo statuto della compagnia triestina per porre limiti ai mandati, un piano di successione più definito e una maggiore tutela dei soci di minoranza con più rappresentanza nel board. Tutte rivendicazioni che ora potrebbero essere nuovamente avanzate, proprio alla luce di quanto successo in Mediobanca.MF - Numero 184 pag. 9 del 20/09/2023