Oscar Giannino a Bari il 27 Ottobre.

sonyk70

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Come da titolo, anche per i pugliesi un'occasione ghiotta per incontrare il grande Oscar Giannino che presenterà il movimento nascente Fermare il Declino.
Per chi fosse interessato, la conferenza si terrà presso l'Ex Palazzo Poste in Piazza Cesare Battisti 1 a Bari.
A giorni pubblicherò documento ufficiale.
Lasciatevi tentare dalla curiosità, accorrete numerosi fermiamo il declino.
 
Come da titolo, anche per i pugliesi un'occasione ghiotta per incontrare il grande Oscar Giannino che presenterà il movimento nascente Fermare il Declino.
Per chi fosse interessato, la conferenza si terrà presso l'Ex Palazzo Poste in Piazza Cesare Battisti 1 a Bari.
A giorni pubblicherò documento ufficiale.
Lasciatevi tentare dalla curiosità, accorrete numerosi fermiamo il declino.

O' signur, lasciamo perdere :D
 
come lo vuole fermare il declino Giannino, alleandosi con Casini Fini e Montezemolo? :rotfl: :rotfl:
 
ecco il documento ufficiale
 

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Oscar Giannino è una delle poche persone che dicono cose sensate in Italia :yes: :yes:

Purtroppo la gente preferisce farsi abbindolare dalle promesse facili dei vari berlusconi, vendola, renzi, grillo, ecc... che vorrebbero cambiare tutto affinchè nulla cambi :rolleyes:
 
Partecipate numerosi e sopratutto diffondete
 
Oscar Giannino è una delle poche persone che dicono cose sensate in Italia :yes: :yes:

Mavalà ... è il pappagallo del GOY grande oriente d'italia ... lui non è in "grado" di pensare e dire :o

Scommetto che pappagallerà di privatizzare l'enel e di venderla ai massonkekkifrancesi o comunque ai loro riciclatori
 
Mavalà ... è il pappagallo del GOY grande oriente d'italia ... lui non è in "grado" di pensare e dire :o

Scommetto che pappagallerà di privatizzare l'enel e di venderla ai massonkekkifrancesi o comunque ai loro riciclatori

non è che si può sempre ricondurre ogni cosa a càzzate complottiste :rolleyes:

anche se fosse massone, e allora? :mmmm:

Senza la massoneria nell'800 non ci sarebbe nemmeno stata l'unità d'Italia è quel poco di laicismo che fortunatamente permane ancora la società italica :yes: :yes:
 
non è che si può sempre ricondurre ogni cosa a càzzate complottiste :rolleyes:

anche se fosse massone, e allora? :mmmm:

Senza la massoneria nell'800 non ci sarebbe nemmeno stata l'unità d'Italia è quel poco di laicismo che fortunatamente permane ancora la società italica :yes: :yes:

L'unica "unità" che hanno creato nell' 800 è l'unità di sculettare sugli skekki assieme ai ragazzini efebici ... il resto lo abbiamo fatto noi italiani seri ..nonostante loro
 
Daiiii ... :D che magari hanno la faccia di kulo di piazzare alla presidenza della repubblica il dog-sitter ... quello che dice le superca.zzole ... il marito della scapellata ...

:o così l'enel alla francia di De Castries l'ha regala pure ...

Il Ciampi boy che privatizzò l' Italia
IL NUOVO GOVERNATORE. Il debutto alla Banca mondiale, gli studi al Mit, la cattedra a Firenze e al Tesoro diventa il manager di Stato più potente. Sotto la sua regia, autostrade, telecomunicazioni, banche passano ai privati: si smonta il capitalismo di Stato il Manager Lontano dalla Politica con una Missione: Portare le Banche in Europa

Il Ciappi boy che privatizzò l' Italia

Fino all' ultimo non ci ha creduto. Forse per un distacco ben conosciuto da chi gli sta vicino, e che qualcuno interpreta come freddezza. O piuttosto perché, estraneo al risiko della politica, non deve aver fatto troppo conto sulla scelta di un nome davvero indipendente, caratteristica che peraltro ritiene condivisa dagli altri componenti la rosa finale. Perciò lui, il vicepresidente della banca d' affari Goldman Sachs, l' ex grand commis che negli anni Novanta ha sbaraccato lo Stato Padrone, il Governatore che dovrà guidare le banche italiane in Europa, non ha rinunciato alla distanza. Da Londra, fino all' ultimo, ha ripetuto: «Non so nulla». Ecco Mario Draghi, protagonista di una scalata che lo ha portato a essere il potentissimo direttore generale del Tesoro con guide come il Nobel Franco Modigliani e Carlo Azeglio Ciampi. E che oggi è il successore di Antonio Fazio. Più incline alle arrampicate solitarie sulle Dolomiti che alla mondanità, Draghi disarma chi va a caccia di particolari che non rientrino nell' understatement: è pressoché inutile cercare interviste, perché ne ha concesse in tutto tre o quattro. Piuttosto ha preferito dire quel che pensava con atti di convegni o rarissimi articoli ai giornali, come quando nel 2001 ha difeso la «sua» legge sulle Opa. Inutile inseguirlo in regate o salotti, meglio mettersi le scarpette e cercare di raggiungerlo mentre si dedica al jogging. Al massimo in questi ultimi tempi, accanto al solito tennis, si è concesso uno sport un po' trendy: il golf. Senza essere iscritto a circoli. In passato si è spinto fino a prendere la tessera di un club romano di fitness. Poi, si dice, negli spogliatoi si è lasciato scappare una mezza confidenza a un giornalista, che l' ha trasformata in indiscrezione. E lui ha rinunciato alla palestra. Riservatissimo, il 58enne Draghi è nato a Roma (e tifa i giallorossi) ma oggi vive nel cuore di Londra, a pochi metri da Harrods. È uno dei 30 partner della Goldman Sachs componenti il comitato mondiale che governa sui 300 superbanchieri del colosso Usa. Ogni giorno vola e dorme in una città diversa, si divide fra la City e Wall Street per incontrare i top manager delle multinazionali. A casa, nel weekend, fa la vita di sempre: chiuso nel recinto familiare con la moglie Serena, padovana di famiglia nobile, discendente di Bianca Cappello, sposa del Granduca di Toscana Francesco de' Medici, e il cane, un bracco ungherese che Draghi porta spesso a correre con sé. Poche le visite. Il «circolo» comprende solo amici intimi, fra i quali il matematico Enrico Albarello. I figli sono come lui: cittadini del mondo. Federica, 30 anni, è biologa e ha appena concluso a New York il master in business con un occhio al biotech. Giacomo, 27 anni, si è laureato in Bocconi con Francesco Giavazzi, amico da sempre del nuovo Governatore, e ora fa il trader in Morgan Stanley. Un aneddoto descrive bene la famiglia. La festa di laurea di Giacomo si è svolta in un locale «esclusivo»: la frequentatissima pizzeria milanese Rosso Pomodoro. E cittadino del mondo Draghi lo è sempre stato, alternando alla vita in Italia lunghi periodi all' estero. Una consuetudine che corrisponde a un lato del suo carattere: nei momenti più complessi ama mettere fra sé e i problemi anche l' Oceano. Per riflettere. Di certo non dev' essergli dispiaciuto emigrare dopo che nel settembre 2001, trascorsi tre mesi dall' insediamento del governo Berlusconi e al termine di dieci anni vissuti sulle barricate delle privatizzazioni, ha lasciato la carica di direttore generale del Tesoro annunciandolo in un' intervista al Corriere della Sera raccolta dall' allora direttore Ferruccio de Bortoli. Un documento nel quale il manager di Stato più influente descrive quegli anni come «indimenticabili» e sulle ragioni dell' abbandono si limita a dire: «Si è chiuso un ciclo». Va dunque ad Harvard, alla Kennedy school of government. All' estero, del resto, ha cominciato a fare i passi più importanti della carriera. Costruita combattendo contro una sorte che non lo ha favorito. A 15 anni ha perso il padre, Carlo, uomo di incarichi pubblici: in Bankitalia, liquidatore con Donato Menichella della Banca di Sconto, in Bnl nel Dopoguerra. Poco dopo è mancata anche la madre. Draghi ha dovuto fare il capofamiglia, prendersi cura dei fratelli minori: Andreina, la storica dell' arte che nel ' 99 ha scoperto a Roma un ciclo di affreschi medioevali nel complesso dei Santi Quattro Coronati; e Marcello, oggi piccolo imprenditore. La sorella va al Tasso, i ragazzi al Massimo, l' istituto dei gesuiti frequentato anche da Luca di Montezemolo, il capo della Polizia Gianni De Gennaro e il conduttore tv Giancarlo Magalli. Il liceo è duro. Lui però non è un secchione: organizza partite di basket e gioca a tennis. L' ambiente è un po' vip ed esclusivo, ma non ha fatto di Draghi uno yuppino, come qualcuno lo ha dipinto. Il primo è stato Eugenio Scalfari su Repubblica nell' agosto ' 97: «Non ha l' aria di un funzionario della pubblica amministrazione ma di un giovane yuppie, di quelli che hanno fatto gli anni ruggenti delle Borse. Solo che gli yuppies avevano come obiettivo la ricchezza e da quella misuravano il loro successo, mentre per Draghi il successo coincide con l' estendersi del potere da lui amministrato». La replica è arrivata da Ciampi: «Presentare ai lettori la figura di Draghi alla stregua di un giovane yuppie è una distorsione dei fatti che fa torto all' estrazione professionale del direttore generale del Tesoro». Non è certo un giovane rampante a conquistare Federico Caffè, l' economista scomparso anni fa. Di lui Draghi diventa assistente, ed è il professore-maestro a spingerlo a concorrere per le borse di studio a Cambridge e negli Stati Uniti. Lo presenta a Modigliani. Il quale gli dice: «Faccia domanda per il Mit, vedremo se ce la farà». Ce l' ha fatta: per quattro anni a Boston è allievo del Nobel e di Stanley Fisher, oggi Governatore a Gerusalemme. Primo italiano, si guadagna «quel» Phd. Quindi torna a casa. A 35 anni è professore di economia internazionale a Firenze. Gli piace insegnare, ma in cattedra non resta molto. Nell' 84 rieccolo all' estero, a Washington: è direttore esecutivo della Banca Mondiale. Incarico che gli permette di introdursi nel circuito internazionale dell' economia. Nel ' 90 è di nuovo a Roma. Il Governatore Ciampi lo stima molto. E il primo attestato da Ciampi-boy è una consulenza in Banca d' Italia. Un anno dopo la svolta. Il ministro del Tesoro del governo Andreotti, Guido Carli, lo nomina direttore generale. È Ciampi, lo sponsor, a dargli la notizia. E Draghi, caso unico, lascia la cattedra. Sono gli anni in cui l' Italia si confronta con la crisi finanziaria più grave del Dopoguerra, con la svalutazione della lira nell' autunno ' 92 e la ricostruzione: processo del quale Draghi è fra i principali protagonisti. In giro per l' Europa, «inviato» da Ciampi a dimostrare che l' Italia può farcela, che non merita l' esclusione dal club dell' euro. Decisive, nel programma di recovery, saranno le privatizzazioni. Che avranno un atto preliminare nel convegno sul Britannia, lo yacht della famiglia reale inglese, al quale partecipano economisti e banchieri internazionali. Draghi è lì, introduce i lavori e torna a terra. Una «prima» che solleverà un mare di polemiche e sarà ripescata più volte da Paolo Cirino Pomicino, il ministro del Bilancio dal quale Draghi prende subito le distanze e che lo prenderà di mira negli articoli sul Giornale firmati con lo pseudonimo Geronimo. Lo scandalo del panfilo sarà un assaggio della guerra che scatenerà lo smantellamento del capitalismo pubblico. Atto primo: luglio ' 92. Il premier Giuliano Amato annuncia che l' era delle partecipazioni statali è finita: Iri, Eni, Ina ed Enel diventano spa e passano al ministero del Tesoro. I boiardi di Stato sono increduli: in poche ore da «fine del mondo» i consigli si sciolgono e loro perdono il posto. Sostituiti da Draghi e colleghi del Tesoro. Al ministero si succedono Piero Barucci, Lamberto Dini e infine Ciampi, con il quale il Tesoro diventa un superdicastero. Draghi nel ' 93 viene nominato presidente del comitato Privatizzazioni, cabina di regia del processo grazie al quale lo Stato italiano negli anni Novanta ha incassato 108 miliardi di dollari, il 12% delle dismissioni pubbliche nel mondo. Autostrade, telefoni, banche, tutto passa ai privati. Fra resistenze dei boiardi, accuse al manager «troppo potente», polemiche aspre. Come quelle relative al collocamento di Comit, Credit, Bnl o, ancora, Telecom. Partita quest' ultima che vedrà Draghi «obbedire» pur in dissenso con il premier Massimo D' Alema: il socio-Tesoro non ha così partecipato all' assemblea che avrebbe potuto approvare strumenti anti-scalata mentre alle porte c' era la cordata Colaninno-Gnutti. Polemiche che tuttavia non provengono solo dalla politica o dai manager di Stato costretti alla pensione. Le privatizzazioni di Draghi sono lontane per metodo e obiettivi anche dal mondo di chi fino ad allora aveva giocato il ruolo di solitario regista del capitalismo italiano: la Mediobanca di Enrico Cuccia. Una divergenza che si manifesta il 28 ottobre ' 96 quando l' allora amministratore delegato Vincenzo Maranghi dice in assemblea: «Mediobanca finora non è stata chiamata a partecipare ad alcuna privatizzazione italiana». Ed è sempre il Delfino di Cuccia a tornare al ' 92: «Mi sono tolto un sassolino dalle scarpe, che non sono da yachting forse perché non sono salito sul Britannia». Anni «indimenticabili» ma difficilissimi. Nei quali Draghi è stato più volte a un passo da nomine che in alcuni casi l' avrebbero portato altrove. Nel ' 94 ha sfiorato quella di direttore generale della Banca d' Italia al posto di Lamberto Dini passato al Tesoro, carica poi assegnata a Vincenzo Desario. Nel ' 98 ha rinunciato alla presidenza del Comitato economico dell' Unione europea per far posto a un francese. E nel ' 99 è stato (forse senza volerlo) in corsa con Dini e Renato Ruggiero per la direzione generale del Fmi. Un ciclo lungo nel corso del quale Draghi farà errori, ma riesce a smontare lo Stato Padrone dimostrando fermezza e diplomazia. Qualità che ha dovuto applicare anche nell' altro difficile compito: cambiare la governance del nostro capitalismo con la legge che ha preso il suo nome. Ecco, dunque, il grand commis che ha «fatto la rivoluzione» con i governi Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D' Alema, ancora Amato e ancora, ma per poco, Berlusconi, torna in Italia. Tre anni fa il suo nome è circolato per la Fiat. Nel 2003 per Mediobanca. Oggi il rientro lo compie in Bankitalia. Dove lo aspetta subito un compito difficile: ripetere per certi versi l' esperienza del ' 91. Quando è arrivato alla direzione del Tesoro ha costruito una squadra chiamando subito tecnici come Enrico Granata e Giavazzi: un pool definito dal Financial Times «dream team». E ha ridato carica e fiducia. Oggi la situazione, solo per alcuni aspetti, è simile: l' agonia della stagione Fazio non ha certo favorito l' orgoglio di Palazzo Koch. Spetterà a Draghi riconsegnare spirito alla squadra. Sul campetto di pallacanestro del Massimo gli riusciva bene. Sergio Bocconi * da Boston a Palazzo Koch la nomina nono governatore Mario Draghi sarà il nono Governatore della Banca d' Italia. Il primo a ricoprire questo ruolo fu Bonaldo Stringher, nominato nel 1928. Il neo-designato non sarà il più giovane a Palazzo Koch: Vincenzo Azzolini, il secondo Governatore della storia, lo divenne a 50 anni * la carriera le privatizzazioni Mario Draghi, romano, 58 anni, è stato finora vice presidente di Goldman Sachs. Per oltre dieci anni è stato direttore generale del Tesoro. Draghi è l' artefice delle grandi privatizzazioni e l' autore della legge sull' Opa che porta il suo nome * gli studi il Phd al Mit Negli anni ' 70, a Roma, Draghi è allievo di Federico Caffè. Borsista del Mediocredito, studia e insegna nei migliori campus Usa e consegue un Phd in Economics al Mit di Boston. Poi insegna a Firenze, dal 1981, e diviene consigliere economico del ministro del Tesoro Giovanni Goria * al Tesoro gli incarichi Nel ' 91 diventa direttore generale del Tesoro. Negli stessi anni è membro del Comitato monetario della Cee, nonché presidente del Comitato di gestione Sace. Dal 1991 al ' 96 è nel Cda Imi e dal ' 93 presiede il Comitato per le Privatizzazioni. Dal 1994 al ' 98 è presidente del G-10 Deputies * negli Usa alla Goldman Sachs Nel 2001, dopo dieci anni trascorsi da direttore generale del ministero del Tesoro (lavorando per nove diversi governi), Tremonti lo sostituisce con Domenico Siniscalco. Draghi torna negli Stati Uniti, dove diventa vicepresidente per l' Europa della Goldman Sachs A WASHINGTON Draghi (terzo da destra) con il governatore della Fed Alan Greenspan (secondo da sinistra) al G7 di Washington del ' 96 ANALISI Draghi con la professoressa Fiorella Kostoris Padoa Schioppa, presidente dell' Isae, a Roma il 16 febbraio 2004 CON PRODI Draghi scherza con Romano Prodi a un convegno della Confindustria. Il nuovo Governatore è stato direttore generale del Tesoro anche ai tempi del governo Prodi CON LA REGINA Nel marzo del 2005, durante la visita a Londra del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Mario Draghi (che è all' estero in quanto responsabile europeo della Goldman Sachs) stringe la mano guantata della regina Elisabetta II CON LA MOGLIE Mario Draghi a Roma con la moglie Serena, padovana di famiglia nobile, discendente di Bianca Cappello, sposa del Granduca di Toscana Francesco de' Medici. Il neo- Governatore di Bankitalia ha due figli: Federica e Giacomo I weekend nella casa di Londra con la moglie Serena e i due figli, il circolo ristretto delle amicizie di sempre lontane dalla mondanità

Bocconi Sergio


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(30 dicembre 2005) - Corriere della Sera
 
:o ma prima sarebbe meglio castrare anche lui :D

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antieuropeisti alla ribalta, nei giorni in cui l'euro sembra più vivo che mai :D
 
Pare ci sarà tantissima gente ad ascoltare Giànnino.
 
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