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Apota
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Suicidio assistito a 31 anni: la scelta di Caroline March, atleta rimasta paralizzata dopo un incidente a cavallo
Era caduta da cavallo nell’aprile 2022 riportando una lesione spinaleche l’aveva lasciata paralizzata dalla vita in giù. Sabato è morta a soli 31 anni, ricorrendo alla pratica del suicidio assistito. Caroline March, amazzone inglese, ha scelto di morire all’estero, dato che l’eutanasia è illegale nel Regno Unito.
Lo ha annunciato lei stessa, con una lunga lettera sui social, pubblicata domenica, all’indomani del compimento della sua scelta: «È con profonda tristezza che annunciamo la dipartita di Caroline avvenuta sabato, 23 marzo 2024. Lei desiderava lasciare questo ultimo post sperando che possiate capire a pieno chi fosse lei davvero, e la decisione che ha preso — dice la nota che accompagna il messaggio sulla pagina della campionessa di eventing, lo sport equestre che combina dressage, corsa cross-country e show jumping —. Per cortesia, leggete il messaggio con mente aperta e siate rispettosi per il bene della sua famiglia e dei suoi amici».
March, che faceva anche l’addestratrice di cavalli a Colchester, in Inghilterra, aveva subito il grave infortunio a un evento 4 stelle (la massima categoria è la 5 stelle) a Norfolk, poco meno di due anni fa, il 16 aprile, e non si era mai ripresa. Ora, definendosi testarda e indipendente, e anche straordinaria, ha spiegato l’impossibilità di cambiare la sua attuale situazione nonostante cinque mesi di ospedale e diverse terapie, comprese quelle attraverso l’uso di cellule staminali in America: «Non so nemmeno da dove iniziare a scrivere questo. Idealmente, non vorrei dire nulla perché le persone che amo sanno, ma naturalmente tutti sentiranno il bisogno di esprimere la propria opinione. Io non ho mai capito l’ossessione della società per la longevità, e il bisogno di vivere il più a lungo possibile. Un famoso filosofo, Alan Watts, diceva: “preferirei avere una vita breve piena di quello che amo fare, che una lunga vita passata in un modo miserabile”».
Ancora, più difficile potrebbe essere spiegare la scelta presa a 31 anni: «Il suicidio assistito è qualcosa in cui ho sempre creduto e ho sempre detto che se mi fosse successo qualcosa e se fossi stata costretta in una posizione in cui non avrei potuto avere la qualità di vita che volevo, avrei scelto quella strada. Non voglio mentire: non avrei mai immaginato di usufruirne, ma eccoci».
March nel suo messaggio sottolinea che non intende piangersi addosso e spiega di rispettare chi ha saputo costruirsi una vita dopo un infortunio del genere, ma che «nessuno può davvero capire quello che sto vivendo. Tutto quello che ho sempre desiderato era una famiglia, con due-tre marmocchi intorno alla fattoria di famiglia, volevo essere una giovane mamma e sarei stata una f****tamente brava. So che potenzialmente potrei (niente è mai certo) avere ancora dei figli, e se li avessi sacrificherei la mia felicità per loro, ma non li ho».
Pur dichiarandosi consapevole che le terapie per la riparazione del midollo spinale sono in costante progresso e che «presto una frattura alla schiena potrà essere curata come quella a un braccio, ribadisce: «Non è questa l’esistenza che voglio. La vescica e le funzioni intestinali, le funzioni sessuali, l’impossibilità di fare quello che amo... Ho ricevuto tanto amore in questi anni, e vorrei che l’amore potesse ripararmi o rendere tutto sopportabile, ma non può».
Era caduta da cavallo nell’aprile 2022 riportando una lesione spinaleche l’aveva lasciata paralizzata dalla vita in giù. Sabato è morta a soli 31 anni, ricorrendo alla pratica del suicidio assistito. Caroline March, amazzone inglese, ha scelto di morire all’estero, dato che l’eutanasia è illegale nel Regno Unito.
Lo ha annunciato lei stessa, con una lunga lettera sui social, pubblicata domenica, all’indomani del compimento della sua scelta: «È con profonda tristezza che annunciamo la dipartita di Caroline avvenuta sabato, 23 marzo 2024. Lei desiderava lasciare questo ultimo post sperando che possiate capire a pieno chi fosse lei davvero, e la decisione che ha preso — dice la nota che accompagna il messaggio sulla pagina della campionessa di eventing, lo sport equestre che combina dressage, corsa cross-country e show jumping —. Per cortesia, leggete il messaggio con mente aperta e siate rispettosi per il bene della sua famiglia e dei suoi amici».
March, che faceva anche l’addestratrice di cavalli a Colchester, in Inghilterra, aveva subito il grave infortunio a un evento 4 stelle (la massima categoria è la 5 stelle) a Norfolk, poco meno di due anni fa, il 16 aprile, e non si era mai ripresa. Ora, definendosi testarda e indipendente, e anche straordinaria, ha spiegato l’impossibilità di cambiare la sua attuale situazione nonostante cinque mesi di ospedale e diverse terapie, comprese quelle attraverso l’uso di cellule staminali in America: «Non so nemmeno da dove iniziare a scrivere questo. Idealmente, non vorrei dire nulla perché le persone che amo sanno, ma naturalmente tutti sentiranno il bisogno di esprimere la propria opinione. Io non ho mai capito l’ossessione della società per la longevità, e il bisogno di vivere il più a lungo possibile. Un famoso filosofo, Alan Watts, diceva: “preferirei avere una vita breve piena di quello che amo fare, che una lunga vita passata in un modo miserabile”».
Ancora, più difficile potrebbe essere spiegare la scelta presa a 31 anni: «Il suicidio assistito è qualcosa in cui ho sempre creduto e ho sempre detto che se mi fosse successo qualcosa e se fossi stata costretta in una posizione in cui non avrei potuto avere la qualità di vita che volevo, avrei scelto quella strada. Non voglio mentire: non avrei mai immaginato di usufruirne, ma eccoci».
March nel suo messaggio sottolinea che non intende piangersi addosso e spiega di rispettare chi ha saputo costruirsi una vita dopo un infortunio del genere, ma che «nessuno può davvero capire quello che sto vivendo. Tutto quello che ho sempre desiderato era una famiglia, con due-tre marmocchi intorno alla fattoria di famiglia, volevo essere una giovane mamma e sarei stata una f****tamente brava. So che potenzialmente potrei (niente è mai certo) avere ancora dei figli, e se li avessi sacrificherei la mia felicità per loro, ma non li ho».
Pur dichiarandosi consapevole che le terapie per la riparazione del midollo spinale sono in costante progresso e che «presto una frattura alla schiena potrà essere curata come quella a un braccio, ribadisce: «Non è questa l’esistenza che voglio. La vescica e le funzioni intestinali, le funzioni sessuali, l’impossibilità di fare quello che amo... Ho ricevuto tanto amore in questi anni, e vorrei che l’amore potesse ripararmi o rendere tutto sopportabile, ma non può».