Paul Jenkins - parte 2

Ciao Marione!

Pure il quadrone molto tardo del 93 hanno venduto da Meeting a 31k
 
Finalmente su Jenkins c' e' il giusto interesse che merita...
 
tele anni 60 a 30 tra poco ce le scorderemo vedrai, pure piccole.
vediamo che farà quella del ponte.

Speriamo!

Quello del ponte non è malvagio, anzi. Le dimensioni sono forse il neo dell'opera, se la stessa fosse stata 50 cm in più allora sarebbe stata al top.
Poi io di base preferisco lo sviluppo verticale rispetto a quello orizzontale ma è questione personale.
 
Sto facendo l'asta a tempo per questo Jenkins. temo di non riuscire a prenderlo....
A mio parere è un quadro anni 50 top a livello museale!
 

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ieri intanto da bohams un acquerello del 1982 ha fatto 11300 dollari.
 
Sto facendo l'asta a tempo per questo Jenkins. temo di non riuscire a prenderlo....
A mio parere è un quadro anni 50 top a livello museale!

bellissimo, uno anni 80 ieri ha fatto 21200 da christies pure brutto
 
Sto facendo l'asta a tempo per questo Jenkins. temo di non riuscire a prenderlo....
A mio parere è un quadro anni 50 top a livello museale!

Concordo solo in parte :)

E' sicuramente un quadro importante che fa parte della serie "Eyes of the Dove", ma personalmente tra quelle degli anni '50 non la trovo un'opera bellissima (com'è quella - della stessa serie - di Prato) né tantomeno un quadro top a livello museale. Paradossalmente trovo più interessante il retro dell'opera: come appunto dicevo, il titolo "Eyes of the Dove", seguito dalla parola chiave "OUR TAOS" che indubbiamente fa riflettere sul suo interesse per Lao Tse Tung nel Tao Te Ching e, allo stesso tempo, può aprire interessanti scenari interpretativi grazie alle comuni scelte artistiche condivise con i suoi colleghi di quel tempo. Mi riferisco agli artisti dell'astrazione lirica e in particolare a Norman Bluhm; nome che, nel caso di quest'opera, è presente nel telaio. E' un quadro che sta già facendo gara e spero tu riesca a prenderlo - nonostante il mio parere che si basa esclusivamente su un giudizio sull' equilibrio compositivo - perché rimane comunque un opera importante di Jenkins. Auguri! :)

PS. Ora non volermene e non dirmi vedremo cosa succederà ad asta conclusa. A prescindere dal risultato finale, a mio modesto avviso non è un'opera museale! Chi si espone pubblicamente deve accettare ogni parere … :p

Buon Weekend! :)
 
Bella e approfondita risposta.
Amo anche norman bluhm e ho due sue opere in collezione anche se temo che qui in Italia molti non sappiano chi sia :rolleyes:
 
Concordo solo in parte :)

E' sicuramente un quadro importante che fa parte della serie "Eyes of the Dove", ma personalmente tra quelle degli anni '50 non la trovo un'opera bellissima (com'è quella - della stessa serie - di Prato) né tantomeno un quadro top a livello museale. Paradossalmente trovo più interessante il retro dell'opera: come appunto dicevo, il titolo "Eyes of the Dove", seguito dalla parola chiave "OUR TAOS" che indubbiamente fa riflettere sul suo interesse per Lao Tse Tung nel Tao Te Ching e, allo stesso tempo, può aprire interessanti scenari interpretativi grazie alle comuni scelte artistiche condivise con i suoi colleghi di quel tempo. Mi riferisco agli artisti dell'astrazione lirica e in particolare a Norman Bluhm; nome che, nel caso di quest'opera, è presente nel telaio. E' un quadro che sta già facendo gara e spero tu riesca a prenderlo - nonostante il mio parere che si basa esclusivamente su un giudizio sull' equilibrio compositivo - perché rimane comunque un opera importante di Jenkins. Auguri! :)

PS. Ora non volermene e non dirmi vedremo cosa succederà ad asta conclusa. A prescindere dal risultato finale, a mio modesto avviso non è un'opera museale! Chi si espone pubblicamente deve accettare ogni parere … :p

Buon Weekend! :)

Ciao innanzi tutto grazie per il confronto!
Vedo che conosci bene il quadro anche il dettaglio del grandissimo Norman Bluhm.
L'avevi già visto? Perchè chi non conosce il quadro non può sapere che la scritta sulla destra mezza coperta v'è, scritto Norman Bluhm.

Personalmente ritengo la serie serie "Eyes of the Dove" di prato troppo "pesante" questo invece ha a mio modo di vedere una marcia in più in quanto pur avendo una parte più cupa è dotato al medesimo tempo della leggiadria che solo Jenkis sa dare alle sue opere.
Il colore nero bilanciato dal rosso.

Uno dei pochi "Eyes of the Dove" che ritengo superiore è Medium Mantic che metto qui sotto:
 

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