PININFARINA TORNIAMO A CRESCERE

Forum dello Shipping, Angori (Pininfarina): "Design elemento differenziante per la nautica italiana"

non capisco cos'abbia da ridere.... Angorino
comunque ha comprato una nuova cravatta....

segno di cambiamento?1
Si ma qua non si schioda dai 0,8. Dovrebbe muoversi. Il fatto è che deve ripartire da questi valori verso l'alto e da come è impostata più sale più verrà comperata, deve riprendere le quotazioni sono stra convinto che ci siano tanti ordini condizionati che magicamente verranno fuori ma sono sopra l'1 . Aspettando notizie che riportino cifre e non solo quelle che parlano di premi. Certo che è snervante sta situazione quando vedi indice che fa anche +1,5% e il titolo magicamente fa -1 %
 
hanno fatto scappare tutti ..... tranne me e te ....

ma vedendo i dati dell'assemblea ci sono 32 pirlotti che ne hanno in corpo tante .....

sarebbe da vedere quenti erano l'anno scorso
 
solo in india avevano un mercato enorme .... non riesco a capire come sia possibile fatturare a malapena 80 milioni
 
Fuori tutto

Pininfarina, la nuova auto arriva ad un prezzo mai così basso: costerà quanto una Panda, tutti all’assalto per acquistarla​

08/06/2023
Keivan Karimi


L’ultima creazione di Pininfarina è davvero conveniente ed alla portata di molti: ci si aspetta un successo commerciale enorme


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L’azienda Pininfarina è certamente una delle grande eccellenze italiane. Un punto di riferimento per le auto di tutto il mondo, viste le ampie collaborazioni a livello estetico e di carrozzeria con la società fondata da Battista Farina nel 1930.
Pininfarina sbarca in oriente
Carrozzeria Pininfarina per la nuova city car orientale (Ansa) – Mondofuoristrada.it
Per chi non la conoscesse bene, Pininfarina è una azienda tutta italiana, attiva nel settore delle carrozzerie per automobili, fondata a Torino come Società anonima Carrozzeria Pinin Farina. Prende il nome del suddetto fondatore e del suo soprannome Pinin, ovvero piccolo in dialetto torinese.
Come detto sono tantissime le case automobilistiche che si avvalgono delle intuizioni e delle idee a livello di carrozzeria e di scocca della Pininfarina. L’ultima delle quali è una società che produce mezzi a 4 ruote, in una zona piuttosto esotica, ma che è pronta a stravolgere il mercato occidentale dell’automotive.

La city car Vinfast che può stravolgere il mercato in Europa​


L’azienda di cui parliamo è la Vinfast, certamente un marchio ancora poco conosciuto dai consumatori e dagli automobilisti in Occidente. Si tratta una casa automobilistica vietnamita fondata nel 2017 con sede a Hanoi ed è una filiale del conglomerato VinGroup.
Vinfast Pininfarina
La Vinfast si è avvalsa dell’aiuto di Pininfarina (Ansa) – Mondofuoristrada.it
Dal Vietnam con furore, ma soprattutto con l’appoggio di Pininfarina. Infatti è in arrivo tra il 2023 ed il 2024 una city car, marchio Vinfast, che si avvale della progettazioni e della carrozzeria della nota azienda italiana. VinGroup, che punta a mettere sul mercato circa 50 mila modelli di auto elettriche ed ibride, ha stipulato un accordo con Pininfarina proprio per questi tipi di veicoli.
Occhi puntati dunque sulla city car, che non ha ancora un nome ufficiale, che arriverà forse entro fine anno. Si tratta di una vettura di piccolo tagli, a zero emissioni, con un prezzo di partenza di circa 12.000 euro. Dunque quando una Fiat Panda, con l’aggiunta della carrozzeria firmata da Pininfarina che la rende un gioiellino di cui già oggi si sta parlando molto.
Non solo city car; la Vinfast sta portando avanti una vera e propria offensiva verso il mercato automobilistico occidentale. L’intenzione futura è quella di lanciare una gamma di oltre 5 modelli entro la fine del 2025. Il prossimo arrivo sul mercato sarà il VinFast VF 8, suv di medie dimensioni con una lunghezza di 4,75 metri e una larghezza di 1,90 metri.
 
entrato a 0,82. confido nello sviluppo dell'Engulfing Bullish che si sta delineando dal minimo di 0,77. tecnicamente il titolo va preso con le pinze, ma la figura in formazione è piuttosto decisa e va quindi assecondata in ottica speculativa
 
il fondo pif per ceer pagherà a hiphi per lo sviluoppo di alcuen auto elettriche qualche miliardo ..... credo ...

solo noi lavoriamo per due palanche ...
angori? dove eri? quando seguivi il presidente di foxconn quelli di hiphi ti hanno superato?
 
19 Giugno 2023 «Il governo si muova adesso per portare un costruttore d'auto cinese in Italia»
Silvio Angori, timoniere della Pininfarina: «Entro i prossimi cinque anni scoppierà una battaglia che rivoluzionerà il mercato dell'auto in Europa, con la Cina protagonista. E Pechino aprirà stabilimenti nella scia di Toyota e Hyundai per aggirare i dazi europei. Noi possiamo far valere più di 130 anni di storia nel fare auto, una leadership nella componentistica e nel design. Le loro auto? Le ho viste al salone di Shangai ad aprile: belle fuori e perfomanti dentro, con prezzi molto competitivi».



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«Un produttore d'auto cinese in Italia? Sarebbe una grandissima opportunità, per tutto l'automotive. Spero il governo voglia coglierla. Ma bisogna muoversi già adesso. Nei prossimi cinque anni scoppierà una battaglia destinata a rivoluzionare il mercato dell'auto in Europa. Con la Cina protagonista».

Silvio Angori, timoniere della Pininfarina e presidente del gruppo Car&designer dell'Anfia, concorda con Gianmarco Giorda, direttore generale dell'associazione dei costruttori d'auto in Italia, che durante un incontro con Mondo Economico ha detto che all'Italia serve un altro costruttore per sopravvivere e che sarebbe bene puntare i fari sulla Cina. Angori c'è stato due volte negli ultimi mesi, la prima per vedere il Salone dell'auto di Shanghai, l'altra per questioni di relazioni. D'altronde Pininfarina è di casa in Oriente, da trent'anni supporta i costruttori cinesi, dal 2010 con un centro di design a Shanghai, e ha contribuito in modo decisivo a far crescere l'industria automobilistica cinese, sin dai primi passi. A metà degli anni '90 aveva progettato per la Harbin Hafei, specializzata nella produzione di mezzi militari, un piccolo veicolo commerciale che è stato un successo: ne sono stati costruiti più di venti milioni. Ma c'è molto dello stile italiano – Pininfarina ma anche Giugiaro – nei marchi cinesi che si preparano a sbarcare in Europa: da Geely a Chery, da Nio a Changan. Qualcuno ha scelto di avere una sorta di avamposto, aprendo centri di design proprio in Italia: a Torino come a Milano.

Angori, quali impressioni ha tratto dall'ultimo viaggio in Cina?

«Un cambio vertiginoso sui prodotti. Complice il lockdown era dal novembre 2019 che non tornavo nel Paese. Tecnologicamente sono avanti due generazioni di prodotto. Loro montano già sulle loro vetture tecnologie che gruppi come Bmw, Mercedes o Volkswagen hanno sviluppato ma non ancora messo in produzione. Puntano tutto sull'estensione dei sistemi dello smartphone sull'auto. Un'integrazione completa, all'avanguardia. Che sta influendo anche sul modo di pensare l'auto: oggi si dà molta più attenzione agli interni. Contano ormai quanto la linea di una macchina. Oltreché bella da fuori deve essere performante dentro»

Dunque, i cinesi si preparano a conquistare l'Europa?

«Di sicuro hanno capito che il Vecchio Continente può essere un terreno di conquista. Ci sono marchi come Chery che producono 1,3 milioni di auto e ne esportano 450 mila, ma hanno piani pronti a raddoppiare questi numeri nello spazio di due anni. Vengono con vetture di livello, ha ragione Giorda quando dice che dobbiamo scordarci le prime macchine cinesi che non riuscivano a superare i crash test europei. Un'altra epoca. Oggi hanno modelli comparabili a quelli europei se non superiori sotto il profilo della tecnologia, con costi inferiori. Sarà una bella battaglia nei prossimi cinque anni»

I dazi salveranno le aziende europee?

«E' quasi certo che le barriere fiscali convinceranno i cinesi a seguire le orme di Toyota e Hyundai. Cioè aprire stabilimenti in Europa per non dover fare i conti con i dazi. Ma questo rappresenta una grande, vera opportunità, in primis per un Paese come l'Italia».

Perché?


«Perché noi facciamo auto da più di 130 anni. Abbiamo un'esperienza unica, come testimonia la nostra industria di componentistica che resiste alle spalle di quella tedesca nonostante l'Italia sia scivolata all'ottavo posto come produttore. Perché abbiamo aziende come Pininfarina che da quasi un secolo si occupano di design e carrozzeria. Un patrimonio. Che ci aveva permesso negli anni '80 di essere il primo produttore d'auto in Europa, davanti anche alla Germania. Poi le cose sono radicalmente cambiate. Oggi c'è un Paese come la Spagna che pur non avendo un marchio suo è il secondo produttore nel continente. Ecco perché non dobbiamo farci sfuggire l'opportunità Cina, che tutti vorranno cogliere».

Che cosa dovrebbe fare il governo?

«Bisogna lavorare sul marketing, per creare le occasioni giuste. Perché, magari in modo meno appariscente rispetto a Elon Musk che l'altro giorno ha incontrato la premier Meloni, anche i cinesi verranno a bussare alla porta del governo. Forse lo stanno già facendo, di sicuro accadrà nei prossimi due anni. E noi dobbiamo essere pronti a offrire loro tutta una serie di condizioni: dai fondi agevolati ai corsi di formazione, ben sapendo che queste concessioni si trasformeranno in vantaggi anche per noi con la creazione di posti di lavoro e il pagamento delle tasse. Quel che ha fatto il governo Obama con Fca nell'operazione di cessione di Chrysler potrebbe essere un buon esempio»




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Un'immagine dall'ultimo salone dell'auto di Shanghai

Lei crede che il governo abbia le carte in regola?


«Non voglio fare valutazioni politiche. Pero sottolineo positivamente l'idea del governo di aver voluto creare il ministero del made in Italy. Un riconoscimento formale che dà un vantaggio competitivo, riconosce un valore che è il nostro miglior atout sui mercati internazionali. D'altronde, il successo di tanti nostri marchi nei settori più disparati è legato a quelle tre parole: made in Italy. Un unicum da rafforzare. Le faccio un esempio: abbiamo 36 mila società di design. Molte sono ditte individuali, tanti i piccoli studi ma se riusciamo a creare una massa sotto la bandiera del made in Italy ne avremo tutti da guadagnare. E' quello che sto provando a portare avanti nel gruppo car design and engineering dell'Anfia. Qualche anno fa il gruppo si era ridotto a sole otto società, ora siamo in trenta. Ma l'obiettivo è arrivare ad almeno cento marchi. Bisogna lavorare perché le aziende capiscano il valore dell'associarsi ai corpi intermedi e i vantaggi del fare filiera».
 
bravo angori che sei tornato in cina ....

a fare che?

relazioni de che?
 
ad aprile allo shanghay ..... motor avevi detto questo

"Stiamo lavorando ad altri progetti con partner cinesi, ma saranno completati nei prossimi 12 mesi, quindi non potrebbero apparire allo Shanghai Auto Show", ha detto Angori."

adesso scopriamo che dopo aprile sei tornato in Cina .... da chi?
 
da hiphy?
Angori hai capito dove vanno i soldi di PIF CEER e Foxconn?

spero che noi siamo paret dell partita....


L’Arabia Saudita firma un accordo da 5,6 miliardi di dollari per le auto elettriche in attesa di legami più stretti con la Cina Riyadh guida la regione araba nell’incrementare i legami commerciali con Pechino mentre cerca di diversificare la sua economia lontano dal petrolio.


L’Arabia Saudita ha firmato un accordo da 5,6 miliardi di dollari con un produttore cinese di auto elettriche mentre il regno cerca di guidare il mondo arabo nell’espansione dei legami economici con Pechino.
Un memorandum d’intesa firmato domenica con il produttore di auto elettriche e a guida autonoma Human Horizons riguardante lo sviluppo, la produzione e la vendita di veicoli ha rappresentato oltre la metà dell’investimento di 10 miliardi di dollari firmato il primo giorno di un’importante conferenza d’affari nella capitale, Riyadh .
L’agenzia di stampa saudita ha affermato che la decima conferenza commerciale arabo-cinese, tenutasi sotto gli auspici del principe ereditario Mohammed bin Salman, mira a rafforzare la partnership “strategica” basata sulla Belt and Road Initiative.
All’evento, organizzato congiuntamente dalla Lega degli Stati arabi e dal Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale, hanno partecipato più di 3.500 funzionari governativi, investitori, rappresentanti delle imprese ed esperti di 23 paesi.
In qualità di maggiore esportatore di petrolio al mondo, le relazioni dell’Arabia Saudita con la Cina ruotano ancora in gran parte attorno all’energia, ma come parte del suo piano Vision 2030 per diversificare l’economia, Riyad prevede di aumentare gli investimenti nei settori non petroliferi, comprese le auto elettriche.
Human Horizons produce auto elettriche di lusso con il marchio HiPhi in Cina, ma sta cercando di espandersi e farsi strada anche nei mercati occidentali. La società ha annunciato a marzo che quest’anno entrerà nei mercati europei, concentrandosi sull’Europa occidentale o sulla Scandinavia.
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L’Arabia Saudita a ottobre ha presentato il suo marchio di veicoli elettrici locale, chiamato Ceer, che prevede di produrre SUV elettrici e berline dal 2025 attraverso una fabbrica ora in costruzione.

Oltre all’accordo sulle auto elettriche da 5,6 miliardi di dollari, domenica i funzionari sauditi hanno annunciato accordi multimiliardari in settori tra cui tecnologia, energie rinnovabili, agricoltura, proprietà immobiliari, minerali, turismo e assistenza sanitaria.
Questi includono un accordo da 533 milioni di dollari per stabilire una fabbrica di ferro in Arabia Saudita e un accordo di cooperazione da 500 milioni di dollari sull’estrazione del rame nel regno, ha affermato una dichiarazione saudita.
I funzionari del regno hanno affermato che ci si possono aspettare ulteriori annunci, con il ministro dell’Energia Abdulaziz bin Salman Al Saud che afferma che presto ci saranno altri accordi energetici. Ha anche respinto le critiche occidentali sui crescenti legami dell’Arabia Saudita con la Cina, dicendo che il regno avrebbe dato la priorità ai suoi interessi commerciali.
Il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al Saud ha tenuto un discorso alla decima conferenza d’affari arabo-cinese a Riyadh. [Fayez Nureldine/AFP]
Rivolgendosi alla conferenza come relatore principale, il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan Al Saud, ha elogiato i crescenti legami tra la Cina e il mondo arabo.
I media arabi lo hanno citato dicendo: “Il nostro incontro di oggi è un’opportunità per lavorare e rafforzare la storica amicizia arabo-cinese e lavorare per costruire un futuro comune” a beneficio di entrambe le parti.
Funzionari sauditi hanno dichiarato alla conferenza che il volume totale degli scambi tra la Cina e il mondo arabo ha raggiunto i 430 miliardi di dollari nel 2022, con l’Arabia Saudita che rappresenta circa il 25% con un enorme volume di scambi bilaterali di 106 miliardi di dollari, in aumento del 30% rispetto all’anno precedente. .
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La conferenza arriva poco dopo che il presidente cinese Xi Jinping ha visitato Riyadh a dicembre. Ha tenuto un incontro congiunto con i leader arabi e ha firmato un accordo di partenariato strategico globale con Riyadh.
La Cina ha anche rafforzato il suo punto d’appoggio diplomatico nella regione, dopo aver mediato un accordo storico tra Iran e Arabia Saudita a marzo che ha portato i due rivali regionali a ripristinare i rapporti diplomatici dopo sette anni di battibecco
 
da chi sei stato in Cina Silvietto? dopo il motor show?

Quando escono le njuove auto cinesi?

Chi vuoi portare in Italia?

Chery, Songuo?

qualche viaggetto in Arabia lo fai?

Ste famose città nel deserto?

la fantomatica acquisizione?
 
Tralasciando il settore automotive (Battista , Vinfast, Izera, Foxconn ....) , tralasciando il settore edile (cyrela, Red group, the line ,......) leggendo solo negli ultimi 3 mesi , riporto :

- per Elan Yachts progetto di due yacht
- collaborazione Platum progetto Motion 300
- per Benteler groups progetto Holon Mover nuovo shuttle per mobilità cittadina
- Ekoi nuovo pogetto Bike in presentazione prossimi giorni
- Eysing progetto nuovo ciclomotore Pf40
- Relfex progetto prototipo nuova sedia di alto design Nido
- Calligaris progetto nuovo tavolo Orbital
- Iconic progetto campo padel

vorrei sapere solo per quelle riportate sopra quali margini di guadagno l'azienda riesce a portare a casa per valere quello che vale.
 
Ultima modifica:
più che altro per ogn progettino micro ...per il quale forse si è in perdita...Angori viaggia sempre dall'altre parte del mondo...

una settimana fa era a dubai ....

O vai per cncludere affari importanti ...o stattene a casa....

non puoi viaggiare come se fossi il ceo della ferrari .... e poi fatturare 80 milioni scarsi .... con 1000 progetti di cui 999 non rendono quasi nulla


Mi viene pure il dubbio sui conti ... possibile che fatturiamo così poco?
 
ART Ultra, result of a joint design by Hunan CRRC and #Pininfarina, debuts in Beijing at the International Metro Transit Exhibition.

The latest Autonomous Rail Rapid Transit of Hunan CRRC is the intersection of ancient and modern time and space, the best fusion of Chinese and foreign taste.

The exterior of the train, named “Mirror of Time”, reflects a legend of the Moon Goddess Chang’e flying to the moon in ancient times and today’s rail technology, while the interior presents four different styles from all over the world, immersing passengers in a trip around the Eurasian continent.
 
senza contare le torri che stiamo costrunedo in sudamerica ... molte delle quali nemmeno sono state annunciate mi pare ....

Ci sono molte contraddizioni ....
 
AVREI POI UN SACCO DI DOMANDE?

l'accordo coi polacchi di quanti soldi è?

supera i 10 milioni?

Abbiamo bisogno di informazioni di contratti da decine di milioni di euro .... per salire.... se non ce le date ....


E' poi forte l'opinione che il titolo sia manovrato, che siano scappati tutti ... e che i movimenti siano farlocchi .... tranne quando vedono azioni che il parco buoi stanco mette in vendita ...allora lì ci sono delle belle fiammate per prenderle
 
Angori basta viaggiare ... sfrutta il virtuale .... mettiti gli occhialoni .... non siamo forse all'avanguardia in questo?

i tuoi viaggi se non portano milioni ogni volta ... sono solo un costo ... improduttivo

Non ti paghiamo per fare le vacanze....

Cina ...dubai ....

direi che ne abbiamo abbastanza....
 

Sector Inmobiliario | 10 may 2023

Edificios con marca​

El real estate apuesta a las alianzas​

Para bautizar sus proyectos los desarrolladores inmobiliarios cierran acuerdos con firmas de otros rubros como la moda, la gastronomía, los autos o los medios de comunicación eligió a la marca de restaurantes Osten, para bautizar a su torre de viviendas que apunta al público joven​

  • De Puerto Madero a San Isidro, pasando por Palermo y Recoleta, la tendencia de elegir una marca de otro rubro para bautizar a un edificio avanza en Buenos Aires. Cada vez más desarrolladores inmobiliarios optan por asociarse con empresas que provienen de otros negocios, como la moda, la gastronomía, los autos o hasta los medios de comunicación, con el objetivo de ofrecer una propuesta superadora que vaya más allá del tradicional real estate.
En Estados Unidos, la tendencia nació muy ligada a los restaurantes de moda, como Fasano, Cipriani o Nobu, que en los últimos años dieron el salto al mundo inmobiliario, con sus propios proyectos de torres residenciales. Y el mismo camino, lo están recorriendo algunas marcas locales nacidas en el mundo gourmet. En el caso de GNV Group, uno de los desarrolladores pioneros en Puerto Madero, a la hora de avanzar con la construcción de su séptima torre en el dique 1 decidieron bautizar el proyecto con el nombre de Osten Tower. Osten significa este en alemán y es el nombre que había elegido el mismo grupo para el restaurante que abrió en Puerto Madero en plena pandemia, apuntando a un público joven.
“Los primeros compradores de Puerto Madero fueron empresarios e industriales, especialmente de la zona sur de Buenos Aires, pero últimamente se sumó otro público, más joven ligados a la tecnología que busca vivir en la zona. Y para captar a este target, pensamos un proyecto de unidades más chicas y necesitábamos una marca más joven. Ahí surgió la idea de bautizar al proyecto con la marca Osten, que venía funcionando muy bien como un restaurante”, aseguró Alejandro Ginevra, presidente de GNV Group.
Segmento Premium
A nivel local, una de las pioneras en la búsqueda de una asociación con marcas de otro rubro fue la desarrolladora ABV Arquitectos, que hace diez años cerró un primer acuerdo con Armani Casa, la división de interiores de Emporio Armani.
“ABV ya era un nombre establecido en el mercado inmobiliario, pero hace diez años decidimos avanzar en una alianza con una marca internacional para expandir nuestros horizontes de manera de poder acceder a un segmento más premium”, explicó Javier Vilamowski, socio de la desarrolladora ABV Arquitectos.
Para Armani no se trataba de un terreno desconocido. La casa italiana había establecido alianzas con distintas empresas constructoras para lanzar condominios de viviendas en Miami, Estambul y Pekín, entre otras ciudades. En el mercado local, la alianza se estrenó con un proyecto inmobiliario en Recoleta, en el terreno donde funcionaba el restaurante Lola. “En Recoleta hicimos la primera experiencia y los buenos resultados nos llevaron a replicar la alianza a Paraguay, donde construimos el edificio más vendido y alquilado del país. Ahora estamos con un nuevo proyecto en Palermo, en dos manzanas pegadas al Campo de Polo, donde buscamos generar una atmósfera donde convivan la alta calidad de los detalles con el diseño de cada uno de los espacios y elemento”, explicó Vilamowski.
Origen Editorial
En el caso de LA NACION, el grupo decidió recurrir a una de sus marcas editoriales, la revista Living, para su debut en el mercado inmobiliario. Se trata de un condominio de más de 160 viviendas residenciales en un predio de 17.000 m2 a pocas cuadras de la Panamericana, en San Isidro, que se levanta donde funcionaron las oficinas de la empresa Hoechst Argentina.
Cuando se construyó el edificio original, los ejecutivos de la compañía quisieron homenajear con esa obra al arquitecto Peter Behrens, considerado el padre del diseño industrial alemán, quien había levantado, con fachadas de ladrillo a la vista, la casa matriz de la firma en Frankfurt, en 1920. “Me encantaba ese edificio majestuoso de ladrillo a la vista, y cuando nos enteramos que estaba en venta enseguida nos interesamos. Ni bien empezamos las negociaciones y pudimos recorrerlo confirmamos que se trataba de una joya que había que conservar y poner en valor”, explicó Ignacio Colombo, uno de los desarrolladores del emprendimiento.
Para ingresar al nuevo negocio uno de los puntos a resolver fue definir la marca con la cual iba a incursionar el grupo en el rubro inmobiliario y terminaron inclinándose por la revista Living, que ya tenía un prestigio asociado al mundo de la decoración, y le terminaron sumando el nombre de “Casa”. “Cuando se lanza un emprendimiento inmobiliario desde el pozo se está haciendo una promesa al futuro comprador, de que el proyecto efectivamente se va a terminar, de que se va a entregar en una fecha y con una determinada calidad. Por eso, siempre lo que más importa es quién está detrás de la inversión, así que cuando comenzamos con el proyecto en San Isidro decidimos ponerle el nombre de Casa Living, para dejar en claro el respaldo que había de LA NACION”, señaló Colombo.
Ladrillos y autos
Otros de los rubros que más seduce a los desarrolladores inmobiliarios es el automotriz. El proyecto Unica, en Puerto Madero, sumó la leyenda “Diseño por Pininfarina”, la casa de diseño de automóviles y de tren de alta velocidad, fundada por el legendario constructor Bautista “Pinin” Farina.
La modalidad de sellar una alianza con una marca de origen automotriz fue la elegida por el grupo Coto para su debut en el real estate en los Estados Unidos. La desarrolladora G & G Business Developments, liderada por Germán Coto, se asoció con la marca británica de vehículos de lujo Aston Martin para lanzar un torre de 66 pisos, en forma de velero y frente al agua, en Miami, con precios para los departamentos que van desde US$1.5 millones hasta US$59 millones.
Beneficios compartidos
En todos los casos, el principal atractivo que ofrecen este tipo de alianzas es permitirle a los constructores asociarse a una marca exitosa y asegurarle a los futuros propietarios de los edificios estándares de calidad y cumplimiento.
Para las marcas por su parte, el negocio de prestar su nombre pasa por el cobro de un fee o un porcentaje sobre las ventas.
Fuente: La Nación
 
bisognerebbe capire se gli architetti di Pinin fatturano per Mahindra, che diventerebbe così la vera beneficiaria delle commesse. Pinin, insomma, fungerebbe da fornitore di manodopera specializzata, ma tutto il volume d'affare sfuggirebbe al suo bilancio, andando a collocarsi tra le voraci pieghe di Mahindra
 
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