Ciao, anche io ero molto tentato dalle obbligazioni 15+, come puoi vedere nelle pagine precedenti del thread. Nel frattempo però, studiando un po', mi sono pian piano allineato alla tua visione.
Una riflessione al volo: prendiamo per un attimo AGGH e IBGL (15-30 euro iShares).
USA e EURO hanno i tassi a 0 e immagino che nei prossimi anni questi tassi non potranno fare altro che ritornare a crescere.
Se ciò si verificasse, allora immagino che IBGL perderebbe parecchio a causa della duration elevata, ma perderebbe abbastanza anche AGGH, dato che contiene il 60-70% di USA e EURO e duration non proprio bassissima (7 vs 17).
In ogni caso quindi si andrebbe a perdere, con una leva più o meno grande.
A questo punto, se si volesse un vero cuscinetto ci vorrebbe un global sovereign IG ma short term... che mi pare non esista...
Tornando in un periodo di nuova decrescita dei tassi ci si potrebbe invece tornare a spingere su un long term.
Ecco, secondo me non troviamo la soluzione ottimale perchè semplicemente non esiste, ma "dipende" dal periodo.
Credo che tocchi quindi adattare la strategia obbligazionaria in base al ciclo dei tassi di interesse. Affermazione per niente lazy, me ne rendo conto...
Riguardo questi cicli condivido
un video del buon Ray che ha parecchio illuminato un neofita come me
Video fantastico, praticamente un esame di macroeconomia in 30 minuti. Bollino verde.
Allora, io la penso così. Prima di tutto ci devono essere uno o più obbiettivi e il relativo orizzonte temporale. Nel mio caso questi obbiettivi si collocano, grosso modo, tra una quindicina di anni.
In teoria in un arco di tempo medio-lungo come questo si potrebbero anche fare considerazioni "tattiche" come le tue, in pratica però è difficilissimo e soprattutto non necessario in funzione del raggiungimento dell'obbiettivo, che è quello di un ragionevole rendimento con l'assunzione di rischi sopportabili.
Lo stesso portafoglio "all season" di Dalio nasce come mix che, in almeno una delle sue componenti, possa reagire bene alle variazioni INATTESE, positive o negative, di produttività/crescita e inflazione, mentre le variazioni "prevedibili" sono tendenzialmente incorporate nei prezzi. Altrimenti sarebbe troppo semplice.
Quando Dalio o altri gettavano le basi per i lazy più noti, però, i tassi negli USA sui titoli a lungo termine erano ENORMEMENTE superiori agli attuali. Ecco che aveva molto senso una bella fetta di long term bonds. Oggi, a mio modestissimo giudizio, per il risparmiatore medio che si prefigge obiettivi ragionevoli in archi di tempo "umani" e non biblici, già la duration di un all maturity è molto insidiosa, figuriamoci quella di un IBGL. Già una duration di 8-9 anni vuol dire che ci metti altrettanti anni per essere relativamente certo di non perdere in valore nominale, per maturare cioè l'irrisorio rendimento atteso implicito nei titoli in pancia al fondo al momento dell'acquisto (anche qui i più esperti mi correggeranno, e in particolare non ho mai capito bene quale sia, in rapporto alla duration, il tempo "medio" di recupero della perdita da incremento dei tassi, tenuto conto delle maggiori cedole maturate dai nuovi titoli acquistati dall'etf man mano che vengono a scadenza i vecchi... ma non credo di aver detto uno sfondone eccessivo). E penso comunque che anche su un all maturity sia il caso di entrare gradualmente.
Secondo me bisogna sempre partire dalla funzione che ha l'obbligazionario I.G. in un portafoglio lazy (tralascio qui l'obbligazionario emergenti o high yeld, che ha una logica molto più speculativa).
A mio avviso l'i.g. risponde a tre esigenze, una psicologica e due pratiche: 1) ridurre l'entità del segno "rosso" nelle fasi di crisi, attraverso una decente decorrelazione con l'azionario; per questo occorre che sia di buona qualità e prevalentemente governativo; 2) fornire liquidità per i bilanciamenti, in mancanza di nuovi risparmi da apportare; e quindi consentire di vendere senza realizzare minus (che non sarebbero compensabili), o almeno minus trascurabili; a tal fine, occorre sempre una buona qualità, ma anche una duration non eccessiva per evitare tempi di recupero dai prezzi di carico troppo lunghi; 3) fornire liquidità per il caso sfavorevole che occorra smobilitare una parte del pf per esigenze sopravvenute e imprevedibili all'inizio dell'investimento.
Un all maturity, meglio se acquistato inizialmente in più tranche, è un decente compromesso per soddisfare degnamente queste esigenze, senza sacrificare totalmente il rendimento, a condizione di avere un orizzonte di investimento adeguato (per me, nella situazione attuale, non meno di 10 anni).
Detto ciò, concordo con molti altri, su questo forum, che l'ingresso iniziale oggi sia davvero un problema. Il decennale USA allo 0,60% scoraggia chiunque dall'entrare su un globale. Non parliamo della zona euro. Io stesso avevo iniziato un piano di accumulo in 8 rate su XG7S, 3 le ho prese con un buon pmc (col senno di poi), ma sul proseguire ora con le altre 5 sono molto frenato. Personalmente, all'inizio, cioè a fine 2018, avevo impostato un periodo d'ingresso sull'intero portafoglio in 4-5 anni. L'entrata sugli asset volatili è stata e verrà ancora accelerata, ora che si è aperta una chiara crisi, mentre per quella obbligazionaria i.g. mi sono dato la regola di stare alla finestra e cercare di cogliere qualche ribasso. Purtroppo non sono riuscito a sfruttare i cali di metà marzo perché in quel momento ho privilegiato l'impiego della liquidità per le quote di azionario, ma il concetto è un po' questo. Sta di fatto che nell'arco di un paio di anni intendo completare anche l'entrata su obbligazionario, indipendentemente dal livello dei tassi, e poi aspettare i 10-15 anni del mio orizzonte, senza movimentazioni "tattiche" strada facendo. Come strumenti per l'i.g., andrò su XG7S, EMI (questi due in parte li ho già) e AGGH (che alla fine penso di preferire all'europeo XGLE).