Tralasciando il fatto che (come già spiegato da un paio di altri utenti) i BTP non hanno l'opzione callable e quando lo Stato decide di effettuare un buy-back su quelli in circolazione lo fa tramite asta di riacquisto alla quale possono partecipare solo investitori istituzionali (generalmente banche) i quali offrono il loro prezzo di riacquisto al quale sono disposti a liberarsene.
Per fare una operazione di buy-back servono parecchi soldi e dubito lo Stato ora ne abbia in cassa da destinare a tale scopo.
Inoltre le Cacs sui BTP sono entrate in vigore dal 1 gennaio 2013
Considerando che la durata media del debito pubblico italiano è di circa 7 anni ciò significa che i BTP senza Cacs sono ormai una specie in via di estinzione quindi a mio avviso sarebbe irrilevante per il MEF mettersi a fare riacquisti sui pochi BTP no-Cacs rimasti in vita....auguriamoci di no ma qualora si dovesse arrivare ad una situazione di default lo Stato italiano avrebbe un ampio bacino di BTP si-Cacs da spennare prima di volgere lo sguardo verso quelli no-Cacs
Piuttosto sarebbe utile capire se tra i BTP no-Cacs e quelli si-Cacs (ovviamente a parità di tasso e di scadenza altrimenti si confrontano le pere con le mele) esiste una differenza di prezzo e se questa esiste, quanto è ampio lo spread tra le due tipologie. Ovvero se i mercati prezzano di più i BTP senza Cacs in quanto ritenuti più sicuri....non tanto perchè non subirebbero alcuna conseguenza a prescindere ma perchè sarebbero gli ultimi a cadere in caso di una procedura di ristrutturazione del debito della Repubblica Italiana.
Se non dovesse esserci alcuna differenza significativa di prezzo tra i si-Cacs ed i no-Cacs...allora significa che per i mercati i BTP no-Cacs non sono in grado di offrire alcuna tutela maggiore rispetto ai si-Cacs
A tal proposito sarebbe interessante ascoltare l'opinione di
@Folgorato se ha voglia di intervenire...poichè su bilancio e debito pubblico è molto ferrato.