In primo luogo: no, la Polonia non "abbandona" l'Ucraina. Continuerà a fornire assistenza logistica e di manutenzione ma non fornirà altre armi. Non significa certo che vi sia un ammorbidimento nei confronti della Russa né, tantomeno, un tentativo di far pressione sull'Ucraina affinché ceda territori o la volontà di sfilarsi da un conflitto "fallimentare": queste sciocchezze sono sbobba da fagiani.
Nemmeno si può dire, però, che si tratta di una semplice manovra elettorale dell'attuale governo polacco per far contento il fondamentale elettorato contadino e che tutto si risolverà insieme alla disputa sul grano.
Semplicemente, è arrivato il momento della verità. La democratura di Varsavia ha spremuto tutto quello che poteva da questo conflitto: ha sbolognato all'Ucraina la ferraglia ex-sovietica che riempiva i suoi depositi, in cambio di bei quattrini dall'UE, ha riguadagnato crediti politici presentandosi quasi come il nuovo leader dell'Europa contro la Russia, ha spezzato l'isolamento in Europa per la sua abitudine di pisciare sullo stato di diritto, ha venduto (sì, venduto: pagati dall'Ucraina con i fondi europei) 200 dei suoi IFV ruotati Rosomak. E continua a essere additata come la nazione europea più generosa e coraggiosa, paragonata favorevolmente alla "timida", "indecisa", "avara" Germania, tanto che ancora oggi si continua a dire che avrebbe dato più di tutti. Spoiler: non è vero, si guardi il grafico, anche poco aggiornato. Non solo: hanno persino cercato di fregare i tedeschi, pretendendo per i lavori di manutenzione e riparazione dei Leopard il triplo del costo che si sarebbe sostenuto in Germania; Pistorius, ovviamente, ha fatto il gesto dell'ombrello.
Adesso che hanno finito il materiale russo e che difficilmente concluderanno altri contratti di vendita, hanno deciso che si tengono tutti i nuovi giocattoli di cui stanno facendo incetta, perché "si devono difendere". Loro, che fanno parte della NATO e hanno già forze armate ampiamente sufficienti a respingere ogni attacco plausibile.
Bene, ecco la mia interpretazione: la Polonia voleva usare questa guerra per presentarsi come il nuovo punto di riferimento della difesa europea, grazie alla sua forza militare, alla propensione a fare la voce grossa e alle nuove fabbriche aperte insieme ai coreani. In altre parole, voleva mettere le mani sul mercato della difesa europeo, approfittando dell'inerzia dei tedeschi e degli altri concorrenti. Accanto a questo, c'era la possibilità di accumulare capitale politico, per mettere in frigo, e magari superare del tutto, il conflitto con le istituzioni comunitarie. Tutto questo, provando a rispolverare il vecchio disegno neocon dell'alleanza preferenziale con gli USA, a scapito della "vecchia Europa" franco-tedesca (ma anche italiana, per quello che vale).
E invece, col ciufolo: i tedeschi ci hanno messo cinque mesi a bloccare la strada al carro coreano sponsorizzato dai polacchi e hanno tirato fuori il Leopard 2A8, immediatamente adottato da diversi paesi (tra cui la Lituania, che dovrebbe essere un partner preferenziale di Varsavia). Peggio ancora: Germania e Svezia hanno stretto accordi con l'industria ucraina, con la Rheinmetall che ha già costruito la sua fabbrica e la Hägglunds che seguirà ben presto. Non solo: i tedeschi hanno lanciato la European Sky Shield Initiative, con cui 14 paesi standardizzeranno le loro dotazioni antiaeree e antimissile intorno ad alcuni modelli. Insomma, mai provare a fottere la Germania con la politica industriale: non solo i tedeschi hanno stroncato sul nascere il tentativo polacco, ma hanno stretto, loro e altri amici, un'alleanza industriale proprio con l'Ucraina, che dopo la guerra potrà usare questo comparto come pietra angolare della sua ricostruzione. E, proprio mentre la Polonia decide che non fornirà più nulla, Germania e altri paesi chiariscono che il loro supporto è whatever it takes e annunciano la crescita delle capacità industriali nel settore.
Risultato: oggi la Polonia ha fatto ordini sardanapaleschi di sistemi d'arma avanzati, in quantità assolutamente spropositate ai suoi bisogni e capacità, proprio perché servivano a fare massa critica per costruire un'industria nazionale e vendere in giro per il mondo. Invece si ritrovano una quantità di roba sul groppone e, invece di limitare i danni e recuperare terreno come partner strategico per lo sforzo bellico ucraino, decidono di fare i duri per accaparrarsi i voti dei trinariciuti locali. Del resto, l'incapacità di ammettere i propri errori è uno dei tratti tipici dei nazionalisti, così come la scarsa attitudine ai conti. Ora si troveranno con una spaventosa quantità di ottimo metallo da pagare: chissà dove troveranno i soldi e chissà quando i polacchi decideranno, finalmente, di mandare a casa quei pupazzi parafasci da cui si fanno governare.