Relativamente alla faccenda dello pseudo-tasso tecnico per la quota contributiva della pensione, suggerisco nuovamente l'
ottimo articolo di Sandro Gronchi.
Se vi piacciono le mie esegesi, ne trovate una
qui.
Sempre di Gronchi segnalo anche
questo articolo più recente.
Ottimo articolo, sull'esegesi sono parzialmente d'accordo per quanto riguarda le conclusioni (totalmente per quanto riguarda premesse e tesi).
Scontare il tasso tecnico dai coefficienti di rivalutazione del pil, è una complicazione contabile. Il vero problema resta l'impianto generale e le mille eccezioni.
C'è da dire che da dini ad oggi, grazie anche alla Fornero, la situazione è migliorata, e l'aumento delle età pensionabili è su un percorso di raggiungimento, sebbene le varie eccezioni sia elettorali (v. quota 100, 42, etc) che di struttura (militari, politici, e via discorrendo).
C'è da fermare la mano al legislatore sulle eccezioni e forzarla sulla distinzione tra cosa sia assistenza (da finanziare con fiscalità generale) e cosa sia previdenza (da finanziare con budget contributivo).
Il tema della reversibilità sarà probabilmente quello politicamente più ostico da affrontare, anche se ormai, con il raggiungimento del mercato del lavoro alla popolazione femminile riconosciuto persino nelle sentenze di divorzio/separazione, appare evidentemente anacronistico (o pensato per "truffe" 70enne benestante e badante 40enne).
Riporto dall'articolo parte delle conclusioni
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Un mezzo per evitarli è la rinuncia alla reversibilità sulla scia di molti paesi (fra cui il Regno Unito, l’Olanda, la Svezia, la Norvegia, la Lettonia, l’Australia e la Nuova Zelanda) dove la partecipazione femminile al mercato del lavoro si è allineata a quella maschile. Infatti, i coefficienti “a una testa” svedesi sovrastano quelli “a due teste” italiani pur in presenza di un tasso di sconto analogo e tavole di sopravvivenza simili.
Tuttavia, la via maestra è l’aumento dell’età pensionabile che può non solo contrastare la riduzione del tasso di sconto con quella della vita residua, ma anche consentire montanti contributivi più robusti. In Svezia, l’età minima è di 65 anni e la pensione d’anzianità è sconosciuta, mentre in Italia il traguardo dei 65 anni è tagliato solo dal 42 per cento delle pensioni liquidate dal Fondo pensioni lavoratori dipendenti nei primi 9 mesi del 2022 (Inps, Monitoraggio dei flussi di pensionamento – Rilevazione del 2/10/2022, Tav. 8).
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Grazie per averlo postato, articolo di alto standing.
Ben altra cosa rispetto ai venditori di assicurazioni che vengono qui a proporre una nuova Inps retributiva gestita da banche e assicurazioni.