Referendum al nord inutile e costosa pagliacciata, i soliti legaioli demagoghi!

onestà padagna :o

<<Lotta all'evasione fiscale, in Veneto e un flop>> | Vvox

Il sindacato Spi Cgil Veneto commenta in una nota stampa i dati riguardanti la lotta all’evasione in regione, definiti «impietosi». Nel 2017 i comuni della nostra regione, in seguito alle loro segnalazioni relative a evasione fiscale e contributiva del 2016, hanno recuperato in tutto 670 mila euro, il 35,3%% in meno dell’anno passato. Un dato che «lascia perplessi e che rivela un trend in continua diminuzione, a dimostrazione che la lotta all’evasione in Veneto ha ancora molta strada da fare. Anche perché solo un comune veneto su 10 (55 su 575), svolge una attività di accertamento e di denuncia dell’evasione, come si evince dall’elenco pubblicato dal ministero dell’Interno». La città metropolitana di Venezia ha racimolato 34.136 euro rispetto ai 158.276 euro dell’anno precedente, registrando un trend negativo pari a -78,43% rispetto al 2015. Male anche la provincia di Verona (-52%) e Vicenza (-15,5%).

I comuni più virtuosi sono quelli della provincia di Treviso, che hanno incassato 46.946,53 euro rispetto ai 31.643,47 del 2015, registrando un +48,36%. Trend positivo anche a Padova con +1,83% e a Rovigo con un +20,66%. Le province che hanno contribuito maggiormente all’introito regionale, nonostante la diminuzione rispetto al precedente, sono state Verona con 210.539 euro (quasi un terzo del totale), Padova con quasi 193 mila euro e Vicenza con circa 184 mila euro. «Come Spi – dichiara Elena di Gregorio, segretaria generale Spi Cgil Veneto -continuiamo a pensare che l’evasione e l’elusione fiscale siano uno dei reati più odiosi perché comprime le risorse che si possono utilizzare per servizi fondamentali quali istruzione, sanità e sicurezza (solo per citarne alcuni). I reati di questa natura vanno perseguiti in maniera più pesante sotto l’aspetto penale ma anche attraverso una più convinta battaglia culturale da parte delle istituzioni, delle forze politiche, sociali e produttive».

Quante boiate

L'evasione in Veneto è sotto la media europea, voi comunisti volete riaffamare il popolo Veneto , siete inqualificabili.

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Una referendum senza quorum è una *******, quello Veneto è più credibile

No un referendum deve essere sempre senza quorum, chi non si interessa alla democrazia diretta fa una scelta che non può essere sommata a quella di chi vuol affossare un referendum.

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5 motivi per starsene a casa e non partecipare ad inutili pagliacciate:

Primo: se ne poteva fare a meno (e fare molto più in fretta, senza spendere soldi)
Questa l’avete sicuramente già sentita, ma repetita iuvant. Lo scorso 17 luglio l’Emilia - Romagna ha deciso che voleva pure lei un po’ di autonomia in più. Detto fatto: il presidente Stefano Bonaccini ha richiesto al Governo Gentiloni l’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, con l’obiettivo di capire «come avere maggiore autonomia rispetto ad alcune materie di competenza, per decidere qui come spendere una parte di risorse che arrivano dallo Stato e meglio utilizzarle». Ieri, tre mesi esatti dopo quella decisione, è stata firmata la dichiarazione d’intenti con cui Governo e Regione inizieranno l’iter congiunto per decidere quali possano essere le materie che sarebbe meglio lo Stato trasferisse all’Emilia - Romagna. Lo ripetiamo: tre mesi, zero euro. L’iter per il referendum lombardo, per la cronaca, è iniziato il 17 febbraio 2015, con la proposta del consigliere leghista Stefano Bruno Galli e costerà 50 milioni. Diciamo che l’efficienza lombardo-veneta non ne esce benissimo, diciamo.

Secondo: è una strumentalizzazione politica
E allora perché facciamo questi referendum se sono inutili, vi chiederete voi. Stando a quel che dicono Maroni e Zaia, perché avevano chiesto più volte l’applicazione dell’articolo 116 ma il Governo da quell’orecchio non ci ha mai sentito. La velocità con cui l’Emilia - Romagna ha ottenuto più autonomia iniziato l'iter per avere più autonomia non gioca a favore di questa tesi, ma è un fatto che la riforma costituzionale bocciata dal referendum del 4 dicembre limitasse gli ambiti di espansione delle Regioni e che quindi Zaia e Maroni abbiano deciso di procedere altrimenti. Detto questo, quella riforma è stata bocciata e quindi non si capisce che senso abbia, ora, il ricorso alle urne. Se non quello, ovviamente, di legittimare la leadership di Zaia e Maroni alla vigilia - guarda un po’ - delle elezioni politiche nazionali e di quelle regionali in Lombardia. Non si spiegherebbe altrimenti la volontà di richiedere più autonomia in materia di sicurezza, immigrazione e ordine pubblico - ri-guarda un po’: le tre priorità della Lega Nord - materie che sono di competenza esclusiva dello Stato.


Il referendum e la successiva applicazione dell’articolo 116 non faranno aumentare le risorse a disposizione della Lombardia e del Veneto. Semplicemente, i soldi che lo Stato allocava per occuparsi di materie di sua competenza, li trasferirà alla Lombardia che si occuperà delle medesime materie: «A me non interessa avere maggiori competenze, quanto maggiori risorse, voglio tenere il 50 per cento del residuo fiscale, con le competenze che ho», ha detto Maroni qualche mese fa. Ecco, perfetto: se questo è quel che vuoi, il referendum non serve a nulla

Terzo: no, non arriveranno più soldi da Roma
Se pensate che quella di una polizia lombarda o di regole lombarde sui richiedenti asilo siano le bufale migliori, è perché non abbiamo ancora parlato di residuo fiscale - ossia la differenza tra i soldi che i lombardi pagano in tasse e quel che ricevono sotto forma di servizi - la balla migliore di tutte. Nei numeri, innanzitutto: secondo Maroni il residuo è quantificabile in 54 miliardi. Peccato che la fonte citata (Eupolis) dica che quei miliardi sono 47. E che altri studi un po’ più indipendenti - come ricorda Paolo Balduzzi su LaVoce.info - parlino di un residuo di circa 30 miliardi di euro. Tantissimi, direte voi. Certo. Ma in parte sono giustificati, purtroppo. Perché la Lombardia ha un Pil procapite di 36mila euro, contro i 30mila dell’Italia nel suo complesso, e purtroppo a chi è più ricco tocca pagare un po’ di più, indipendentemente da dove vive. Ma anche se non foste d’accordo con questa tesi, abbiamo una notizia per voi: il referendum e la successiva applicazione dell’articolo 116 non faranno aumentare le risorse a disposizione della Lombardia e del Veneto. Semplicemente, i soldi che lo Stato allocava per occuparsi di materie di sua competenza, li trasferirà alla Lombardia che si occuperà delle medesime materie: «A me non interessa avere maggiori competenze, quanto maggiori risorse, voglio tenere il 50 per cento del residuo fiscale, con le competenze che ho», ha detto Maroni qualche mese fa. Ecco, perfetto: se questo è quel che vuoi, il referendum non serve a nulla.

Quarto: regionalizzare moltiplica i costi
A proposito: siete convinti che decentralizzare centri di costo porti automaticamente a una maggior efficienza? Se sì, abbiamo cattive notizie per voi. In Italia non funziona così. Soprattutto se risorse e competenze prendono la strada degli enti regionali. Caso di scuola perfetto: la sanità, che è diventata di competenza regionale nel 2001, a seguito della riforma del titolo quinto della costituzione. Risultato? L’ufficio studi di Confartigianato ha calcolato che stando ai dati dell’Istat, la spesa sanitaria tra il 2003 e il 2013 è cresciuta del 32,7%. Sorpresona: le Regioni che hanno aumentato maggiormente la loro spesa sanitaria sono quelle del nord. A guidare la classifica due territori a statuto speciale: il Friuli-Venezia Giulia, con una crescita della spesa sanitaria pari al 49,6% e la Provincia Autonoma di Trento, che in dieci anni ha visto aumentare i costi del 47,8%. Nelle prime posizioni ci sono anche la Lombardia (+46,9%), l’Emilia-Romagna (+44,7%) e la Toscana (+42,6%).
Il tutto finanziato, perlomeno al Nord, con imposte e addizionali regionali. Quindi, a ben vedere, con un aumento della pressione fiscale. Se dietro questa eccellenza sanitaria si nascondano sprechi, inefficienze, corruzione non ci è dato saperlo: sappiate però che la tangente sulla sanità lombarda è ormai un genere letterario a sé. E che il padre della riforma sanitaria lombarda, il leghista Fabio Rizzi, è sotto inchiesta per presunte tangenti legate a servizi odontoiatrici.

Quinto: Lombardia e Veneto non sono necessariamente meglio dell’Italia
Dovreste esserci già arrivati da soli, insomma: essere ricchi non significa necessariamente essere virtuosi o efficienti. Meglio ancora: una regione ricca non ha necessariamente amministratori efficienti. Semplicemente, gli sprechi si vedono meno, perché c’è meno necessità, meno urgenza, perché è più facile trovare alternative. Ad esempio, in Lombardia, dove ci sono tanti soldi, si nota poco che un’autostrada deserta come la BreBeMi sia costata 2,4 miliardi contro gli 800 milioni preventivati. O che lo stesso destino sia toccato alla Tangenziale Esterna Est Milano, in arte Teem, deserta e con pedaggi costosissimi, che è costata altri 2,2 miliardi di euro. Per non parlare, ovviamente, della Pedemontana Veneta, 94 km per 3,4 miliardi di euro, con corollario di un project financing fallito. O della cattedrale nel deserto dell’Aeroporto di Malpensa. O dei ritardi chilometrici, a causati delle liti tra Regione Lombardia e Comune di Milano, che stavano rischiando di far saltare Expo. O, giusto per chiudere in bellezza, agli scandali di corruzione legati a Expo e al Mose, con ipotesi di reato e tangenti monstre che fanno impallidire Mafia Capitale. Ma il problema è Roma, ça va sans dire, o alla peggio Bruxelles.

In una parola :

Pagliacciate


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No un referendum deve essere sempre senza quorum, chi non si interessa alla democrazia diretta fa una scelta che non può essere sommata a quella di chi vuol affossare un referendum.

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Non sono d'accordo..se non riesci a portare il 50%+1 alle urne hai fallito, ha fatto bene Zaia a mettere il quorum
 
...suvvia ma perdete ancora tempo con l'Orso Russo de iure ma pyddiota de facto fino al midollo spinale :D
 
E tu chiamala demagogia!

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In % del totale dei debiti bancari corporate

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Quanta crudeltà, dati chiari contro le fesserie di RussianBear, e pensa che non li capirà


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non mettere il quorum è da chi ha paura di perdere , da chi vuol vincere anche se il suo quesito interessa poche persone ,
 
Non sono d'accordo..se non riesci a portare il 50%+1 alle urne hai fallito, ha fatto bene Zaia a mettere il quorum

No
Primo una parte dei cittadini aventi diritto è impossibilita per vari motivi
Secondo non vedo perché per formare il parlamento ci sia una base relativa

Secondo il tuo ragionamento la cosa dovrebbe funzionare così :
si eleggono potenzialmente 1000 parlamentari, se va a votare il 60% degli elettori allora eleggiamo 600 rappresentanti, e le leggi in parlamento passano solo con 501 voti
Stessa cosa per il governo.

Mi sa che tutti direbbero che questa sia follia, stessa cosa per il referendum, il voto è un diritto chi non lo esercita perde la possibilità di far sentire la sua voce.

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non mettere il quorum è da chi ha paura di perdere , da chi vuol vincere anche se il suo quesito interessa poche persone ,

No non mettere il quorum è la base della democrazia, devi partecipare, non è un diritto è un dovere.

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Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia e Toscana sono le regioni con il più alto residuo fiscale.
Si potrebbe proporre una repubblica fiscale :asd:
 
Il quorum nell'età contemporanea piena di menefreghisti e gente disinteressata a tutto è giusto non metterlo, il quorum aveva un senso negli anni 50-70 quando c era ben altra partecipazione.
 
Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia e Toscana sono le regioni con il più alto residuo fiscale.
Si potrebbe proporre una repubblica fiscale :asd:

La Toscana NO
Il BOMBA il val Padana NON lo vogliamo
 
No non mettere il quorum è la base della democrazia, devi partecipare, non è un diritto è un dovere.

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Ma lo sai che mi è venuto in mente?
Se va poca gente a votare allora a Roma penseranno che in fin dei conti a quelli del posto non interessa il residuo fiscale e gestirsi i soldi in proprio, per cui il Governo si sentirà libero di aumentare ancora di più i prelievi locali pensando: "tanto di gente che protesta ce n'è poca!" :eek:
 
Ma lo sai che mi è venuto in mente?
Se va poca gente a votare allora a Roma penseranno che in fin dei conti a quelli del posto non interessa il residuo fiscale e gestirsi i soldi in proprio, per cui il Governo si sentirà libero di aumentare ancora di più i prelievi pensando: "tanto di gente che protesta ce n'è poca!" :eek:

Ragionamento che fila
 
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