Guarda che il fatto che i richiedenti siano pochi costituisce un'aggravante.
Per regalare una mancia elettorale di prepensionamento a sole 250 mila persone da qui al 2021 (poi la legge scade come una mozzarella creando un grande scalone), il tuo amico capitone spende da 35 a 45 miliardi tra spesa pensionistica ed aumenti spread da 2019 fino 2024/2025 (infatti gli ultimi prepensionati andranno in pensione nel 2021/2022 ma sarebbero dovuti andare in pensione mediamente dal 2024/2025).
E poi vedremo quanto ci costerà indirettamente la quota cento: quale governo potrà permettere un assurdo gradone dal 2022 tra chi è nato un giorno dopo il fortunato della quota cento e dovrebbe attendere per 5/6 anni la pensione fino al compimento dei 67/68 anni?
Qui ti stai arrampicando sugli specchi eh, il costo della quota 100 è relativo solo ai soldi usciti, se altri gridavano allo scandalo per scopi politici terrorizzando gli investitori la responsabilità dello spread sarà loro, per altro se fossero onesti avrebbero dovuto parlare di risparmi sulle pensioni, almeno nel lungo termine, perché le critiche della sinistra a quota 100 non sono mai state per la spesa dell'INPS ma dal fatto che ai lavoratori la quota 100 non conveniva… se non conveniva ai lavoratori conveniva (nel lungo termine) all'INPS che risparmiava, difatti l'ente ha sempre detto che quota 100 era/è sostenibile.
Comunque vedi un po' qua:
Pensioni: sistema in buona salute, ma incombe quota 100 -23/10/19 14:11
ROMA (MF-DJ)--Il sistema pensionistico italiano e' in buona salute, ma incombe Quota 100. Dalle anticipazioni del 7* Rapporto a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali emerge che nel 2018 il numero dei pensionati e' risultato il piu' basso degli ultimi 22 anni: 16.004.503 mentre il numero dei lavoratori attivi regolari che pagano i contributi e le imposte e' stato il piu' alto di sempre con 23.214.949, superiore anche al record del 2008, ultimo anno positivo prima della grande crisi.Dal Rapporto che verra' presentato al Governo nel febbraio prossimo risulta che il sistema pensionistico tiene e si rafforza perche' il fondamentale rapporto tra attivi e pensionati si porta a 1,435, miglior risultato degli ultimi 22 anni. Al 31/12/2018 ci sono ancora circa 653.000prestazioni in pagamento da oltre 38 anni e circa 3,5 milioni da oltre 26 anni.Nel dettaglio, prosegue anche nel 2018 la riduzione del numero dei pensionati che ammontano a 16.004.503, 37.349 in meno rispetto al 2017 e 60.000 in meno rispetto al 2016. La riduzione e' inferiore rispetto ai circa 115.000 in meno tra il 2016 e il 2015 e 195.000 in meno sul 2014; tuttavia, per l'11* anno consecutivo, il numero si riduce e, nel 2018 - dopo il massimo toccato nel 2008 - segna il valore piu' basso dal 1997. Questo risultato e' certamente un effetto congiunto della cancellazione di pensioni erogate in giovane eta' e che duravano da oltre 35 anni e delle riforme degli ultimi 27 anni che stanno producendo effetti positivi sul sistema.A fine 2018 gli occupati sono risultati 23,215 milioni (17,896 mln di lavoratori dipendenti e 5,319 mln di autonomi), cioe' lo 0,8% in piu' rispetto al 2017. Dopo l'incremento di 293.085 attivi registrato tra il 2015 e il 2016 e di 265.121 nuovi lavoratori tra il 2017 e il 2018, si tratta del miglior risultato di tutti i tempi per il nostro Paese, che supera anche il record toccato nel 2008 con 23,090 mln di occupati. Il tasso di occupazione e' stato pari al 58,5%, tra i migliori di sempre insieme proprio a quello del 2008 (era il 58,7% a fronte pero' di una popolazione meno numerosa); quello femminile tocca quota 49,6%, anch'esso tra i piu' elevati in assoluto. Da questi due primi dati si possono trarre almeno due indicazioni importanti per un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano: la prima e' che entrambi i dati segnano un record storico con l'occupazione ai massimi e i pensionati ai minimi; il secondo e' che il rapporto tra occupati e pensionati, fondamentale per la tenuta del nostro sistema, ha toccato il livello di 1,4505, contro l'1,435 del 2017 e il 1,417 nel 2016; anche in questo caso siamo in presenza del miglior risultato di sempre, molto prossimo all'1,5 indicato nei precedenti Rapporti come soglia necessaria per la stabilita' di medio lungo termine del sistema.Se dal numero di 16.004.503 pensionati, si sottraggono i titolari di assegni e pensioni sociali, pensioni di guerra e percettori di prestazioni di invalidita' e indennita' di accompagnamento per un totale di 3.723.945 pensionati totalmente o parzialmente assistiti e circa 280.000 delle 716.213 pensioni indennitarie, per un totale di 4 milioni, il rapporto attivi pensionati vero, cioe' pensionati previdenziali su lavoratori attivi che versano i contributi, passa da 1,435 a 1,94. I rapporti sono diversi tra le varie categorie: particolarmente sfavorevole per i lavoratori agricoli (coltivatori diretti, coloni e mezzadri) con 1 solo attivo ogni 3 pensionati; al contrario, molto positivo per i liberi professionisti con 3,24 attivi per ogni pensionato. Per i dipendenti del settore privato il rapporto si attestaa 1,594, per i dipendenti pubblici il valore scende a 1,144. Dati che, nel complesso, certificano quindi la tenuta del sistema, almeno fino al 31 dicembre 2018: ancora da valutare pero' l'impatto di Quota 100 sia sul numero complessivo dei pensionati sia sul delicato e fondamentale rapporto attivi/pensionati. pev (fine) MF-DJ NEWS 23-ott-2019 14:10