giovedì 15/04/2021
2 MESI DI “MIGLIORI” - INTANTO L’OCSE PROMUOVE CONTE
Tante chiacchiere e pochi fatti (Erdogan e condono a parte)
di Salvatore Cannavò
Fq
L’ascesa di Draghi - Mattarella e Draghi con i nuovi ministri il 13 febbraio 2021 - FOTO LAPRESSE
Al giro di boa dei primi due mesi, il bilancio del governo Draghi rischia di vedere come fatto principale la crisi dei rapporti con la Turchia. Dopo che il presidente del Consiglio ha definito il presidente turco “un dittatore”, ieri Recep Erdogan ha risposto in modo piuttosto violento, accusando Draghi di “aver danneggiato i nostri rapporti” e soprattutto con un affondo diretto: “Prima di dire una cosa del genere a Erdogan devi conoscere la tua storia, ma abbiamo visto che non la conosci. Sei una persona che è stata nominata, non eletta”.
Sondaggi giù. La ferita dovrà essere rimarginata in qualche modo, l’inquilino di Palazzo Chigi ne è consapevole. Il peso economico dei rapporti tra i due Paesi è tale che nell’orizzonte italiano non sembra esserci una rottura totale con Ankara. Ma l’incidente diplomatico fa notare ancora di più il bilancio davvero magro dell’attività del governo. Basato quasi tutto sulla gestione della pandemia (con risultati purtroppo non brillanti) e, in modalità poco trasparenti, del Recovery Fund.
Non stupisce quindi se il 61% degli italiani non trovi differenze tra il governo Conte e quello Draghi mentre la fiducia nell’attuale governo sia arrivata al 44% con una perdita di ben 11 punti.
Solo nomine. Dal 13 febbraio, giorno del suo insediamento, si sono svolti 12 Consigli dei ministri in cui, oltre a rivoluzionare la squadra commissariale, il provvedimento più rilevante è il decreto Sostegni. Ma si tratta di un provvedimento elaborato dai ministri precedenti e basato su uno scostamento deliberato dal Parlamento a cui l’attuale governo può vantare solo di aver aggiunto il condono. Bocciato, tra l’altro, da Banca d’Italia e dalla Corte dei conti, oltre che mal digerito da una buona fetta dell’opinione pubblica.
Per il resto, ordinaria amministrazione, molte nomine di assestamento, capi di gabinetto, segretari generali, dirigenti interni, in particolare al Tesoro. Le nomine hanno occupato quasi tutti i consigli tenuti finora, come spesso avviene nelle riunioni di governo. Sul piano delle misure concrete, però, oltre al decreto citato non si è visto altro.
Nei ministeri. I vari ministeri possono vantare un lavoro minimo conseguente all’insediamento che non ha prodotto ancora impatti significativi. Alla Pubblica amministrazione c’è la novità più rilevante con le assunzioni indicate da Renato Brunetta, ma siamo ancora alla fase preparatoria. Al Lavoro, Andrea Orlando, al netto del Covid, ha dato vita ai tavoli di riforma degli ammortizzatori sociali, istituito il gruppo di lavoro sul Reddito di cittadinanza, occupazione giovanile e lavoro agile, l’osservatorio permanente sulle condizioni di lavoro dei rider, ma la riforma deve ancora venire. Allo Sviluppo economico, il ministro Giancarlo Giorgetti, oltre all’impegno per costituire una produzione italiana di vaccini stanziando 200 milioni – ha ricostruito la struttura per le crisi d’impresa, avviato alcuni tavoli di crisi – ma i sindacati sostengono che non sia abbastanza – indicando soluzioni, contestate anch’esse, ai dossier Alitalia e Ilva. Sul fronte dell’Istruzione, Patrizio Bianchi ha varato il decreto sull’edilizia scolastica e il bando da 700 milioni ai Comuni per asili nido e scuole dell’infanzia, un decreto per l’ampliamento dell’offerta formativa e la delicata Ordinanza per gli esami di maturità.
Recovery segreto. Si tratta di amministrazione ancora ordinaria, nessun ministero ha ancora presentato un progetto di riforma complessivo e il governo non ha discusso disegni di legge. Anzi, secondo quanto dice il sottosegretario agli Affari europei Vincenzo Amendola al Foglio, le principali riforme cui la Commissione vincola il Recovery plan – ad esempio Giustizia, Semplificazione o Pubblica amministrazione – saranno varate a maggio. Con tanti saluti alla scadenza del 30 aprile rinfacciata a Conte ogni giorno da Matteo Renzi e dai tanti giornali a lui amici.
Sul Recovery, invece, si lavora per riunioni riservate di cui non si riesce a sapere nulla, salvo che le richieste dei vari ministeri, o delle Regioni, hanno prodotto un ammontare complessivo superiore di 30 miliardi agli stanziamenti previsti. Draghi ha intenzione di avviare un ciclo di incontri con i partiti per entrare meglio nei dettagli, ma ha già realizzato quello con i grandi manager di imprese pubbliche e private – Stellantis, Eni, Enel, Terna, Saipem – dove, insieme al ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, ha raccolto le richieste dei colossi aziendali italiani
I voti dell’Ocse. Il bilancio è ancora più magro se confrontato a quanto reso noto ieri dall’Ocse che, nel rapporto Going for Growth 2021 promuove alcune delle principali riforme varate dal governo Conte: il reddito di cittadinanza, la legge “Spazzacorrotti”, il piano Cashless, la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, gli incentivi per assumere “giovani e donne”. E pensare che quelli erano i “peggiori”.