Riscatto laurea parte seconda

Non vorrei che si trattasse di un errore di interpretazione del messaggio dell'inps.
In allegato c'è quello che ha scritto l'inps per il calcolo degli 85000 euro del riscatto.
Io ho interpretato la riga "beneficio pensionistico corrispondente" come la parte di pensione "in più" che deriverebbe dall'aver riscattato la laurea, rispetto al non farlo.
In realtà, se si moltiplica la cifra di 4162.53 x la riserva matematica 20.6289 si arriva proprio alla cifra richiesta di 85868.51 euro: non vorrei che quei 4162,53 euro fossero allora una cifra da attualizzare e da utilizzare solo per il calcolo del riscatto e non al contrario la quota extra di pensione che ne deriverebbe oggi con il calcolo retributivo.
Ma non puoi fare la simulazione della pensione dal portale dell'INPS senza riscatto e con riscatto e vedere se la differenza coincide?
Comunque dal sito dell'INPS:
  • Periodi da riscattare che si collocano nel “sistema retributivo”. Se i periodi oggetto di riscatto si collocano nel sistema retributivo, l’importo della somma da versare è determinata con i criteri previsti dall’articolo 13 della legge 12 agosto 1962, n. 1338 (riserva matematica); l’onere varia in rapporto a fattori quali l’età, il periodo da riscattare, il sesso e le retribuzioni percepite negli ultimi anni. Il costo dell’operazione comportante il calcolo della riserva matematica viene a identificarsi con il capitale di copertura corrispondente alla quota di pensione che a seguito del riscatto risulta potenzialmente o effettivamente acquisita dall’interessato (beneficio pensionistico).
 
Grazie Beo.
Quindi, effettivamente, 85mila e passa euro per il riscatto retributivo della laurea, servono per alzare la pensione di "soli" 4160 euro lordi all'anno... :(
Mi sembra pochissimo!
Ho fatto meglio io che con circa 12 milioni di vecchie lirette ho riscattato nel 1991 3 anni e mezzo della mia laurea!
 
Il riscatto, per mia cugina, anticipa la pensione al dicembre 2025, rispetto al maggio 2029, data in cui raggiungerebbe i 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva necessari (e 66 anni di età, quindi con un piccolo anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia).
Siccome l'azienda ha proposto un incentivo per chi è vicino alla pensione, a lei mancherebbe un anno e mezzo, se riscattasse la laurea per intero (anno e mezzo che dovrebbe coprire co i suoi risparmi).
Se non riscatta invece le mancherebbero ancora 4 anni e mezzo: forse l'azienda la farebbe comunque rientrare tra i destinatari dell'incentivo, ma poi dovrebbe campare oltre 4 anni senza stipendio e in attesa della pensione, dovendo sopportare una pressione psicologica dovuta all'incertezza che le cambino le regole di uscita una volta che avesse lasciato il lavoro (vedi vicende "esodati").
Per lei già sarebbe psicologicamente insopportabile l'anno e mezzo da giugno (quando smetterebbe) fino a dicembre dell'anno prossimo... figuriamoci 4 anni e mezzo...
Quindi torniamo alla domanda sul calcolo del beneficio economico: è possibile che 85000 euro "retributivi" in più impattino per soli 320 euro lordi in più al mese sulla pensione?
Ripeto: 320 euro lordi saranno circa 200 netti, cioè 2600 euro in più all'anno. Ci vogliono 30 anni (avevo detto 20, ma avevo fatto il conto con il lordo) per recuperare l'investimento con l'inps degli 85000 euro.
Non può essere. E' possibile che chi le ha fatto questo calcolo abbia sbagliato?
Il confronto devi farlo lordo su lordo, perché il riscatto laurea è deducibile. Che poi tua cugina lo stia valutando solo adesso a ridosso della pensione, e quindi non potrà dedurlo su redditi da lavoro, è frutta di una sua errata pianificazione.
Considera comunque che se l'incentivo all'esodo è sostanzioso, avrà stesso lì un quid su cui non pagarci Irpef.

Quindi 85k/(320*13) =20 anni di rientro, a cui devi aggiungere il vantaggio di andare 4 anni prima in pensione (o comunque considerare il minor coefficiente di conversione dei 63 anni vs i 66 anni)

Quindi riscattando la laurea rientra a 83 anni, circa 16 anni dopo rispetto ad andare in pensione senza riscatto
 
Grazie Benji... come sai se toccasse a me, non ci penserei 2 volte pur di andarmene in pensione adesso.
Lei, invece, nonostante sia single (senza spese e pensieri per la "famiglia") con 2 case di proprietà (di cui una vuota che usa solo nei fine settimana estivi e che dunque potrebbe vendere o affittare) e sicuramente anche un bel gruzzolo in tds, credo che rinuncerà all'incentivo e continuerà a a lavorare almeno per tutto quest'anno e probabilmente anche per il prossimo.
E' terrorizzata dal fatto che si troverebbe senza lavoro (ma con buonuscita + tfr ultratrentennale + fondo di categoria) e a quasi 2 anni dalla pensione: e se l'anno prossimo cambiano la legge e non bastano più i 41 anni e 10 mesi della Fornero per la pensione anticipata?
Lei, ansiosa come pochi, non ci dormirebbe la notte -pur potendo farlo su 18 guanciali, con tutte le "riserve aurifere" di cui dispone- e quindi ha detto che andrà in pensione quando avrà la certezza che il giorno dopo la fine del rapporto di lavoro, percepirà un altro reddito senza soluzione di continuità (come tutto sommato dovrebbe essere sempre).
L'incentivo che le avrebbero dato sarebbe stato di 20 mensilità lorde (circa 90/100mila euro) => sapresti dirmi come sarebbe stato tassato? Perchè lei ci ha tolto la metà e dunque per arrivare a coprire gli 85mila euro del riscatto avrebbe dovuto aggiungere circa 40mila euro dei suoi.
Se alla fine di quest'anno riproporranno per il 2025 altri incentivi, in fondo per lei cambia poco, ma il rischio è che non facciano più questo "regalo" da 100mila euro e che dunque lei debba, solo per volere una certezza (superflua) sull'erogazione della pensione alla data indicata "oggi per allora", o pagarsi da sola tutto il riscatto o continuare a lavorare fino a quando non le servirà più riscattare (ovvero fino al 2029). Io, rispetto all'idea di poter stare al mare tutta la settimana già a partire da questa estate, lo trovo uno spreco... però ognuno ragiona con la sua testa: in fondo, pure se si lamenta del lavoro, evidentemente se non se ne va, significa che le sta bene così.
 
Comunque l'azienda che ha proposto l'incentivo lo ha fatto male.
Un incentivo ad uscire prima dovrebbe garantire, tramite un accordo con l'inps, che chi esce oggi con la prospettiva di andare in pensione tra 1, 2, 3, o 5 anni, passato quel periodo vada effettivamente in pensione come stabilito nell'accordo e "cascasse il mondo"!
L'azienda invece, ti mette in mano dei soldi e poi se ne frega. Se almeno ti pagasse i contributi fino alla maturazione del diritto, adeguando la durata di questo impegno alle modifiche dei governi "in corso d'opera", già sarebbe meglio
 
Grazie Benji... come sai se toccasse a me, non ci penserei 2 volte pur di andarmene in pensione adesso.
Lei, invece, nonostante sia single (senza spese e pensieri per la "famiglia") con 2 case di proprietà (di cui una vuota che usa solo nei fine settimana estivi e che dunque potrebbe vendere o affittare) e sicuramente anche un bel gruzzolo in tds, credo che rinuncerà all'incentivo e continuerà a a lavorare almeno per tutto quest'anno e probabilmente anche per il prossimo.
E' terrorizzata dal fatto che si troverebbe senza lavoro (ma con buonuscita + tfr ultratrentennale + fondo di categoria) e a quasi 2 anni dalla pensione: e se l'anno prossimo cambiano la legge e non bastano più i 41 anni e 10 mesi della Fornero per la pensione anticipata?
Lei, ansiosa come pochi, non ci dormirebbe la notte -pur potendo farlo su 18 guanciali, con tutte le "riserve aurifere" di cui dispone- e quindi ha detto che andrà in pensione quando avrà la certezza che il giorno dopo la fine del rapporto di lavoro, percepirà un altro reddito senza soluzione di continuità (come tutto sommato dovrebbe essere sempre).
L'incentivo che le avrebbero dato sarebbe stato di 20 mensilità lorde (circa 90/100mila euro) => sapresti dirmi come sarebbe stato tassato? Perchè lei ci ha tolto la metà e dunque per arrivare a coprire gli 85mila euro del riscatto avrebbe dovuto aggiungere circa 40mila euro dei suoi.
Se alla fine di quest'anno riproporranno per il 2025 altri incentivi, in fondo per lei cambia poco, ma il rischio è che non facciano più questo "regalo" da 100mila euro e che dunque lei debba, solo per volere una certezza (superflua) sull'erogazione della pensione alla data indicata "oggi per allora", o pagarsi da sola tutto il riscatto o continuare a lavorare fino a quando non le servirà più riscattare (ovvero fino al 2029). Io, rispetto all'idea di poter stare al mare tutta la settimana già a partire da questa estate, lo trovo uno spreco... però ognuno ragiona con la sua testa: in fondo, pure se si lamenta del lavoro, evidentemente se non se ne va, significa che le sta bene così.
Deve sentire la sua azienda (e/o i sindacati): se è tassato come Irpef normale (reddito da lavoro), allora può poi dedurre il riscatto (nella dichiarazione dei redditi dell'anno successivo).

In quel caso è vero che riceve 100k meno tasse e poi paga ad Inps 85k pieni per il riscatto, ma nell'anno successivo nel fare il 730 potrebbe indicare che quegli 85 andavano dedotti dal reddito da lavoro e quindi riceverebbe indietro quasi la metà.

Ovviamente consiglio di verificare bene, ma se è una persona prossima alla pensione e le offrono 100k (due/tre anni di stipendio pieno) sull'unghia , finanziariamente potrebbe essere conveniente accettare.

Se invece la buonuscita fosse tassata come il TFR, allora la convenienza diminuirebbe.

In ogni caso, per le persone nella sua situazione, il riscatto sarebbe convenuto spalmarlo in 10 anni (così da dedurre tutto in aliquota massima), ma ormai è troppo tardi.
 
Il pagamento diretto tramite busta paga dovrebbe essere disponibile solo per i dipendenti pubblici, e non genericamente per tutti i lavoratori dipendenti.

Io ho terminato di pagare qualche anno fa (pagamento tramite RID), e i contributi li ho trovati disponibili nell'estratto conto sul sito Inps solo quando ho terminato di pagare la 120ma rata.
Te li hanno accreditati negli anni corrispondenti alla laurea o negli anni seguenti alla richiesta di riscatto?
 
Domanda forse già posta: posso io pagare il riscatto della laurea di mia figlia e portarmi in detrazione l'importo?
 
Domanda forse già posta: posso io pagare il riscatto della laurea di mia figlia e portarmi in detrazione l'importo?
Ciao, i versamenti per il riscatto della laurea sono detraibili al 19% solo qualora sono sostenuti per un familiare a carico; quando l’onere è sostenuto per se stessi è possibile fruire della deduzione dal reddito imponibile.
I figli sono considerati fiscalmente a carico se non superano i 24 anni di età e se hanno percepito nell'anno un reddito pari o inferiore a 4000€, mentre se superano i 24 anni sono a carico solo se hanno percepito un reddito pari o inferiore a 2.840,51€.
 
Grazie, quella descritta nel link è praticamente la situazione di mia figlia. Volevo che riscattasse il prima possibile per evitare di lasciaci un rene come é capitato a me
 
La situazione di mia figlia dovrebbe essere quella che ho sottolineato qui di seguito: inoccupata, fiscalmente a nostro carico e quindi, se ho inteso bene, conviene che sia direttamente io a richiedere il riscatto della sua laurea, in modo da fruire del 50% di detrazione invece del 19%x.
Ho due dubbi: mia figlia durante l'Università ha fatto qualche lavoretto, roba da qualche centinaio di euro all'anno ma in "regola" e quindi con contributi versati: questo comporta problemi per il riscatto presentato a mio nome ?
Quando avrà finito i corsi che sta seguendo, inizierà finalmente a lavorare per cui perderà la condizione di " fiscalmente a nostro carico" : le condizioni perché io possa usufruire delle detrazioni sono quelle esistenti alla presentazione della domanda o devono sussistere per tutto il periodo per cui si pagheranno le rate ?


"Nel caso in cui la domanda di riscatto della laurea venga fatta per proprio conto da un soggetto inoccupato e fiscalmente a carico e se le spese per tale riscatto vengono sostenute dai familiari, allora a questi ultimi spetta una detrazione nella misura del 19% delle spese sostenute per il riscatto,"



"Nel caso in cui, invece, la domanda di riscatto degli anni di laurea venga fatta, ai sensi dell'art. 20 c. 3 DL 4/2019, dal genitore che sosterrà anche le spese di riscatto, il genitore potrà portare in detrazione dall'imposta lorda l'onere del riscatto nella misura del 50% di quanto corrisposto in ogni singolo periodo di imposta, da ripartire in
5 quote annuali di pari importo nell'anno di sostenimento e in quelli"
successivi.
 
La situazione di mia figlia dovrebbe essere quella che ho sottolineato qui di seguito: inoccupata, fiscalmente a nostro carico e quindi, se ho inteso bene, conviene che sia direttamente io a richiedere il riscatto della sua laurea, in modo da fruire del 50% di detrazione invece del 19%x.
Ho due dubbi: mia figlia durante l'Università ha fatto qualche lavoretto, roba da qualche centinaio di euro all'anno ma in "regola" e quindi con contributi versati: questo comporta problemi per il riscatto presentato a mio nome ?
Quando avrà finito i corsi che sta seguendo, inizierà finalmente a lavorare per cui perderà la condizione di " fiscalmente a nostro carico" : le condizioni perché io possa usufruire delle detrazioni sono quelle esistenti alla presentazione della domanda o devono sussistere per tutto il periodo per cui si pagheranno le rate ?


"Nel caso in cui la domanda di riscatto della laurea venga fatta per proprio conto da un soggetto inoccupato e fiscalmente a carico e se le spese per tale riscatto vengono sostenute dai familiari, allora a questi ultimi spetta una detrazione nella misura del 19% delle spese sostenute per il riscatto,"



"Nel caso in cui, invece, la domanda di riscatto degli anni di laurea venga fatta, ai sensi dell'art. 20 c. 3 DL 4/2019, dal genitore che sosterrà anche le spese di riscatto, il genitore potrà portare in detrazione dall'imposta lorda l'onere del riscatto nella misura del 50% di quanto corrisposto in ogni singolo periodo di imposta, da ripartire in
5 quote annuali di pari importo nell'anno di sostenimento e in quelli"
successivi.
La regola generale è che il riscatto della laurea non può riguardare periodi già coperti da contributi versati.
 
I figli sono considerati fiscalmente a carico se non superano i 24 anni di età e se hanno percepito nell'anno un reddito pari o inferiore a 4000€, mentre se superano i 24 anni sono a carico solo se hanno percepito un reddito pari o inferiore a 2.840,51€.
per redditi si intendo anche quelli fondiari e quelli sottoposti a ritenuta alla fonte ( cedole, dividendi ) ?
 
per redditi si intendo anche quelli fondiari e quelli sottoposti a ritenuta alla fonte ( cedole, dividendi ) ?

Nel limite di reddito di 2.840,51€ (o 4.000€) che il familiare deve possedere per essere considerato fiscalmente a carico, vanno computate anche le seguenti somme, che non sono comprese nel reddito complessivo:
  • il reddito dei fabbricati assoggettato alla cedolare secca sulle locazioni;
  • le retribuzioni corrisposte da Enti e Organismi Internazionali, Rappresentanze diplomatiche e consolari, Missioni, Santa Sede, Enti gestiti direttamente da essa ed Enti Centrali della Chiesa Cattolica;
  • la quota esente dei redditi di lavoro dipendente prestato nelle zone di frontiera ed in altri Paesi limitrofi in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto lavorativo da soggetti residenti nel territorio dello Stato;
  • il reddito d’impresa o di lavoro autonomo assoggettato ad imposta sostitutiva in applicazione del regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità (art. 27, commi 1 e 2, del D.L. 6 luglio 2011, n. 98);
  • il reddito d’impresa o di lavoro autonomo assoggettato ad imposta sostitutiva in applicazione del regime forfetario per gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni (art. 1, commi da 54 a 89, legge 23 dicembre 2014, n. 190).
 
il reddito dei fabbricati assoggettato alla cedolare secca sulle locazioni;
Quindi esclusi dividendi e cedole e reddito locatizio con irpef ( no cedolare secca )
Secondo le norme , chi possiede un reddito cedolare di 40 k annui ma solo quello potrebbe essere ritenuto ancora a carico del genitori, giusto?


La residenza c'entra per essere considerati a carico o meno?
 
La situazione di mia figlia dovrebbe essere quella che ho sottolineato qui di seguito: inoccupata, fiscalmente a nostro carico e quindi, se ho inteso bene, conviene che sia direttamente io a richiedere il riscatto della sua laurea, in modo da fruire del 50% di detrazione invece del 19%x.
Ho due dubbi: mia figlia durante l'Università ha fatto qualche lavoretto, roba da qualche centinaio di euro all'anno ma in "regola" e quindi con contributi versati: questo comporta problemi per il riscatto presentato a mio nome ?
Quando avrà finito i corsi che sta seguendo, inizierà finalmente a lavorare per cui perderà la condizione di " fiscalmente a nostro carico" : le condizioni perché io possa usufruire delle detrazioni sono quelle esistenti alla presentazione della domanda o devono sussistere per tutto il periodo per cui si pagheranno le rate ?


"Nel caso in cui la domanda di riscatto della laurea venga fatta per proprio conto da un soggetto inoccupato e fiscalmente a carico e se le spese per tale riscatto vengono sostenute dai familiari, allora a questi ultimi spetta una detrazione nella misura del 19% delle spese sostenute per il riscatto,"



"Nel caso in cui, invece, la domanda di riscatto degli anni di laurea venga fatta, ai sensi dell'art. 20 c. 3 DL 4/2019, dal genitore che sosterrà anche le spese di riscatto, il genitore potrà portare in detrazione dall'imposta lorda l'onere del riscatto nella misura del 50% di quanto corrisposto in ogni singolo periodo di imposta, da ripartire in
5 quote annuali di pari importo nell'anno di sostenimento e in quelli"
successivi.
Non sarebbe meglio aspettare che tua figlia diventi indipendente economicamente e faccia lei la richiesta per il riscatto della laurea? Il vantaggio di riscattare la laurea è dipendente dall'età di inizio della contribuzione continuativa all' INPS e dalla storia contributiva futura (eventuale presenza di buchi contributivi).

Il primo aspetto è chiaro: se comincia a lavorare in maniera stabile e 32 anni non conviene riscattare la laurea perchè non avrà alcun vantaggio in termini di anticipo degli anni di pensione.
Il secondo è imponderabile ma se, ad esempio, come primo lavoro dovesse trovare un impiego pubblico stabile o in una grande impresa è probabile che non avrà buchi negli anni di contribuzione.

Valutati questi due aspetti, può anche venir fuori che sarebbe meglio contribuire in un fondo pensione, senza considerare che con la R.I.T.A. può andare in "pensione" fino a 5 anni prima rispetto all'effettiva maturazione di quelli che saranno i requisiti INPS.
 
Salve, un quesito per chi vorrà rispondermi. Inizio 1° contributo (da riscatto militare) a 26 anni post 1996 e dopo il militare assunzione indeterminato (a 27). Mi chiedevo se riscattando la laurea con riscatto agevolato potrò anticipare la pensione (calcolata tutta a contributivo ma il riscatto sarebbe solo per anticipare la pensione). Che dite, vale la pena in puri termini di anticipo? Grazie
 
Ripropongo il quesito, grazie per chi vorrà rispondere
 
Indietro