Robert Barry

ah ah ah

questa "esteticamente" è più brutta:D:p

ma quanto mi piacerebbe però
 

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Approfitto di questa tua giusta riflessione, per dire che a volte può essere anche ribaltabile, ossia ci possa essere il limite per chi è entrato nel binario del “concettuale puro in bianco e nero” di non riuscire ad accettare che possa esistere anche un’arte fortemente concettuale inclusiva del colore e anche con una sua estetica.

Del resto, senza girarci intorno, anche l’arte concettuale più secca, anche ridotta ad un singolo segno a matita o ad una foto, ha in ogni caso una sua estetica.

Concordo in pieno e le due cose non si escludono a vicenda anzi sono due lati della stessa medaglia.
A titolo d'esempio io su questo tipo di lavori mi concentro molto sulla loro accuratezza nei particolari. Fosse anche un puntino nero su una parete voglio che sia sia stato fatto bene e con un approccio che abbia del progettuale.
Il puntino buttato lì non mi interessa, perché l'idea ed il concetto devono comunque poi sposarsi con una progettualità altrimenti si che è una presa in giro. Quello che ho appena scritto trova in Paolini uno dei massimi esempi ma non è l'unico. Mi viene anche in mente Mochetti e tanti altri
 
io no,

a parte da Paolini e da Agnetti (e forse qualcun altro) sono abbastanza ancorato all'idea del concettuale
privo di estetismi:o

a tal punto che mi piacciono pure i telegrammi:eek:
notare in Finarte :
CALZOLARI Pierpaolo (Bologna 1943)
Senza titolo (Il treno - Telegrammi), 1976
Lavoro composto da telegrammi e documenti vari
con misure varie:
6 biglietti postali cm 18,5 x 28,5 circa ciascuno
1 telegramma cm 32,5 x 25
1 ricevuta telegramma cm 14 x 19,5
riproduzione orario ferroviario cm 41,7 x 12,7
2 buste
 

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Io invece proseguo dal messaggio # 10 sempre da Inert gas accostandolo al cubo immaginario di De Dominicis.

Appartenente nelle due immagini non vediamo l'opera, in Barry c'è una bombola nel secondo un perimetro disegnato (vedi immagine)
Nel primo c'è la presenza nell'assenza, il gas si espande nell'aria ma non visibile all'occhio umano.
Nel secondo l'assenza nella presenza, il cubo non esiste fisicamente ma è presente come idea dell'artista.

wpid-photo-20140424224410.jpg

Agli occhi di molti quanto sopra può essere considerato un sofisma ma nella stessa ottica ricordo che la prospettiva tanto declamata nella nostra parte di mondo a Oriente è riconosciuta solo come tale.
In sostanza sono punti di "vista"...
:):p Ciao!! a tutti.

Ps, per una breve analisi di Paolo Uccello e del Mazzocchio rimando a martedì nel 3D Lettura di un'opera.
 
io no,

a parte da Paolini e da Agnetti (e forse qualcun altro) sono abbastanza ancorato all'idea del concettuale
privo di estetismi:o

a tal punto che mi piacciono pure i telegrammi:eek:
notare in Finarte :
CALZOLARI Pierpaolo (Bologna 1943)
Senza titolo (Il treno - Telegrammi), 1976
Lavoro composto da telegrammi e documenti vari
con misure varie:
6 biglietti postali cm 18,5 x 28,5 circa ciascuno
1 telegramma cm 32,5 x 25
1 ricevuta telegramma cm 14 x 19,5
riproduzione orario ferroviario cm 41,7 x 12,7
2 buste

Anche un telegramma può avere un senso estetico ed armonico.
Lestiteca e l'armonia non sono legate esclusivamente a colori o forme specifiche. Un po come per larte astratta. Chiunque può fare una composizione astratta, ma si vede subito quando una composizione e fatta da un maestro che da equilibrio ed armonia, un senso di compiutezza e non solo macchie o colori buttati li 'senza una logoca'. Non so se mi spiego.
 
Anche un telegramma può avere un senso estetico ed armonico.

ma perchè cercate l'estetica a tutti i costi?:specchio::specchio:

A tal punto da trovare la bellezza in un telegramma, magari di On Kawara:eek:

se proprio volete cercare l'estetica allora fate come l'utente che consiglia un bel ricamino con tante letterine colorate
 

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Ma per un collezionista di concettuale è estremamente riduttivo apprezzare i colori:boh::boh:

Però il suo intento era di proporre opere il cui fine non era il godimento estetico bensì l’attività di pensiero.

Se tu prendi l'opera qui sotto di Kosuth l'estetica è completamente assente, lui voleva soltanto portare lo spettatore ad una riflessione sul rapporto, problematico e conflittuale, che esiste tra realtà, rappresentazione iconica (immagine) e rappresentazione logica (parola).

Quindi questa è un'arte che tende ad eliminare qualsiasi significato emozionale, per proporsi con lucida e fredda razionalità.

Ecco, sinceramente su questo si può MOLTO discutere.
Tu hai una tua lecita convinzione, ma trovo sia una forzatura voler fare passare per generale un approccio personale: è il tuo personale modo di collezionare concettuale e di approcciarti, ma non è per niente detto che valga per tutti gli altri collezionisti di concettuale.
In effetti, ti posso dire che spesso non vale nemmeno per gli artisti concettuali.

Visto che l'argomento mi ha interessato e stimolato, ho un po' "studiato" stamattina.

In primis direi che non è per forza vero che il colore o il "godimento estetico" o "emozionale" non possano convivere con un'arte incentrata sul pensiero.
Cosa che peraltro sottolineo e ribadisco da sempre su Boetti.

Secondariamente, "Arte Concettuale" è un'etichetta che in realtà è estremamente ampia ed interpretabile. La sola cosa che davvero accomuna gli artisti che si possono in qualche modo definire concettuali, è una ricerca artistica basata sull'elaborazione del pensiero, e in cui sostanzialmente ci sia la centralità dell'idea.
Dopo di che ognuno di loro non solo interpreta la propria ricerca in modo personale e differente, ma anche con una certa variabilità.

Uscendo dal generale per un attimo, e tornando sulla Sedia di Kosuth che hai proposto come spunto, pur concordando con buona parte delle tue osservazioni, non è sostenibile che l'opera non abbia una sua estetica.
La sedia ha una sua estetica, che può cambiare a seconda della sedia scelta, la foto con la sedia (o quella che in generale che ritrae un altro oggetto), ha sempre una sua proporzione rispetto all'installazione, e stesso discorso vale anche per l'immagine con il testo, ossia anche quella ha sempre un formato di un certo tipo, e può variare la lingua. Inoltre i font del testo possono essere scelti dall'artista in modo differente, e questa è certamente una scelta anche estetica per il semplice motivo che ci sono innumerevoli font - che Kosuth varia - e ognuno ha nella sua elaborazione un approccio estetico.

La "foto della sedia + la spaziatura + la sedia al centro + la spaziatura + la foto con il testo" hanno nel loro insieme uno studio compositivo, con precisi spazi e proporzioni degli elementi e tra gli elementi. Non c'è nulla lasciato al caso. Quindi, dove c'è una composizione, obbligatoriamente ci sono delle scelte di tipo estetico.

Non a caso queste opere di Kosuth hanno tra l'altro assunto una forte valenza iconica.

kosuth1.jpg
 
ma perchè cercate l'estetica a tutti i costi?:specchio::specchio:

Banalmente perchè prima di arrivare al cervello le immagini devono obbligatoriamente passare per gli occhi.

Tutto ha un'estetica in ogni caso.

Anche due telegrammi analoghi possono avere due risultati visivi (quindi estetici!) differenti.

Altrimenti ogni opera concettuale di un artista equivarrebbe alle altre. A quel punto non servirebbe nemmeno sceglierle. Nè a un certo punto comperarle... se uno si ferma al solo concetto, a quel punto basterebbe una riproduzione.
O addirittura, "l'idea di una riproduzione". ;)
 
Dato che il 3D sta diventando un laboratorio di "concetti" contribuisco...

Uno degli aspetti artistici per considerare un'opera riuscita era la capacità di coniugare la forma (disegno, esperienza estetica) al contenuto (significato della forma e messaggio che l'artista o committente voleva veicolare).

Con il cubismo (venendo al tema analizzato) si iniziano a inserire lettere anche ritagliate sulla tela che scindono gli elementi sopra descritti e le considerano come soli elementi formali liberandoli dal contenuto e in qualche caso conferendogli un contenuto proprio specifico da ricercarsi nel senso dell'opera stessa.

La ricerca sulle lettere o parole prosegue ed esplode verso gli anni settanta ramificandosi in mille rivoli anche per la contemporanea ricerca di linguisti, sul significato e significante (Sassoure) o lavorando sulla sottrazione dove "la scrittura e i gesti" superino il "dominio delle parole" (Deleuze), altri come Carmelo Bene lavorano sul tono e i intensita della voce come significante superando il testo, per citare i primi che mi vengono in mente.

In questo nuovo linguaggio (proprio perché si lavora sulla lingua) artistico si inseriscono gli artisti sopra citati (kosuth e Agnetti) e molti altri ognuno esplorandone uno o più aspetti.
Il tutto come sempre a mio parere e in estrema sintesi.
:) Ciao!!
 
Ultima modifica:
se proprio volete cercare l'estetica allora fate come l'utente che consiglia un bel ricamino con tante colorate

Non so a quale "utente" ti riferisca...
nel dubbio ti riferissi a me (che non credo), a scanso di equivoci approfitto per sottolineare che io NON ho mai dato alcun consiglio per gli acquisti, nè intendo darne.
Ci si confronta semplicemente tra appassionati e collezionisti in base ai propri gusti, ai propri artisti preferiti e alle proprie competenze.
 
Ora mi metto d'impegno:o

Faccio riferimento ad un testo relativamente recente, di P. Goldie, E. Schellekens, ossia del 2009, per non essere tacciato di nostalgico anni settanta.:p:p

Per molti l’arte concettuale non riesce a soddisfare le aspettative del pubblico non essendo né classicamente bella né indiscutibilmente estetica.
Ovviamente questo è intenzionaleOK!: l’arte concettuale si propone di distinguersi dall’arte più tradizionale facendo spazio a un nuovo modo di essere arte. Non una sola premessa concernente al fare arte o all’apprezzamento dell’arte è rimasta intatta con l’arte concettuale. Perciò, come spettatori, dobbiamo accettare che qualsiasi cosa possa accadere – e probabilmente accadrà – nell’esperienza dell’arte. Per quanto riguarda il grande pubblico, una delle principali sfide per l’arte concettuale è quella di convincerci del valore intrinseco di tale missione. Dopo tutto, si può essere scettici sull’idea che l’arte debba piegarsi e intraprendere questo viaggio teorico. Come spesso accade, la sfiducia è un segno di mancanza di conoscenza o di incomprensione, e l’arte non fa eccezione: rimaniamo delusi dal progetto concettuale se non lo afferriamo completamente o se siamo in disaccordo con esso.

Il motore propulsivo dell’arte concettuale sia la posizione per cui è l’idea veicolata nella nostra esperienza da un’opera d’arte a contare, al di là di qualsiasi contenuto emotivo o rappresentazionale che l’opera può avere.

E non c’è limite al tipo di coinvolgimento emotivo che l’arte concettuale può offrire in parallelo a una stimolazione più intellettuale o cerebrale. :yes:

E vado oltre;)
Rispetto alle avaguardie storiche, gli artisti della corrente povera e concettualista si pongono in atteggiamento critico, in quanto salvano di fatto solo Duchamp, coinvolgendo tutto il resto in un giudizio fortemente riduttivo. Le avanguardie, infatti, avrebbero fallito il loro obiettivo di colmare l’abisso tra l’arte e la vita, polarizzando, tutto sommato, l’attenzione sull’elemento arte che rimaneva pertanto chiuso nella «sfera del separato» e della contemplazione.:wall::wall:

E non dimentichiamo gli happenings di Kaprow (avevo di recente aperto un 3D ma come al solito già in cantina del FOL):D, in cui “L’artista, dunque, non predispone uno spettacolo che si risolve ancora una volta in un rapporto di contemplazione e quindi in un congelamento di distanza tra pubblico e attore, ma attua una dimensione diversa a favore di un effettivo comportamento dell’artista coinvolgendo se stesso e tutti gli spettatori.”

Poi con l’ art minimal abbiamo assistito alla scomparsa dell’artista, che cedeva il posto all’oggetto come stimolo all’esercizio della percezione, anche se questo finiva quasi per dissolversi nel suo ridursi al «minimo» della sensibilità.

Ora faccio un salto da Weiner ed al suo spessore allusivo del linguaggio che ha uno scopo non troppo distante dai propositi di Kosuth, quello di sfuggire alla presa oggettuale.

Ad entrambi, infatti, non interessa l’esecuzione dei progetti ma solo la loro dimensione mentale. A questo proposito Weiner afferma:
1) L’artista può realizzare la piece;
2) La piece può essere realizzata;
3) Non è necessario realizzare la piece. Essendo ciascuna di queste possibilità uguale e conforme alla intenzione dell’artista, la decisione per quanto concerne le condizioni di realizzabilità della piece dipende dal ricettore in occasione della ricezione.

Del resto anche Barry afferma che le sue pieces consistono in pensieri dimenticati o in frammenti del suo inconscio.

Proseguo con Huebler: Il mondo è pieno di oggetti più o meno interessanti, non è mia intenzione aggiungervene degli altri. Preferisco, semplicemente, dichiarare l’esistenza delle cose in termini di tempo e spazio.
Più specificamente, l’opera concerne se stessa (e qui torna la tautologia) in relazione con cose la cui interrelazionalità è al di là dell’esperienza percettiva diretta. Poiché l’opera è al di là dell’esperienza percettiva diretta, la conoscenza dell’opera dipende da un sistema di documentazione.

E, finalmente direte voi:clap::clap::clap:, concludo con un dubbio amletico:

Tutte queste mie posizioni hanno dei limiti: se appare legittima e onesta l’aspirazione definitoria dei concettuali puri, non posso negare il pericolo che essi finiscano in un cul de sac paralizzante; in fondo il vitalismo estetizzante degli artisti ci coinvolge, è vero, in prima persona, nel loro sforzo di inserirsi nella realtà storica contemporanea, ma rischia di sconfinare in una sorta di desiderio ambizioso ed utopistico.
Ma per un concettuale puro tutto questo ci sta.:o
Ci sta eccome.:o

E nella mitica Arte Povera più Azioni Povere, negli antichi Arsenali d’Amalfi, di estetica ce ne era ben poca.:no::no::no: (foto sotto):cool:

i colorini e l'estetica, al concettuale puro, gli fa un baffo:gluglu::gluglu::gluglu:
 

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tu leggi i post precedenti : il numero 5;) di questo 3D di ol€g the picker

...caro Alex, visto che sono stato chiamato in causa, voglio solo precisare che non ho consigliato alcun ricamino, ma ho semplicemente espresso la mia preferenza per questa forma di arte così "banale"......

Ritornando al concettualismo ortodosso alla Barry mi chiedo : ma perchè scomodare la categoria dell'arte ( intesa come espressione artistica ) quando siamo di fatto nel campo di pure espressioni di filosofia senza alcuna connotazione estetica .
 
...caro Alex, visto che sono stato chiamato in causa, voglio solo precisare che non ho consigliato alcun ricamino, ma ho semplicemente espresso la mia preferenza per questa forma di arte così "banale"......

Ritornando al concettualismo ortodosso alla Barry mi chiedo : ma perchè scomodare la categoria dell'arte ( intesa come espressione artistica ) quando siamo di fatto nel campo di pure espressioni di filosofia senza alcuna connotazione estetica .

Perché anche loro dovevano portare la pagnotta a casa ed un tale di nome Seth Siegelaub fu abbastanza scaltro (passiamoglielo aveva neanche 30 anni) di fare delle fotocopie degli scritti di un altro giovanotto come lui di nome Kosuth ed iniziare a venderle. In verità Kosuth utilizzava allora un altro nome ma questa è un'altra storia.

A distanza di non molto qualche museo inizio ad interessarsi della questione ed ecco che queste "opere" furono sdoganate e diventarono opere d'arte come qualsiasi altra cosa che entra in un museo tipo un orinatoio rovesciato o una ruota di bicicletta.

A volte è tutto molto più semplice di quel che si pensi.
 
Sul rapporto tra filosofia ed estetica cito Antonio Banfi...
:) Ciao!!

Il sapere, le forme della cultura le scienze e la storia della filosofia si presentano così come un universale processo di risoluzione razionale dell’esperienza e della vita, nel quale, «La filosofia è filosofia della vita, processo di relatività che trascende se stessa, come libertà, nell’idea”.

Scienza e filosofia “considerate nel loro principio, sono forme, le due forme essenziali, ciascuna delle quali, universale per natura, ha trovato in campi diversi e in diversi aspetti la propria attualità, ha realizzato i suoi principi e i suoi metodi»

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... se volessi fare un parallelo con la poesia oserei di associare il concettuale con poeti come Ungaretti, Montale e Quasimodo
I poeti ermetici sono antichi e nell'epoca della retorica e delle tante parole spese in pubblico, scavarono nelle anime :vicini::vicini:

quanto adoro la poesia ermetica:o
 
...caro Alex, visto che sono stato chiamato in causa, voglio solo precisare che non ho consigliato alcun ricamino, ma ho semplicemente espresso la mia preferenza per questa forma di arte così "banale"......

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tranquillo, non ho mai pensato volessi fare promozione;)
 
Perché anche loro dovevano portare la pagnotta a casa ed un tale di nome Seth Siegelaub fu abbastanza scaltro (passiamoglielo aveva neanche 30 anni) di fare delle fotocopie degli scritti di un altro giovanotto come lui di nome Kosuth ed iniziare a venderle. In verità Kosuth utilizzava allora un altro nome ma questa è un'altra storia.

Mens agitat molem:cool:
 
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