SNAM: l'altro superbot n.5

Conte di Montecristo

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CO2, a Ravenna l’hub del Sud Europa per la cattura e lo stoccaggio (con Eni e Snam)​



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Circa 123 euro a tonnellata nel 2030. È il costo medio, rispetto a un minimo di 93 euro e un massimo di 174, a seconda dell’industria, della cattura e stoccaggio della CO2. Un costo che si ridurrà grazie alle economie di scala e scenderà sotto i cento euro nel 2040, rendendo la Ccs ( Carbon capture and storage ) sempre più competitiva rispetto al prezzo dei diritti a emettere (il sistema Ets), considerato che le quote assegnate gratuitamente da Bruxelles agli energivori dal 2026 saranno progressivamente eliminate. E se in questi giorni il prezzo di una tonnellata di CO2 sul mercato è di circa 87 euro, è previsto salire tra i 110 e i 150 euro nel 2030 e tra i 150 e i 200 euro nel 2050.


Il ceo di Snam Stefano Venier spiega finalità e strategie dell’impianto al largo della Pianura Padana, dove si concentra il grosso delle industrie energivore. «Un’occasione anche per le aziende straniere». Guido Brusco (Eni): «La capacità nei giacimenti esauriti ha un potenziale di 500 milioni di tonnellate»
Questi numeri sono contenuti nello studio «Zero Carbon Technology Roadmap — Carbon Capture and Storage: una leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività industriale», condotto da The European House - Ambrosetti per conto di Eni e Snam e presentato a Cernobbio, che dimostrano come questa tecnologia di decarbonizzazione, già matura e disponibile, sarà conveniente e permetterà di salvaguardare la competitività dei settori hard to abate , che complessivamente generano quasi 95 miliardi di valore aggiunto diretto e indotto, pari a circa il 5% del Pil.
La rete multi-molecola
L’Italia, con Eni e Snam, si candida a diventare l’hub della Ccs per il Sud Europa e a «seppellire» non soltanto le emissioni delle nostre aziende, ma anche quelle di altri Paesi. Le potenzialità ci sono, spiega il ceo di Snam Stefano Venier: «Abbiamo il vantaggio di disporre di giacimenti esauriti di gas al largo dell’Adriatico di fronte alla Pianura Padana, dove si concentra la maggior parte delle industrie ad alta intensità di energia e di emissioni. Un vantaggio che potrà andare a beneficio dell’intero bacino del Mediterraneo, per esempio delle industrie francesi, per cui sarà più conveniente stoccare la CO2 a Ravenna e non trasportarla fino in Norvegia». Sul trasporto Snam ha una strategia di soft infrastructure, nel senso che — spiega Venier — «miriamo a utilizzare parte delle condotte già esistenti in una logica di operatore multi-molecola: nei nostri tubi può scorrere gas naturale, ma anche biometano, idrogeno e, appunto, anidride carbonica».
La joint-venture


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Video correlato: Uno studio, la cattura di CO2 chiave per la competitività industriale (Dailymotion)


La si potrebbe vedere come una sorta di circolarità: il gas estratto per produrre energia elettrica ha generato emissioni di CO2, che viene catturata e portata proprio dove il metano ha lasciato un vuoto. A dicembre 2022 Eni e Snam hanno annunciato una joint venture per il progetto di Ccs a Ravenna, dove — dettaglia Guido Brusco, direttore generale Natural Resources di Eni — «la capacità nei giacimenti esauriti, che sono sicuri perché hanno contenuto fluidi per milioni di anni, ha un potenziale di 500 milioni di tonnellate».
La Ccs
La Ccs è una tecnologia che in Europa è già utilizzata a livello operativo in tre luoghi: Sleipner e Snohvit in Norvegia e Orca in Islanda. Ravenna sarà uno dei prossimi e quindi tra i primi a livello europeo. «L’avvio della prima fase — spiega Luigi Ciarrocchi, direttore Ccus, Forestry & Agro-Feedstock di Eni — è previsto entro i primi mesi del 2024, con un tempo di realizzazione di poco più di un anno dalla decisione di investimento. L’obiettivo è quello di catturare e stoccare 25 mila tonnellate all’anno di CO2 dalla Centrale di trattamento gas di Casalborsetti di Eni. Con la fase 2, prevista entro il 2026, la capacità di stoccaggio raggiungerà quattro milioni di tonnellate all’anno al 2030 e aumenterà fino a 16 milioni, con possibilità di ulteriori espansioni».
Il potenziale
Ma il potenziale italiano arriva a 750 milioni di tonnellate, come emerge dalla proposta di aggiornamento del Pniec (Piano integrato energia e clima) che il ministero dell’Ambiente ha presentato a Bruxelles. Capacità che servirà, visto che in base allo studio di Ambrosetti le emissioni nette hard to abate ammontano a 32,8 milioni di tonnellate all’anno (sono 63,7 milioni le tonnellate complessive, ma di queste circa 32 possono essere decarbonizzate con altre tecnologie come l’elettrificazione) e sono quindi il doppio rispetto al potenziale annuo del sito di Ravenna quando sarà a regime e potrà accogliere le emissioni di settori energivori come ceramica, vetrerie, termovalorizzatori e cementifici. «La Ccs — spiega Piero Ercoli, senior vice president Decarbonisation Project Snam — è una tecnologia particolarmente adatta per l’industria del cemento, un processo che per essere svolto implica l’emissione di CO2». E per quanto riguarda la competitività, aggiunge Ercoli, «va considerato che maggiore è la concentrazione di CO2 e minore è il costo della cattura, che è la fase più costosa rispetto al trasporto e allo stoccaggio».
La carbon tax
Il Cane a sei zampe ha calcolato che mediamente il costo tecnico di tutte e tre le fasi della filiera della Ccs di Ravenna e dei progetti che ha in corso nel Regno Unito è meno di 80 euro a tonnellata. «Siamo ben al di sotto della carbon tax — fa notare Brusco — senza considerare gli incentivi o i contratti per differenza che i governi vorranno prevedere». La Ccs rappresenta una delle leve della strategia di Eni verso la neutralità carbonica e il gruppo guidato da Claudio Descalzi punta a riconvertire parte delle infrastrutture e dei giacimenti produttivi in hub di stoccaggio (nel mondo ha stimato un potenziale di tre miliardi di tonnellate di capacità nel 2030) per decarbonizzare le sue attività e quelle di terzi.
Eni, il ruolo di orchestrator
Dice Brusco: «Attualmente ci stiamo concentrando sulle ultime due fasi, trasporto e stoccaggio, ma intendiamo avere un ruolo che definiamo di orchestrator lungo tutta la catena sfruttando la nostra tecnologia e quella dei nostri partner industriali, come Snam». Che cosa manca? «Un quadro regolatorio che garantisca un ritorno sull’investimento — conclude Venier — e la normativa tecnica per il trasporto, che auspico siano omogenei a livello europeo».
 
La cattura e stoccaggio del carbonio (Carbon Capture and Storage, CCS) ha lo scopo di togliere dall'atmosfera l'anidride carbonica (CO2) prodotta da industrie e centrali elettriche e depositarla nel sottosuolo, in modo da ridurre le emissioni di gas serra.




La CO2 viene iniettata sottoterra in forma liquida, ad almeno 31,1 gradi di temperatura e con una pressione di almeno 72,9 atmosfere, in modo da occupare meno spazio che allo stato gassoso. Queste temperature e queste pressioni si trovano abitualmente sotto gli 800 metri di profondità, e mantengono l'anidride carbonica in uno stato detto di "fluido ipercritico".
 
I giacimenti esauriti di petrolio e gas lasciano un terreno poroso ideale per stoccare la CO2, perché hanno contenuto idrocarburi per milioni di anni. Iniettare anidride carbonica in questi giacimenti può far risalire petrolio e gas non ancora estratti, con un profitto che può coprire o superare i costi della CCS.

Poi ci sono le miniere di carbone non utilizzabili, perché troppo profonde o poco estese. La CO2 iniettata rimane assorbita nel carbone e produce metano (CH4), che può essere recuperato.

Nelle formazioni di basalto, l'anidride carbonica reagisce formando carbonati solidi, come calcite e dolomia, e rimane quindi intrappolata in questi. Infine, anche le rocce di scisto possono assorbire la CO2 e rilasciare metano.

La CO2, oltre che stoccata sottoterra, può essere utilizzata per produrre carburanti, prodotti chimici e materiali da costruzione, anche se le tecniche sono ancora sperimentali e non utilizzabili a livello industriale.
 

Cattura, stoccaggio e utilizzo della CO₂ (CCUS)​

I progetti di Eni per catturare l’anidride carbonica, immagazzinarla permanentemente e utilizzarla con metodi innovativi.

La tecnologia​

Eni investe in ricerca e innovazione su tutta la filiera della cattura, stoccaggio e utilizzo della CO2 (Carbon Capture Utilization and Storage - CCUS): dalla cattura allo storage al monitoraggio fino all'utilizzo della CO2. La ricerca, infatti, svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di CCUS perché grazie alle nuove tecnologie si riuscirà a diminuire ulteriormente i costi di filiera.
Relativamente alla cattura della CO2, la sfida tecnologica da affrontare è sviluppare una soluzione alternativa ai processi convenzionali basati sull’impiego di solventi amminici (soluzioni acquose di ammine specifiche di diversa natura). La tecnologia in fase di sviluppo presso i laboratori Eni si basa sull’utilizzo di miscele solventi innovative proprietarie, contenenti liquidi ionici. I tratti distintivi di questa innovazione sono: l’alta flessibilità nel trattare gas di diversa composizione (contenenti CO2), l’elevata stabilità del solvente, un principio di cattura che sfrutta sia la chimica che le caratteristiche fisiche della CO2 e la bassa tossicità.
La ricerca e la tecnologia sono molto importanti anche per la fase di stoccaggio (CCS). Grazie alla sua vasta esperienza nella modellistica numerica per lo sviluppo di campi di idrocarburi, Eni applica algoritmi innovativi di simulazione che permettono di studiare le interazioni tra CO2 e roccia e di simulare nel tempo le migliori soluzioni per lo stoccaggio, in relazione alle caratteristiche geo meccaniche e geochimiche del giacimento. Tali approcci sofisticati sono possibili solo grazie all’utilizzo di un software proprietario e alla potenza di calcolo disponibile nel Green Data Center Eni a Ferrera Erbognone.
Per quanto riguarda l’utilizzo della CO2 (CCU), Eni sta lavorando alla tecnologia della mineralizzazione, progetto in fase avanzata di sviluppo che si basa sulla reazione tra CO2 e alcune fasi minerali, principalmente silicati di magnesio e/o calcio. Questa reazione è oggetto di grande attenzione da parte del mondo accademico e delle imprese in quanto permette di fissare in modo permanente grandi quantità di CO2 sotto forma di prodotti inerti, stabili e non tossici. Si tratta di un processo che avviene spontaneamente in natura su tempi geologici e che, negli impianti industriali, viene semplicemente riprodotto e accelerato. L’innovazione apportata da Eni in questo ambito riguarda la scelta della soluzione reattoristica per velocizzare la reazione e lo sviluppo di proprietà pozzolaniche nel prodotto attraverso un semplice trattamento post-sintesi. Queste caratteristiche, mai riportate in precedenza, rendono il materiale idoneo per essere impiegato come Materiale Cementizio Supplementare (SCM) nella formulazione di cementi di tipo Portland, con uno standard elevato per l’uso nell’industria edilizia.

I progetti CCS di Eni​

La Carbon Capture and Storage (CCS) è una leva fondamentale della strategia di decarbonizzazione di Eni. In questo ambito puntiamo a raggiungere uno stoccaggio complessivo di circa 10 milioni di tonnellate di CO2 all’anno (MTPA) nel 2030 e una capacità lorda complessiva di 30 MTPA per poi arrivare a uno stoccaggio di circa 35 MTPA nel 2040 e di circa 50 MTPA nel 2050. Per realizzare questi obiettivi stiamo portando avanti una serie di progetti in diversi Paesi, tra cui quelli strategici sono:
  • HyNet North West nel Regno Unito, area della Liverpool Bay, con una capacità totale di stoccaggio di 200 milioni di tonnellate (MT) di CO2.
  • Ravenna CCS in Italia, con una capacità totale di stoccaggio di 500 MT di CO2 e start up prevista nel 2024 (Fase 1) e alla fine del 2026 (Fase 2).
  • Bahr Essalam in Libia, con una capacità totale di stoccaggio di 50 MT di CO2 e start up prevista nel 2027.
Nel Regno Unito, inoltre, a settembre 2022 abbiamo sottoposto alla North Sea Transition Authority (NSTA) la candidatura per una licenza di stoccaggio nell’area di Bacton and Thames Estuary. Sempre in Europa, siamo partner del progetto Sleipner in Norvegia che, da quando ha iniziato le attività nel 1996, ha già stoccato circa 16 milioni tonnellate di anidride carbonica in completa sicurezza. Fuori dall’Europa, invece, stiamo puntiamo a sviluppare progetti di CCS in Egitto, in Australia e negli Emirati Arabi Uniti (Ghasha).

Il contesto​

Catturare la CO₂ per stoccarla permanentemente o riutilizzarla in altri cicli produttivi è una delle azioni indispensabili per ridurne la concentrazione in atmosfera e contenere l’aumento della temperatura media del Pianeta entro i due gradi centigradi, come richiesto dagli Accordi di Parigi sul clima. La CCS, soprattutto, rappresenta l’unica opzione immediatamente disponibile per ridurre le emissioni dei settori cosiddetti “hard to abate” come cementifici, acciaierie, stabilimenti chimici, cartiere etc., dove una considerevole parte delle emissioni di anidride carbonica è legata al processo industriale in sé stesso, a prescindere dalla fonte energetica che viene utilizzata. Per avere un’idea dell’impatto delle industrie hard to abate, basti pensare che, per quanto riguarda l’Italia, contribuiscono a circa il 20% delle emissioni complessive del Paese. Per tutti questi settori, allo stato attuale, non vi sono alternative per ridurre le emissioni che possano essere percorribili in tempi rapidi se non, appunto, le tecnologie di cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO₂. Per questa ragione, la CCUS è considerata dalla International Energy Agency (IEA) una condizione per poter realizzare lo scenario Net Zero al 2050. Nel settembre 2020, la IEA ha pubblicato il rapporto CCUS in Clean Energy Transitions, in cui dichiara che CCS e CCU saranno indispensabili per azzerare le emissioni nette di gas serra e sollecita maggiori investimenti in queste tecnologie, considerate ormai affidabili e sicure. Altre organizzazioni internazionali che promuovono la CCUS come elemento indispensabile per la decarbonizzazione sono la Oil and Gas Climate Initiative (OGCI), la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) e il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC). Oggi CCUS KickStarter, progetto di OGCI, conta otto hub internazionali per la CCS, uno dei quali è il progetto Ravenna CCS portato avanti da Eni a Ravenna.

Gli obiettivi di Eni nella CCS​

La Carbon Capture and Storage è uno strumento importante per supportare le industrie hard to abate nell’abbattimento delle loro emissioni. Ecco i traguardi che abbiamo fissato da qui al 2050.

>1 Mton/a
obiettivo di stoccaggio di CO₂ nel 2022 ⁽ᵃ⁾
~10 Mton/a
obiettivo di stoccaggio di CO₂ nel 2030 ⁽ᵃ⁾
~35 Mton/a
obiettivo di stoccaggio di CO₂ nel 2040 ⁽ᵃ⁾
~50 Mton/a
obiettivo di stoccaggio di CO₂ nel 2050 ⁽ᵃ⁾

Note
(a): Inclusi servizi CCUS per terzi

Come catturare e valorizzare la C02



How to capture and valorize CO₂

I benefici per le comunità e per l’ambiente​

Seppur diverse tra loro, ciò che accomuna tutte le tecnologie CCS e CCU è la loro capacità di creare occasioni di crescita economica e sostenibilità ambientale dalla riduzione delle emissioni di CO2. Grazie alle tecnologie CCS e CCU la CO2 può diventare la base per la creazione di nuove filiere produttive e questo è vero soprattutto per l’industria dell’energia, settore che possiede le competenze tecniche ed organizzative per realizzare questi grandi progetti con efficienza, rapidità ed in totale sicurezza.
 
Per quanto riguarda il progetto Ravenna CCS è prevista una Fase 1 dal 2024 e una Fase 2 dal 2027. Nella Fase 1 l’anidride carbonica verrà catturata dalla centrale Eni di trattamento del gas naturale di Casalborsetti (Ravenna), convogliata verso la piattaforma di Porto Corsini Mare Ovest e, infine, iniettata nell’omonimo giacimento a gas esaurito nell’offshore ravennate, anch’esso di Eni, per uno stoccaggio complessivo di 25.000 tonnellate di CO2. Nella Fase 2, invece, si prevede lo stoccaggio di 4 milioni di tonnellate di CO2 per contribuire alla decarbonizzazione delle acciaierie, dei cementifici, delle industrie della ceramica e della chimica e più in generale dei settori “hard to abate”. La riconversione a siti di stoccaggio esclusivo e permanente di CO₂ dei giacimenti esauriti dell’Adriatico, che non produrranno più gas naturale, e il riutilizzo di una parte delle infrastrutture esistenti, permetteranno di offrire a costi molto competitivi una soluzione rapida e concreta per la riduzione delle emissioni del settore industriale italiano. Di fatto si verrebbe a creare un cluster industriale a basse emissioni di anidride carbonica che, in quanto tale, potrebbe attirare nuovi investimenti e generare nuove opportunità di impiego, in un settore all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. Nel complesso, le attività previste consentiranno di creare nuove opportunità di lavoro, con una stima complessiva di oltre 500 nuovi posti di lavoro in corrispondenza della sola prima fase del progetto. La timeline progetto sta procedendo e a dicembre 2022 Eni e Snam hanno firmato un accordo per la costituzione di una joint venture paritetica per lo sviluppo e la gestione della Fase 1, il quale prevede anche di portare avanti gli studi e le attività propedeutiche a successive fasi di sviluppo.

ravenna-screen-video.jpg



Il progetto Ravenna CCS Hub

Eni partecipa al progetto di ricerca internazionale HERCCULES​

A febbraio 2023 è stato avviato il progetto di ricerca internazionale HERCCULES supportato dalle competenze di Eni e di altri partner e coordinato da LEAP (Laboratorio Energia e Ambiente Piacenza). L’iniziativa è finanziata all’interno del programma quadro Horizon Europe con fondi europei di circa trenta milioni di euro. L’obiettivo del progetto è sviluppare tecnologie innovative di cattura della CO2 per i settori del cemento e della termovalorizzazione dei rifiuti, realizzando degli impianti dimostrativi in due cementifici ed un termovalorizzatore ubicati nel Nord Italia ed in Grecia ed inserendoli in una filiera industriale di CCUS (Cattura, Utilizzo e Stoccaggio dell’anidride carbonica). Il finanziamento ammonta a circa trenta milioni di euro, ai quali si aggiungono infrastrutture e risorse interne per circa dieci milioni di euro provenienti da Eni e da altri importanti partner accademici ed industriali del consorzio. In particolare, Eni mette a disposizione di HERCCULES la propria esperienza e le proprie infrastrutture relative al progetto Ravenna CCS, primo progetto di stoccaggio dell’anidride carbonica che Eni e Snam stanno realizzando a Ravenna. Nella sola Europa si contano oggi circa settanta progetti di CCUS in diversi stadi di sviluppo, concentrati quasi esclusivamente nei paesi del Nord. HERCCULES punterà ad accelerare la diffusione della CCUS anche nell’Europa Mediterranea, facendo leva sulle iniziative di trasporto e stoccaggio già in fase realizzativa in Italia e Grecia, tra cui il Progetto Ravenna CCS è sicuramente la più avanzata e rilevante per dimensioni.

Le potenzialità dell’hub di Ravenna​

Sfruttando i giacimenti a gas dismessi al largo di Ravenna, puntiamo a realizzare un hub per la CCS al servizio della decarbonizzazione dell’industria italiana.

4 Mton/a
portata iniziale di stoccaggio annuo di CO₂
>10 Mton/a
portata successiva di stoccaggio annuo di CO₂
500 Mton
capacità totale di stoccaggio di CO₂
2024 anno
di inizio della Fase 1
2026 anno
di inizio della Fase 2
 

Snam DA 5.10 A 9.8 EUR, leader l'idrogeno verde, "game changer" green,​

IN BORSA
breve termine 5 anni
medio termine 10 anni
lungo termine 15/ 20 anni

RIPRENDIAMO DA QUI IL 3DPRECEDENTE, ABBIAMO AGGIORNATO IL TGT FINALE PERCHè DALL'APERTURA DEL PRIMO 3d AD OGGI MOLTE COSE SONO STATE FATTE E PROGRAMMATE DA SNAM

 
Dispensare consigli, gratuitamente, su un titolo che ha 3 miliardi e 360 milioni di azioni emesse, che ha BANCA D ITALIA E STATO ITALIANO come azionista, che da un dividendo costante da anni, che ha la piu grande rete di gasdotti in Europa ben 42.000 km che RINA.ORG ha certificato H2 Ready ( pronti a trasportare idrogeno verde), che ha gia sperimentato in essi un mix 30% h2green e 70% metano, che è artefice del PIANO MATTEI per trasportare dal sud Europa ( proveniente da AFRICA ) SIA GAS CHE IDROGENO VERDE, CHE HA IL 20% DEL TAP, CHE HA IL 100% DI STOGIT che è la piu grande realtà europea di siti sotterranei di stoccaggio del gas ( ed in futuro di idrogeno), che ha una certificazione annua di 22 miliardi di ricavi certi e dovrebbe già essere OGGI a 6.90€, che ha il 70% di Renovit che si interessa di efficienza energetica , che ha il 25% di DE NORA leader europeo per elettrolizzatori, che ha il 100% di Greenture per realizzare sul territorio italiano piccoli punti di smistamento di biometano, da scarti vegetali e animali, che ha in costruzione, inaugurazione al 2024, a Milano di una nuova SEDE avveniristica ecosostenibile, che ha ARBOLIA società che RIFORESTA IN ITALIA per azzerare la CO2 di imprese ed Enti. Insomma COMPRA E FAI SEMPRE COMPRARE WWW.SNAM.IT A PACCHI, A TIR..
 
de nora è shortata da fondi squali, in attesa di fine novembre i risultati.. Intanto per De nora come per snam..= la strada è segnata, sarà pure una strada irta di ostacoli e magheggi di fondi short, ma la strada è quella dell emersione del valore reale intrinseco di Snam. La consapevolezza dell UE è nella Banca dell Idrogeno europeo , negli incentivi su biocarburanti e nel piano Mattei. Infatti Per non passare dal gas russo alle batterie cinesi é necessario e sufficiente avviare da subito la produzione di biocarburanti in Europa con la catena di distribuzione e la produzione stoccaggio e distribuzione di idrogeno verde grazie ad elettrolizzatori per trasporti pesanti. E soprattutto rigassificatori e collegamento con i terminali africani come da Piano Mattei.
 
intanto a breve ...sapremo dia per le quote di ADRIATIC LNG ..e sia per i 3 siti stoccaggio EDISON in vendita = 600/700 mln di € per 1 miliardo di mc stoccaggiogas EDISON (3 Siti) la partita è fra SNAM E F2I+aSCOPIAVE. In ogni caso STOGIT 100% DI SNAM ha 16.5 miliardi di mc di capacità stoccaggio gas e quindi vale 16.5 x 700 mln€= 11.550 miliardi di € di valore. CAPITE CHE SNAM capitalizza 16 miliardi di € appena.... bisogna aggiungerci il 13.5% di Italgas + 21% di DE NORA + 70% renovit + 100%snam Greenture( ex snam4mobility) + 41.000 km di tubi h2ready + nuova sede in costruzione quartiere Symbiosis Milano +100% Arbolia + 0.24% di azioni proprie
 
in attesa dei prox dati, ricordiamoci che :

Snam: risultati solidi nel primo semestre 2023. Sistema energetico più forte con l’avvio del rigassificatore di Piombino e riempimento stoccaggi PRICE SENSITIVE - In crescita ricavi totali ed EBITDA - Confermati gli obiettivi finanziari per il 2023 - Operativa da inizio luglio la FSRU Golar Tundra - Livello degli stoccaggi pari a circa l’87% - Ridotte del 32% le emissioni di metano. Snam nella “A List” di CDP (ex Carbon Disclosure Project) - Il peso della finanza sostenibile al 75%
 
SNAM SU GRAFICO SETTIMANALE : RSI A 47 MACD A -0.04 E SOPRA MEDIA MOBILE A 10 SETTIMANE
GAP CONFTSEMIB CHE SI COMPLETA A 6.48€
VALUTAZIONE IN BASE A EV/RAB=1.75 VOLTE COME ALTRE SOCIETA' è 6.90€
CASH FLOW POSITIVO COME SCRITTO SUL SITO, CONFERMA CRESCITA DIVIDENDO ALMENO 2.5% COME SCRITTO SUL SITO FINO AL 2026
PAYOUT AL 85% COME RIFERITO SUL SITO
IL RESTO E' FUFFA.

Grafico interattivo Snam Rete (SRG) - Investing.com
 
Partecipazioni rilevanti (attualmente possessori di quote superiori al 3% di Snam; sulla base delle informazioni disponibili e delle comunicazioni ricevute ai sensi dell'Art 120 del Testo unico della finanza). Aggiornamento ad agosto 2023.

  • CDP Reti: 31,352% (1.053.692.127 azioni possedute);
  • Romano Minozzi: 7,460% (250.724.453 azioni possedute);
  • Lazard: 4,961% (166.740.480 azioni possedute).
 
W SNAM W PIANO MATTEI I Rigassificatori nel Mondo sono sempre in funzione , addirittura il Giappone ha il record mondiale. In Europa il piu grande è nella balneare Barcellona.Nel mondo esistono 186 rigassificatori operativi – di cui 37 in Giappone, il paese a maggior rischio sismico – e 14 in fase di avviamento o realizzazione – in Europa, in Asia e Africa. OVVIAMENTE L ITALIETTA DEI SINISTROIDI DEL NIMBY SONO CONTRO TUTTO E TUTTI, DEI RADICALCHIC CHE PONTIFICANO... eppure abbiamo il nucleare ai confini e potremmo avere il nucleare pulito, potremmo avere piu nuovi inceneritori come ci sono altrove in capitali europee. Ora il discorso di vado, trasversale.. Ci vuole lo STATO che d'imperio fa valere il supremo INTERESSE COLLETTIVO. In Liguria un rigassificatore c'è ed è nelle cinque Terre e nn da fastidio da sempre. E basta sti sinistroidi basta. Crisi energetica, il futuro passa dalla Spagna ma è tutto da costruire
 
w eni e w snam W PIANO MATTEI I Rigassificatori nel Mondo sono sempre in funzione , addirittura il Giappone ha il record mondiale. In Europa il piu grande è nella balneare Barcellona.Nel mondo esistono 186 rigassificatori operativi – di cui 37 in Giappone, il paese a maggior rischio sismico – e 14 in fase di avviamento o realizzazione – in Europa, in Asia e Africa. OVVIAMENTE L ITALIETTA DEI SINISTROIDI DEL NIMBY SONO CONTRO TUTTO E TUTTI, DEI RADICALCHIC CHE PONTIFICANO... eppure abbiamo il nucleare ai confini e potremmo avere il nucleare pulito, potremmo avere piu nuovi inceneritori come ci sono altrove in capitali europee. Ora il discorso di vado, trasversale.. Ci vuole lo STATO che d'imperio fa valere il supremo INTERESSE COLLETTIVO. In Liguria un rigassificatore c'è ed è nelle cinque Terre e nn da fastidio da sempre. E basta sti sinistroidi basta.
 
E ANCHE L ULTIMO AUMENTO BCE è ANDATO..L ULTIMO DELL ANNO,, SI GIRA PAGINA A BREVE..MA LI MOR.ACCCCCI LOR.O

E' FINITA BCE LA FASE RESTRITTIVA.
STOP
 
E ANCHE L ULTIMO AUMENTO BCE è ANDATO..L ULTIMO DELL ANNO,, SI GIRA PAGINA A BREVE..MA LI MOR.ACCCCCI LOR.O

E' FINITA BCE LA FASE RESTRITTIVA.
STOP
 
ma li mor.t.acci vostri.-.--

Bce alza i tassi di interesse, ma non esclude una pausa

La Bce ha deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale: tasso di riferimento al 4,50%

 
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