Comunque alla fine mi ha preso deloitte.
Un classico dal 2003 in poi, circa: le società di consulenza sono le uniche “che danno lavoro” .
Alla fine basta essersi impegnati un po’ in università, con buon percorso di studi (meglio se Bocconi, visto che il 110 viene spuntato senza troppa fatica, ma è una cosa ormai comune da anni a molti atenei dall’avvento del 3+2) con un discreto inglese e voglia di lavorare 8.45 – 19.45 senza straordinari per 5/6 anni, e come contropartita si ottiene:
- uno stipendio di tutto rispetto (dopo ¾ anni i 1.6/1.7 si portano a casa, e vista la flotta aziendale, poco prima dei 30 anni si può anche avere l’uso dell’auto);
- l’opportunità di fare una esperienza di crescita orizzontale notevole.
Se si è svegli si fa, a mio avviso, la miglior esperienza lavorativa che il mercato italiano è in grado di offrire: e se si è smart e molto assertivi/comunicatori, è possibile essere prelevati da qualche società “cliente” e fare il salto a quadro direttivo a cavallo dei 30 anni con lordi sui 40/45k.
Se invece si è bravini e si diventa manager, e si vuole passare ad aziende clienti (che poi diventa la morte dei sensi…) si può ambire anche a 50/70k… dipende da quanto si è bravi a vendersi.
Comunque a mio avviso per chi studia Economia e studia bene e tanto, lo sbocco nella consulenza è mantatory in Italia: PWc, Accenture, Deloitte direi siano le tre con i clienti “più grandi” in grado di dare spazio ai neolaureati.
Contro: è raro che il consulente intorno a 30 anni abbia approfondito le proprie expertise in termini verticali… soprattutto in ambito Deloitte ho visto una competenza “trasversale”, mentre gli “accenture” sono un po’ più tecnici.
Altro discorso il McKinsey…. Altro mondo. Ma non credo sia nemmeno banale entrarci.