"Ingegneri da 1'940 franchi al mese"
Il sindacato OCST evidenzia lo svilimento retributivo in tre campi professionali. "Un titolo di studio o una valigia?"
"Può sembrare paradossale ma purtroppo non lo è. Da un lato, il Cantone ha puntato e continua a investire risorse ingenti nella formazione di livello universitario (USI e SUPSI), con risultati peraltro lusinghieri. Dall’altro, il mercato del lavoro sta scivolando lungo una china dissacrante che deprezza abbondantemente i curricoli universitari. Emblematico è il caso, nel settore tecnico, degli ingegneri, degli architetti e degli informatici".
Esordisce così il comunicato stampa dell'OCST, a firma di Meinrado Robbiani, nel quale viene evidenziato lo svilimento retributivo in questi campi professionali. Qualche esempio?
Un ingegnere alle dipendenze di una ditta con sede nel Luganese prende uno stipendio lordo mensile di 1940 franchi per 13 mensilità. Un architetto di uno studio del Luganese riceve uno stipendio lordo mensile di 2200 franchi per 12 mensilità, mentre un informatico di una ditta del Mendrisiotto prende 2500 franchi al mese per 13 mensilità.
Questi sono solo alcuni assaggi, tutt'altro che sporadici, precisa l'OCST. "Non è del resto fortuito che la Commissione tripartita si sia vista costretta a proporre al governo cantonale di decretare un salario minimo per gli informatici. Il relativo contratto normale è entrato in vigore il 1. settembre. Un’esigenza analoga è avvertita anche per le altre due professioni (ingegneri e architetti), sulle quali la Commissione, dopo avere già in passato puntato gli occhi, sta parimenti auspicando l’introduzione di salari minimi".
Un divario sconcertante
Negli ultimi 10 anni, fa ancora notare il sindacato, le retribuzioni hanno subìto pressioni particolarmente acute. "La possibilità di reclutare manodopera frontaliera e la remissività retributiva di questo personale sono stati sfruttati da una parte delle imprese e studi locali, incuranti dello svilimento delle professioni tecniche conseguentemente prodotto".
Ma il problema non si limita solo sui livelli salariali. "Si è anche fatto capo ad accorgimenti subdoli quali l'uso (o meglio: l'abuso) dello statuto di stagista. "Gli accademici al termine degli studi o con poca esperienza sono sovente stati assunti come stagisti con retribuzioni ulteriormente modeste".
"Le pressioni sui livelli salariali e altre manovre retributive hanno collocato il Ticino su una traiettoria di accresciuto divario rispetto alla Svizzera interna. Pur con la necessaria cautela, i dati forniti dall’USI attestano un ritardo salariale attorno al 20/40%".
Una progressiva sostituzione? si chiede l'OCST. "L’abbassamento dei livelli salariali innesca inevitabilmente un processo sotterraneo ma pervasivo di afflusso di manodopera frontaliera a scapito dei giovani che hanno conseguito un diploma in Ticino, i quali tendono ad essere sospinti altrove (verso la Svizzera interna o altre destinazioni). Chi ha studiato oltre Gottardo è da parte sua più facilmente scoraggiato dal rientrare nel nostro Cantone".
Non si tratta di demonizzare la manodopera frontaliera, precisa ancora il sindacato, della quale l'economia e i rami tecnici hanno bisogno. Ma il suo apporto deve tuttavia contribuire a coprire la carenze quantitative di manodopera o qualitative di profili specialistici in una logica di complementarietà rispetto ai diplomatici indigeni.
Invertire la rotta
Alla base delle considerazioni di cui sopra, l'OCST sollecita dunque le associazioni di categoria a farsi carico più intensamente della responsabilità che incombe su loro nella tutela del valore e dell'attrattività della professione. Chiede inoltre l'introduzione di salari minimi attraverso l'adozione di un contratto collettivo di lavoro.
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