Studenti universitari che dormono in tenda per il caro-affitti, sia a Roma che a Milano, ma vi sembra normale"?

Bene vado allo stadio, arrivedorci.
 
li lascerei li nella loro tenda
giusto per vedere quanto resistono:D
 
Bisognerebbe stabilire delle licenze per le locazioni brevi, tipo che a Milano ci possano essere al massimo 5000 appartamenti affittati a breve (air BnB like), licenze emesse con asta ogni anno...
 
Sicuramente il problema degli affitti in Milano soprattutto per gli studenti è assolutamente pesante ,anche se per i più meritevoli e bisognosi ci sono buoni incentivi pubblici, ma comunque non come ai miei tempi dove dopo un paio di anni alla casa dello studente ( due minuti a piedi dal Politecnico ) ci siamo permessi un appartamento in 4 in via Bezzecca , ora zona assolutamente inavvicinabile da chi possiede solo uno stipendio anche ottimo. Questo per dire che il problema non è solo degli studenti perchè dopo la laurea se si viene assunti , Milano non fa più per te, tene devi andare e se pianti una tenda nei giardini Leonardo da Vinci
verrai multato e scacciato.
Il problema è di piu ampio respiro ,non solo studentesco
 
L'abitazione (non la proprietà di un'abitazione) è una necessità, non si può pensare di riempire le città di affitta camere lasciando, studenti, lavoratori e famiglie senza casa
 
L'abitazione (non la proprietà di un'abitazione) è una necessità, non si può pensare di riempire le città di affitta camere lasciando, studenti, lavoratori e famiglie senza casa
Vi sono molti che hanno seguito la vicenda e che dicono che le proteste degli studenti, al di la del contenuto, siano soprattutto una strumentalizzazione e pilotata operazione politica di marketing e distrazione.
Del resto gli studenti sono sempre stati utilizzati per ogni tipo di campagna e provocazione dato che per età e mancanza di pensiero critico si lanciano facilmente in ogni avventura pure gratuitamente
 
Bisognerebbe stabilire delle licenze per le locazioni brevi, tipo che a Milano ci possano essere al massimo 5000 appartamenti affittati a breve (air BnB like), licenze emesse con asta ogni anno...
approvare una legge che permetta ai proprietari di affittare un appartamento senza regalarlo all'inquilino no?
sai quanti appartamenti vuoti ci sono a milano?
 
approvare una legge che permetta ai proprietari di affittare un appartamento senza regalarlo all'inquilino no?
sai quanti appartamenti vuoti ci sono a milano?

Servono entrambe le cose, chi non paga l'affitto deve essere cacciato subito, poi serve l'Imu prima casa, paghiamo il bollo sulle auto e non paghiamo nulla sulla casa dove abitiamo, per tacere della revisione degli estimi catastali...
 
Servono entrambe le cose, chi non paga l'affitto deve essere cacciato subito, poi serve l'Imu prima casa, paghiamo il bollo sulle auto e non paghiamo nulla sulla casa dove abitiamo, per tacere della revisione degli estimi catastali...
Tacere, ma scherzi? Parliamone pure, parliamone pure.

Adeguamento IMMEDIATO delle rendite, con pagamento di una tassa di pacificazione per sanare gli squilibri passati.
:o
 
Servono entrambe le cose, chi non paga l'affitto deve essere cacciato subito, poi serve l'Imu prima casa, paghiamo il bollo sulle auto e non paghiamo nulla sulla casa dove abitiamo, per tacere della revisione degli estimi catastali...
se il paese si sta impoverendo è perché sta aumentando il parassitismo, inventarsi altre tasse accelera il fenomeno
 
Sì di brand.
Effettivamente è un rischio, perché potendo scegliere qualsiasi università sul territorio è chiaro che gli studenti potrebbero orientarsi solo verso quelle più prestigiose tipo La Sapienza a Roma o il Politecnico di Milano :unsure:

Come già indicava qualcuno il libero mercato, anche se spietato, potrebbe portare a un miglioramento degli atenei sopravvissuti e scapito di quelli che rimangono aperti solo perché forti del fatto di essere gli unici in un certo territorio... Oppure, soluzione alternativa, si potrebbe mettere un numero chiuso ad ogni corso per singolo ateneo con un test di ingresso e una graduatoria nazionale (stile medicina), in modo che l'ingresso o meno nelle università più prestigiose dipenda dal merito e non dalla vicinanza geografica
 
Effettivamente è un rischio, perché potendo scegliere qualsiasi università sul territorio è chiaro che gli studenti potrebbero orientarsi solo verso quelle più prestigiose tipo La Sapienza a Roma o il Politecnico di Milano :unsure:

Come già indicava qualcuno il libero mercato, anche se spietato, potrebbe portare a un miglioramento degli atenei sopravvissuti e scapito di quelli che rimangono aperti solo perché forti del fatto di essere gli unici in un certo territorio... Oppure, soluzione alternativa, si potrebbe mettere un numero chiuso ad ogni corso per singolo ateneo con un test di ingresso e una graduatoria nazionale (stile medicina), in modo che l'ingresso o meno nelle università più prestigiose dipenda dal merito e non dalla vicinanza geografica
Il test di blocco dell'accesso a medicina è stato introdotto per ragioni di interesse politico e riduzione dell'offerta di medici.
Un effetto collaterale, oltre alla mercificazione della medicina è stati quello di diminuire il livello medio di preparazione.
 
Il test di blocco dell'accesso a medicina è stato introdotto per ragioni di interesse politico e riduzione dell'offerta di medici.
Un effetto collaterale, oltre alla mercificazione della medicina è stati quello di diminuire il livello medio di preparazione.
Ma che stai a dì?

Nella seconda metà degli anni ’80, l’Unione Europea pose l’accento sulla necessità di assicurare, in tutti i paesi membri, un certo standard qualitativo dell’istruzione universitaria.

La risposta spontanea di alcuni atenei alle direttive europee fu proprio l’introduzione di un test d’ingresso e, quindi, del numero chiuso, tramite decreti rettoriali. Infatti, troppi studenti iscritti alla stessa facoltà non garantivano che i laureati trovassero facilmente un posto di lavoro e ciò abbassava le statistiche riguardanti la qualità della formazione offerta dagli atenei italiani.

La prima decisione ufficiale si ebbe nel 1987, quando venne introdotto il decreto ministeriale elaborato dal ministro Ortensio Zecchino. Esso sanciva l’introduzione del numero chiuso per buona parte delle facoltà a carattere scientifico (ma anche per altre, ad esempio architettura), in relazione alla capacità delle strutture di ospitare gli studenti, alla disponibilità dei professori e alla possibilità di svolgere laboratori e lezioni didattiche a piccoli gruppi.

Il decreto divenne legge il 2 agosto del ’99, dopo gli iniziali dubbi sulla sua costituzionalità. Da allora il test ha subito una serie di cambiamenti, ma non è mai stato abolito.

L’introduzione del numero chiuso alle facoltà scientifiche, dunque, ha ormai una storia non più così recente, nonostante permangano dubbi e perplessità che, puntualmente, si ripresentano ogni anno.

Il test di ingresso serve ed è giusto che ci sia.

Dalla sua introduzione il livello dei medici è in continuo miglioramento, lo si vede sopratutto tra quelli di nuova generazione e non come voi boomer che molto spesso non valete nemmeno mezzo stipendio.
 
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