Il Sole 24 Ore
24 aprile 2024
Bruxelles invia il questionario su Netco
Andrea Biondi
Un questionario di oltre settanta domande. Articolato. È quello che, a quanto verificato dal Sole 24 Ore e come riportato ieri sul sito ilsole24ore.com, è arrivato nella serata di lunedì alle compagnie telefoniche concorrenti dell’ex monopolista.
Oggetto: l’operazione Netco che prevede la vendita della rete Tim a Kkr, notificata la scorsa settimana a Bruxelles da Optics BidCo: società controllata dal fondo Usa. Si tratta di un’operazione da 18,8 miliardi più eventuali riconoscimenti addizionali ad arrivare fino a 22 miliardi. In Netco è poi atteso l’ingresso del Mef (fino al 20%), di F2i (con una quota del 10%), di Adia (attorno al 20%) e di Cpp Investments (17,5%).
Agli operatori destinatari del questionario è stato dato tempo fino al 30 aprile per rispondere alle 50 pagine di domande in cui si spazia dall’impatto della transazione sulla concorrenza wholesale, all’impatto del Master service agreement (il contratto fra il futuro proprietario della rete e la società dei servizi di Tim che residuerà) sulla concorrenza nel mercato della connettività residenziale e business, fino al rischio di potenziale coordinamento tra Oper Fiber e Fibercop.
Insomma, sul tavolo ci sono tutte le potenziali criticità, frutto senz’altro dei timori sollevati dai vari operatori. I quali fra fine gennaio e inizio febbraio avevano scritto alla DgComp della Ue lanciando un allarme sul rischio che, così come congegnata, l’operazione Netco potrebbe presentare profili di anticoncorrenzialità a tutto svantaggio dei competitor dell’ex monopolista. All’epoca le telco, non a conoscenza degli accordi interni fra Kkr e Tim, hanno fatto riferimento alla presentazione dei conti del terzo trimestre dell’ex monopolista in cui si leggeva, a proposito del Master service agreement fra le due società, della considerazione di ServCo come di “Most favoured client”. Che sebbene si specificasse «senza discriminazioni» degli altri operatori, indicava che alla società saranno pur sempre fatte le migliori condizioni sul mercato. Questo punto ha fatto storcere il naso, unitamente alla durata dello stesso Msa (15+15 anni) e alla cessione di diritti d’uso (Iru) gratuiti per 600 milioni. Da allora sono passati due mesi e mezzo prima della conclusione della lunga fase di prenotifica chiusa, come detto, la scorsa settimana con la notifica da parte di Kkr. Se è vero che i timori degli operatori hanno portato la Ue a imbastire un questionario così corposo, dall’altra parte è altrettanto vero che è stato dato un tempo di analisi e di risposta che è risicato. Si tratta di una settimana in totale, ma inframezzata dal ponte del 25 aprile.
Ora, dopo l’invio delle risposte da parte degli operatori alternativi, seguiranno due mesi per la decisione dell’Unione europea. Che potrebbe dare luce verde entro fine maggio come da tempi della fase 1. O in alternativa potrebbe chiedere supplementi di indagine in una “fase 2” che però, in questo caso, aprirebbe scenari non del tutto prevedibili per l’operazione frutto di un accordo che ha validità fino al 15 ottobre. Deadline prorogabile. Ma nel caso sarebbe pur sempre un grattacapo con il quale fare i conti.
24 aprile 2024
Bruxelles invia il questionario su Netco
Andrea Biondi
Un questionario di oltre settanta domande. Articolato. È quello che, a quanto verificato dal Sole 24 Ore e come riportato ieri sul sito ilsole24ore.com, è arrivato nella serata di lunedì alle compagnie telefoniche concorrenti dell’ex monopolista.
Oggetto: l’operazione Netco che prevede la vendita della rete Tim a Kkr, notificata la scorsa settimana a Bruxelles da Optics BidCo: società controllata dal fondo Usa. Si tratta di un’operazione da 18,8 miliardi più eventuali riconoscimenti addizionali ad arrivare fino a 22 miliardi. In Netco è poi atteso l’ingresso del Mef (fino al 20%), di F2i (con una quota del 10%), di Adia (attorno al 20%) e di Cpp Investments (17,5%).
Agli operatori destinatari del questionario è stato dato tempo fino al 30 aprile per rispondere alle 50 pagine di domande in cui si spazia dall’impatto della transazione sulla concorrenza wholesale, all’impatto del Master service agreement (il contratto fra il futuro proprietario della rete e la società dei servizi di Tim che residuerà) sulla concorrenza nel mercato della connettività residenziale e business, fino al rischio di potenziale coordinamento tra Oper Fiber e Fibercop.
Insomma, sul tavolo ci sono tutte le potenziali criticità, frutto senz’altro dei timori sollevati dai vari operatori. I quali fra fine gennaio e inizio febbraio avevano scritto alla DgComp della Ue lanciando un allarme sul rischio che, così come congegnata, l’operazione Netco potrebbe presentare profili di anticoncorrenzialità a tutto svantaggio dei competitor dell’ex monopolista. All’epoca le telco, non a conoscenza degli accordi interni fra Kkr e Tim, hanno fatto riferimento alla presentazione dei conti del terzo trimestre dell’ex monopolista in cui si leggeva, a proposito del Master service agreement fra le due società, della considerazione di ServCo come di “Most favoured client”. Che sebbene si specificasse «senza discriminazioni» degli altri operatori, indicava che alla società saranno pur sempre fatte le migliori condizioni sul mercato. Questo punto ha fatto storcere il naso, unitamente alla durata dello stesso Msa (15+15 anni) e alla cessione di diritti d’uso (Iru) gratuiti per 600 milioni. Da allora sono passati due mesi e mezzo prima della conclusione della lunga fase di prenotifica chiusa, come detto, la scorsa settimana con la notifica da parte di Kkr. Se è vero che i timori degli operatori hanno portato la Ue a imbastire un questionario così corposo, dall’altra parte è altrettanto vero che è stato dato un tempo di analisi e di risposta che è risicato. Si tratta di una settimana in totale, ma inframezzata dal ponte del 25 aprile.
Ora, dopo l’invio delle risposte da parte degli operatori alternativi, seguiranno due mesi per la decisione dell’Unione europea. Che potrebbe dare luce verde entro fine maggio come da tempi della fase 1. O in alternativa potrebbe chiedere supplementi di indagine in una “fase 2” che però, in questo caso, aprirebbe scenari non del tutto prevedibili per l’operazione frutto di un accordo che ha validità fino al 15 ottobre. Deadline prorogabile. Ma nel caso sarebbe pur sempre un grattacapo con il quale fare i conti.