Alessandro Celli
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Ne avevo dato una anticipazione qui, nel dicembre scorso:
Ettore Sordini
Poi ci tornai ieri:
un risveglio culturale
A questo punto tanto vale aprire un theard dedicato.
Ugo La Pietra ha sviluppato dal 1962 un'attività tendente alla chiarificazione e definizione del rapporto "individuo-ambiente".
All'inizio di questo processo di lavoro ha realizzato strumenti di conoscenza (modelli di comprensione) tendenti a trasformare il tradizionale rapporto "opera-spettatore". Ha operato dentro e fuori le discipline dichiarandosi sempre "ricercatore nelle arti visive";
artista anomalo e scomodo e quindi difficilmente classificabile.
Per ciò mi piace
Ugo La Pietra | Artista, designer, architetto e ricercatore nella grande area dei sistemi di comunicazione
Lo inserisco con un ricordo accanto a Lucio Fontana e con un’opera a cui sono affezionato, visto che ho la fotografia del 1969, intitolata “boccata di ossigeno”
Spieghiamola, va
Così descrive l'ordigno Ugo La Pietra: "Struttura tubolare in lamiera saldata, bombola di ossigeno, valvola e pistola. A ogni colpo di pistola (azione verso) corrisponde un forte getto di vento (azione contro)" (Ugo La Pietra, «Abitare la città», (Torino), Allemandi, 2011; pag. 86).
L'immagine compare per la prima volta nel poster pubblicato in occasione della mostra di Ugo La Pietra a Roma, Galleria Mana, 31 maggio 1971.
"Modello di comprensione: «Immersione». Le «immersioni» si presentano quale semplificazione di un rapporto tra l'individuo e l'ambiente dove la possibilità di rottura di un equilibrio acquisito avviene attraverso una scelta del fruitore che, per disvelare una nuova situazione, deve agire spazialmente collocandosi all'interno di contenitori. L'isolamento in questi ambienti induce una serie di operazioni sensoriali e simboliche che esplicitano, da un lato la crisi di disadattamento ambientale e dall'altro il potenziale di intervento della forma nella rottura di equilibri precostituiti. Le «immersioni» sono così invito ad un comportamento di uscita dalla realtà per ritrovare il rifugio di una sorta di «privacy» che è separazione e strumento di verifica delle possibilità di intervento attraverso elementi di rottura che spostino i termini codificati della tradizione. Si innesta una dinamica di rapporto nella quale il comportamento libero dell'individuo rende significante la potenzialità contenuta nell'intervento spaziale. I contenitori, mentre spingono ad un certo comportamento, definiscono uno spazio in cui l'individuo crede di ritrovare un ambiente decisionale autonomo: in realtà, l'aver scelto di inserirsi nell'involucro lo separa dall'interazione con l'ambiente circostante e lo rende oggetto di un'intenzione formale sulla quale non può agire. Ne deriva una crisi tra il voluto isolamento del fruitore dal contesto e l'aspirazione ad un inserimento disequilibrante nel sistema.
Ma proprio questa ambiguità, che è scontro tra l'aspirazione alla libertà e la limitazione che ogni scelta produce sulla libertà stessa, si presenta come presa di coscienza che la liberazione dai condizionamenti sociali e psicologici del contesto passa attraverso l'immersione personale in uno spazio che si offre come punto di riflessione critica e fantastica sul contesto stesso. In questo senso il percorso personale nei contenitori è una esperienza quanto mai efficace e dalla quale è possibile far scaturire una serie di considerazioni metodologiche ed operative che superano l'oggetto nella sua particolare specificità.
I contenitori sono così rimando alle possibilità potenziali di immersioni urbane che divengono dinamici tentativi di rottura di equilibri indotti artificiosamente e possibilità di partecipazione alla creazione dell'ambiente urbano attraverso l'espressione conflittuale dei bisogni ed il recupero dei gradi di libertà ancora esistenti".
Ettore Sordini
Poi ci tornai ieri:
un risveglio culturale
A questo punto tanto vale aprire un theard dedicato.
Ugo La Pietra ha sviluppato dal 1962 un'attività tendente alla chiarificazione e definizione del rapporto "individuo-ambiente".
All'inizio di questo processo di lavoro ha realizzato strumenti di conoscenza (modelli di comprensione) tendenti a trasformare il tradizionale rapporto "opera-spettatore". Ha operato dentro e fuori le discipline dichiarandosi sempre "ricercatore nelle arti visive";
artista anomalo e scomodo e quindi difficilmente classificabile.
Per ciò mi piace
Ugo La Pietra | Artista, designer, architetto e ricercatore nella grande area dei sistemi di comunicazione
Lo inserisco con un ricordo accanto a Lucio Fontana e con un’opera a cui sono affezionato, visto che ho la fotografia del 1969, intitolata “boccata di ossigeno”
Spieghiamola, va
Così descrive l'ordigno Ugo La Pietra: "Struttura tubolare in lamiera saldata, bombola di ossigeno, valvola e pistola. A ogni colpo di pistola (azione verso) corrisponde un forte getto di vento (azione contro)" (Ugo La Pietra, «Abitare la città», (Torino), Allemandi, 2011; pag. 86).
L'immagine compare per la prima volta nel poster pubblicato in occasione della mostra di Ugo La Pietra a Roma, Galleria Mana, 31 maggio 1971.
"Modello di comprensione: «Immersione». Le «immersioni» si presentano quale semplificazione di un rapporto tra l'individuo e l'ambiente dove la possibilità di rottura di un equilibrio acquisito avviene attraverso una scelta del fruitore che, per disvelare una nuova situazione, deve agire spazialmente collocandosi all'interno di contenitori. L'isolamento in questi ambienti induce una serie di operazioni sensoriali e simboliche che esplicitano, da un lato la crisi di disadattamento ambientale e dall'altro il potenziale di intervento della forma nella rottura di equilibri precostituiti. Le «immersioni» sono così invito ad un comportamento di uscita dalla realtà per ritrovare il rifugio di una sorta di «privacy» che è separazione e strumento di verifica delle possibilità di intervento attraverso elementi di rottura che spostino i termini codificati della tradizione. Si innesta una dinamica di rapporto nella quale il comportamento libero dell'individuo rende significante la potenzialità contenuta nell'intervento spaziale. I contenitori, mentre spingono ad un certo comportamento, definiscono uno spazio in cui l'individuo crede di ritrovare un ambiente decisionale autonomo: in realtà, l'aver scelto di inserirsi nell'involucro lo separa dall'interazione con l'ambiente circostante e lo rende oggetto di un'intenzione formale sulla quale non può agire. Ne deriva una crisi tra il voluto isolamento del fruitore dal contesto e l'aspirazione ad un inserimento disequilibrante nel sistema.
Ma proprio questa ambiguità, che è scontro tra l'aspirazione alla libertà e la limitazione che ogni scelta produce sulla libertà stessa, si presenta come presa di coscienza che la liberazione dai condizionamenti sociali e psicologici del contesto passa attraverso l'immersione personale in uno spazio che si offre come punto di riflessione critica e fantastica sul contesto stesso. In questo senso il percorso personale nei contenitori è una esperienza quanto mai efficace e dalla quale è possibile far scaturire una serie di considerazioni metodologiche ed operative che superano l'oggetto nella sua particolare specificità.
I contenitori sono così rimando alle possibilità potenziali di immersioni urbane che divengono dinamici tentativi di rottura di equilibri indotti artificiosamente e possibilità di partecipazione alla creazione dell'ambiente urbano attraverso l'espressione conflittuale dei bisogni ed il recupero dei gradi di libertà ancora esistenti".