"Un folle parla da folle"

Dulcinea

Inoublieusement...
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Gli idio.ti mostrano in volto e manifestano con le parole ciò che hanno in cuore, mentre i saggi hanno due lingue, come avverte ancora Euripide, l'una usata per dire il vero, l'altra ciò che giudica oppurtuno secondo le circostanze. Appartiene al saggio "mutare il nero in bianco" e far uscire dalla stessa bocca indifferentemente il caldo e il freddo, avere in fondo al cuore una cosa e un'altra fingere con le parole. Per cui mi pare che nella loro gran fortuna i principi siano sfortunatissimi sotto questo rispetto, di mancare d'una persona da cui udire la verità e di essere ridotti ad avere per amici degli adulatori.
Ma le orecchie dei principi, dirà qualcuno, rifuggono dalla verità: e appunto per questo evitano i saggi, temendo che ne spunti per avventura uno così franco da osar dire il vero piuttosto che il gradevole. Questa è la verità: i monarchi detestano la verità. Tuttavia, stranamente, per i miei idio.ti avviene di solito che da loro si goda ascoltare non solo la verità ma persino aperti rimproveri; la stessa parola partita da un saggio gli procurerà la morte, mentre partita da un matto produce un godimento incredibile.
La verità possiede infatti una sua capacità nativa di rallegrare, se non vi si aggiunge niente di offensivo; ma è un dono riservato dagli dei agli idio.ti.
 
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oh, ma checazz di fin hai fatto, eh?!! Erano giorni che non ti vedevo...ennò, non si può fà così, eh!! KO!KO!bannato
 
Certo è che a giudizio di Follia tanto maggiore è la felicità quanto più varia la demenza, purchè rientri nel mio genere di pazzia, comunque assai ampio; non so infatti se nella massa dell'umanità intera si riuscirebbe a trovarte chi sia saggio costantemente nè posseduto da qualche forma di pazzia. La differenza è una sola: chi vedendo una zucca la crede una donna, eccolo definito demente, poichè è un caso raro; se però uno condivide sua moglie con molti altri e giura e spergiura ch'è meglio di Penelope, sommamente beandosi di quel felice errore, nessuno lo chiama demente, poichè si vede che è un incidente diffuso fra i mariti. (ehehehe)
 
I folli, insieme ai sognatori, i bambini piccoli, i giullari, i gaffeur (quelli soggetti a frequenti gaffe) sono gli unici a dire la verità, per questo sono considerati pericolosi... :o
 
Sono talmente idi.ota che, ad un occhio distratto, appaio saggio.
 
Ho fretta, però non posso passare sotto silenzio coloro che, pun non differendo in nulla dall'ultimo manovale, si lusingano con vuoti titoli nobiliari e fanno risalire la loro schiatta chi a Enea, chi a Bruto, chi ad Arturo; ostentando in ogni dove ritratti di antenati scolpiti o dipinti, elencano bisavoli e trisavoli, ne rievocano gli antichi nomi, mentre essi stessi non sono molto diversi da una statua muta, anzi peggio delle immagini che ostentano. Eppure grazie a questa beata Filautia trascorrono una vera vita felice, nè mancano altri folli loro pari, i quali ammirano questa specie di bruti come fossero divinità.
Ma perchè indicare solo una specie o due, come se la Filautia non rendesse straordinariamente felice un po' dappertutto la maggior parte dell'umanità? Un tale più deforme di una scimmia si reputa un vero Nireo; un altro se appena traccia tre linee col compasso si ritiene Euclide. Ecco un vero "asino davanti alla lira", "stonato più del gallo quando morde la gallina", e pur si crede un secondo Ermogene. Ma la specie di pazzia di gran liunga più soave è quella di certuni i quali si gloriano delle qualità dei loro soggetti come proprie: quale il riccone due volte felice di cui parla Seneca, il quale, accingendosi a raccontare qualche storiella, teneva sottomano alcuni servi pronti a suggerigli le parole; non avrebbe esitato nemmeno ad affrontare uno scontro di pugilato, pur essendo così debole da tirare la vita con i denti, fidando sul fatto di avere in casa una moltitudine di servi robustissimi.
 
Quanti praticano le arti, a che serve citarli? L'amor di se stessi è una caratteristica specifica di tutti, e faresti prima a trovarne uno disposto a cedere il campetto paterno ma non il proprio genio. Eccellono però gli attori, i cantanti, gli oratori, e i poeti, quanto più ignoranti tanto più compiaciuti di sè fino all'insolenza, tanto più vanitosi e tronfi. E "le labbra trovano la loro lattuga", come dice il proverbio, anzi, più sono stupidi più ammiratori trovano: il peggio sorride sempre ai più, poichè la maggior parte degli uomini, come dissi, è in preda alla Follia.
Perciò, essendo tanto più soddisfatti di se stessi e tanto più ammirati quanto più si è ignoranti, perchè si dovrebbe preferire il vero sapere? Anzitutto costerebbe molto, poi renderebbe più fastidiosi e timorosi, infine piacerebbe a molta meno gente.
 
non ti leggo più, sappilo!!

berlosconiana :rolleyes:
 
Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell’uomo più passione che ragione, perché fosse tutto meno triste. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure esisterebbe. La vita umana non è altro che un gioco della follia. Il cuore ha sempre ragione.

Insomma l’elogio alla follia è evidente. ;)
Un modo di vedere le vicende umane in maniera diversa, da un angolatura che permette di ampliare la vista e cogliere tutti i paradossi, ma non solo, della vita quotidiana in maniera interessante e pungente. :)
 
Di che scritto si tratta? Dell' "Elogio alla Follia", appunto?

Mi scuso per la sfacciata e abissale ignoranza, e ringrazio chi vorrà rispondere.
 
Di che scritto si tratta? Dell' "Elogio alla Follia", appunto?

Mi scuso per la sfacciata e abissale ignoranza, e ringrazio chi vorrà rispondere.

Sì, anche se quella frase postata da FR, non sono sicura sia letteralmente tratta dal libro. Io non la ricordavo*, ed è stata la ragione per cui ho cominciato a rileggerlo.

Non si tratta di ignoranza, semplicemente non lo hai letto, come io ignoro kilometri e kilometri di libri che non ho ancora letto.

Ciao :)


* l'hanno usata per una pubblcità e poi l'ho letta l'altro giorno in Amaca
 
... Non si tratta di ignoranza, semplicemente non lo hai letto ...


Ringrazio per la comprensione e per il tatto. OK!


... merce sempre più rara di questi tempi (perlomeno nel mio "ambiente"). ;)
 
Ringrazio per la comprensione e per il tatto. OK!


... merce sempre più rara di questi tempi (perlomeno nel mio "ambiente"). ;)

E' davvero quello che penso, non c'entra il tatto, ma ti comprendo: io non ho mai sopportato chi parla per frasi fatte o condisce ogni discorso con citazioni tratte da libri più o meno famosi. Questo non significa che ha letto più di me, di te o di tutti, e sicuramente più dell'interlocutore verso cui fa sfoggio di tutta 'sta cultura, è solo che ha buona memoria oppure non ha niente di suo da dire :o

Per cui benvenuto fra 'gli ignoranti' come me ;)
 
Sì, anche se quella frase postata da FR, non sono sicura sia letteralmente tratta dal libro. Io non la ricordavo*, ed è stata la ragione per cui ho cominciato a rileggerlo.

Non si tratta di ignoranza, semplicemente non lo hai letto, come io ignoro kilometri e kilometri di libri che non ho ancora letto.

Ciao :)


* l'hanno usata per una pubblcità e poi l'ho letta l'altro giorno in Amaca

Ha ragione, non sono sicuro che quella frase fosse di Erasmo, l'ho messa in corsivo perché non l'ho scritta io, anche se, più o meno, o espresso spesso quel concetto. :o Però mi sembra rappresentativa dello spirito del thread, molto bello: comunque se la trovi nel libro che stai leggendo dimmelo.:)
 
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