Un’Arte Concettuale con colore ed estetica

Ps. Tu hai scritto che in Kosuth “l’ESTETICA è completamente assente”, quindi di cosa parlavi, di assenza di sensibilità? Tipo anestetico o anti-infiammatorio? :)


armati di pazienza, tanto l'estate è vicina e ci sarà il tempo.
leggi con calma Paolo D’Angelo, Elementi di estetica analitica ed anche Beardsley, Aesthetics: Problems in the Philosophy of Criticism

poi avrai una visione differenteOK!

La filosofia c'entra eccome nell'arte concettuale.

Leggi questo stralcio di intervista a Kosuth:

D. Nello stesso periodo in cui lei dava origine all’esperienza della Conceptual Art (in particolare mi riferisco a quella che lei nei suoi scritti tradotti in italiano chiama “Arte Concettuale Teorica”), Arthur C. Danto e poi George Dickie davano inizio alla cosiddetta “Teoria istituzionale dell’arte”. C’era una connessione tra la teoria istituzionale dell’arte e le considerazioni analitiche sulla natura dell’arte proposte da lei, oppure sono da considerarsi due punti di vista semplicemente diversi se non addirittura opposti?

R. La categoria di “arte concettuale teorica” era semplicemente una distinzione finalizzata ad articolare un’importante differenza tra opere che si stavano ponendo la questione giusta, o semplicemente che si ponevano questioni (!) e opere come quelle del problema della “scatola” di Judd che fondamentalmente sono semplicemente di stile avanguardista. Ma tutto ciò accadeva trentacinque anni fa ed è relativo a quel momento. D’altra parte non credo che le divisioni contenute nella sua domanda rivelino un’accurata riflessione sulla storia come io la conosco. Conosco un testo di Dickie che era interessante che veniva da quel contesto e di cui sono abbastanza sicuro che sia indipendente dai miei scritti. Per quanto mi riguarda avrei più da ridire su Danto. Essenzialmente egli ha ripreso lo “scheletro” delle argomentazioni che ho esposto in L’arte dopo la filosofia e vi ha aggiunto la “carne” disponibile a un filosofo accademico. Molti hanno trovato curioso che egli non abbia mai menzionato L’arte dopo la filosofia in nessuno dei suoi scritti, anche se quasi ogni altro ha sentito la necessità di farne cenno scrivendo su questi argomenti, e anche se le sue tesi condividono così evidenti somiglianze con le mie. Perché il peccato è che, invece di riconoscere il suo debito verso il mio testo, e di acconsentire ad esso, egli si è piuttosto nascosto da esso.

Venni presentato a Danto una volta a un vernissage del Guggenheim Museum di New York e lui sbiancò in volto, balbettò qualcosa e scappò via. Non so se fu la falsa coscienza o una semplice coincidenza, ma Danto passò i successivi trent’anni evitando ogni relazione con i miei scritti o le mie opere, e perciò indirizzandosi verso sentieri meno fruttuosi, invece che in quelle direzioni che avrebbero reso le sue teorizzazioni più feconde.
 
... e non a caso il massimo conoscitore di arte concettuale è il filosofo britannico Peter OsborneOK!

Aggiungo che lo stesso
Kosuth curò The Play of the Unsayable: Ludwig Wittgenstein and the Art of the 20th Century, un’intera mostra
dedicata al filosofo Ludwig Wittgenstein (tra i più grandi filosofi del novecento, impegnato in diversi campi della logica).OK!

“L’arte concettuale - scrisse Kosuth - ha alla sua base l’idea che gli artisti lavorano con il significato, e non con forme, colori, o materiali. Qualsiasi cosa può essere impiegata dall’artista per realizzare l’opera, incluse forme colori o materiali, ma la presentazione finale dell'opera, dipende essenzialmente dalla sua funzione di veicolo per l’idea, che ne sta alla base".

Cosa vuol dire che l’artista lavora con il significato? Kosuth cita la celebre formula di Wittgenstein dove parla di linguaggio: il significato del linguaggio è nell'uso.:o
 

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quindi per comprendere l'arte concettuale

una minima conoscenza della filosofia è necessaria, diversamente si vanno ad apprezzare solo le tecniche - l'armonia - i colori:boh::boh:
 

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e concludo facendo un passo indietro nella storia del concettuale
(partì da lì? e chi lo sa?)

Marcel Duchamp due anni prima di morire, dichiarò:


"Mi sono servito, dell’arte, per stabilire un modus vivendi, una specie di metodo per capire la vita. Cercare cioè di fare della mia vita un’opera d’arte, invece di passarla a creare quadri o sculture. Ora, penso che si possa usare il proprio modo di respirare, di agire e di reagire agli altri. Si può trattarli come un quadro, un tableau vivant, o un’immagine cinematografica, se volete. Sono le mie conclusioni di adesso, che non ho né voluto né organizzato quando avevo 15 o 20 anni, ma mi rendo conto ora, dopo molto tempo, che in fondo è a questo che ho mirato"
 

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Ein moment bitte @Ale, non ho mai detto che l’arte concettuale non abbia a che fare con la filosofia... non farmi passare per uno sprovveduto fino a questo punto attribuendomi cos’è mai dette dai... così andiamo davvero sul ridicolo.

Il fatto è che fino a un giorno prima tu stesso utilizzavi dei termini e poi oggi con un colpo di filosofia cambi i termini in corsa... questo intendevo !
Per il resto, per me basta che tu mi dica esattamente quali termini più ti aggradano o meno ti aggradano, basta che poi con un colpo filosofico non li cambi di nuovo... ;)

La mia visione è piuttosto chiara, e la esprimo molto chiaramente, visto che l’estate è lunga, senza necessità di letture, hai tutto il tempo di chiarire direttamente tu le tue argomentazioni, che io francamente faccio difficoltà a seguire ultimamente.

Suggerirei che tu iniziassi dalla scelta dei termini...possibilmente definitivi ;)

Ps. Anche questa riduzione degli altri a gente che non ha idea del concettuale ma apprezza solo “l’armonia dei colorini” mi pare un po’ che abbia fatto il suo tempo ... o no?

Pps. Guarda un po’ la tua citazione da Kosuth come calza a pennello con gli arazzini :)

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provo a semplificare senza entrare in filosofiaOK!

estetica - bellezza - forma - tecnica - colori
sono sensazioni che "possono" scaturire negli occhi di un fruitore davanti ad un'opera concettuale

ma NON non sono le prerogative degli artisti concettuali.

Le sensazioni (per chi apprezza il concettuale) sono ben altre.

Un esempio lampante?:mmmm:
Eccolo:

questa performance si svolse nella galleria Schmela di Düsseldorf nel 1965. Perché Beuys sceglie la lepre come animale a cui spiegare l’arte e oltretutto morta? La lepre per Beuys è quell’animale simbolo di nascita, moltiplicazione della specie e attraverso questa performance Beuys invita l’uomo a ritrovare un’unione spirituale con la natura perché anche noi apparteniamo ad essa e dobbiamo ritornarci mentre oggi viviamo in una condizione di continua sottomissione alla civiltà industriale moderna, una condizione che imprigiona la nostra creatività e ci priva della nostra libertà di esprimerci.
La figura di Beuys con la lepre esanime tra le braccia potrebbe essere paragonata alla Pietà michelangiolesca, una moderna pietà anche se la performance di Beuys non vuole riferirsi alla cultura cristiana occidentale, ma l’artista sembra suggerirci come noi uomini dovremmo immedesimarci in questo animale e in tal modo potremmo percorrere il sentiero giusto per approcciarci all’arte, per comprenderla meglio.

Noi uomini siamo ingabbiati nella nostra razionalità, cerchiamo un filo logico in ogni cosa che osserviamo e questo modo di guardare il mondo e anche le opere d’arte è spesso fuorviante, crea in noi dei pregiudizi e ci rende delle persone poco sensibili e chiusi nelle nostre abitudini di pensiero.

La lepre è il simbolo di quell’irrazionalità e vicinanza alla natura di cui l’uomo avrebbe bisogno per capire meglio la pittura. Beuys ha il volto ricoperto di miele e foglie d’oro, elementi simbolici in cui l’uomo è paragonato a un’ape.
Come l’ape produce il miele, l’uomo è in grado di produrre idee e queste sue idee sono preziose proprio come delle foglie d’oro.


Ripeto :
l’uomo è in grado di produrre idee e queste sue idee sono preziose proprio come delle foglie d’oro:clap::clap::clap:
 

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non è poi invece vero che gli artisti concettuali non abbiano usato il colore o che le loro opere siano tutte per forza prive di una loro estetica


spero di aver chiarito che "estetica" è altra cosa.:boh::boh:

Seppoi in questa opera qualcuno contempla bellezza, purezza e godibilità visiva può essere libero di farlo.

Ma rimane questo nelle intenzioni :
art as idea as idea
 

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provo a semplificare senza entrare in filosofiaOK!

estetica - bellezza - forma - tecnica - colori
sono sensazioni che "possono" scaturire negli occhi di un fruitore davanti ad un'opera concettuale

ma NON non sono le prerogative degli artisti concettuali.

Le sensazioni (per chi apprezza il concettuale) sono ben altre.

Ripeto :
l’uomo è in grado di produrre idee e queste sue idee sono preziose proprio come delle foglie d’oro:clap::clap::clap:

Si @Ale, ma forse non ci intendiamo... l’apertura di questo 3d mi è stata suggerita dal dibattito di questo periodo in relazione ad una sorta di negazione/rigetto da parte di qualcuno della possibilità che esistesse un’arte concettuale che potesse avere dei colori ed un’estetica ossia una soggettiva godibilità per chi la osserva.

Ora tu mi citi Beuys e la lepre. Ma scusa cosa c’entra con questo argomento?

Forse mi devo spiegare meglio: non sto questionando minimamente l’arte concettuale “francescana”.
Non è un tipo di arte con cui io faccia fatica a confrontarmi. Mi piace Beuys, mi piace Acconci, mi piace Agnetti, mi piace Kosuth. Etc. È chiaro?
Sono artisti ASSOLUTAMENTE nelle mie corde.

Non condivido la tua frase sulle supposte “ben altre sensazioni” di chi apprezza il concettuale, per due motivi: 1) apprezzo anche io il concettuale 2) se permetti le sensazioni sono sempre materia soggettiva.

Concluderei col dire che non ho MAI scritto che ” estetica - bellezza - forma - tecnica - colori ” siano “prerogative” degli artisti concettuali...

Ma che tali “qualità” siano presenti in moltissime opere concettuali, fermo restando che il fulcro sia il concetto e l’idea.

In ogni caso, l’etichetta di “arte concettuale”, non è una definizione cristallina e circoscritta come “arte cubista”: le modalità di ricerca sono estremamente variabili da artista ad artista.
Le stesse parole di Kosuth, che in generale si possono prendere bene a concetto indicativo, sono dell’artista Kosuth e l’ipotetico artista Pallinus (Agnetti, Acconci, Paolini, Nauman ecc) potrebbe tranquillamente interpretare l’arte concettuale in modo anche un po’ più a misura sua pur tenendo il concetto di centralità del pensiero.
 
spero di aver chiarito che "estetica" è altra cosa.:boh::boh:

Seppoi in questa opera qualcuno contempla bellezza, purezza e godibilità visiva può essere libero di farlo.

Ma rimane questo nelle intenzioni :
art as idea as idea

Io un’estetica ce la vedo, eccome.

E qui, su Kosuth cosa dici?
Non ci può essere ANCHE godibilità visiva, non ha forse una sua estetica?

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Io un’estetica ce la vedo, eccome.

E qui, su Kosuth cosa dici?
Non ci può essere ANCHE godibilità visiva, non ha forse una sua estetica?


continui ad utilizzare il termine estetica come fosse bellezza o piacevolezza, se non leggo male,
mentre ho scritto prima che "aesthetica" significa "sensazione", e da un verbo greco che significa "percepire attraverso la mediazione del senso".

Quindi tu percepisci la tua sensazione di appagamento visivo piacevole ma non è quello il "godimento" nel concettuale, semmai è l'idea.

Ti sei mai chiesto perché i tagli verdi di lucio sono meno apprezzati dal mercato rispetto ai bianchi, ai rossi ed addirittura ai blu?
Sono percezioni e distorsioni del mercato (leggo le parole di beuys - pagina prima - in cui spiega molto bene la questione:yes::yes:).

Ma ormai stiamo sfociando in un cul de sac quindi facciamo che ognuno contempli i contenuti di un'opera come meglio lo appaghi.:mano::mano::mano:
 
Fino a poco fa, credevo che l'arte concettuale si riferisse a un metodo di approccio, di lettura. Ora leggendovi (in vari interventi) non ne sono più così convinta.
Scusate per l'ennesima volta.

scusaci tu se ti abbiamo confuso le idee.:vicini::vicini:

Ti lascio con un'opera di Paolini, così da confonderti del tutto, quale delle due immagini è la più bella? scherzo, eh

ah ah ah :D:D:D
 

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Credo che la discussione sia filosoficamente interessante.
Quanto un'artista ha un'idea, quell'idea alberga nella sua mente e non ha bisogno di essere 'rappresentata'.
Quando l'artista vuole comunicare e condividere quell'idea necessariamente ha bisogno di un mezzo (di qualunque natura) per fare ciò.
Ne consegue che l'idea nel momento in cui è espressa viene mediata da quel mezzo e perde la sua dimensione primordiale e 'pura' che possedeva fintantoché rimaneva nella mente dell'artista. In altre parole, ha bisogno di un altro da se per poter circolare.
Tanto o poco che sia il mezzo che ne permette l'espressione 'influenza' l'idea e la declina in un determinato modo.
La bontà e l'efficacia di questo mezzo influenzano la forza dell'idea una volta espressa.
Banalmente, una medesima idea può avere maggiore o minore forza a seconda della 'bravura e sensibilità' di chi la esprime, come a scuola c'erano insegnanti capaci di far amare una materia ed altri capaci di farla odiare, eppure la materia era la medesima, ma non il medesimo il modo di raccontarla.
 
continui ad utilizzare il termine estetica come fosse bellezza o piacevolezza, se non leggo male,
mentre ho scritto prima che "aesthetica" significa "sensazione", e da un verbo greco che significa "percepire attraverso la mediazione del senso".

Quindi tu percepisci la tua sensazione di appagamento visivo piacevole ma non è quello il "godimento" nel concettuale, semmai è l'idea.

Ti sei mai chiesto perché i tagli verdi di lucio sono meno apprezzati dal mercato rispetto ai bianchi, ai rossi ed addirittura ai blu?
Sono percezioni e distorsioni del mercato (leggo le parole di beuys - pagina prima - in cui spiega molto bene la questione:yes::yes:).

Ma ormai stiamo sfociando in un cul de sac quindi facciamo che ognuno contempli i contenuti di un'opera come meglio lo appaghi.:mano::mano::mano:



Ti sei mai chiesto perché i tagli verdi di lucio sono meno apprezzati dal mercato rispetto ai bianchi, ai rossi ed addirittura ai blu?
Sono percezioni e distorsioni del mercato


È domenica mattina col sole che non vuole “stabilizzarsi” per poter andare al mare a fare un bel bagno, e, nell’attesa che ciò avvenga, ho fatto l’azzardo di sbirciare questo 3d essendo un terreno assolutamente impervio per mie conoscenze e preferenze.
Mi ha però incuriosito la domanda ( e , credo, immediata risposta mediante citazione) che riporto sopra in corsivo.
È una domanda che non solo è lecito porsi , (e cioè come mai i tagli di Fontana rossi siano più richiesti di quelli verdi), ma,AMMESSO che sia una percezione e distorsione del mercato, un’altra domanda sorge spontanea: che concetto differente voleva esplicare il buon Lucio cambiando i colori?:confused:
D’acchito mi verrebbe spontaneo allinearmi con quanto ( mi pare...) sostiene Biagio:mmmm::mmmm::mmmm:
 
che concetto differente voleva esplicare il buon Lucio cambiando i colori?:confused:

nessuno:no:
si intitolano semplicemente "Concetto spaziale"
e
"Attesa" che può variare al singolare o al plurale in base alla quantità di tagli realizzati .

Comunque Fontana non va considerato un artista concettuale in senso stretto, del resto l’espressione fu usata per la prima volta da S. LeWitt (Paragraphs on conceptual art, 1967).
Insomma arte concettuale è altra cosa:no:
 
spero di aver chiarito che "estetica" è altra cosa.:boh::boh:

Seppoi in questa opera qualcuno contempla bellezza, purezza e godibilità visiva può essere libero di farlo.

Ma rimane questo nelle intenzioni :
art as idea as idea


Questa però non è l’ipera ma la sua rappresentazione, se non posti anche il certificato appunto l’opera è incompleta...
 
In precedenza (forse nell'atto 3D relativo alla stessa discussione) si citava Sibilla Aleramo...

Poi si discuteva di filosofia e poesia Ermetica...

Colgo l'occasione per un omaggio...
:) Ciao!! a tutti.

Esistono autori – come ci ha insegnato il filosofo Karl Jaspers in Genio e follia – nei quali mente e opera si saldano in uno stretto rapporto di circolarità.

L’opera è innanzitutto una descrizione dei processi mentali dell’autore: una fotografia, un frammento di modalità di rappresentazione inafferrabili e del tutto singolari.

E l’opera di Dino Campana, in questo senso, non delude...
 
Leggere prima il messaggio precedente...


In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose, erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose

P:S: E così dimenticammo le rose
(per Sibilla Aleramo)

Dino Campana
 
Quindi dovendola scindere dall'impatto visivo (può andar bene al posto di "estetica"? Chiedo :) ) che è solo strumentale, si può dire che è una sorta di percorso mentale guidato?

percorso mentale guidato?
provo a spiegartela in sintesi;)

E’ vero che fra i precursori ci stanno i vari Lucio Fontana Yves Klein Piero Manzoni che riconobbero il ruolo chiave dell’idea nella realizzazione di un’opera superando per importanza il risultato, ma l’arte concettuale nasce con Kosuth e il termine fu usato nel 1967 da Sol LeWitt, quindi deriva dal Minimalismo.
Inevitabile aggiungere che all’origine vi è sempre Duchamp che sceglie un oggetto anonimo per trasformarlo in ready-made artistico.
L’opera d’arte poteva essere qualsiasi cosa generata dal pensiero (il parlare di arte, il comportamento, la riflessione, il calcolo): l’arte divenne una sorta di filosofia
Questi artisti giungono ad eliminare l’oggetto facendo coincidere l’arte con l’idea dell’arte. Il valore non risiede nelle qualità specifiche dell’oggetto, ma nel discorso intorno ad esso. Lo scopo è una definizione del concetto di arte per mettere a nudo sia la convenzione che le contraddizioni che sottendono il sistema artistico.

L’arte Concettuale rifiuta l’oggetto sia perché non ha più valore di modello, in quanto si sono sempre evidenziati solo alcuni degli aspetti che lo caratterizzavano, sia perché in una società di mercato quale quella attuale viene immediatamente coinvolto nella logica di consumo, usato e mercificato. Una nuova situazione: arte senza opera d’arte, e uno degli aspetti fondamentali dell’Arte Concettuale è che può realizzarsi in qualsiasi forma decida di adottare, ma l’oggetto viene sostituito da un concetto.
Se hai voglia e tempo di approfondire ecco qui:
http://www.ecoledumagasin.com/session17/IMG/pdf/abstract_tesi.pdf

Osserva questa opera in foto:yes:
Composta da una sequenza di orologi a parete e da una serie di testi disposti in raccoglitori, sui tre lati di un tavolo, l’installazione interpreta un tema fondante della ricerca di Kosuth: il ripensamento dello statuto dell'opera d'arte, che da oggetto di contemplazione diventa un processo al quale lo spettatore prende parte attivamente.
 

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Segue dalla poesia poco sopra.

Per restare nel tema del colore...
Vincent Van Gogh, Natura morta: Rose rosa (o bianche, N.d.A.) in un vaso...
:):p Ciao

A differenza dei pigmenti, le lacche sono sostanze debolmente coprenti e che producono colorazioni e tonalità variabili a seconda del medium (olio, tempera a uovo, acqua, ecc.) in cui vengono disperse.
Per di più, la loro natura organica le rende estremamente fotosensibili.

È ormai accertato, infatti, che l’esposizione alla luce di lacche e coloranti organici, in condizioni di conservazione non favorevoli, conduca ad alterazioni cromatiche, se non addirittura allo sbiadimento come in questo caso facendoci percepire il bianco.

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continui ad utilizzare il termine estetica come fosse bellezza o piacevolezza, se non leggo male,
mentre ho scritto prima che "aesthetica" significa "sensazione", e da un verbo greco che significa "percepire attraverso la mediazione del senso".

Quindi tu percepisci la tua sensazione di appagamento visivo piacevole ma non è quello il "godimento" nel concettuale, semmai è l'idea.

Ti sei mai chiesto perché i tagli verdi di lucio sono meno apprezzati dal mercato rispetto ai bianchi, ai rossi ed addirittura ai blu?
Sono percezioni e distorsioni del mercato (leggo le parole di beuys - pagina prima - in cui spiega molto bene la questione:yes::yes:).

Ma ormai stiamo sfociando in un cul de sac quindi facciamo che ognuno contempli i contenuti di un'opera come meglio lo appaghi.:mano::mano::mano:

Buongiorno!
Quello che sto dicendo è: togliamo all’arte concettuale per un momento il contenuto, che è la cosa su cui tutti siamo d’accordo, ed è quello che innesca il “godimento di tipo mentale”. Questo è il punto fermo, quindi non serve ribadire questa cosa che è condivisa e tra l’altro si poteva già dare per implicita.

Detto questo, quello su cui mi vorrei concentrare su questo 3d non è l’arte concettuale, ma le sue possibili forme ed aspetti, ossia la sua superficie.
Non so se “concettualmente” riesco a farmi capire ;)

Nell’apertura del 3d ho usato i termini “colore e estetica” che fino al giorno prima andavano bene, ora non più.
Giustamente come dice @techne bisogna prima di tutto capirsi sui termini.
Io la parola “estetica” la identificavo con “l’aspetto visivo dell’opera” anche in termini di eventuale godibilità - variabile ovviamente a seconda del mondo di ogni artista - ecco, questo “aspetto visivo” non è qualcosa su cui non ci si possa confrontare fermo restando il pensiero il fulcro di tutto.
Ma qualsiasi opera ha un suo aspetto visivo, anche il Cubo Invisibile di De Dominicis.

È dunque evidente che lo stesso Kosuth - ma tutti gli altri artisti anche concettuali, ognuno in modo differente - si confrontino ANCHE per forza con l’aspetto visivo delle loro opere.
E che questo risultato possa essere più o meno godibile da chi lo guarda.
L’aspetto dell’opera e la sua eventuale “godibilità” o “bellezza” sono uno strato ULTERIORE, che non toglie nulla all’efficacia concettuale dell’opera. Nè all'IDEA.

Ad esempio, visto che è citato Fontana, per come la vedo io, l’aspetto concettuale di una tela con dei tagli è lo stesso identico se la tela è bianca o nera o gialla o rossa.
Non è che il colore tolga alcunché all'idea.
Conseguentemente non c’è alcuna “distorsione di mercato”, molto semplicemente ogni opera d’arte ha anche un aspetto e i collezionisti scelgono quello che è più in linea con il loro gusto “estetico” (si può dire gusti estetico, senza risalire all’antica Grecia? ;))

Ecco, io trovo che la distorsione sia invece paradossalmente che l’aspetto visivo più o meno godibile possa essere un limite per gli appassionati del “concettuale francescano”, come se un risultato più o meno colorato, più o meno bilanciato, più o meno “godibile” togliesse qualcosa al “godimento mentale” dell’opera, quando in realtà semplicemente è un qualcosa di ulteriore - che può essere più o meno ricercato dall’artista, o può o meno intenzionale - e con cui l’osservatore può confrontarsi.

Per esempio, un altro discorso che io non condivido è proprio quello tra i Tagli Rossi di Fontana rispetto ai Buchi su tela grezza.
Per qualche motivo alcuni fan del “concettuale essenziale” immaginano che chi possa amare un Taglio Rosso o Giallo, per qualche infondato preconcetto possa essere una sorta di cavernicolo che non conosce la ricerca di Fontana, non conosce il Manifesto Blanco, non conosce i Buchi ma anzi preferisce la tela colorata per chissà che bisogno di ostentazione o altro.
Ebbene, mi spiace dare questa “delusione”, ma non è così...
Fontana ha fatto tante opere, e non è un segreto che le ricerche spazialiste inizino intorno al 1948-49, che i “Buchi” (ne esistono anche di colorati tra l’altro ... ) vengano prima dei Tagli, che fanno la loro comparsa a fine anni ‘50 e sono perloppiù opere anni ‘60.
Non è che chi conosce anche minimamente Fontana non sia in grado di capire che per un Concetto Spaziale sia sufficiente un singolo buco su una tela grezza o bianca ... e che successivamente volga la stessa cosa per un taglio.
Ma semplicemente il collezionismo (che poi corrisponderebbe a quel famigerato “mercato” e alle sue “distorsioni”), è fatto da persone che di ogni artista acquistano ciò con cui maggiormente sono in empatia.
Io, come evidentemente molti altri, potendo scegliere prenderei una Tela Rossa.
Il fatto che abbia un colore (un monocromo rosso eh... mica un mazzolin di fiori che vien dalla montagna ... ) non toglie niente di niente al significato concettuale e al godimento mentale rispetto ad un’opera bianca essenziale; aggiunge solo del colore... non “sottrae” nulla.
Se poi uno preferisce il Taglio Bianco o il Buco su tela grezza, va benissimo, ma non si capisce che problema ci sia se altri preferiscono il Rosso, il Giallo o il Blu, o magari una Fine di Dio tutta Rosa.
Un “Concetto Spaziale” con del colore o con una composizione di più elementi (Tagli o Buchi, o Pietre, o Vetri...) non è nè meno “concetto” nè meno “spaziale”. Ha solo una diversa superficie, ma è evidente che rimangano opere mentali.
Non a caso ancora oggi il 98% delle persone non le capisce e pensa che il Taglio sia una provocazione se non una truffa... evidentemente per capire quelle opere bisogna entrare in un’ottica mentale e filosofica, e questo anche se c’è tutta quell’abbondanza di “coloritura” ;)

Capisco che “il colore” possa in certi casi anche non essere strettamente necessario o anche un dippiù, ma il colore esiste in arte e in natura, e gli artisti lo usano... anche quelli concettuali. Con buona pace per gli appassionati del “concettuale francescano” che pensano che il mondo delle idee possa essere solo in bianco e nero.

PS. qui sotto un po' di immagini di opere (pre)concettuali colorate, o viceversa delle "distorsioni" artistiche e di mercato :D

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