Universita': provvedimenti contro la disaffezione verso le facolta' scientifiche

P.A.T.

Nuovo Utente
Registrato
8/5/01
Messaggi
31.035
Punti reazioni
1.407
Arriva settembre ed e' tempo di decidere l'iscrizione all'Universita'.

Ritenendo di fare cosa utile per gli indecisi, alla prestigiosa Ca' Foscari stanno prendendo interessanti provvedimenti per spingere le matricole italiane a frequentare corsi scientifici.

http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=6954

Sicuramente l'universita' di Venezia non e' la sola ad offrire incentivi per i propri corsi di laurea scientifici.
Anche altre universita' offrono incentivi, in misura persino maggiore.

Ad esempio mi e' stato riferito di rimborsi della tassa del primo anno agli studenti di fisica del secondo, per il fatto - evidentemente commendevole - che in soli cinque anni gli studenti italiani di fisica siano dimezzati.

Questa ritrosia degli italiani ad abbandonare lo studio delle facoltà scientifiche avviene nonostante che le banche e le SIM siano spasmodicamente e continuamente alla ricerca di fisici e matematici specializzati in economia.

Sappiamo invece che gli studenti italiani attualmente in procinto di iscriversi ai vari corsi di laurea in corsi di comunicazione, formazione, educazione - anche quest'anno cosi' di moda nonostante l'elevata tassa di iscrizione - ben difficilmente troveranno un impiego nel mondo del lavoro nel difficilissimo campo dell'analisi tecnica et affini.

Lo scenario futuro piu' probabile vedrà le banche italiane costrette ad assumere solo analisti tecnici esteri, dal momento che gli italiani hanno fatto chiaramente intendere di non essere piu' disposti a studiare le facoltà scientifiche.
I futuri laureati italiani in scienze della comunicazione vorranno diventare - tutti in massa - venditori di prodotti finanziari ? :)

Buona domenica
PAT
 
Credo che al 80% dei nuovi laureati di cosa sia l'AT non gliene freghi una emerita mazza.
Avranno a suo tempo la scelta se investire o meno i loro guadagni.
Ora cercano solo di frequentare corsi inclini alla propria personalità e capaci di recepire e remunerare meglio gli anni spesi sui libri.
 
ma perchè, l'AT si insegna all'università ?
 
bosconero ha scritto:
Credo che al 80% dei nuovi laureati di cosa sia l'AT non gliene freghi una emerita mazza.
Avranno a suo tempo la scelta se investire o meno i loro guadagni.
Ora cercano solo di frequentare corsi inclini alla propria personalità e capaci di recepire e remunerare meglio gli anni spesi sui libri.

In una recente indagine è stata posta una domanda ai ragazzi italiani allo scopo di capire se sia la prospettiva occupazionale ad attirare maggiormente le preferenze nella scelta della facoltà universitaria.

www.tgdeimusei.it/pag/saperne/Indagine.pdf

"Che tipo di formazione consente secondo lei un migliore inserimento nel mondo del lavoro tra le seguenti? "

Umanistica 14,1 %
Nelle scienze socio-economiche 21,0 %
Nelle scienze fisiche e naturali 7,9 %
In ingegneria e tecnologia 55,0 %

Si chiarisce immediatamente la posizione dei giovani e le motivazioni delle loro scelte universitarie:
fisica e scienza naturali sono ritenute solo in una molto scarsa percentuale di casi la formazione ottimale per l’inserimento nel mondo del lavoro;
le discipline ingegneristiche ed economiche sono quelle ritenute in assoluto le migliori in questo caso (scelte da oltre la metà del campione), seguite dalle scienze socio-economiche, settori in cui negli ultimi anni si vanno concretizzando numerose opportunità lavorative e infine dall’area umanistica che raccoglie molti più consensi di quanti ne abbiano le scienze fisiche e naturali.

Ora rimane da capire quanti neolaureati provenienti dall'area umanistica abbiano trovato in breve tempo un lavoro soddisfacente e ben retribuito, allo stesso livello dei neolaureati in scienze fisiche e matematiche, specializzazione che i giovani italiani aborriscono preferendo delegare tali studi ai piu' motivati studenti stranieri.

Altra cosa.

Uno tra i miti piu' difficili da sradicare e' la presunta redditivita' della professione dell'avvocato, che alletta migliaia di giovani.
Quanti tra i 20.000 studenti di legge della Sapienza poi riusciranno effettivamente a diventare avvocati miliardari di grido o piuttosto destinati all'eterno praticantato, impelagati nei rivoli contrattuali del precariato creato dalla legge Biagi-Maroni ?

Di contralto al mito dell'avvocato di successo e' ben poco noto ai giovani che i migliori analisti tecnici provengano da un background dei cosi' tanto aborriti studi fisici e matematici, che pongono i neolaureati con la suddetta formazione come soggetti molto ambiti nel mondo del lavoro.

Ciao Bosco
PAT
 
Pat, ai miei tempi chi aveva poca voglia di studiare e ancor meno di lavorare, e voleva rimandare le scelte cruciali della vita, di solito sceglieva Architettura o Giurisprudenza......


Mi meraviglia una cosa:
Dopo aver avuto un sovrannumero di studenti in medicina negli anni scorsi, ben pochi scelsero biologia.
Fortunati quei pochi....ultimamente gli si stanno aprendo delle stupende prospettive.
 
sento parlare d università??? io frequento economia e finanZA!!! MA a battere i mercati finanziari lo DOVUTO INPARARE DA AUTODIDATTA TRA LE MURA DI CASA :D :cool:
 
ho letto i piani di studio di alcune università
da nessua parte ho letto "analisi tecnica finanziaria"
 
sciabola ha scritto:
ho letto i piani di studio di alcune università da nessua parte ho letto "analisi tecnica finanziaria"

Lungi da me l'intento di polemizzare con nessuno, pero' tengo a precisare che la non scientificità dell'analisi tecnica non puo' essere ridotta al fatto che la materia non venga insegnata nelle università, come del resto gia' accade con la psicanalisi, anch'essa decisamente ignorata nelle aule universitarie nonostante tutti i suoi crismi.

Prima di tutto occorre precisare che l'Analisi Tecnica non e' del tutto assente, poiche' nei corposi manuali di 500 pagine di matematica finanziaria oppure di analisi quantitativa essa viene inevitabilmente citata, seppure in spazi marginali e con un approccio decisamente problematico.

In secondo luogo i nuovi ordinamenti della riforma universitaria italiana - esasperatamente tesi verso l'aziendalizzazione - hanno comportato per i docenti la necessita' di dover aprire nuovi programmi degli insegnamenti attivi, allo scopo di aumentare crediti e finanziamenti.

Considerato che in questi casi l'obiettivo e' mirato ad attirare nuovi studenti, non deve sorprendere che da qualche anno persino degli stimati docenti di econometria abbiano deciso di volgere la loro attenzione verso l'Analisi Tecnica.

Ciao
PAT
 
P.A.T. ha scritto:
Lungi da me l'intento di polemizzare con nessuno, pero' tengo a precisare che la non scientificità dell'analisi tecnica non puo' essere ridotta al fatto che la materia non venga insegnata nelle università, come del resto gia' accade con la psicanalisi, anch'essa decisamente ignorata nelle aule universitarie nonostante tutti i suoi crismi.


La non scientificità della cosiddetta Analisi Tecnica ( così come pure della psicoanalisi e dell’ astrologia ) si può facilmente dedurre dal fatto che non è ”falsificabile”.
“una teoria che non presenta una serie di condizioni sotto le quali la si possa considerare errata è una ciarlataneria. L’ astrologo ( e così pure l’ analizzatore tecnico – ndr ) può sempre trovare una ragione che si adatti agli eventi passati, dicendo per es che <<Marte era probabilmente in linea ma non troppo>>. ( N.Taleb – Fooled by randomness )
 
azz io studio statistica e informatica... a ca foscari, ora mi informo se riesco a risparmiare qualcosetta! ;)

ps. non vedo la necessità di insegnare all'università l'analisi tecnica, tenendo conto che deriva da studi approfondimenti e logiche personali, sarebbe probabilmente una materia troppo diversa da professore a professore...

meffe
 
meffe ha scritto:
ps. non vedo la necessità di insegnare all'università l'analisi tecnica, tenendo conto che deriva da studi approfondimenti e logiche personali, sarebbe probabilmente una materia troppo diversa da professore a professore...

meffe

concordo con te! anche perchè la regola vuole che "si abbattano le vecchie regole e se ne creino di NUOVE" :yes:
 
Sharksteven ha scritto:
sento parlare d università??? io frequento economia e finanZA!!! MA a battere i mercati finanziari lo DOVUTO INPARARE DA AUTODIDATTA TRA LE MURA DI CASA :D :cool:

Sharksteven, non prendertela ma quando vedo, e molte volte sento, storpiature della nostra lingua da parte di laureati o laureandi non riesco a trattenermi...
Anche se mi costerà in popolarità:

LO DOVUTO in italiano corretto non esiste

LO HO dovuto imparare ---> L' HO dovuto imparare

f.

P.S. Voglio sperare che INPARARE sia solo un errore di battitura ( i tasti N e M sono vicini )
 
stm_te_farò_morì ha scritto:
Sharksteven, non prendertela ma quando vedo, e molte volte sento, storpiature della nostra lingua da parte di laureati o laureandi non riesco a trattenermi...
Anche se mi costerà in popolarità:

LO DOVUTO in italiano corretto non esiste

LO HO dovuto imparare ---> L' HO dovuto imparare

f.

P.S. Voglio sperare che INPARARE sia solo un errore di battitura ( i tasti N e M sono vicini )

no dico: SECONDO TE IO POSSO ESPRIMERMI PERFETTAMENTE USANDO UNA TASTIERA?? NN Nè HO PROPRIO LA VOGLIA VISTO CHE LE DITE A STENTO LE POGGIO SUI TASTI :D :D :D
Và Vààààà.........
 
La questione è complessa

Salve,
per quanto concerne i provvedimenti atti ad incoraggiare la scelta di corsi poco frequentati ed in particolare scientifici mi trovate pienamente concorde con quanto detto. Ci tengo, cmq, a fare un plauso pubblico a tutte quelle università che si muovono in tal senso, in particolare a quelle che vanno oltre le sole, ma già importanti , direttive nazionali.


Non sono completamente in sintonia con gli altri punti affrontati.
La richiesta da parte di operatori finanziari, in particolare italiani, di laureati in discipline scientifiche non è molto chiara, tutt'altro. Sarei lieto di ricevere smentite. A A mio avviso ciò avviene per alcuni principali motivi:
- Scarsa preparazione dell'ambiente finanziario
- Scarsa comprensione delle potenzialità delle discipline scientifiche in ambito finanziario
- Scarsa "applicazione" (nel senso che troppo spesso si rimane a livelli teorici molto alti) delle discipline in questione
- Elevata vocazione degli operatori italiani, con conseguente sbilanciamento, al placement, questo comporta scarsa attenzione alle retrovie
- Forse, preparazione non adeguata dei laureati in corsi scientifici, soprattutto dal punto di vista applicativo. Questo penso sia confermabile dalla richiesta di risorse umane con qualificazioni universitarie superiori (phd, master,...) e dalla nascita di molti master aventi l'obiettivo di far incontrare esigenze finanziarie e teorie scientifiche (vd. master in risk mgmt e affini)

A quanto detto si aggiunga che:
- Le stesse risorse umane attualmente impiegate con gli skills tipici di un laureato in materie scientifhce, spesso lavorano mantendo delle potenzialità inespresse.
- non sono a conoscenza, e gradirei essere eventualmente aggiornato da voi,
di società italiane operanti nel settore banking&finance in cui vi sia un massiccio ed elevato uso di metodi quantitativi applicati alla finanza.


Come studente presso Ca'Foscari di uno dei corsi triennale a maggior contenuto quantitativo devo, con amarezza, far notare che non è presente nessun insegamento che direttamente sia relazionato a Dico direttamente, in quanto tutti gli insegamenti sono fondamentali e utilissimi per il mondo finanziario ma chiaramente vanno "adattati". Tempo fa notavo come uno dei master in risk management milanesi (mi pare poliMI o Bocconi) trattasse molte tematiche affini alle materie presenti in questo corso.

Concludo cercando di dare una spiegazione alla scarsa attenzione dei neodiplomati agli ambiti scientifici. Il tutto lo ricondurrei a:
- I media non danno rilevanza alle discipline ed agli impieghi a contenuto scientifico
- Non vi è una chiara percezione delle possibilità di sbocco nel mondo del lavoro con tali skills
- Il mondo finanziario è geograficamente concentrato in alcune aree (Milano)
- I corsi vengono classificati come altamente complessi ed impegnativi, spesso a priori
- L'immagine di un pubblicitario, di un uomo marketing piuttosto che di un manager è decisamente diversa, non me ne vogliano, da quella di uno scienziato. I giovani preferiscono i primi.
- La maggior parte dei coetanei-amici sceglie materie economiche, quindi….

Con l'augurio che il trend cambi, vi lascio.

Saluti.

Lord_Mib

PS: l'AT è solo una goccia d'acqua (e centra veramente poco) nel mondo delle applicazioni scientifiche all'ambiente finanziario. Il suo insegnamento non è da disdegnare ma certo prima dell'AT sarebbero da trattare in modo onorevole altre tematiche. La questione va oltre l'AT. Agli operatori finanziari servono veri analisti, se vogliono combinare cose valide. L'AT è solo una parte delle conoscenza che dovrebbe avere un serio analista.
 
Credo che al 80% dei nuovi laureati di cosa sia l'AT non gliene freghi una emerita mazza.
Avranno a suo tempo la scelta se investire o meno i loro guadagni.
Ora cercano solo di frequentare corsi inclini alla propria personalità e capaci di recepire e remunerare meglio gli anni spesi sui libri.

Esatto!:)

inoltre la maggior parte dei professori di matematica (come tutti i docenti sottopagati da questo Stato Italiano) fanno quasi la fame..... e sono delusi e frustrati.... girno con vecchie auto e hanno un muto trentennale ancora da pagare...
(forse esagero, nma non tanto...);)
 
Indietro