Il Pd dice no alla “pitonessa” Santanchè rischia lo schiaffo
I DEMOCRATICI NON LA VOGLIONO ALLA VICEPRESIDENZA DELLA CAMERA. DUBBI ANCHE NEL PDL. POSSIBILE BEFFA: LA POLTRONA ALL’OPPOSIZIONE?
di Sara Nicoli
La “pitonessa” potrebbe restare al palo. Daniela Santanchè non ha i numeri per essere eletta vicepresidente della Camera. Solo il suo partito – e neppure del tutto, nonostante le dichiarazioni di facciata – è pronto a votarla. Per gli altri, la chiusura è totale. A partire dal Pd, che voterà scheda bianca, con Pippo Civati che ieri ha voluto ironizzare su Twitter (#Santanchenò) in modo graffiante: “Una vicepresidente che tira ogni giorno su tutto e tutti, e non ha problemi ad attaccare il governo ogni volta che non fa quello che dice Silvio, non è proprio l'ideale nemmeno per le larghe intese...”.
NIENTE SANTANCHÈ, a quanto pare. Con i grillini che ieri valutavano due possibili strade. La prima, quella di puntare al colpo gobbo: eleggere un secondo vicepresidente Cinque Stelle. Il nome che circola è quello di Francesca Businarolo, praticante avvocato trentenne eletta in Veneto. “Potremmo considerarla una compensazione per non aver ottenuto, come gli altri gruppi, un questore”, ragionava ieri ad alta voce il capogruppo stellato, Riccardo Nuti. Ma poi si è fatta largo anche un’altra ipotesi, sostenuta da Sel e “sposata” , come linea di principio, proprio dai 5 stelle. “Quel posto di vicepresidente
– sostenevano ieri nel gruppo di Sel – è stata ottenuta da Lupi, in prima battuta, quando il Pdl era all’opposizione e al-l’opposizione deve restare”. La “linea” va mantenuta. Ecco, quindi, affacciarsi due ipotesi: che i grillini “rinuncino” a votarsi il secondo vice presidente e che la poltrona finisca nella
I NOMI IN GIOCO
disponibilità della Lega con il capogruppo leghista, Giancarlo Giorgetti oppure la scelta “casalinga” di Claudio Fava (che, peraltro, per due mesi ha ricevuto anche lo stipendio del leghista Gianni Fava, che nel frattempo si è dimesso). Le fila definitive del discorso si tireranno stamattina, poco prima del voto che avverrà a scrutinio segreto, a partire dalle 14. Risulterà eletto, a norma del regolamento di Montecitorio, il deputato che avrà preso più voti. Se anche avesse un solo voto in più degli altri. I grillini, vista la spaccatura della maggioranza, con i loro 106 voti potrebbe portare a casa agevolmente la “vittoria” qualora la trattativa con la Lega non andasse a buon fine. A favore di Daniela Santanchè ci saranno, alla fine, solo i 97 deputati del Pdl e i 9 di Fratelli d’Italia. In tutto 104 deputati, allertati stasera perchè siano tutti presenti in aula domani. A loro bisogna sottrarre una quota variabile di defezioni fisiologiche e possibili franchi tiratori, che nel Pdl, come si diceva, rischiano di essere in tanti. Decisivi possono essere i 21 deputati del gruppo misto, che sono tuttavia in prevalenza orientati a votare scheda bianca e i 47 di Scelta Civica. Il gruppo di Lorenzo Dellai non ha ancora deciso come voterà in aula, ma al suo interno serpeggia l’orientamento a non votare comunque Daniela Santanchè. Del resto qualcuno, come Edoardo Nesi, lo ha già messo nero su bianco. Così come Emanuele Fiano del Pd: “Nel 2008 la Santanchè dichiarò di essere orgogliosamente fascista”, ha ricordato l’esponente dem, “io nel 2013 orgogliosamente non la voterò vicepresidente”.
PITONESSA ADDIO, dunque?
Per il Pdl, la bocciatura (anche interna) della Santanchè apre di fatto le ostilità sul fronte interno. Ieri, ad Arcore, il varo della nuova Forza Italia che qualcuno già vede come la bad company dentro cui far confluire i falchi del partito e che lo stesso Berlusconi potrebbe utilizzare come testa d’ariete in caso di elezioni anticipate. Il voto sulla Santanchè, tuttavia, potrebbe ridimensionare la forza della “pitonessa” tra i suoi stessi supporters; se le mancassero almeno 30 dei voti pidiellini si tratterebbe di una sconfessione della sue velleità di scippare ad Alfano, nella breve distanza, la poltrona di segretario del futuro soggetto politico. Ufficialmente, il Pdl si schiera compatto con lei. “Il Pd non provochi sulla candidatura Santanchè – ha strigliato Daniele
Capezzone
, autore, proprio con la signora Sallusti, del nuovo progetto di partito – pacta sunt servanda!”.
In questo clima di veleni, persino Fabrizio Cicchitto, che solo pochi giorni fa avrebbe fatto volentieri a meno di incontrare la Santanchè anche per sbaglio, ieri cercava disperatamente di gettare acqua sul fuoco: “Domani serve lealtà nel voto, mi auguro che la storia dei franchi tiratori sia una forzatura giornalistica”. Non lo sarà. Comunque vada, il nuovo presidente sarà eletto con pochi voti. All’insediamento della legislatura Maurizio Lupi divenne vicepresidente con 145 voti. Il grillino Luigi Di Maio ne ottenne 173.