Venete, banche alla conta sul piano Prima serve l’ok di Bce e Dg Comp
Lo schema di massima c’è e anche l’intenzione, per lo meno da parte di UniCredit e Intesa Sanpaolo, di portarlo a compimento. Ma ci sono ancora due elementi di incertezza sul piano di salvataggio di Popolare di Vicenza e Veneto Banca: quale forma avrà il veicolo per la ricapitalizzazione e la possibilità di avere un avallo da parte della Bce e della Commissione europea, una sorta di garanzia (formale e sostanziale) del fatto che l’importo privato necessario per consentire l’aumento dello Stato sia effettivamente di 1,25 miliardi e che l’intervento della cordata sia risolutivo, senza rischi di ulteriori sorprese.
Considerata la complessità della trattativa, un ping pong tra Roma, Bruxelles e Francoforte, non sarà facile avere un via libera da Bce e Dg Comp. O comunque non sarà facile averlo in tempi strettissimi, come auspicava ancora venerdì il ceo di Popolare di Vicenza, Fabrizio Viola. Al Tesoro e nelle due banche si è lavorato anche ieri, ma l’impressione è che ci vorranno ancora giorni, se non settimane, per chiudere il cerchio: dopodomani ci sono i due consigli, alcuni amministratori meditano il passo indietro a meno di segnali chiari, è probabile che qualche rassicurazione arrivi dal Tesoro sul progetto di sistema, che comunque procede. E che sembra avere una doppia scadenza davvero vincolante: la fine del mese, imposta dalle autorità europee, ma prima ancora quella del 21 giugno, quando Veneto Banca dovrà decidere se rimborsare un bond subordinato da 150 milioni, uno spartiacque vista la responsabilità che potrebbero (non voler) accollarsi gli amministratori in caso di perdurante incertezza. Ma che intanto rimane e non fa che alimentare l’emorragia dei depositi: per questo non si escludono nuove emissioni garantite dallo Stato nei prossimi giorni.
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Ma.Fe.
stesso copia incolla dell'articolo del giornale di vicenza. comunque non possono decidere loro se rimborsare o meno. su questo sono tranquillo.