riporto questa risposto che ho trovato in giro: si tratta non di posta del cuore ("lo amo ma mi tradisce ma non riesco a lasciarlo", "mi piacciono tizio e caio ma non so quale scegliere e per ora li tengo tutti e due" e così via) ma di un lettore che chiede conforto su una obbigazione in portafoglio.
Ed ecco la risposta:
Il lettore ci richiede un aggiornamento sulla situazione dei bond venezuelani che, alla luce dei recenti avvenimenti in Est-Europa, potrebbero in effetti avere degli sviluppi positivi. Ricordiamo che i titoli di Petróleos de Venezuela S.A. (Pdvsa, ossia la società statale venezuelana che possiede i giacimenti di petrolio e si occupa della relativa estrazione), così come le emissioni del governo venezuelano, trattano ormai da tempo su valori estremamente bassi (tra il 5% e il 15% del valore nominale), dopo aver subito non solo una serie di eventi di default, ma anche un divieto, imposto dalle autorità Usa a tutti gli intermediari, ad effettuare qualsiasi scambio sui mercati internazionali.
Di fatto quindi, a meno di rivolgersi ad operatori (una stretta minoranza) non attivi sui mercati finanziari statunitensi, e che quindi si possono permettere di “sfidare” il divieto Usa, è impossibile oggi comprare o vendere i titoli in questione.
Nel caso specifico, l’emissione Pdvsa del lettore è stata collocata nel 2011 sul mercato americano per un controvalore di tre miliardi di dollari Usa. Attualmente sui circuiti di informativa finanziaria viene esposto un prezzo di 5,5 che però, come già spiegato, non potrebbe comunque essere applicato né in acquisto né in vendita, a causa della proibizione ad operare.
Per il nostro lettore quindi, come correttamente segnalato nel quesito, il primo “ostacolo” è quello di dover aspettare che il divieto delle autorità Usa venga tolto.
Il secondo problema, evidentemente, è il prezzo estremamente basso del titolo.
Non c’è dubbio che per entrambe le problematiche, la posizione degli Stati Uniti rispetto alla Russia riapra degli spiragli.
Se fino a pochi mesi fa l’ipotesi di un riavvicinamento degli Usa al Venezuela sembrava del tutto improbabile, oggi questa probabilità si è leggermente alzata, visto che le economie occidentali sono alla ricerca di fonti energetiche alternative al gas e al petrolio russo, e il Venezuela rappresenta evidentemente un “male minore”.
Ciò detto dobbiamo però sottolineare che, se pur un certo riavvicinamento c'è stato tra Stati Uniti e Venezuela, siamo ancora molto, molto distanti da una vera e propria riabilitazione del regime di Maduro.
Non possiamo quindi che mettere nella giusta prospettiva l’attuale stato delle cose: la guerra tra Russia e Ucraina rappresenta un elemento positivo, ma ancora molto marginale, per i possessori di bond venezuelani.
Il percorso per “riabilitare” il Venezuela sembra ancora decisamente lungo e tortuoso e, come in altre occasioni quando abbiamo risposto su queste tematiche, non possiamo che consigliare il lettore di armarsi di molta pazienza.
Per tentare un recupero almeno parziale in questa fase, l’unica alternativa (che avevamo già segnalato in una nostra risposta precedente), potrebbe essere quella di aderire alla proposta di scambio del fondo lussemburghese Canaima (se ancora valida), che ha l’obiettivo di fare “massa critica” per andare poi ad agire attraverso vie legali (presumibilmente presso le corti statunitensi) e richiedere il risarcimento; un processo molto lungo e costoso che ha economicamente senso solo se le cifre coinvolte sono sufficientemente grandi.
Per contattare direttamente la management company del fondo indichiamo l’indirizzo: xxxxxxx
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Di solito non commento...però questa volta alla tentazione non resisto. Di enorme aiuto è la lettura che sto facendo di un libro molto di moda qualche anno addietro (tanto citato e poco letto:
https://www.libraccio.it/libro/9788...ero-come-improbabile-governa-nostra-vita.html).
Orbene l'esperto finanziario estrapola uno scenario futuro sulla base del passato. Ma così facendo rischia (e mica poco) di dire cose senza senso. La risposta da dare, secondo TALEB (e che io condivido) è che solo Dio sa come finirà questa faccenda del Venezuela.
Stiamo però pur sempre parlando da una parte di uno Stato sovrano che se vuole, per evitare crisi interne e rivolte del pane, rilanciare l'industria petrolifera ed il suo sistema produttivo (danneggiato dall'ideologia socialista) deve per forza fare ricorso ai capitali ed alle tecnologie occidentali. Hai voglia di chiedere aiuto a quei fresconi degli iraniani, già pieni di loro di problemi. O ai cinesi che hanno voglia di prenderti tutto ed hanno fatto tesoro di un adagio longobardo che Marco Polo ha portato loro in dono ("PELÀ LA PÒJA SENSA FALÀ CRIDÀ"). E neppure Erdogan può fare molto (a parte il fatto che di lui non si parla più come partner di Nicolone). O di altri improbabili partners (come ad esempio i nigeriani).
Ma anche noi occidentali abbiamo bisogno di Maduro per il gas ed il petrolio. Non ho idea come finirà la guerra in Ucraina ma ho una certezza: la Russia sarà un paria per almeno una generazione (ha fatto una guerra di invasione di stampo nazista e non possiamo dire: "Vlady! amici come prima! Dai vieni in Sardegna a casa di quell'amicone di Silvio, c'è anche Matteo ccon una simpatica maglietta!"). Per forza di cose dobbiamo prendere l'energia dove la troviamo (anche a costo di andare - come stanno facendo Eni e Repsol - nei Caraibi) se non vogliamo fermare tutto (ed essere legati mani e piedi ai nazisti russi).
Alla fine in qualche modo una quadra verrò trovata. Ma non si sa quando e come. Come scritto sopra "chi vivrà vedra...."