Vent’anni di leggi ad personam. Ma l’Italia è pronta a rivotarlo Una condanna e mil

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Vent’anni di leggi ad personam. Ma l’Italia è pronta a rivotarlo

Una condanna e mille processi - Dalla Gasparri al Lodo Schifani: tutti i provvedimenti a favore dell’ex premier (e dei suoi amici)
di Antonella Mascali
Il Fatto Quotidiano 20 agosto 2017

Se Silvio Berlusconi non fosse sceso in campo nel 1994, oggi probabilmente la sua fedina penale sarebbe più lunga. E magari le sue aziende non avrebbero avuto la stessa fortuna. Per non parlare, in maniera specifica, della Mondadori, la casa editrice più importante d’Italia comprata – com’è arcinoto – con una sentenza oleata da tangenti nel ‘91.

Eppure i sondaggi annunciano il suo ritorno in auge, dopo un ventennio di leggi ad personam che hanno garantito l’impunità non solo al leader di Forza Italia, ma anche a centinaia di migliaia di colletti bianchi. La sua legge sulla prescrizione, secondo una stima dell’Associazione nazionale magistrati, ha mandato al macero fino ad oggi 150 mila processi all’anno.

Legge Tremonti: il governo Berlusconi del ’94 vara un decreto che detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, se riguardano “beni strumentali nuovi”. Mediaset risparmia 243 miliardi di lire di tasse sull’acquisto di diritti per i film che, però, sono beni “immateriali”. Una provvida circolare interpretativa del ministro Giulio Tremonti mette tutto a posto. Berlusconi personalmente e le sue aziende beneficeranno, negli anni successivi, anche di condoni fiscali, detassazione sulle plusvalenze nonché della riduzione delle aliquote per i più ricchi.

Rogatorie: nel 2001 Berlusconi, coinvolto nell’inchiesta “Toghe sporche” insieme all’amico Cesare Previti, stabilisce per legge l’inutilizzabilità delle prove pervenute ai pm attraverso rogatorie non timbrate e in originale. Fax e mail sono nulli. Ma il piano di vanificare le indagini va in fumo: la legge viola le convenzioni internazionali e così i giudici possono disapplicare la norma.

Falso in bilancio: nel 2002 Berlusconi fa approvare, grazie al suo fido avvocato di allora Gaetano Pecorella, parlamentare come lo saranno i suoi successori Niccolò Ghedini e Piero Longo, la depenalizzazione del falso in bilancio.

Una manna per l’ex premier, che così riuscirà ad uscire indenne dai processi Consolidato Fininvest, “All Iberian 1 e 2”. Al secondo, ad esempio, l’assoluzione è arrivata con la formula perché “il fatto non costituisce più reato”. I bilanci, però, erano truccati per davvero: addirittura per 1.500 miliardi di lire. Da quella mole di denaro furono stornati 22 miliardi per il suo caro segretario del Psi, Bettino Craxi (finanziamento illecito, prescritto). Nulla di fatto pure al processo per l’acquisto del calciatore Gianluigi Lentini, passato dal Torino al Milan nel 1992.

Legge Gasparri 1 e 2: il 5 dicembre 2003 il centrodestra approva la legge Gasparri sulle televisioni. La Consulta aveva stabilito che entro il 31 dicembre Rete4 avrebbe dovuto passare sul satellite: con la Gasparri, invece, può continuare a trasmettere anche se non ha più la concessione dal ‘99.
[…] continua

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non c'era bisogno che il "fatto" quotidiano ci rammentasse certe cose:eek:

ormai, come si potrebbe eliminarlo politicamente?

semplice, gli dai l'immunita' assoluta e lui andra' fuori dai maroni:yes:

in fondo nell'ultima legislatura per ben 2 giorni tutti interi su nove mesi ando' in parlamento:D
 
la gente destra rivuole Ruby e le olgettine per aumentare il suo QI
 
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