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Colombia dice che non cederà a provocazioni Venezuela
Reuters - 21/11/2009 11:07:08
di Hugh Bronstein
BOGOTA', 21 novembre (Reuters) - La Colombia non cederà alla provocazioni del Venezuela rispondendo con un conflitto armato, nonostante l'aggressiva retorica del paese confinante che ha fatto esplodere due ponti di frontiera.
Lo ha detto ieri sera il ministro della Difesa colombiano.
"Non ci faremo provocare. Gli insulti non ci toccano", ha detto Gabriel Silva all'indomani dell'esplosione, provocata dalle truppe venezuelane, di due ponti di passaggio pedonale che collegavano i due paesi latinoamericani.
Il leader venezuelano Hugo Chavez nei giorni scorsi ha ordinato all'esercito di preparasi alla guerra, dopo che la Colombia ha firmato un patto di cooperazione militare con Washington che consente alla truppe Usa un accesso più ampio al territorio del Paese per effettuare voli di sorveglianza di contrasto al traffico di droga.
Secondo Chavez, l'accordo potrebbe rappresentare il primo passo di un'invasione da parte degli Usa del Venezuela, paese ricco di petrolio: accusa che però Washington e Bogotà respingono. Il presidente venezuelano ha definito il suo omologo colombiano Alvaro Uribe "un traditore" dell'America Latina per aver firmato il patto.
"Andrei in guerra con la Colombia in lacrime, ma non dipende da noi farlo o meno. Non è neanche la Colombia, è l'impero americano", ha detto ieri Chavez nel corso di un vertice di partiti di sinistra. "L'impero Yankee si sta preparando alla guerra in America Latina".
Chavez ha detto che i ponti distrutti erano stati costruiti illegalmente ed erano usati da contrabbandieri. Ma il ministero degli Esteri colombiano ha diffuso una nota in cui definisce la loro distruzione "un'aggressione contro la popolazione civile e le comunità di frontiera".
La Colombia ha fatto sapere che denuncerà la distruzione dei ponti alle Nazioni Uniti e all'Organizzazione degli Stati Americani a Washington.
La tensione è alta lungo i 2.200 chilometri di frontiera, dove operano anche i ribelli marxisti colombiani e altri gruppi coinvolti nel traffico di cocaina, di armi e altro.
Chavez ha bloccato l'importazione di alcuni beni dalla Colombia, ponendo così restrizioni a relazioni commerciali che valgono sette miliardi di dollari l'anno, e ha rifiutato di incontrare Uribe, definendolo un "mafioso" legato ai criminali dei gruppi paramilitari di estrema destra.
Il ministro Silva ha incontrato i vertici militari vicino al confine col Venezuela, ma ha detto che non è previsto alcun rafforzamento delle truppe.
"Quello che non possiamo accettare è l'aggressione contro la popolazione civile o il nostro territorio. Siamo già pronti per questo", ha detto Silva.
Uribe, l'alleato più affidabile di Washington in un Sud America oggi dominato da leader di sinistra, è considerato un eroe per aver attratto nuovi investimenti e per aver reso più sicure le città e le autostrade colombiane grazie ad un giro di vite, sostenuto dagli Usa, nei confronti dei ribelli delle Farc, coinvolti anche nel traffico di droga.
La popolarità di Chavez è calata quest'anno tra aumento dell'inflazione, blackout elettrici e razionamenti idrici. Secondo i critici, il leader sta attizzando le tensioni con la Colombia per distogliere l'attenzione dai problemi interni del Venezuela.
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