Vincitori, vinti e finti Editoriale di Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano

  • Ecco la 72° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    È stata un’ottava ricca di spunti per i mercati, dapprima con l’esito delle elezioni europee, poi con i dati americani incoraggianti sull’inflazione e la riunione della Fed. L’esito delle urne ha mostrato uno spostamento verso destra del Parlamento europeo, con l’avanzata dei partiti nazionalisti più euroscettici a scapito di liberali e verdi. In Francia, il presidente Macron ha indetto il voto anticipato dopo la vittoria di Le Pen e in Germania i socialdemocratici del cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno subito una disfatta record. L’azionario europeo ha scontato molto queste incertezze legate al rischio politico in Francia. Oltreoceano, i principali indici di Wall Street hanno raggiunto nuovi record dopo che mercoledì sera, la Fed ha mantenuto invariati i tassi nel range 5,25-5,50%. I dot plot, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, stimano ora una sola riduzione quest’anno rispetto a tre previste a marzo. Lo stesso giorno è stato diffuso il report sull’inflazione di maggio, che ha mostrato un rallentamento al 3,3% e un dato core al 3,4%, meglio delle attese.
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Vincitori, vinti e finti

Editoriale di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano

In Europa trionfano le destre anti-europeiste. In Italia i partiti più ligi a Bruxelles – FdI, Pd e FI – vanno a gonfie vele. E ci andrebbe pure il centro, sesto al 7%, se la collisione fra gli ego di Bonino, Calenda e Renzi non l’avesse spaccato in due. Invece vanno male i più eurocritici: 5Stelle e Lega. Siamo o no il Paese delle restaurazioni senza rivoluzioni?

Pd. È il vero vincitore: 5 punti sopra il 19% racimolato due anni fa da Letta. Merito della Schlein, abile a far credere di essere l’unico argine alla Meloni, anche se su guerra e austerità votano allo stesso modo, e di voler “cacciare i cacicchi”, anche se la vittoria la deve soprattutto a loro (di preferenze ne ha raccolte pochine rispetto a quelle di ras locali come Decaro, Bonaccini, Zingaretti, Nardella, Gori), oltre a volti tv come Annunziata e rappresentanti dell’associazionismo come Strada. L’ambiguità di non scegliere né cambiare quasi nulla è la sua forza, anche grazie all’effetto-novità che, almeno la prima volta, riempie sempre le urne. Ma, se accade alle Europee, non porta benissimo: nel 2009 le stravinse B., nel 2014 Renzi, nel 2019 Salvini e durarono due anni ciascuno.

FdI. La Meloni è l’altra vincitrice: dopo quasi due anni di (mal)governo, guadagnare quasi 3 punti, pur perdendo 700 mila voti, è un miracolo. Anche lei è stata abile nell’operazione Gattopardo di stare con l’establishment fingendosi contro: intercetta i voti di protesta anti-Ue, pur essendo pappa e ciccia con Ursula von Sturmtruppen. Vediamo quanto dura: chi vince le Europee di solito poi perde le Politiche.

5 Stelle. Precipitati alla percentuale Lidl del 9,99, sono i veri sconfitti. Le cause sono arcinote e, altro paradosso, figlie più dei loro meriti che dei loro difetti. Hanno fatto un sacco di cose buone nei governi Conte-1 e Conte-2, tant’è che Draghi (col loro consenso, o sindrome di Stoccolma) e Meloni hanno passato il tempo a demolirle, seminando frustrazione e rassegnazione fra i loro elettori. E sono prigionieri di regole rigide ben oltre l’autolesionismo, come la scelta di gran parte dei candidati affidata agli iscritti e il limite di due mandati. Gli sconosciuti scelti dagli iscritti, appena cominciano a farsi conoscere, scadono e devono sparire. Ma le liste di sconosciuti (tranne Tridico e pochi altri, che infatti vanno bene) non attirano voti e non smuovono astenuti, specie se gli unici elettori interessati sono quelli di opinione che non vendono o scambiano il voto. Se poi l’unico valore aggiunto rimasto, cioè Conte, non può e non vuole candidarsi per finta mentre gli altri lo fanno senza pagare pegno, anzi guadagnandoci, è dura restare a galla. Tantopiù se il 51% degli elettori italiani (il 57 al Sud e il 63 nelle isole), quelli non cammellati, restano a casa.

Il resto l’ha fatto la bipolarizzazione fittizia Meloni-Schlein imposta dai media filo-governativi (Giorgia, come competitor, preferisce mille volte Elly) e quelli filo-Pd: cioè tutti. Ciò detto, può darsi che un movimento “biodegradabile” come lo definì Grillo, che a biodegradarlo contribuì da par suo conficcandolo nel governo Draghi, sia vicino all’estinzione. Ma può anche darsi che il suo peso nazionale, con un’affluenza da elezioni Politiche, sia ancora il 15 dei sondaggi di sabato. E anche se fosse quello di terzo partito al 10, il secondo fra i giovani, meriterebbe un rilancio, non una resa, con nuove regole diverse da quelle pensate quando nella loro utopia Grillo e Casaleggio gli davano dieci anni di vita. La tentazione di Conte di passare la mano è comprensibile: sbattersi tanto per raccogliere così poco è frustrante e restare dopo tale batosta può sembrare avvitarsi alla poltrona. Ma, senza di lui, il M5S sarebbe morto già con la cura Draghi e ora si sognerebbe pure il 9,99%.

Avs. Il 6,7% è ottimo per Bonelli e Fratoianni, verdi pacifisti all’opposto dei bellicisti tedeschi. Merito delle liste che, all’opposto di quelle dei 5Stelle, erano piene di famosi per i più vari motivi: Salis, Marino, Orlando, Lucano…

Lega. L’effetto Vannacci, figlio dell’effetto-giornaloni, ha attutito il tonfo soprattutto nel Centro-Sud, dove la Lega va un po’ meno peggio che alle Politiche. Ma la famosa “decima” s’è fermata a 9. E il tracollo nel Lombardo-Veneto è tanto più devastante in quanto, per ora, a Salvini non c’è alternativa.

Centro. Se la Bonino avesse seguito Calenda, il suo centrino europeista sarebbe vivo e spendibile nell’alleanza anti-destra. Invece, buon’ultima, ha creduto a Renzi e il 6,5 dei loro due partitini è diventato 3,7. Meno di quanto avrebbe preso da sola. Vedremo chi sarà il prossimo a fidarsi di bin Rignan, ove mai un gonzo di tali dimensioni esistesse in natura.

FI. Guidata da un leader più spento del caro estinto, sfiora il 10 e scavalca la Lega. Sì, è un’illusione ottica perché ha imbarcato i centrini di Lupi e Brugnaro. Ma è pure un trionfo, spiegabile con gli spropositi degli alleati: una quota di conservatori preferisce un partito che non fa e non dice niente a uno che fa e dice *******.

Draghi. Salvo sorprese e malgrado centinaia di articoli di stampa (solo italiana, ovviamente) sul suo irrinunciabile e irresistibile sbarco in Europa, SuperMario resta disperso come la sua Agenda. Ma gli archeologi e gli speleologi continuano a scavare.

Putin. Stando ai giornaloni, la propaganda russa a suon di fake news aveva l’Italia in pugno. Ma curiosamente i noti putiniani Conte, Santoro, Tarquinio e Salvini hanno perso. O i temibili hacker russi dormivano anche stavolta, o sono delle pippe cosmiche.

Il Fatto Quotidiano
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La sola cosa giusta che si capisce è che conte deve sciogliere il partito e tornarsene al paesello
 
i cinque stelle devono continuare a vivere almeno come nave scuola della politica.
 
Se perdono gli altri son fessi, se perdono i 5s è perché son troppo bravi e corretti.
Vabbè l'importante è crederci. :asd:
 
Vincitori, vinti e finti

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In Europa trionfano le destre anti-europeiste. In Italia i partiti più ligi a Bruxelles – FdI, Pd e FI – vanno a gonfie vele. E ci andrebbe pure il centro, sesto al 7%, se la collisione fra gli ego di Bonino, Calenda e Renzi non l’avesse spaccato in due. Invece vanno male i più eurocritici: 5Stelle e Lega. Siamo o no il Paese delle restaurazioni senza rivoluzioni?

Pd. È il vero vincitore: 5 punti sopra il 19% racimolato due anni fa da Letta. Merito della Schlein, abile a far credere di essere l’unico argine alla Meloni, anche se su guerra e austerità votano allo stesso modo, e di voler “cacciare i cacicchi”, anche se la vittoria la deve soprattutto a loro (di preferenze ne ha raccolte pochine rispetto a quelle di ras locali come Decaro, Bonaccini, Zingaretti, Nardella, Gori), oltre a volti tv come Annunziata e rappresentanti dell’associazionismo come Strada. L’ambiguità di non scegliere né cambiare quasi nulla è la sua forza, anche grazie all’effetto-novità che, almeno la prima volta, riempie sempre le urne. Ma, se accade alle Europee, non porta benissimo: nel 2009 le stravinse B., nel 2014 Renzi, nel 2019 Salvini e durarono due anni ciascuno.

FdI. La Meloni è l’altra vincitrice: dopo quasi due anni di (mal)governo, guadagnare quasi 3 punti, pur perdendo 700 mila voti, è un miracolo. Anche lei è stata abile nell’operazione Gattopardo di stare con l’establishment fingendosi contro: intercetta i voti di protesta anti-Ue, pur essendo pappa e ciccia con Ursula von Sturmtruppen. Vediamo quanto dura: chi vince le Europee di solito poi perde le Politiche.

5 Stelle. Precipitati alla percentuale Lidl del 9,99, sono i veri sconfitti. Le cause sono arcinote e, altro paradosso, figlie più dei loro meriti che dei loro difetti. Hanno fatto un sacco di cose buone nei governi Conte-1 e Conte-2, tant’è che Draghi (col loro consenso, o sindrome di Stoccolma) e Meloni hanno passato il tempo a demolirle, seminando frustrazione e rassegnazione fra i loro elettori. E sono prigionieri di regole rigide ben oltre l’autolesionismo, come la scelta di gran parte dei candidati affidata agli iscritti e il limite di due mandati. Gli sconosciuti scelti dagli iscritti, appena cominciano a farsi conoscere, scadono e devono sparire. Ma le liste di sconosciuti (tranne Tridico e pochi altri, che infatti vanno bene) non attirano voti e non smuovono astenuti, specie se gli unici elettori interessati sono quelli di opinione che non vendono o scambiano il voto. Se poi l’unico valore aggiunto rimasto, cioè Conte, non può e non vuole candidarsi per finta mentre gli altri lo fanno senza pagare pegno, anzi guadagnandoci, è dura restare a galla. Tantopiù se il 51% degli elettori italiani (il 57 al Sud e il 63 nelle isole), quelli non cammellati, restano a casa.

Il resto l’ha fatto la bipolarizzazione fittizia Meloni-Schlein imposta dai media filo-governativi (Giorgia, come competitor, preferisce mille volte Elly) e quelli filo-Pd: cioè tutti. Ciò detto, può darsi che un movimento “biodegradabile” come lo definì Grillo, che a biodegradarlo contribuì da par suo conficcandolo nel governo Draghi, sia vicino all’estinzione. Ma può anche darsi che il suo peso nazionale, con un’affluenza da elezioni Politiche, sia ancora il 15 dei sondaggi di sabato. E anche se fosse quello di terzo partito al 10, il secondo fra i giovani, meriterebbe un rilancio, non una resa, con nuove regole diverse da quelle pensate quando nella loro utopia Grillo e Casaleggio gli davano dieci anni di vita. La tentazione di Conte di passare la mano è comprensibile: sbattersi tanto per raccogliere così poco è frustrante e restare dopo tale batosta può sembrare avvitarsi alla poltrona. Ma, senza di lui, il M5S sarebbe morto già con la cura Draghi e ora si sognerebbe pure il 9,99%.

Avs. Il 6,7% è ottimo per Bonelli e Fratoianni, verdi pacifisti all’opposto dei bellicisti tedeschi. Merito delle liste che, all’opposto di quelle dei 5Stelle, erano piene di famosi per i più vari motivi: Salis, Marino, Orlando, Lucano…

Lega. L’effetto Vannacci, figlio dell’effetto-giornaloni, ha attutito il tonfo soprattutto nel Centro-Sud, dove la Lega va un po’ meno peggio che alle Politiche. Ma la famosa “decima” s’è fermata a 9. E il tracollo nel Lombardo-Veneto è tanto più devastante in quanto, per ora, a Salvini non c’è alternativa.

Centro. Se la Bonino avesse seguito Calenda, il suo centrino europeista sarebbe vivo e spendibile nell’alleanza anti-destra. Invece, buon’ultima, ha creduto a Renzi e il 6,5 dei loro due partitini è diventato 3,7. Meno di quanto avrebbe preso da sola. Vedremo chi sarà il prossimo a fidarsi di bin Rignan, ove mai un gonzo di tali dimensioni esistesse in natura.

FI. Guidata da un leader più spento del caro estinto, sfiora il 10 e scavalca la Lega. Sì, è un’illusione ottica perché ha imbarcato i centrini di Lupi e Brugnaro. Ma è pure un trionfo, spiegabile con gli spropositi degli alleati: una quota di conservatori preferisce un partito che non fa e non dice niente a uno che fa e dice *******.

Draghi. Salvo sorprese e malgrado centinaia di articoli di stampa (solo italiana, ovviamente) sul suo irrinunciabile e irresistibile sbarco in Europa, SuperMario resta disperso come la sua Agenda. Ma gli archeologi e gli speleologi continuano a scavare.

Putin. Stando ai giornaloni, la propaganda russa a suon di fake news aveva l’Italia in pugno. Ma curiosamente i noti putiniani Conte, Santoro, Tarquinio e Salvini hanno perso. O i temibili hacker russi dormivano anche stavolta, o sono delle pippe cosmiche.

Il Fatto Quotidiano
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hanno perso sì questi carciofi, non sono andati a votarli quelli che la pensano come loro, non li hanno capiti :D
nel volerli capire tanto, non li hanno capiti e si sono fatti infinocchiare

ec figura di ......fede come si dice?
 
Ultima modifica:
il "vero vincitore è il pd"....e con questa qazzata si smette di leggere, meno male che è all'inizio :D
il PD è l'unico grande partito che ha guadagnato voti, cioè schede nelle urne
Giorgia ne ha perse ben 700.000 secondo Travaglio, 600.000 secondo Di Battista
 
il PD è l'unico grande partito che ha guadagnato voti, cioè schede nelle urne
Giorgia ne ha perse ben 700.000 secondo Travaglio, 600.000 secondo Di Battista
ma piantala di dire minkiate su, ma davvero ancora non vuoi capire come stanno le cose?
il pd ha migliorato la propria posizione perchè c'è stato un travaso di voti dai 5s, fine. Ai comunisti mancano all'appello oltre 20 punti % ad occhio e croce, per raggiungere il cdx, quelli che gli mancavano prima. Lo capisci o no che il governo si è rafforzato ed il campo largo resta allo stesso punto di prima con un pd più forte ed i 5s ridotti ulteriormente? :rolleyes:
 
È come ai tempi del PCI quando perdevano regolarmente le elezioni politiche , ma su L’Unità del giorno dopo il titolone immancabile era “TENUTA” o “AVANZATA” del partito comunista.

Anche ora, a sentirli hanno vinto loro:sborone:


E come mai la Giorgia non si dimette, allora? Mistero :asd:


A Di Battista non affiderei nemmeno l’irrigazione dei fiori di casa mia, figuriamoci
 
Partiamo dai primi due partiti per numero di consensi: Fratelli d’Italia e Partito Democratico. Il partito di Giorgia Meloni ha preso il 28,8 per cento dei voti, una percentuale più alta del 26 per cento raccolto alle politiche del 2022 e del 6,5 per cento ottenuto alle europee del 2019. Durante la campagna elettorale, la presidente del Consiglio aveva detto che l’obiettivo del suo partito era confermare il risultato ottenuto alle elezioni per rinnovare il Parlamento nazionale, traguardo raggiunto e superato, sebbene in valori assoluti Fratelli d’Italia abbia raccolto circa 600 mila voti in meno. Anche il partito di Elly Schlein può dirsi vincitore: il PD ha raccolto infatti il 24,1 per cento dei consensi, una percentuale più alta sia del 22,7 per cento ottenuto nel 2019, con l’allora segretario Nicola Zingaretti, sia del 19 per cento preso nel 2022 sotto la guida di Enrico Letta. Rispetto alle ultime elezioni politiche, la lista del PD è riuscita a prendere 200 mila voti in più.

Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni europee

Minkia, ma siete de' coccio!
Avanti riprendiamo le addizioni e le sottrazioni :asd:
 
Il PD era sceso ai minimi storici a causa dello strabordare degli stellati negli ultimi anni.

I quali mica avevano preso voti di destra o di centro… :fiufiu:
 
il "vero vincitore è il pd"....e con questa qazzata si smette di leggere, meno male che è all'inizio :D
No ahimè io invece ho continuato ed ho trovato una "perla" migliore:

5 Stelle. Precipitati alla percentuale Lidl del 9,99, sono i veri sconfitti. Le cause sono arcinote e, altro paradosso, figlie più dei loro meriti che dei loro difetti. Hanno fatto un sacco di cose buone nei governi Conte-1 e Conte-2, tant’è che Draghi (col loro consenso, o sindrome di Stoccolma)

Detto in altre parole gli Elettori (perchè sono i Cittadini che scelgono, votando) presunatamente secondo il giornalista sono degli irriconoscenti nella migliore delle ipotesi oppure degli impediti psichici nella peggiore.

Ovvimente delle truffe immani del superbonus, rdc etcetc non pervenute... ed altrettanto ovviamente della democrazia, da bravo radical chic... beh è valida solo se vincono loro.. un pò alla io sò io e voi siete un chèzz... :D
 
Ultima modifica:
No ahimè io invece ho continuato ed ho trovato una "perla" migliore:



Detto in altre parole gli Elettori (perchè sono i Cittadini che scelgono, votando) presunatamente secondo il giornalista sono degli irriconoscenti nella migliore delle ipotesi oppure degli impediti psichici nella peggiore.

Ovvimente delle truffe immani del superbonus, rdc etcetc non pervenute... ed altrettanto ovviamente della democrazia, da bravo radical chic... beh è valida solo se vincono loro.. un pò alla io sò io e voi siete un chèzz... :D
masochista :D
 
Ovvimente delle truffe immani del superbonus, rdc etcetc non pervenute... ed altrettanto ovviamente della democrazia, da bravo radical chic... beh è valida solo se vincono loro.. un pò alla io sò io e voi siete un chèzz... :D
Ovvio :D la democrazia si esprime quando vincono loro.
Altrimenti si urla al fassismo e alla dittatura
 
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