Dopo i rilievi negativi sull'opacità dei contratti che negli ultimi mesi hanno visto muoversi prima l'Ombudsman e il Parlamento europeo, poi la Corte dei conti Ue e la Procura europea, una nuova raffica di bordate critiche è andata in scena venerdì scorso durante la riunione a Bruxelles dei ministri della Sanità dei 27 paesi Ue con Stella Kyriakides, cipriota, commissaria Ue per la Salute. Stando alla ricostruzione di Politico, il belga Pierre Cartuyvels, vice-rappresentante permanente del suo paese presso l'Ue, con riferimento ai contratti stipulati da Ursula von der Leyen con Pfizer e BionTech, ha chiesto senza mezzi termini: «Cosa è stato promesso? Ci piacerebbe davvero saperlo».
Critici anche altri ministri: per l'irlandese, Stephen Donnelly, la mancanza di trasparenza sui negoziati contrattuali potrebbe fornire «carburante per false dichiarazioni», mentre per quello polacco, Adam Niedzielsky l'eccesso di vaccini acquistati «ha messo in luce la debolezza degli accordi negoziati dalla Commissione».
Il giudizio più severo è giunto dal ministro italiano, Orazio Schillaci, medico nucleare, che al termine di una dura requisitoria ha chiesto alla Commissione Ue di rinegoziare i contratti con i fornitori dei vaccini Covid-19. Non solo. Per evitare il ripetersi di errori e sprechi di miliardi di denaro pubblico, Schillaci ha auspicato di «ritornare all'acquisto dei vaccini su base nazionale».
In proposito, giova ricordare quanto appurato dalla Corte dei conti Ue (Italia Oggi del 21 settembre 2022): tra il 2020 e il 2021 la Commissione Ue ha acquistato in totale 4,6 miliardi di dosi di vaccini, con un esborso di 71 miliardi di euro, la spesa europea più onerosa di tutti i tempi. Per la Corte dei conti, una spesa eccessiva, basata su negoziati di «acquisto anticipato» condotti, per il contratto più oneroso (1,8 miliardi di dosi), senza rispettare le procedure corrette in uso per i contratti. Risultato: per ciascuno dei 447,5 milioni di abitanti dei 27 paesi Ue, la Commissione Ue ha acquistato ben dieci dosi, contro le tre richieste per avere il green pass.
La parte del leone, tra le multinazionali di Big Pharma, l'ha fatta Pfizer-BionTech, incassando 31 miliardi di euro con la fornitura di 2,4 miliardi di dosi, consegnate in tre fasi: novembre 2020 (300 milioni di dosi); febbraio 2021 (300 milioni); maggio 2021(1,8 miliardi di dosi, il doppio di quelle prenotate). Su quest'ultimo contratto, stipulato direttamente, senza altri intermediari, da von der Leyen con il ceo Bourla, sono piovute critiche da più parti (Ombusdman, Parlamento europeo, Corte dei conti, Procura europea). Richiesta di fornire gli sms scambiati con il ceo di Pfizer, Ursula non l'ha mai fatto. E Bourla si è negato per due volte alle domande del Parlamento europeo.
A conti fatti, l'Ue ha acquistato per l'Italia 330 milioni di vaccini, pari a sette dosi per l'intera popolazione vaccinabile. Un sovrappiù che rischia di costare caro al nostro erario, in quanto ogni paese Ue deve rimborsare a Bruxelles il costo dell'acquisto, oltre ad altri oneri derivanti dalle numerose clausole, tutte a favore di Big Pharma, inserite nei contratti. Per questo il ministro Schillaci ha chiesto alla Commissione Ue di «rinegoziare i contratti Apa di acquisto anticipato (Advanced purchase agreement) ancora ineseguiti o soltanto parzialmente eseguiti», con particolare riguardo alle clausole a vantaggio delle case farmaceutiche. Prima fra tutte, quella che «pone a carico degli Stati membri il risarcimento e/o l'indennizzo dovuto per i danni provocati dai vaccini, nonché le spese legali sostenute dalle case farmaceutiche nei singoli provvedimenti». Schillaci ha precisato di ritenere «non ragionevole» che le spese di assistenza legale delle case farmaceutiche «gravino sugli Stati membri, specialmente dopo l'autorizzazione all'immissione in commercio ordinario dei singoli vaccini».
Da rivedere, per il ministro italiano, anche gli accordi Ue-Big Pharma sulle dosi di vaccino in eccedenza, previste pure queste a carico degli Stati membri. Oggi il Covid-19 è in forte regresso, anche se non del tutto sconfitto. Di conseguenza, la domanda di vaccini si è molto ridotta. Per questo il governo italiano si trova di fronte a un problema di eccedenza di vaccini «che in buona parte non potrebbero essere da noi usati, né destinati a donazioni internazionali (in quanto scaduti o vicini alla scadenza, ndr), oltre a rappresentare uno spreco in sé». Tutto questo, per Schillaci, «sarebbe difficilmente compreso dalle nostre opinioni pubbliche, anzi rischierebbe di generare paradossalmente un senso di disaffezione verso future campagne vaccinali».