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Pensioni, quanto incide la revisione dei coefficienti di trasformazione
Per chi non lo sapesse il contributivo puro funziona in maniera abbastanza semplice. Si prende il monte contributi, si rivaluta per l'equivalente dell'incermento del pil (ciao core...) e si moltiplica per il coefficiente. il totale ti dà la pensione ANNUALE.
Prendiamo chi qui viene considerato un privilegiato (che poi non lo è manco per il piffero ma comunque...). Il tipico vincitore di un concorso pubblico che a 37 anni finalmente vince il suo concorso e prende il suo ral di 25K mensili (che poi netti significa 18150 annuali + la riduzione del cuneo di 1200. divisi in 13 mensilità sono +o- i canonici 1500 netti oltre -se è fortunato- i buoni pasto)
supponiamo che vada in pensione a 67 anni dopo 30 anni di contributi.
semplifichiamoci i conti e supponiamo che la rivalutazione data dall'incremento del pil eguagli l'inflazione (ad oggi è una stima MOLTO OTTIMISTICA, ma comunque la cosa ci permette di ragionare in prezzi correnti. L'importante è che teniamo conto del fatto che è molto più probabile che le cose vadano PEGGIO rispetto al ragionamento a prezzi correnti invece che MEGLIO).
Ora, 67-37=30. Sono gli anni di contributi
A fondo pensioni si versa il 33% (una parte la versa il dipendente -circa il 9-9.5% a seconda dei contratti- e il resto il datore di lavoro). Inoltre (sempre a seconda dei ccnl) sono obbligatori una serie di assicurazioni (anf, malattia, maternità, cig, naspi e via discorrendo). Tali soldi (che pesano dal 7% al 15% del ccnl) NON concorrono al fondo pensione, finanziano però eventi che possono succedere durante il lavoro (malattia maternità disoccupazione ecc..), NON vanno quindi considerati nel conto pensione.
Ora, 25*.33.30=247500
247500*.0,0575=14231.25
(0.0575 l'ho preso dalla tabella postata)
tolta l'irpef ce ne andiamo a circa 12500 euro l'anno di pensione.
lascio a te il piacere di rifare i conti con anni diversi di uscita dal mondo del lavoro
è anche facile fare i conti su "quanto" ci voglia per semplicemente rientrare dei soldi messi (se facciamo il conto al lordo otteniamo 17,39 anni che sommato ai 67 fa 84,39).
La cosa che rende furiosi è che tale latrocinio di stato (sono pronto a scommettere che nessuno si farebbe volontariamente una assicurazione a tali condizioni!) serve a mantenere i diritti acquisiti di chi ha maturato una pensione molto più ricca e calcolata con criteri molto più "larghi"
se fai i conti di "quanto" arriverà a prendere di pensione chi invece non è privilegiato (redditi più bassi, "buchi" contributivi, presenza di lavoretti saltuari come lavoro occasionale e così via) viene da piangere.
Ora, toccare i diritti acquisiti è sempre cosa molto complicata, in quanto sai dove parti e non sai dove arrivi, ma riformare il sistema pensionistico e rivedere determinate disparità è una cosa che andrebbe fatta e anche di corsa.
Alla luce di questo ti renderai conto del fatto che chi è dall'altro lato della barricata "tifa" per un sistema pensionistico radicalmente diverso, basato su una pensione unica per tutti a una certa età che garantisca la sussistenza e poi chi vuole risparmia in vita.
Ovviamente trovare la quadra non è semplice, ma di certo non si può andare avanti così anche perchè con le pensioni da fame che toccheranno a chi oggi è col contributivo puro col piffero che le speranze di vita rimarranno di 85/90 anni e quindi è facile che chi oggi è col contributivo puro non riveda nemmeno i soldi che ha versato unendo al danno la beffa
p.s.
dai conti salta fuori che quota cento non conviene se non si abbia almeno il misto con un significativo periodo di retributivo, in quanto andando in pensione prima si becca un coefficiente più basso. In taluni casi MOLTO più basso)
p.s.2 (la vendetta)
lascio immaginare le conseguenze di un aumento dell'inflazione non seguito da un equivalente aumento del pil o peggio ancora di uno scenario di stagflazione...